Anche quest’anno mi sono imbattuto in questo format di Amazon prime video, un misto tra reality e serie tv, una novità che difficilmente però riesce a farti capire il fine e il senso di ciò che stai guardando.
Ci sono dei VIP che devono scappare da dei “Cacciatori”, in giro per l’Italia per quattordici giorni senza farsi prendere, tipo acchiapparella, i Cacciatori hanno a loro disposizioni le tecnologie e in mezzi della polizia e dell’intelligence, tracciamento dei conti bancari, cellulari ecc.
Il format è sicuramente una novità, ma il suo sviluppo, sia nella prima che nella seconda stagione lascia più di qualche dubbio, perchè effettivamente tutto ciò che si va a vedere sembra non avere senso. Non si capisce quanto sia reale e quanto sceneggiato, non si capisce la dinamica reale del personaggi e non si capisce il fine di tutto ciò, sembra una esercitazione per un film d’azione. A livello di regia ci sono degli elementi davvero ottimi, anche la scenografia merita un elogio, tutto è ben congeniato per cercare di dare adrenalina, e devo dire che un po’ di suspense riesce a crearla, ma di per se nulla di più, qualche piccola risata ogni tanto e basta. Sia la prima che la seconda stagione sono troppo condizionate dal “nonsense” di ciò che accade all’interno della serie, che a tratti non è neanche ben recitata, un po’ impacciati i VIP che nemmeno loro sanno cosa stanno facendo.
Merita visivamente, per la gestione delle scene un po’ più movimentate e per alcuni attimi ben elaborati anche a livello di situazioni di fuga, la prima stagione soprattutto. La seconda è ancora più debole, i protagonisti meno convinti e senza voglia e le altre persone coinvolte sembrano un po’ perse e confuse.
Nel complesso Celebrity hunted è una cosa nuova, a tratti innovativa ma che non va oltre a questo, una serie piatta e senza senso, non so se consigliarla perchè sembra più una scuola di regia che altro. Sinceramente non lo so, forse rimane curiosa se si è interessati ai VIP presenti nel programma, che sono comunque sempre molto famosi, rispetto a altri reality anche se questa si presenta di più come serie.
Difficile da definire, da delineare e da recensire, Celebrity hunted è questo, una buon idea che non basta.
Black Widow è un altro capitolo dell’universo cinematografico della Marvel, forse uno dei film che ha subito di più la pandemia globale e che è stato spostato più volte per essere visto nella sale con un po’ più di tranquillità. Temporalmente arriva un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ma nel complesso non ne rovina la sua dimensione.
Il film è diretto dalla regista Cate Shortland, in modo molto ben eseguito, con scene d’azione ben girate e con un ottimo coordinazione con i suoni e le colonne sonore, riuscendo a mantenere lo stile Marvel, con una giusta ironia e divertimento, smorzando un po’ i momenti più seri e violenti.
La trama è stata scritta molto bene, sa essere coinvolgente e convince fino in fondo, non ho trovato parti troppo assurde o distaccate, anzi, tutta la storia scorre bene, con un buon ritmo ed è bello vedere finalmente un po’ della storia della vedova nera, uno dei personaggi più completi e con molte sfumature dell’universo Marvel. Anche in questo film Natasha, cresce, cambia e prende consapevolezza della sua vita, diventando un po’ fondamentale di congiunzione per gli Avengers. Infatti il film è collocato tra “Civil War” e “Infinity war” e in questo film traspira tutta la nostalgia e il malumore di Natasha Romanoff, che vorrebbe ricostituire la “famiglia” degli Avengers e anche la usa famiglia della sua infanzia. Il film regala un senso di unione, di redenzione verso il proprio passato, un “canto del cigno” della vedova nera, che ci saluta in modo più completo e intimo di quanto fatto in “End Game”.
A livello visivo c’è poco da dire, ormai i film Marvel sono sempre spettacolari, ben fatti ed emozionano facilmente con scene visivamente che catturano l’occhio. Gli attori sono tutti particolarmente bravi anche se non serve un livello altissimo di recitazione, sembra sempre che alla Marvel Studios non sbagliano mai un casting, Scarlett Johansson è perfetta per quel ruolo e anche David Harbour nei panni di Red Guardian mi è piaciuto un sacco, molto ironico e divertente e ha sicuramente dato un tocco in più a tutto il film.
Mi aspettavo un colpo di scena un po’ più clamoroso nel finale, invece nulla di speciale, abbastanza scontato e piatto, in effetti questo film non era del tutto necessario perchè non da nessuno spunto in più all’universo Marvel, un film si ben fatto, ma che stanca un po’, perchè sembra già impacchettato e fatto. Un altro film sui supereroi che dopo un po’ annoia, e sembra sempre la solita storia, con lo stesso stile e le stesse dinamiche, un film che visivamente piace sicuramente fin da subito ma che non convince del tutto dal lato più emotivo. Un classico Marvel ma che a lungo andare forse iniziano un po’ a stancare, soprattutto se non necessari come in questo caso, più una mossa commerciale che artistica, anche se la scelta della regista è perfetta e nel complesso è uscito fuori un film molto piacevole da vedere.
Un film che è forte perchè in un universo cinematografico, ormai estremamente espanso e pieno di possibilità, ma che se fosse stato unico e isolato perderebbe sicuramente di bellezza, perchè in fondo il potere della Marvel è che i propri film sono come un episodio di una serie tv, tutti collegati e con citazioni semplici da fare, è un punto di forza che rende i film molto più belli e piacevoli da vedere.
Bello tornare al cinema e bello anche tornare a vedere un film Marvel, film che in fondo non deludo mai, nonostante stiano diventando forse un po’ troppi, è sempre bello vederne uno, e in questo caso sono riusciti ancora una volta a fare qualcosa di leggermente diverso, spero solo che con questo si fermino qui almeno per quanto riguarda la vedova nera e il suo mondo. Un film che si completa da solo e non ha bisogno di sequel, anche se credo proprio che alcuni personaggi saranno utilizzati nelle serie tv.
