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GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 3: UN TERZO CAPITOLO DI ALTO LIVELLO

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Guardiani della Galassia Vol. 3 è un film del 2023 terzo capitolo della saga, scritto e diretto da James Gunn. Il film per eccellenza nell’universo Marvel, una saga che potrebbe diventare anche Cult negli anni a venire.

Un ritmo, una musica e una sceneggiatura fluida e divertente che rendono questo terzo capitolo forse il migliore della saga e uno dei migliori di tutto l’MCU. James Gunn fa ancora centro e sembra non sbagliare ancora un colpo. Un mix perfetto tra azione divertimento e anche qualche piccolo momento commovente, con la famiglia e l’amicizia un po’ al centro della trama. Un film che non annoia mai, ci viene presentato il terribile e violento passato di Rocket, sfruttato per degli esperimenti, mentre i guardiani vanno in missione per salvargli la vita. Gomora senza i ricordi di un’altra dimensione futura, e il resto del gruppo che è sempre più unito e forte.

C’è un ottimo livello di recitazione da non sottovalutare, il villain è alla ricerca della perfezione della specie, un cattivo scienziato che sperimenta e distrugge intere razze per questo unico scopo. James Gunn la perfezione la ottiene con pellicole sempre molto divertenti ma che sanno anche far riflettere, trovando anche un piccolo spazio contro lo sfruttamento degli animali.

Proprio come un walkman la trama e il ritmo seguono l’evolversi della playlist con una selezione accurata e precisa di un sacco di canzoni meravigliose che regalano colore a tutta la pellicola. Questo terzo capitolo è appunto la somma di tutte queste caratteristiche, enfatizzate dal fatto che potrebbe essere un addio. C’è felicità, malinconia e un forte e stretto abbraccio al pubblico che non può che sentirsi parte del progetto Marvel più ambizioso e meglio riuscito, quello che ha dato una direzione a tutta la MCU, che ha reso famoso un autore di cinema di livello assoluto come Gunn, quello che ha dato una spinta decisiva ad un attore come Chris Pratt.

Guardiani della Galassia vol. 3 è anche il migliore a livello di regia con scene ben studiate e con una scena di combattimento in un tunnel dell’astronave con la squadra al completo che a livello di regia è davvero un piccolo capolavoro con un particolare piano di sequenza che sinceramente non ti aspetti in un film così.

Una boccata d’aria in un universo cinematografico che inizia un po’ a vacillare. Un insegnamento un po’ per tutti di come vanno fatte determinate cose, pellicole e saghe per ottenere questi risultati.

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YOU 4: RECENSIONE QUARTA STAGIONE

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You arriva dunque alla fine della sua quarta stagione, un finale che potrebbe chiudere definitivamente la serie o lasciare aperte infinite possibilità per la quinta stagione. La quarta stagione è stata divisa in due parti da cinque episodi ed effettivamente anche a livello di storia e dinamiche, questa stagione ha due fasi.

Un plot Twist nel bel mezzo della trama ci riporta su strade già percorse e insidiose che rischiano di rendere la serie un po’ troppo ripetitiva, la follia del suo protagonista si fa sempre più intensa, caotica e ciò rende un po’ gli ultimi episodi una strana agonia già vista e forse veramente troppo inverosimili. Il colpo di scena è sensazionale, ma allo stesso tempo un po’ troppo forzato, che prende in giro gli spettatori, bella l’idea di aver diviso in due la stagione, in modo da alzare il livello di suspense di una situazione sempre più tesa.

Il personaggio principale Joe Goldberg, interpretato da Penn Badgley che fa da regista anche all’ultimo episodio, è sempre di più un personaggio contorto, completamente distaccato dalla realtà come il mondo che lo circonda, le troppe morti e cadaveri infiniti nel corso delle diverse stagioni, allontanano lo spettatore dalla realtà, redendo l’opera veramente surreale. Il gioco è bello quando dura poco e YOU sta trascinando la cosa forse troppo per le lunghe. La prima parte aveva dei grandissimi pregi, la seconda, nonostante un colpo di scena davvero d’effetto, si va ad arenare in scelte davvero assurde, tanto da far diventare Joe fin troppo fortunato e sempre circondato da persone più folli di lui.

Nel complesso però, forse è una delle migliori stagioni dopo la prima, perché sia a livello di ambientazione che di personaggi ha un certo spessore, la storia che racconta e interessante anche se assurda, ma le sfumature cambiano e ci ritroviamo ad osservare la follia omicida di quello che ormai è un serial killer. Perde un po’ lo stile da stalker, l’ossessione e si trasforma più in una pura follia, spaccando in due il mondo del protagonista, tra una lezione di letteratura e una gola tagliata.

Una serie che con questo stile, sinceramente può andare avanti quanto vuole, ma che forse troverebbe una sua pace in una quinta stagione come stagione finale, con la doppia vita di Joe Goldberg che prosegue e con i suoi vizi che non si possono sopprimere e con un finale che anche se sarà scontato, sarà quello giusto.