SPOILER mi aspettavo qualche apparizione di qualche altro Avengers, invece non c’è nessuno, sono rimasto un po’ deluso da questa scelta, forse qualche scena è stata tagliata perchè il film è stato rimandato troppo a lungo e ne ha annullato il significato, essendo che poi sono uscite diverse serie tv.
La guerra di domani è uno degli ultimi film targati Amazon prime video usciti sul catalogo, un Blockbuster fantascientifico del 2021 diretto da un nuovo regista alla sua opera prima Chris Mckay e scritto da uno sceneggiatore anche lui come sua opera prima, Zach Dean.
La guerra del domani è un film fantascientifico, che nonostante i viaggi nel tempo ha una trama molto semplice e facile da capire fin da subito. Nel 2022 un esercito di esseri umani venuti dal futuro appare sulla terra e chiede aiuto militare per una guerra che stanno combattendo nel futuro contro una misteriosa razza aliena che poco a poco sta divorando l’intera popolazione mondiale. I viaggi temporali posso solo portare le persone avanti indietro di 30 anni senza la possibilità di scegliere una data precisa, si arriva nel futuro 30 anni esatti dal giorno in cui si “parte”. Quindi non è possibile portare le persone al giorno prima dell’attacco alieno. Dan Forester, interpretato da Chris Pratt viene arruolato per combattere il nemico del futuro.
Solitamente i viaggi nel tempo creano molta confusione nelle trame dei film, in questo caso invece è estremamente lineare e semplice, non si complica e non si pone nemmeno neanche troppe domande, non ci sono incastri o trame sovrapposte, ma una semplice trama principale che scorre veloce e senza annoiare. Mi dispiace che alla fine del film, ti rendi conto che nel complesso, la parte che parla del futuro è molto superficiale, veloce e non è assolutamente come ti aspetti. La guerra diventa uno strano conflitto tra esseri umani e alieni, senza alcuna strategia e senza alcun senso logico o obiettivo. Infatti il punto debole del film rimane comunque una sceneggiatura estremamente scontata nella sua evoluzione, tutto è annunciato, ovvio e pieno di cliché, forse anche troppi. Il film si adatta ad una piattaforma streaming, si fa vedere, è carino, le scene di azione sono ben eseguite e gli alieni sono davvero fatti molto bene, un po’ anche in stile Horror, molto spaventosi. Però se dovessi pensare a questo film in una sala cinematografica non gli darei un voto molto alto, perchè anche se visivamente non è male, non mi è sembrato che avesse un grande potenziale.
Essendo una opera prima per regista e sceneggiatore, devo dire che è stato gestito bene a livello di regia, mentre la sceneggiatura a parte qualche idea interessante è forse davvero troppo scontata, a tratti ricorda un film degli anni 80 con protagonista un “super uomo” immortale che fa tutto lui, e in effetti Chris Pratt nel film fa questo, fa tutto lui senza quasi nemmeno un graffio. Un film che cerca di catturare forse l’attenzione dei più giovani con un ritmo bello alto, molta azione e sparatorie, con questa razza aliena molto scenografica. Inevitabilmente mi ha ricordato diversi film del genere, come ad esempio “Edge of Tomorrow” che aveva sicuramente qualcosa in più, sia nella trama che nell’esecuzione del film. La guerra di domani è perfettamente collocato nel catalogo Prime video, dove la pubblicità è perfettamente eseguita, dove anche solo la locandina ti fa venire voglia di guardare il film, e dove puoi guardarlo con leggerezza da casa senza dargli troppo peso.
Il film si fa guardare, ha un po’ di tutto, molta azione, manca forse solo un po’ di ironia, ma sicuramente è un film che non impegna troppo ed è piacevole da guardare, recitazione non eccezionale, ma ci sta viste comunque le pretese basse del film e della trama. Ottima invece l’idea principale, di una ipotetica guerra nel futuro che necessita di reclutamento di soldati nel presente, bello perchè ti fa porre un po’ di domande e ti mette nei panni dei protagonisti, creando i giusto senso di tensione e quasi paura.
Qualche spunto “filosofico” interessante c’è, ma viene trattato con estrema superficialità, però è un peccato, perchè poteva aggiungere qualcosa al film. Un film a cui comunque do la sufficienza, perchè visivamente è carino, ha una trama semplice e con un buon ritmo e l’idea è comunque a tratti molto originale.
A Quiet place II è un film del 2021 sequel del film dell’ononimo film uscito nelle sale nel 2018, diretto sempre da John Krasinski e con presente ancora Emily Blunt nel ruolo di Evelyn protagonista già del primo film.
Il film è un Thriller con qualche sfumatura di Horror che ci porta in un mondo post apocalisse da invasione aliena, un mondo dove il silenzio è importantissimo e ti può salvare la vita. Gli alieni sono ovunque, esseri molto simili ai “demogorgoni” presenti in “Stranger things”, che uccido gli essere umani appena sentono un minimo rumore. Tutto questo ci colloca già nel mezzo del film, senza troppe risposte su questa razza aliena, e senza un’idea ben precisa di quale sia il loro obiettivo. La trama si allontana da spiegazioni o dinamiche di sopravvivenza come ricerca del cibo o altro. Si concentra tutto sul concetto del silenzio, della difficoltà di sopravvivere dagli attacchi di questi alieni e della speranza di trovare una soluzione. Nonostante la scenografia si espande le domande rimangono molte e come nel primo capitolo, ci lascia un po’ l’amaro in bocca perchè non si capisce nulla su questi esseri e questo è allo stesso tempo un pregio e un difetto.
Nel complesso la trama è molto bella, i dialoghi sono pochi semplici ma collocati nel punto giusto e con il giusto significato, molto belli i personaggi principali, un po’ meno quelli di contorno che appaiono nel film, mi è piaciuto un sacco Cillian Murphy perfetto nel suo ruolo e che mi piacerebbe rivedere in un genere simile, la barba gli dona, lo rende più vissuto e saggio, una bellissima sorpresa di questo film. Anche Emily Blunt è molto ben collocata all’interno della trama e trasmette le giuste emozioni, e in un film dove si parla poco è fondamentale l’uso delle espressioni e la capacità di trasmettere il senso di paura.