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THE LAST OF US: RECENSIONE SESTO EPISODIO, UNIONI E DIVISIONI

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The Last Of Us con il suo sesto episodio, ci mostra un nuovo aspetto della vita dopo la pandemia. Un villaggio totalmente autonomo e popolato in cui sembra che il tempo si sia fermato a prima che il fungo infettasse tutto il mondo. I posti isolati sembrano riuscire a sopravvivere con piccole città che vanno avanti con la propria vita. E qui che Joel incontra suo fratello e si confronta con il proprio passato, rendendosi sempre più conto di quanto sia importante per lui Ellie.

Questo è forse l’episodio con la fotografia più entusiasmante, molto naturale, con paesaggi innevati e desolati da togliere il fiato, un episodio chiave per alcuni aspetti ma che stride quasi un po’ per la sua tranquillità, che poi sfocia in un cliffhanger nel finale. La regia rende molto, forse la migliore di tutti gli episodi, c’è una cura dei dettagli sempre maggiore e l’occhio di può perdere in diverse parti dello schermo. Una serie che rimane costante di alto livello e che riesce a regalare anche una certa profondità. Qui la storia di fa meno videoludica e più cinematografica, con un rapporto Joel e Ellie che si stratifica in diverse dinamiche sempre più affettuose.

Si può vedere quanto ormai Joel non abbia altro che Ellie e che la felicità altrui non fa che ferirlo e ricordargli ciò che ha perso, stessa cosa per Ellie che si ritrova a sentirsi persa e sola senza il suo “vecchio custode”. Un episodio che analizza altri aspetti della vita e non solo il confronto con gli infetti. Si accenna al futuro, al ruolo di Ellie come cura e alla possibilità di un mondo nuovo, a livello di speranza, fino a qualche istante prima della fine, è forse l’episodio più positivo, più lontano dalla solita negatività e malinconia che contraddistingue una serie del genere.

The last of us è una serie che rimane sui propri binari, che continua a rimanere fedele al videogioco da cui è tratta e che in ogni episodio si nota una bella scrittura e una bella storia che va avanti. Una piccola perla HBO, forse l’esecuzione e trasposizione migliore di un videogioco. Una serie che rimette in ordine le priorità e la cura del dettaglio e che forse potrebbe essere anche dopo questo sesto episodio, da esempio a future serie di questo genere.

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THE PALE BLU EYE – I DELITTI DI WEST POINT: UN CLASSICO GIALLO DA NON PERDERE

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The Pale Blue Eye – I delitti di west point è un film del 2022 scritto e diretto da Scott Cooper, distribuito da Netflix, questo film è una piccola perla che ricalca lo stile dei classici gialli dei primi del 900′. Liberamente tratto dall’omino romanzo di Louis Bayard.

La trama si sviluppa nel periodo storico della prima metà dell’ottocento, dove lo stato americano era agli albori e i casi di omicidio venivano spesso trattati con molta superficialità. Il protagonista è un detective famoso nella sua zona, Augustus Landor interpretato da Christian Bale. Deve indagare su un misterioso caso di suicidio, in cui poi la vittima è stata violata e a cui hanno asportato il cuore. Questo strano caso accade in una accademia militare che non può permettersi che succedano delle cose del genere ai propri cadetti. Faremo anche la conoscenza di un giovane famoso scrittore Edgar Allan Poe (Harry Melling), membro dell’accademia e aiutante improvvisato del detective.

Questo film mantiene dei bellissimi toni classici del genere e l’indagine è molto intrigante, la fantasia e il realismo dato grazie alla presenza di un personaggio storico, danno un tocco in più e rendono la trama davvero molto realistica. Non si capiscono bene i tempi e gli spazi, le distanze tra l’accademia e l’abitazione del detective ad esempio e ci ritroviamo man mano in una situazione inaspettata. Nonostante la lunga durata del film, appena più di due ore, sembra che l’evoluzione in sé sia quasi fin troppo veloce perché è difficile capire quanto tempo trascorre nella storia.

I personaggi sono ben caratterizzati e un a fotografia fredda rendono bene l’idea della location innevata e fredda come il destino delle vittime. C’è un forte e bellissimo contrasto tra la crescita e l’inizio della vita di Poe e invece la fine e il lento declino della vita del detective. A tratti un po’ Sherlock Holmes e un po’ Poirot, questo film ha la capacità di riportarti indietro nel tempo e nonostante le poche comparse e le poche location funziona alla perfezione.

Una piccola perla per gli amanti del genere, con un plot twist finale davvero bene congeniato di alto livello, davvero difficile da prevedere, come sempre in questo genere, il caso sembra che non sia mai risolto del tutto, fino all’ultimo secondo del film. Nel complesso davvero un ottimo film, che nasconde bene i suoi difetti e riesce ad esaltare i suoi pregi, merita di essere visto e apprezzato, anche se forse e per fortuna, un po’ in contrasto con i ritmi e i tempi moderni.