Molto bello e convincente il gioco tra silenzio e rumore improvviso, crea sicuramente spavento e da il giusto effetto in certe parti del film, dove come i protagonisti veniamo sorpresi dall’arrivo degli alieni che attaccano appena sentono un suono provocato dagli esseri umani. Bello anche vedere le tecniche che i protagonisti adottano per fare meno rumore.
Krasinski è ottimo nel ruolo di regista, infatti il film da quel lato tecnico mi è piaciuto molto, sia per alcune scelte di inquadratura che per la gestione del film in generale, dove tutti gli attori presenti mi sembravano ben collocati e ben diretti, perfetta anche la gestione degli alieni che essendo abbastanza grandi e “strani” non erano facilissimi da gestire, ma anche in questo secondo capitolo, Krasinski lo fa in modo perfetto e a livello visivo ci fa capire tutto, è tutto chiaro nitido anche nelle situazioni più movimentate.
Il difetto del film è che a volte il silenzio può essere noioso, e in certi casi la scenografia, anche se molto bella è un po’ limitata, e alcune scene si dilungano nel nulla, in qualcosa di piatto e noioso che non coinvolge del tutto nemmeno a livello visivo, sembra tutto piccolo, in spazi limitati come se fosse girato tutto in studio, pochi campi larghi che forse erano necessari in almeno alcune scene. La durata del film però non è eccessiva, giusta e rispetto al primo offre più diversità nelle scene e nelle dinamiche della trama, che si spinge oltre e ci fa immergere un po’ di più in questo nuovo mondo e naturalmente aggiunge qualcosa alle mille domande che è inevitabile porsi.
Consiglio di andare a vederlo, perchè comunque è qualcosa di nuovo, diverso e che ha un buon livello di recitazione e di regia, ci sono un sacco di elementi positivi che potrebbero piacere a diverse tipologie di pubblico, perchè il film riesce a “toccare” diversi generi. Andate al cinema!!!
Life in a year si può definire come un regalo che Will Smith e sua moglie hanno fatto al proprio figlio e attore Jaden Smith, perchè è prodotto da loro e perchè era un po’ che non si vedeva l’ormai adulto Jaden, recitare.
Il film è fatto per far riflettere, per farci emozionare e commuovere, infatti già dalla log line capiamo che sarà comunque un film che qualche lacrima potrebbe farcela scendere, Jaden interpreta Daryn un ragazzo che dalla vita ha tutto, studia è uno sportivo ed è concentrato per farsi accettare ad Harvard come sogna suo padre. Tutto cambia quando Daryn conosce e si innamora di una ragazza che purtroppo ha solo un anno di vita, questo cambierà la sua visione della vita e il significato di essa.
Devo ammettere che questo film mi ha colpito nel profondo, non perchè sia qualcosa di pazzesco e bellissimo, ma perchè questo genere è facile che mi commuova che mi faccia riflettere, e devo ammettere che questa storia ti colpisce nel profondo. Cara Delivingne interpreta Isabelle, la ragazza malata con un solo anno di vita. Lo fa nel modo giusto, con la giusta pacatezza, sensibilità e bellezza, il film è fatto di piccoli attimi di bellezza, di vita. L’amore è al centro di tutto, ma un amore profondo, intenso che prova a varcare i confini della vita. Un amore difficile e complesso con il tempo che scorre veloce e spaventa i due protagonisti. Inutile dire che ti colpisce fino in fondo, che il finale è davvero forte e intenso e devo dire che in questo ruolo Jaden mi è piaciuto molto e a tratti in alcune espressioni non può che ricordarmi suo padre Will.
La trama è fatta di splendide frasi, di scene per lo più semplici, niente di troppo scenografico, perchè i protagonisti sono due e il loro anno insieme deve essere il centro focale di tutto il film. C’è una bella sintonia tra i due attori protagonisti, ti fanno credere in ciò che vedi, ti fanno ammirare la storia d’amore che viene narrata. Forse nel complesso poteva essere ancora più bello, però è difficile criticare un film di questo genere, perchè quello che vuole trasmettere lo trasmette. Mi è piaciuta molto, anche se marginale, l’interpretazione di Cuba Gooding jr. che interpreta Xavier, il padre di Daryn, un uomo severo che vuole il meglio per il futuro del figlio, un uomo che forse come molti padre, ha un sogno per suo figlio, che diventa il suo sogno e che a volte si dimentica che la cosa più importante è la felicità.
Il film lascia un senso di tristezza per tutta la sua durata, perchè ogni scena che vedi ti rendi conto che potrebbe essere l’ultima, perchè quella ragazza nonostante tutto ha i giorni contati, tutta la felicità e amore che vedi ti lascia un po’ di malinconia perchè ti immedesimi in loro e immagini quanto potrebbe essere difficile vivere così. Alla fine del film c’è una frase bellissime che ne riassume un po’ tutto il significato “tutti pensano che morire ti insegni qualcosa della vita, ma si sbagliano. l’unico modo per conoscere la vita è vivere”. Ecco penso che questo sia il significato di questa storia d’amore, VIVI! che sia un minuto, un secondo o un anno, ma vivi, corri e va da ciò che ami, goditi ogni instante ogni momento, in amore non c’è tempo di pensare troppo e solo il futuro, perchè certe volte il futuro non esiste, fai dei sacrifici ma corri subito dalla ragazza che ami o almeno non arrenderti, provaci! Tutto questo film è impregnato dell’importanza del momento, dell’attimo, ti fa capire quanto può valere un minuto di amore. Il protagonista sa che soffrirà lo sa perfettamente, eppure sa che vivere quell’amore ne varrà la pena, non ci rinuncia, e lo vive fino all’ultimo. La protagonista, Isabelle sa che può ancora amare, che sia solo per un istante, ma sa che deve vivere fino in fondo, nonostante tutto.
Film super consigliato, per tutto ciò che ho scritto sopra, certo non fate come me, guadatelo in un momento in cui siete emotivamente più pronti più felici, perchè sa essere davvero commovente.