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IL SIGNORE DEGLI ANELLI – GLI ANELLI DEL POTERE: RECENSIONE PRIMI DUE EPISODI

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Il signore degli anelli – gli anelli del potere è una serie di amazon prime video del 2022, che prende spunto dai libri di J.R. Tolkien e che ha come showrunner J.D. Payne e Patrick Mckay. Una delle serie più attese dell’anno che ha fatto il suo esordio il 2 settembre con i suoi primi due episodi.

Le pagine web, i blog e anche YouTube si stanno riempendo rapidamente della recensione di questa serie tanto attesa, una serie che coinvolge un gruppo di fan molto legati ai libri originali e hai primi film di Peter Jackson. Gli eventi della serie si svolgono migliaia di anni prima della storia più famosa del signore degli anelli. Nei primi episodi ci viene fatto un riassunto velocissimo del prima era, forse fin troppo veloce e poco approfondito, un po’ una delusione rispetto alle aspettative. Veniamo immersi nel mondo forse troppo velocemente e la prima parte, oltre ad un aspetto visivo molto particolare, non offre nulla di troppo emozionante e coinvolgente. Ci viene solo mostrata la voglia di vendetta di Galadriel, ma a primo impatto ci sembra un personaggio davvero troppo distante da quello visto nel film. Anche per chi non ha letto i libri ci sembra un personaggio staccato da quel mondo, forse troppo moderno nei modi e negli atteggiamenti, troppo diverso dagli altri elfi, eleganti e sinuosi sia nelle parole che nei movimenti.

Nei due primi episodi ci spostiamo lungo la terra di mezzo, da un lato all’altro e ci vengono introdotti diversi personaggi, nonostante tutto si mantiene un buon ordine e la trama è facile da seguire e in questo modo non risulta noiosa. I personaggi non sono del tutto caratterizzati e alcuni sono un po’ difficili da comprendere, ci sono tante comparse e questo può creare un po’ di confusione. Elrond invece sembra un personaggio più centrato, diplomatico e più simile a quello visto nei film.

Il lato più potente è evidente dei primi episodi, è sicuramente l’aspetto visivo sempre molto maestoso e molto bello, con una qualità di fotografia e scenografia elevatissime, quasi da farti dimenticare che è una serie su un canale streaming. La qualità è elevatissima e ci sono scene che mostrano l’elevato budget sia per la CGI che per le scene reali, con costumi e dettagli davvero ben studiati. Qualche spezzone di battaglia, qualche piccolo scontro, tutto davvero ben fatto anche a livello di regia, firmata tra l’altro da J.A. Bayona che in certe scene riesce a metterci un po’ il suo classico tocco horror.

Nel complesso dei primi due episodi ci si aspettava di più, bella visivamente, ma una trama un po’ troppo debole e non del tutto coinvolgente, il mondo e talmente ampio che è difficile trovare un personaggio cardine che piace un po’ a tutti. Alcune scene se pur molto belle sono solo scenografiche ma non portano molto ai fini della trama. Ci sono aspetti di debolezza anche nei dialoghi a volti troppo poetici e a volte davvero troppo banali. La minaccia è troppo lontana e poco concreta almeno per i primi episodi e l’assenza di un vero nemico e di un vero obiettivo rende il tutto un po’ poco inciso e coinvolgente. Si è vero sono due episodi introduttivi ma mi aspettavo qualcosa di più, una minaccia più evidente o almeno meglio raccontata. Penso che questi primi due episodi spaccheranno in due il giudizio, fan delusi sicuramente, quelli ci saranno sempre e poi un giudizio diviso tra aspetto visivo e trama. Una serie complessa, ampia e sicuramente di impatto ma che per questi due episodi, lascia lo spettatore un po’ perplesso, non sicuramente entusiasmato come vorrebbe e con la speranza di vedere qualcosa in più negli episodi successivi.

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007 – NO TIME TO DIE: L’ULTIMO ATTO DI DANIEL CRAIG NEI PANNI DI JAMES BOND

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No time to die è un film del 2021 co-scritto e diretto da Cary Fukunaga, regista diventato famoso grazie alla prima stagione della serie “True detective”. Come già dichiarato mille volte, questo film sarà l’ultima interpretazione di Daniel Craig nei panni del famoso agente 007 James Bond.

Fukunaga regala al film la classicità della saga, non solo per alcune inquadrature ma anche per ambientazioni, auto e personaggi, le citazioni sono ben disposte e rendono questo film un omaggio stupendo a uno dei personaggi più famosi della storia del cinema. Tutto è estremamente elegante e affascinante, il film sembra una estrapolazione delle caratteristiche di Bond, James Bond. Fotografia molto romantica, spesso sembra quasi di vivere in un sogno, bellissimi i cambi di ritmo gestiti alla perfezione. Si passa dalla calma dei sentimenti, all’azione con un Bond che non potrà mai allontanarsi troppo dal suo passato. Non è più 007, lui è in pensione, eppure non deve sempre guardarsi le spalle, non si fida di nessuno e ha sempre a cuore il suo lavoro, ha bisogno dell’adrenalina e dall’azione.

Quello di Fukunaga è un perfetto James Bond, sono rimasto molto affascinato dalla scelta del veicoli e di certe location come Matera, bellissima la classicità di certi luoghi e oggetti, un tuffo del passato che mi ha ricordato anche il caro buon vecchio Sean Connery, forse tutt’ora il più iconico degli 007. Daniel Craig ancora una volta si dimostra un James perfetto, con eleganza, freddezza e con molto fascino in ogni sua azione, tutto sembra facile per lui. Lea Seydoux che interpreta Madeleine è una Bond girl diversa dal solito, ma perfetta per questo film, regalando un lato più umano al protagonista.

Ci sono anche degli elementi negativi, non ho compreso fino in fondo la scelta dell’attrice che interpreta l’agente 007, sostituta di Bond dopo la sua pensione. Non mi è piaciuta l’attrice, Lashana Lynch, l’ho trovata un fuori dal contesto e non mi è mai sembrata troppo sul pezzo. Non si capisce se è un personaggio marginale e non porta proprio nulla alla trama, sembra un contentino per il politically correct ma così non serve a nulla.

Rami Malek sempre bravissimo, ma il suo personaggio, che sarebbe il Villain principale non ha senso, non ha obiettivi precisi, non si capisce il suo fine e da dove proviene, ci viene spiegato tutto di lui, ma rimane totalmente dislocato dalle scelte che fa. Troppo debole, insensato, cattivo ma non troppo, inizia con un forte senso di vendetta, per poi perdersi in piani malefici senza senso e connessione con la trama.

Una volta il cattivo di James Bond rivelava tutto il suo piano prima di cercare di uccidere l’agente, in questo caso è il film stesso a dirci prima tutto ciò che succede, non ci sono colpi di scena, tutto è preannunciato. Ogni scena che poteva essere piena si suspense e di dubbi viene anticipata prima da un’altra scena che ci spiega e ci fa vedere cosa succederà. Questo è un grandissimo difetto della trama, anche abbastanza clamoroso. Infatti il film, pur essendo molto bello, perde un po’ di curiosità e adrenalina, risultando neanche prevedibile ma apertamente anticipato in ogni sua storia. Scelta che non comprendo e che peggiora lo svolgimento del film.

Nel complesso No time to die è davvero un ottimo film, ma non è solo ben fatto, ma è un perfetto James Bond, per gli appassionati della saga e non solo è un bel tuffo nel passato, tra sentimenti e azione gestiti alla perfezione.

Grazie a Daniel Craig per questo splendido James Bond!!!

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Quattro Chiacchiere

DUNE (PRIMA PARTE): APPROFONDIMENTO

QUATTRO CHIACCHIERE: Una piccola recensione non basta, il kolossal di Villeneuve merita un altro approfondimento.

La recensione breve è già presente sul sito, come sempre il format non può cambiare, ma Dune è un film importante pieno di sfumature, un tipo film che ormai è quasi una rarità vedere al cinema, voglio analizzarlo con più cura e più pazienza. Un articolo un po’ più completo, perchè c’è molto di cui parlare.

SOGGETTO

Parto dalla parte più importante del film, dove nasce tutta la sua struttura e ovviamente la storia, il libro ononimo di Frank Herbert è diventato ormai una storia di culto nel mondo della fantascienza. Moltissime storie successive prendono spunto da questo libro, anche lo stesso G.R.Martin ha dichiarato di essersi ispirato a questo libro per il gioco di casate presente in Game of Thrones. Questo libro apre un mondo, un universo dalle mille possibilità, ci sono scelte e situazioni che strizzano l’occhio ai giorni nostri e tecnologie davvero interessanti. Segue le orme del viaggio dell’eroe come il più classico dei libri di questo genere, ma lo fa con maestria e accuratezza. I dettagli sono evidenti, nulla è lasciato al caso e il Arrakis è un pianeta ben descritto con caratteristiche ben precise. Uno dei soggetti più ambiti della storia del cinema, molti registi visionari hanno sognato di poterlo trasporre sul grande schermo. Dune non è semplice, è molto complesso, ampio e soprattutto ha uno zoccolo duro di fan, pronti a giudicare. Per molti fare un film fatto bene su un libro del genere è impossibile, ma forse non quanto si pensava. Il libro di Herbert pone si degli elementi visivamente stupendi, ma anche la difficoltà di raccontare in breve tempo un concentrato di informazioni. Un soggetto meraviglioso, estremamente completo e complesso, ma su cui ci si può davvero scrivere un infinità di mondi e di storie.