Charlie’s Angels riparte e si rinnova ancora una volta, un film del 2019 diretto da Elizabeth Banks che ancora una volta non mi convince del tutto come regista e in questo film nemmeno come attrice. Mi spiace dover criticare come tutti questo film, ma effettivamente ha dei grossi difetti troppo evidenti e forse anche troppo importanti per rendere il film piacevole o per lo meno godibile.
Nel complesso non è un film con molte pretese, è una sorta di sequel e reboot, essendo collocato nel mondo dei film precedenti ma essenzialmente spostato di qualche anno più avanti, la cosa che mi ha lasciato più perplesso penso sia la scrittura dei protagonisti, molto povera e priva dei giusti tratti caratteristici che permettono all’attore di lavorare sul personaggio. Anche un attore come Patrick Stewart in questo film è una delusione, molto piatto e non sembra mai davvero coinvolto dal suo personaggio che risulta alla fine quasi stupido e inutile, un po’ banale.
Le tre nuove ragazze non mi hanno conquistato come quelle degli anni 2000, con il trio Cameron Diaz, Drew Barrymore e Lucy Liu, bellissime e perfettamente amalgamate, in un mix tra ironia e azione quasi esagerata. Qui abbiamo una discreta Kristen Stewart che forse nel complesso è il personaggio più riuscito, una bellissima Ella Balinska che però a livello recitativo non mi ha convinto e una persa Naomi Scott il cui personaggio non riesce mai davvero a convincere. Non so ma nel complesso del film non ho mai percepito di vedere le Charlie’s Angels, ma qualche film di genere senza alcuna ambizione, quasi fatto di fretta e senza voglia. L’impronta femminile della Banks è fin troppo evidente e risulta quasi pesante e troppo forzata, tanto da far vedere che Charlie è una donna, davvero una cosa non necessaria. Perchè Charlie’s Angels era già ai tempi un simbolo del “Girl Power” e non c’era certo bisogno di sottolinearlo, secondo me anche in modo un po’ errato. Ogni personaggio è vuoto, troppo banale e non si capisce il fine di nessuno di loro, lo stesso Sam Caflin sembra poco convinto e perso nella sua interpretazione.
La trama è apprezzabile, ha anche qualche colpo di scena un po’ forzato e ingannevole ma ben congeniato, comunque l’obiettivo principale non è male e riesce ad essere interessante la storia nel suo svolgimento, peccato perchè poteva essere sfruttata meglio una trama così. Trasmette banalità, fretta e forse è questo il difetto più grande di questo film, un film che a tratti vuole essere un omaggio ai suoi predecessori, ma lo fa modificando troppo la filosofia e le caratteristiche principali dei film e serie che hanno lanciato questo sequel. Manca di tono, di carattere, e si perde in personaggi poco coinvolti, non so se è colpa della regia o semplicemente della produzione che voleva un film già pubblicizzato dal suo nome.
Sono comunque convinto che un sequel potrebbe in questo caso aver un risultato migliore, partendo dai lati positivi, e da una base che se elaborata meglio può dare grandi soddisfazioni, però manca molto, serve un po’ di quel pizzico di follia dei capitoli del 2000, serve un Bill Murray e serve che i personaggi siano scritti con maggiore cura e precisone, caratterizzare è importante.
Vorrei vedere un cinema più libero, non necessariamente un movimento sociale, non serve e fatto così non serve assolutamente a nulla, Charlie’s Angels era già un simbolo, già ha fatto, non serve aggiungere campagne femministe o altro, il cinema è arte e a volte anche divertimento, non bisogna mai esagerare perchè se no passa il messaggio sbagliato. Elizabeth Banks è un grandissima attrice e sono sicuro che prima o poi dimostrerà qualcosa anche come regista, ma per questa volta ha fallito secondo me. Un film che consiglio comunque di vedere, per la trama e per qualche scena anche abbastanza divertente.
Se ne parla ormai da anni, ma non è mai stato avviato un progetto concreto, ma le voci si fanno sempre più insistenti…sta arrivando un film sul videogioco “God of war”?
Il primo capitolo della saga di videogiochi risale all’ormai lontano 2005, ebbe subito un gran successo, perchè “God of war” era sicuramente qualcosa di nuovo nel mondo dei videogiochi e fu il promotore di molti film a tema che arrivarono qualche anno più tardi. La parte più bella del videogioco era sicuramente quella autoriale, infatti la trama era un punto di forza del videogioco, bellissima e molto coinvolgente, e anche se il pubblico era per lo più molto giovane, già si immaginava quanto potesse essere accattivante un film di questo tipo.
Il personaggio di Kratos è forse tutt’ora uno dei più iconici del panorama videoludico, la sua pelle bianca cosparsa dalle ceneri dei suoi cari, le armi incatenate dalle sue braccia e la sete di vendetta verso gli dei che si sono presi gioco di lui. Kratos è un personaggio cinematografico perfetto, con un potenziale di sviluppo su molti più fronti, che da la possibilità agli autori non solo di metterci azione, ma anche un aspetto filosofico/sociale non indifferente. Infatti questo personaggio non è solo vendetta, ma ricerca di un obiettivo, perdita dei propri ideali, disorientato, violento e insoddisfatto, ci sono davvero un sacco di aspetti che non sarebbero male da approfondire in un film.
La tentazione fin dai primi capitoli è stata forte, molte case di produzione cinematografica si “affacciavano” curiose a vedere se fosse possibile accaparrarsi i diritti per farci un film, ma come sempre è tutto molto complicato e fin da subito i costi parevano proibitivi. Un film del genere già a primo impatto rende l’idea di qualcosa di estremamente costoso, con una CGI davvero molto impegnativa e protagonista, lo stesso protagonista avrebbe bisogno di elementi fatti al computer per risultare più spettacolare e simile al videogioco. Molto spesso questo tipo di film riscontra delle grosse problematiche di realizzazione, perchè alla base ci sono un sacco di problemi burocratici legati ai diritti d’autore e altre faccende simili.
Eppure sembra che la tavola sia già apparecchiata, perchè effettivamente il soggetto del primo videogioco è praticamente perfetto e avrebbe bisogno solo di qualche aggiustatina, perchè la trama è davvero di ottimo livello e da degli spunti davvero interessanti. Ci sono anche un sacco di scene d’azione da poter realizzare, con nemici davvero caratteristici e già conosciuti perchè appartenenti alla mitologia greca, già vista in altri film. Quindi per questa volta non parlerei molto di trama e nemmeno di location, perchè questo prodotto non ne ha bisogno, è già tutto scritto bene e fatto, serve solo farci una sceneggiatura convincente e non perdersi nelle banalità. Incentrare sulla personalità di Kratos è fondamentale, e le scene d’azione devono essere ben eseguite.
Per lo stile del videogioco e per le caratteristiche dei suoi lavori passati e impossibile non pensare a Zack Snyder come regista e produttore di questo film, perchè lui sarebbe perfetto, ha già diretto degli “spartani” rendendo il film “300” un film riconosciuto da tutti con un suo stile ben preciso e riconoscibile, uno stile che si adatta perfettamente anche a “God of War”. Penso che questo regista possa dare la giusta impronta a questo film, che deve comunque mantenere uno stile favolistico per rendere al meglio. La fotografia “un po’ digitale”, come piace a Snyder nelle sue opere renderebbe il film con il giusto tono mitologico, con questa battaglia tra Dei e esseri umani, con Kratos che grazie alle sue catene, renderebbe tutto spettacolare con i famosi Slow motion di Zack.
Però delle volte le cose scontate sono noiose, troppo facile collegare Zack Snyder ha un film del genere, perchè non spostarsi dalla parte opposta, con un regista che fa dell’azione il suo punto centrale, non molto esperto, ma che grazie ad un film del genere può davvero fare il salto di qualità in qualcosa di più importante, dove i dialoghi sono importanti quanto l’azione. Stavo pensando che “God of War” potrebbe essere diretto da Chad Stahelski, ex stuntman e regista dei tre film di “John Wick”. Mi piacerebbe vederlo all’opera in qualcosa di completamente nuovo, diverso dalle sue prime opere, un regista che gestisce l’azione in modo perfetto, esperto di arti marziali, che può dare la giusta dose di adrenalina ad un film del genere, dove lo scontro è fondamentale. Battaglie epiche, colonna sonora grandiosa, momenti che ti fanno quasi esultare come fosse un partita della nazionale, questo film deve anche essere questo. Perchè una delle cose che più era apprezzata nel primo videogioco, era lo stile di combattimento di Kratos, con queste lame legate a delle catene, come degli arti che si allungano ti avvolgono e ti tagliano, i combattimenti erano spettacolari e di un livello che nei videogiochi e difficile vedere, perchè quello stile è davvero spettacolare ed è molto cinematografico.
Passiamo agli attori…
Inutile dire che internet suggerisce sempre degli spunti interessanti perchè i fan sanno essere geniali nel creare trame e sotto trame e anche a fare i casting, molto suggestiva la possibilità che sia Jason Momoa ad interpretare Kratos, e mi verrebbe da dire quasi ovvia, perchè fisicamente sarebbe perfetto, perchè è un attore che poco a poco sta crescendo e perchè solo lui attirerebbe l’attenzione su questo film. Jason Momoa è grande e grosso, ha lo sguardo cattivo e penso sia pronto per un ruolo simile, certo ha bisogno di dare ancora qualcosa in più rispetto ai suoi ultimi film, però penso sia l’attore ideale per questo ruolo. Ho visto i nomi di Dave Bautista, che non sarebbe male, e viene istintivo andare a cercare attori dell’universo dei supereroi perchè già li abbiamo visti in vesti simili. In più solitamente hanno anche caratteristiche fisiche adatte, vedi ad esempio Chris Hemsworth e Chris Evans, ma che di contro non hanno forse i lineamenti facciali adatti per interpretare la rabbia e l’odio di Kratos, perchè è comunque un personaggio che ha bisogno fin dal viso di avere delle caratteristiche specifiche. Quindi confidiamo in Jason Momoa, sperando che riesca ad entrare più nel personaggio di quanto fatto con acquaman, anche se effettivamente in GoT già qualcosa di lontanamente simile a Kratos aveva fatto vedere.
Sono altri due i personaggi chiave del primo capitolo, uno è certamente Ares e l’altra è Atena, entrambi marionettisti del povero Kratos che cerca solo la pace interiore dopo ciò che gli è successo, per questo “giocare” con il personaggio di Ares è fondamentale ed è bello pensare ad un personaggio già conosciuto come ad esempio Gerard Butler.
Gerard Butler sarebbe perfetto, un po’ perchè ci ricorderebbe “300” è un po’ perchè ha delle caratteristiche fisiche che ben si adattano ad un personaggio furbo e cinico come il dio della guerra Ares. Infatti spesso, Gerard si ritrova ad interpretare personaggi con questa caratteristiche e penso che anche solo il collegamento al suo passato sia un ottima pubblicità per il film. Mentre per Atena, non so perchè ma non posso che pensare a Rosamund Pike, non so perchè ma ritengo che sarebbe perfetta in un ruolo del genere, lei ha molto talento e non sarebbe male che potesse interpretare una dea greca cosi importante. Tra l’altro ha già interpretato Andromeda nel film “La furia dei titani”. Altre attrici per questo ruolo potrebbero essere Kate Blanchett, Lena Headey (Cersei Lannister), Mila Jovovich o una più giovane e talentuosa Jennifer Lawrence, Athena ha davvero infinite possibilità.
In fondo sembra tutto abbastanza semplice è scontato, è un film che potrebbe essere già realizzato ma che ha sicuramente bisogno di un budget importante, il punto focale deve essere una buona sceneggiatura, non deve annoiare e allo stesso tempo’ le scene d’azione non possono prendersi tutto lo spazio narrativo del film, difficile non perdersi nei meandri del videogioco senza deludere almeno un fan. I film tratti da videogiochi hanno sempre questo duro confronto da sopportare, non è come quello dei libri, perchè un film tratto da un libro, ci mostra visivamente qualcosa che abbiamo letto e che la nostra mente ha immaginato, mentre quelli tratti da videogiochi sono come i remake, che in un modo o nell’altro sono sempre peggio dell’originale.