SCENEGGIATURA

La sceneggiatura è stata scritta da Eric Roth (Forrest Gump), Denis Villeneuve e John Spaihts, più menti, tra cui lo stesso regista per cercare di fare una trasposizione corretta del libro. Personaggi, poteri, mondi e storie che potessero essere comprese dallo spettatore senza influenzare troppo la bellezza visiva del prodotto. Una sceneggiatura che a tratti zoppica un attimo, ma che nel complessa è davvero ben scritta e congeniata, raramente ne ho viste così ben strutturate ultimamente. I personaggi sono caratterizzati in poco tempo, anche grazie ad un buon soggetto di partenza, in pochi attimi captiamo le caratteristiche dei personaggi principali e le loro sfumature. La storia scorre lenta e non ci sono moltissime parole, i dialoghi però sono densi di significato e rivelazioni, ogni parola viene sfruttata e riutilizzata all’interno della trama, nulla è scritto a caso. Forse un po’ fredda a tratti, un po’ troppo spenta nelle proprie parole, ma ben si colloca con il tipo di storia che si sta narrando. Una sceneggiatura che ci illustra un nuovo universo e di cui dobbiamo imparare molte cose in poco tempo, una spiegazione perfetta che nel giro di due ore ci trasporta nel mondo del libro e nelle sue caratteristiche. Davvero un ottima scrittura.

TRAMA

Il soggetto e la sceneggiatura ci aprono ad un mondo complesso, molto espanso, con un bellissimo contrasto tra medioevo e tecnologia del futuro. Giochi di potere, casate e rivalità storiche, tutto concentrato sulla storia di un pianeta unico nell’universo. La storia inizia con la voce narrante di Chadi (Zendaya) una indigena di DUNE (Arrakis) che racconta la storia del suo pianeta, un pianeta invaso da anni da altri popoli di altri pianeti, un pianeta ambito per un elemento presente nelle sue sabbie, “La spezia”, preziosa per molti motivi, per i suoi poteri che allungano la vita e amplifica la mente e perchè è un elemento fondamentale per i viaggi interstellari. Da anni gli Harkonnen comandano il pianeta, ne sono i custodi e sfruttatori e mietono “La spezia” con grossi macchinari nelle notti fresche del deserto. Gli Harkonnen sono esseri spregevoli e spietati e puntano solo al profitto. La “presentazione” di Chadi, si conclude con gli Harkonnen che lasciano dopo ottanta anni il pianeta per ordine dell’imperatore.

La storia ci mostra poi un’altra casata, insediata sul pianeta Caladian, gli Atreides, casata molto potente e influente all’interno di quello che viene chiamato Imperium, un grande impero universale. A capo di questa famiglia c’è Leto Atreides (Oscar Isaac), un uomo ambizioso, forte e saggio, molto devoto però al proprio imperatore e impero. Con lui sua moglie Lady Jessica, una donna misteriosa, una Bene Gesserit, una setta molto importante e potente all’interno dell’impero, con poteri paranormali e in grado di comandare le persone con la propria voce. Paul Atreides (Timothèe Chalamet) il loro unico figlio, è un miscuglio perfetto di queste caratteristiche, addestrato dal padre ad essere un leader e dalla madre ad usare questi misteriosi poteri. L’imperatore ha affidato il pianeta Arrakis alla famiglia Atreides che accetta subito il suo dovere e si trasferisce il prima possibile sul nuovo pianeta.

Iniziano i giochi di potere, con l’imperatore (che non si vede mai nel film), che vuole distruggere la casata degli Atreides perchè troppo pericolosa e potente e che potrebbe minacciare il suo potere. Infatti ha mandato gli Atreides su Arrakis per indebolirli, e per attaccarli con più facilità, restituendo il potere agli Harkonnen e al loro leader il Barone (Stellan Skarsgard). Gli Atreides capiscono ben presto che la situazione non è delle migliori e che il pianeta è davvero inospitale. A differenza degli Harkonnen però, Leto vuole allearsi con i Fremen che ritiene un popolo meraviglioso e dalle mille risorse, un popolo che potrebbe servigli in futuro per difendersi dalle altre casate. Macchinari che non funzionano e tutto lasciato in malora, è evidente che gli Harkonnen e lo stesso imperatore stiano tramando qualcosa. L’attacco è immediato, la famiglia Atreides viene distrutta, gli Harkonnen riprendono il potere e l’imperatore non ha più pericoli intorno a se. La storia si conclude con il giovane Paul, considerato il prescelto di alcune profezie, che fuggito dall’attacco si schiera con i Fremen pronto per riprendersi il pianeta. Una sintesi della trama molto semplice e immediata ma che ci fa capire a grandi linee la grandezza e la complessità di questo film, dinamiche che vengono comunque spiegate alla perfezione.