Molto spesso è il confronto con l’originale a mettere in difficoltà molti registi che si avventurano nella direzione di questa tipologia di film, “God of war” come se non bastasse, è un genere che non è mai riuscito ad esprimersi al meglio e che ha sempre un po’ deluso i fan delle mitologia, sembrano sempre dei grossi Blockbuster senza nulla di più. Facile che anche un film del genere cada nel banale, sia confusionario, visivamente bello ma nulla di più, secondo me va sfruttata la meglio l’unicità di Kratos, le sua caratteristiche e il sua carattere, deve essere protagonista assoluto.
Per chi non ha mai giocato al videogioco, questo film potrebbe essere una rivelazione, perchè ormai c’è la tecnologia adatta per svilupparlo e perchè comunque la trama può essere affasciante, spero vivamente che questo progetto sia portato avanti da qualcuno, magari con un cast completamente diverso da quello che ho immaginato. Purtroppo la Sony, fa sapere che non c’è ancora nulla in programma, ed è un vero peccato, è da anni che si parla di un possibile film o serie tv ma non è mai il momento giusto, forse si ha troppa paura di fallire, forse perchè il confronto con i videogiochi è ancora troppo difficile da affrontare.
“La mia vita è uno zoo”, sembra un semplice film, poco considerato, ma con un valore grande, soprattutto nella sua trama e nei dialoghi.
Inizio a descrivere il film per meglio collocarlo nell’arco temporale del cinema e per far capire più o meno a grandi linee di cosa si tratta. “La mia vita è uno zoo” (We bought a zoo) è un film del 2011, diretto da Cameron Crowe ed prende spunto da una storia vera. è una commedia a tinte drammatiche, un film che è facile definire semplice e in fondo lo è, ma che nasconde un grande valore al suo interno.
Matt Damon interpreta Benjamin Mee un uomo che ha appena perso la moglie e che ha con lui due figli, un adolescente e una bambina dolcissima e sempre dalla sua parte, Ben è ancora sconvolto dalla grave perdita e decide di rivoluzionare la propria vita. Si trasferisce, ma non in una casa qualsiasi, ma in un vecchio zoo che è in stato di fallimento e degrado, ma che al suo interno ha ancora molti animali. Lo zoo comprende ben 250 animali esotici differenti e si trova a “9 miglia dal negozio di alimentari più vicino”, isolato e fuori dal mondo, un rifugio, ma anche una vera casa per il protagonista.
Ciò che rende di per se la trama assurda e molto più interessante è comunque il fatto che prende spunto da una storia vera, dall’autobiografia dello stesso Benjamin Mee che appare anche in una scena del film, una storia particolare che fa dell’unione dopo il lutto il suo punto focale, la parte diciamo drammatica di questo film è carica di sentimenti forti e stupendamente espressi nella pellicola. Questo film per me è sempre stato una piccola perla, un film che amo vedere e rivedere e che non mi annoierà mai. Si è vero è molto semplice, non c’è nulla di clamoroso, tutto nella norma, anche la fotografia e di una normale commedia, la recitazione è ottima e per il resto il film finisce nel dimenticatoio come molti film di questo genere, non è sicuramente un film da festival del cinema, ma secondo me è un film che dentro di se nasconde dei meravigliosi significati. Ci sono delle frasi sulla vita, l’amore e i sentimenti che hanno una valore assoluto e che riescono a colpirti al cuore, questo film è una piccola lezione di vita, che si basa sul coraggio di seguire i propri sogni e sulla voglia di ricominciare. Voltare pagina non è mai facile, soprattutto dopo un lutto del genere, il film ci mostra una scelta di vita particolare, una scelta legata alla natura, al fatto che tutto ciò che ci circonda può essere importante e ci può essere d’aiuto.
La vita non è mai semplice, le scelte da fare sono sempre complicate e in fin dei conti sono i soldi che muovono il mondo, anche nel film questo aspetto viene sottolineato, eppure sembra sempre vincere l’amore immenso che c’era tra il protagonista e sua moglie, una donna meravigliosa e che amava la vita e i suoi figli. L’uomo deve farcela da solo, non c’è più la sua guida, non c’è più lei che lo tiene in vita e i suoi figli non fanno altro che ricordargli gli occhi di sua moglie, è come se fosse ancora del tutto aggrappato a lei e non riesce più ad andare avanti. La sua vita stessa sono i propri figli e la loro felicità, vuole dargli di più e qualcosa di speciale. Lo zoo diventa un po’ il simbolo del cambiamento, di una richiesta di aiuto agli animali di mitigare questo grande dolore, aiutare loro aiuta questa famiglia ad aiutare se stessa, perchè poco a poco si rendono conto che stanno facendo qualcosa di davvero grande e meraviglioso, come se fosse un grande tributo al loro amore nel confronti della loro mamma e moglie.
“Concediti almeno una volta nella vita, venti secondi di imbarazzante spavalderia” questa è un a delle piccole frasi “perla” che ci sono nel film, dei piccoli aforismi con un grande significato, una frase del genere racchiude un po’ tutto il significato del film. Il coraggio è il punto centrale, la follia di compiere un gesto di pochi secondi che potrebbe cambiarti la vita. Come comprare uno zoo, oppure molto semplicemente andare a parlare con la ragazza che ti piace, perchè in fondo sta sempre tutto li, amare ed essere amati trovare la persona giusta, eppure a volte non è semplice. Trovare il coraggio andare a parlargli, tutto troppo complicato, al giorno d’oggi poi forse non basta nemmeno più quell’attimo. Il film ci ricorda che certe scommesse vanno “giocate” che bisogna buttarsi di più e che la bellezza esteriore non è altro che l’apice di una bellezza più profonda, che viene scoperta con il tempo. Lo zoo diventa come una persona, va scoperto studiato, curato e con il tempo diventa meraviglioso, parte della nostra vita, in questo caso di quella dei protagonisti. Quei venti secondi di imbarazzante spavalderia sono un piccolo segreto di come approcciarsi a certi momenti della vita, “imbarazzante” quello è il problema, la paura di un no, di un rifiuto, degli sguardi delle altre persone, le mille domande e dubbi che affollano la mente. Delle volte veramente non bisognerebbe pensare a nulla, far finta che non ci sono i social che non ci sia nulla, far finta che quella ragazza non abbia la fila di corteggiatori dietro di se, e buttarsi di più se si sente che quella potrebbe essere una persona importante nella propria vita. Ma non solo nell’amore, anche nel lavoro, piccole scelte di pochi secondi di coraggio, possono davvero cambiare la nostra vita. La mia vita è uno zoo è appunto anche questo, una piccola lezione da cui uno può trarre qualche piccolo insegnamento.