PERSONAGGI

Una parte fondamentale di Dune sono i suoi personaggi, con le loro caratteristiche, scritti magistralmente da Herbert e riportati alla perfezione in pellicola.

PAUL ATREIDES (Timothèe Chalamet) Paul è il protagonista della storia, un ragazzo segnato dal destino e figlio di due personaggi molto importanti per l’impero, ha appreso gli insegnamenti dei suoi genitori ma è ancora giovane e confuso. Abile nella lotta e con grande coraggio, Paul rappresenta il classico eroe di questo tipo di storie. Chalamet si è ben calato nel ruolo, convince in tutte le sue parti anche se mi è apparso un po’ troppo spento in alcune scene, un attore un continua crescita proprio come il suo personaggio. Paul Atreides per molti è il prescelto, per il popolo dei Fremen condizionato dall’influenza spirituale delle Bene Gesserit, è l’uomo che gli aiuterà a salvare finalmente il loro pianeta dalle invasioni. Paul sogna il futuro e spesso si avvera, rimane subito folgorato dalla giovane Fremen, Chadi perchè sempre presente nei suoi sogni ancora prima di vederla e di sapere che sarebbe finito su Arrakis. Nei sogni Chalamet perde qualche colpo, troppo confusionaria la sua interpretazione, non riesce a trasmetterti paura e ansia, nemmeno compassione, un po’ freddo in queste situazioni.

LETO ATREIDES (Oscar Isaac) Leto è sicuramente uno dei personaggi più belli del film, un uomo forte con una grande leadership, un ottimo stratega che è devoto all’impero ma che allo stesso tempo ha grandi piani per il pianeta che gli è stato affidato. Isaac è perfetto in questo ruolo, esprime bontà ma allo stesso tempo anche grande disciplina e forza. Sicuramente è facile identificarlo come il lato buono di tutta la storia, perchè è un padre premuroso, un buon compagno e soprattutto un capo amato da tutti. Mi ha ricordato molto Ed Stark, di GoT. Isaac è una punta di diamante di questo film, un attore ancora troppo sottovalutato ma che valorizza alla grande ogni suo ruolo, ottimo il lavoro di Villeneuve con tutti gli attori.

LADY JESSICA (Rebecca Ferguson) Lady Jessica è un personaggio estremamente complesso che per tutta la durata del film non l’ho capito fino in fondo, una donna con due personalità distinte, una forte, cinica e sicura e l’altra timida, ansiosa e estremamente fragile, un donna dai mille misteri con un passato oscuro. Forte dei poteri delle Bene Gesserit, preoccupa molto chi gli sta intorno, quasi intimorito dalle sue stregonerie. La Ferguson non mi ha convinto del tutto, ottima la sua interpretazione, però non ho capito bene le sensazioni e i sentimenti del suo personaggio, forse troppo confusionario e con troppi sbalzi di umore, troppo complicata forse questa Lady Jessica.

GURNEY HALLECK (Josh Brolin) Capo delle guardie di Leto, Gurney è un ottimo guerriero, molto coraggioso e diretto, simpatico e molto devoto alla famiglia, si vede che è anche molto legato al giovane Paul che prende spesso in giro amichevolmente. Brolin non mi ha convinto in questo ruolo, forse un po’ troppo in disparte, poco sfruttato e con poca identità, peccato vedere un attore così, sfruttato così poco, si perde un po’ nel film. Forse il personaggio meno di impatto di tutta la trama.

GAIUS HELEN MOHIAM (Charlotte Rampling) Gaius è la “madre” delle Bene Gesserit, la loro leader, con forti poteri e che cerca di condurre le file del destino dell’intero universo, donna cinica, subdola e che incute un grande timore. Ottima l’interpretazione della Rampling che interpreta alla perfezione il personaggio, crea la giusta tensione e ansia.

GLOSSU “BESTIA” RABBAN HARKONNEN (Dave Bautista) è il leader dell’esercito Harkonnen, un uomo di poche parole, molto forte e potente ma sottomesso al proprio capo, un personaggio che non si è espresso molto nella prima parte del film. Bautista è sempre prefetto in questi ruoli, gestisce alla perfezione personaggi che necessitano di molto trucco e con caratteristiche aliene, il suo fisico imponente, fa il resto del lavoro.

CHANI (Zendaya) Chani è una ragazzina Fremen, non sappiamo nulla di lei, è una voce narrante all’inizio del film e appare ogni tanto nelle visioni del protagonista. Zendaya è una attrice di grande talento in continua crescita e anche qui dimostra di essere sempre ben collocata nel suo personaggio.

DUNCAN IDAHO (Jason Momoa) Duncan è un grande combattente dell’esercito Atreides oltre che essere insegnate e grande amico di Paul. Un personaggio carismatico, forte è molto legato alla famiglia Atreides, molto abile ad integrarsi con gli altri popoli, mette le basi per l’alleanza con i Fremen. Momoa è perfetto in un ruolo del genere, con un atteggiamento da grande guerriero ma che trasmette amicizia e gentilezza, un interpretazione che mi ha stupito, positivamente.