Il dialogo diventa il punto più importante del film, dialogo che c’è tra padre figlio, tra fratelli, tra uomo e donna, molti dialoghi dai diversi significati, che ci insegnano sempre qualcosa. Difficile staccarsi dal ricordo della propria moglie, difficile crescere i propri figli, è tutto estremamente difficile nella vita, ma a volte parlare aiuta. Ti siedi fuori casa, sotto le stelle e parli un po’, ti sfoghi butti fuori ciò che pensi davvero, non puoi farlo con tutti, ma se ci riesci con qualcuno non lasciartelo scappare. Nasce cosi il rapporto tra Ben e la ragazza dello zoo interpretato da Scarlett Johansson, Kelly Foster. Ben ritrova in lei una bellissima persona con cui confidarsi, trovare sostegno e spazio ai propri sfoghi, e si ci mette un po’ a capire l’importanza di trovare una persona così, ma poco a poco i loro sentimenti crescono l’uno per l’altro e anche questo è un altro passo per voltare pagina.
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Il punto che più mi ha colpito però è come il film riesca perfettamente a trasmetterti l’amore immenso che c’era tra Ben e sua moglie, ti apre il cuore in due, ti fa commuovere per tutto il film, lo percepisci da alcuni dialoghi, da alcune frasi dette e da poche ma ben studiate immagini. Il punto di forza di questo film è proprio questo, farti commuovere per questo lutto, ma all stesso tempo farti sorridere perchè capisci che la famiglia è riuscita a rinascere grazie anche allo zoo. Lei era una donna meravigliosa e anche questo lo si percepisce, una donna di quelle che veramente rendono la vita un posto unico e fantastico e nessuno potrà mai cancellare i momenti con lei. Puoi ricominciare si, ma amori così intensi capitano solo una volta nella vita, a volte non capitano mai. L’intensità in amore è tutto, però è difficile essere sulla stessa onda, essere amati quanto si ama non è scontato, ma quando succede penso sia l’essenza della vita, una sinfonia perfetta. Però la vita è anche crudele, e Ben si vede portato via la cosa più preziosa che aveva, eppure non si fa abbattere e va avanti capendo che lui e sua moglie hanno lasciato qualcosa in questo mondo, i loro figli, lui si concentra su di loro e tutto l’amore che dava a sua moglie lo riversa il più possibile sui propri figli e in fondo tutte le scelte che fa le fa per loro, delle volte non sembra, ma il vero fine è regalare un sogno alla propria famiglia.
La scena finale del film è qualcosa che per me ha un significato molto profondo, è la mia scena preferita in assoluto, lo rivista più e più volte e delle volte ammetto di non trattenermi e devono trattenere le lacrime, perchè mi colpisce nel profondo, mi scuote, mi tira un pugno nello stomaco e mi fa sorridere allo stesso tempo.
Lui mostra ai suoi figli come ha conosciuto la loro mamma, un colpo di fulmine, passa davanti ad un bar e la vede li seduta che beve un caffè, rimane folgorato e capisce che è arrivato il momento di usare i “20 secondi di coraggio”. Quindi prende e lo fa, entra nel locale e va a parlare con quella bellissima ragazza. Le dice : “perchè mai una donna bellissima come lei, dovrebbe parlare con uno come me?”, lei sorride e risponde “perchè no?”.
Perchè no? può sembrare una semplice e banale risposta, ma dentro racchiude un mondo, lei grazie a quello spiraglio di speranza, grazie a quella voglia di dare un opportunità fa nascere tutto, quello è dove tutto ebbe inizio, la loro splendida storia d’amore i due figli, il momento tragico, ma anche la rinascita e lo zoo. Tutto parte da li, da quella semplice risposta, una risposta che dovrebbe essere insegnata a scuola, una forma di educazione e vita pazzesca, lei non chiude la porta, non si ferma alle apparenze, non fa la snob, la sognatrice di modelli, no, niente di tutto questo, va subito oltre, legge negli occhi di quel ragazzo, ne capisce le intenzioni ma non si scandalizza anzi gli da una piccola speranza. Peccato che al giorno d’oggi non è più cosi, ma quanto è bello quel momento? quanto è bello quando nasce un amore? perchè è da momenti del genere che partono le storie migliori proprio come quella del film, la semplicità di quell’attimo, senza pensieri, fatto di istinto e speranza, e quel pizzico di coraggio che ci cambia la vita.
Ho voluto parlare di questo film proprio per questo, per la sua capacità di smuovere i miei sentimenti, di farmi sognare e di farmi capire come ancora una volta il cinema sia una forma d’arte meravigliosa che ti regala emozioni talmente forti da farti commuovere, il cinema è una splendida rappresentazione della vita e questo film ne è un particolare esempio.
Chaos Walking è un film del 2021 diretto da Doug Liman, il film è tratto dal primo romanzo di una trilogia scritta da Patrick Ness che ha partecipato anche attivamente alla sceneggiatura del film. Un film di fantascienza che ci apre ad un nuovo futuro dispotico, qualcosa di nuovo e in cui ho trovato un idea autoriale di partenza davvero molto curiosa e apprezzabile.
Chaos Walking è ambientato in un futuro non troppo lontano su un pianeta molto simile alla terra, ma distante anni luce da essa, non sappiamo molto di questo pianeta, ma fin da subito intuiamo che c’è qualcosa di strano, infatti gli uomini che per primi si sono insediati sul pianeta hanno una cosa che chiamano “rumore”, in pratica sul quel pianeta è possibile vedere e sentire ciò che pensano gli uomini, solo gli uomini, perchè delle donne non c’è traccia. Sembra che siano state rapite e uccise dalla razza aliena che abita il pianeta.