STILGAR (Javier Barden) Stilgar è il portavoce dei Fremen e in un certo senso è anche il loro leader, un uomo molto risoluto che intuisce subito le intenzioni delle persone, un uomo saggio che apre alla alleanza con gli Atreides. Barden eccellente come sempre, anche questo personaggio, anche se appare poco, da molto al film, merito anche del regista.

“IL BARONE” VLADIMIR HARKONNEN (Stellan Skarsgard) Uno dei personaggi più iconici del film, un uomo di potere, cinico e che pensa solo al profitto, annientatore di Fremen e che vuole solo sfruttare al massimo Dune. Un essere misterioso, molto grande, grasso e pelato, brutto, un cattivo per eccellenza. Misterioso, che fluttua nell’aria non facendo mai un passo. Skansgard è sempre eccezionale, in questo ruolo è perfetto, con il suo sguardo perso nel tempo e pensieroso, inquietante. Il suo personaggio mi ha ricordato a tratti “sputa fuoco” Bill Turner di Pirati dei caraibi, sempre interpretato e per certe caratteristiche simile. Un peggio pregiato del film.

SHAI-HULUD (Verme delle sabbie) protagonista assoluto del deserto, l’elemento narrativo che colpisce di più di tutta Dune e simbolo stesso della storia, i vermi giganti che attraversano il deserto e che vengono attirati dai rumori costanti e regolari. Vermi lunghi trecento metri inattaccabili che divorano tutto ciò che trovano. Nel film sono visivamente un elemento davvero spettacolare, un piccola perla.

FOTOGRAFIA

Grieg Fraser è il direttore alla fotografia di Dune, un fotografo che ha seguito le direttive del suo regista mettendoci comunque il suo tocco, una fotografia davvero importante, a tratti ipnotica che si adatta perfettamente a tutte le sfaccettature del film. Sia negli spazi chiusi che in quelli aperti una fotografia sempre nitida, affascinante e che ti cattura. Qualche leggerissima pecca nella gestione della GCI, ma per il resto davvero un quadro stupendo. Uno dei valori principali di questo film, che riesce a trasmettere perfettamente, anche solo con le immagini, il calore e le ostilità del pianeta e che ci fa immergere in questo strano mondo, visivamente è un film pazzesco, quindi grande merito alla fotografia di Fraser.

COLONNA SONORA

La colonna sonora è creta da Hans Zimmer, che come sempre non tradisce le aspettative, anzi, si migliora ancora di più, sperimenta e si ci stupisce ancora di più, ancora una volta. Una colonna sonora molto complessa e articolata, a tratti epica a tratti molto profonda e intensa come le scene del regista. Una colonna sonora che ti smuove lo stomaco con la sua forza d’impatto e ti fa provare i brividi per la sua perfetta unione con le immagini dello schermo. Zimmer conferisce al suono delle immagini e questa colonna sonora è il suo del deserto, ce l’ho ricorda in ogni sfumatura, in ogni suono. Forte, potente e d’impatto, ci trascina con ancora più coinvolgimento nel mondo di Dune. Hans Zimmer non sbaglia un colpo e anche questa volta crea una colonna sonora bellissima, un vestito perfetto per questa pellicola.

REGIA

Denis Villeneuve l’ho lasciato per ultimo, perchè questa opera è anche molto sua, la sua trasposizione cinematografica del libro di Herbert è stata praticamente perfetta e ci ha messo tutto se stesso, questo è il kolossal definitivo del regista. Con questo film, Villeneuve entra a far parte dei registi visionari che riescono a portarti dove vogliono in qualsiasi storia. Il regista ci fa immergere in questo mondo con la giusta cura e la giusta intensità gestendo gli attori in modo magistrale. Tutto è finalizzato a colpire lo spettatore con inquadrature spettacolari, con scelte e tecniche perfette per il genere, la scena del verme che esce dalla sabbia, è iconica e tremendamente spettacolare. Denis Villeneuve diventa maestro, e ci mostra il pianeta Arrakis come non lo abbiamo mai visto, ogni scelta è ben ponderata e curata, ogni dettaglio viene esaltato dal talento ormai garantito del regista. Dune si presenta come un bellissimo kolossal che visivamente non ha nulla da invidiare e nessun film, una prima parte gestita alla perfezione con il dovuto ordine e con le dovute scene per introdurci in questo mondo. Non manca anche l’azione, i combattimenti e i sentimenti tutti ben esposti e calcolati con scene davvero emozionanti.