Il film gira tutto intorno al così detto “rumore”, lo fa sia in modo molto serio e quasi drammatico che in modo ironico, con un rapporto tra i due protagonisti che gioca molto su questo fattore, infatti su quel pianeta atterra la ragazza, è per il protagonista Todd Hewitt (Tom Holland) è una vera è propria novità perchè non ne hai mai vista una prima di quel giorno. Lei non ha il “rumore” lui si, lei può vedere e sentire ciò che lui pensa, ma lui non può sapere nulla di lei se non parla. In se tra i due si crea un po’ il contrasto tra ciò che era il vecchio mondo e il nuovo, lei è una normale essere umana, mentre loro no, loro hanno questo problema che gli affligge e gli mette in difficoltà.
Il film non era affatto facile da fare, perchè i pensieri sono costanti nelle persone e non sempre facile da inserire nei dialoghi e nella trama, ha sicuramente delle pecche ma nel complesso penso sia stato fatto un ottimo lavoro, dando le giuste emozioni e chiarezze a chi vede il film. Difficile trasporre alcune situazioni e sentimenti, diciamo che in questo caso il film ci gira un po’ intorno non gli da peso, rendendolo un po’ irrealistico e frettoloso. Un ottimo film nella sua esecuzione, con una buona sceneggiatura e la forza di farci vedere in parte qualcosa di nuovo, la forza della trama data da un ottimo libro si percepisce molto, forse un po’ deludente in certe situazioni tra i personaggi che ho trovato per lunghi tratti un po’ spenti e poco coinvolgenti, alcuni davvero inutili ai fini della trama. Daisy Ridley non mi ha convinto del tutto, il suo ruolo era il più difficile, e penso che non era facile nemmeno per il regista e per lo sceneggiatore darle le giuste emozioni al suo personaggio, perchè essenzialmente sarebbe un susseguirsi di stupore e meraviglia, e anche confusione, difficili da trasmettere in un film del genere e con un personaggio così. Anche il personaggio di Mads Mikkelsen che è un po’ il villain del film, non mi ha convinto del tutto, parte bene, ma nel finale mi è sembrato un po’ troppo “cattivone” dei cartoni per bambini. Come se fosse caratterizzato a metà, come se gli mancasse qualcosa, e questa impressione l’ho avuta su molti personaggi.
Nel complesso il film mi è piaciuto davvero molto, avevo bisogno di vedere qualcosa di simile, qualcosa di davvero curioso a livello autoriale e con un soggetto davvero molto convincente. Ottima la regia nelle scene di azione, un po’ meno nel coinvolgimento emotivo, mi è piaciuta molto anche la fotografia e la scenografia, a tratti molto semplice ma davvero efficace.
Il film essendo tratto da una trilogia di libri, è perfetto per avere un sequel, anzi ne senti il proprio il bisogno di averne uno, perchè ci sono ancora un sacco di cose senza risposta, molte cose vengono trattate molto superficialmente, e devono essere spiegate. Un ottimo film su un futuro dispotico, un film facile da vedere disponibile su Amazon video, lo consiglio vivamente perchè potrebbe venirne fuori una trilogia interessante. Poteva dare di più, questo è quello che viene da pensare una volta visto il film, vedrete anche voi se vi lascerà questa situazione.
Premetto fin da subito che ho iniziato a guardare questo film con aspettative davvero bassissime, perchè mi basavo su ciò che leggevo nelle diverse recensioni online e sul parere delle persone con cui ne ho parlato, ma secondo me nel complesso, MIB international ha solo il difetto di essere un sequel.
Il film è del 2019 diretto da Gary Gray e interpretato da Chris Hemsworth e Tessa Thompson che a mio parere è una coppia che funziona davvero alla grande e lo ha dimostrato anche in questo film, un film che secondo me mette al centro la dinamica e l’unione tra i due protagonisti. Come nei primi episodi, il rapporto lavorativo e di amicizia tra i due Men in Black è fondamentale ed è centrale nella dinamica della trama.
Penso che nel complesso il film ha solo il difetto di essere il sequel di una trilogia molto importante e iconica, soprattutto per i primi due film, il primo Man in Black era davvero una bellissima novità, cavalcava l’onda dei film sugli alieni e lo faceva in modo ironico e innovativo, che ti catturava subito con un iconico Tommy Lee Jones e un sempre apprezzabile Will Smith. Io in questo ultimo film non ho visto tutti i difetti che mi erano stati elencati, la trama è semplice divertente come deve essere, i personaggi sono comunque interessanti e gli alieni presenti nel film sono comunque apprezzabili per la loro fantasia con cui sono stati ideati. Ho visto molto dello stile Man in Black, con la differenza che non essendo più una novità, risulta tutto un po’ banale e grottesco, quasi noioso, le armi non ci possono più stupire e nemmeno gli alieni, forse serviva qualcosa di più, ma cosa?
Il film è leggero e piacevole, non annoia, diverte e i due protagonisti sono ben collocati e perfetti per il ruolo, anche qui, non bisogna abbandonarsi alla nostalgia dei vecchi film e guardare avanti e penso che Chris e Tessa meritano questo ruolo e hanno fatto il loro per rendere i loro personaggi simpatici e adatti al genere.
Uno dei difetti più grandi, paradossalmente è la troppa CGI, il bello dei primi film era proprio la capacità di creare i piccoli alieni, con trucchi, costumi e piccoli “robot”, era tutto più realistico, quasi un po’ disgustoso a tratti, qui è mancato il po’ quello, il caro buon vecchio stile dei film anni 90′, troppe cose fatte a computer, nessun alieno che esplode come un tempo, niente di questo purtroppo, una pecca che è giusto sottolineare.
Mi spiace solo che questi film siano fatti solo per vendere, perchè nel complesso non è un brutto film, anzi si fa vedere con facilità ed è piacevole, peccato però si porti dietro il peso della bellezza e novità dei primi capitoli che ne condizionano inevitabilmente il giudizio finale come succede a tutti i sequel. Mi spingo a dire che questo capitolo della saga sia anche meglio del terzo, ma questo è un altro format….