Forse un po’ freddo a tratti, e troppo inteso e lento in altri, un film che sembra sempre rallentare quando non è necessario e che si fa troppo pensante nella scelte di intensità di Villeneuve che vuole dare peso ad ogni inquadratura e scena ma che si discosta un po’ dal cinema moderno. La sua calma diventa a tratti troppo incisa, quasi esagerata, anche se allo stesso tempo dona un tono di serietà e pesantezza di cui la trama a bisogno. Villeneuve si “tuffa” nell’impresa di fare un film su un libro di culto della fantascienza e ci riesce perfettamente, tutto coincide e tutto è perfetto, un viaggio visionario e stupendo, con la giusta dose di adrenalina.

Un film che non solo strizza l’occhio ai kolossal degli anni passati, ma anche a film di spessore e più reali, un film con tempistiche e cadenze che ricordano l’intensità che al cinema non si usa più. Dune è un perfetto film da 2021 nelle sue scenografie e effetti, ma un film anni 70′ per la sua lentezza e intensità non nuova al regista canadese. Nel complesso Dune è un giusto equilibrio, tra un Blockbuster e un cinema d’autore, perfetto per un pubblico che magari è stufo dei soliti film ma che non vuole impegnarsi troppo per il cinema d’autore.

Dune è un film impegnativo per il proprio soggetto, molti nomi, situazioni e personaggi, ma meno dal lato visivo e dal lato introspettivo, i personaggi sono tutti abbastanza chiari, la trama pure, non c’è bisogno di una analisi più profonda di capire qualche trama secondaria o sotto trama, è tutto abbastanza chiaro.

Questo regista è riuscito a restituire al cinema la sua grande forza di creare storie e mondi e di aprire nuovi universi narrativi, perchè Dune è solo una scheggia della potenzialità narrativa dei libri di Herbert, un intero universo su cui sognare e creare.

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DUNE: RECENSIONE DI UN NUOVO INIZIO

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Dune è un film del 2021 diretto da Denis Villeneuve, questo colossal è la prima parte dell’adattamento cinematrogarfico del romanzo ononimo di Frank Herbert di cui abbiamo già visto un famoso film diretto da David Lynch nel 1984 e due miniserie negli anni duemila.

Dune di Villeneuve ricalca in modo a tratti meticoloso le vicende del libro e si ispira naturalmente al film di Lynch, ma ne amplifica la visione, l’aspetto estetico e anche i personaggi rendendoli più completi, con una storia più ordinata e lineare.

Il film è dichiaratamente solo una prima parte e infatti nel complesso è come vedere un primo tempo del film, con un primo atto che ci spiega e ci introduce in questo mondo futuristico, fatto di conquiste spaziali e pianeti, un mondo abbastanza complesso e davvero interessante. Il fulcro di tutto il film è il maestoso soggetto di Herbert, un film che è un icona del suo genere.

Dune a tutte le caratteristiche del colossal e il regista mette tutta la sua impronta, creando un pellicola di altissimo livello, un film che ci trasporta su Arrakis, questo pianeta caldo e desertico, sfruttato e saccheggiato da diversi popoli dell’universo per “la spezia” un elemento prezioso presente nella sabbia e nell’atmosfera che ha la capacità di allungare la vita e di donare dei poteri particolari. Preziosa anche per i viaggi interstellari, anzi fondamentale.

La capacità del film è quella di immergerti totalmente nell’ambiente, tutto è molto spettacolare, a tratti epico, inquadrature, suoni e immagini tutte curate alla perfezione, con una colonna sonora sontuosa curata da Hans Zimmer. La trama è l’apertura di un nuovo mondo, con qualche spiegazione di base per inserirci come pubblico nell’universo fantascientifico creato da Frank Herbert, in questo Villeneuve è un maestro e lo fa con la sua capacità di coinvolgerti fino in fondo.

La gestione corale degli attori è perfetta, nessuno è fuori posto, tutti danno il loro meglio, da Timotèe Chalamet nel ruolo del protagonista, alla giovane Zendaya che interpreta Chani una Fremen che gli indigeni del pianeta desertico.

Villeneuve mette tutto se stesso in questo film, la sua visione e tutte le sue caratteristiche, un film intenso, delle volte forse anche troppo, molto lento in certe situazioni, un film che forse si appesantisce un po’ troppo con scene davvero troppo pesanti per il pubblico del giorno d’oggi abituato a cose più immediate.

Spettacolari le battaglie, la cura dei personaggi che magari appaiono anche per poco nel film, i costumi e tutta l’ambientazione, un vero proprio colossal vecchio stile quasi, ma con tutta la nuova tecnologia e le capacità cinematografiche moderne.

Una trasposizione quasi perfetta del libro, un impresa che non era scontata e facile ma che il regista esegue alla perfezione, una prima parte introduttiva, che pone le basi per qualcosa davvero di epico e gigantesco. Dune è fantascienza pura, con però anche degli interessanti giochi di potere, personaggi profondi e anche qualche similitudine con il mondo reale.

Assolutamente un film da vedere, visivamente eccezionale, colonna sonora perfetta, ben recitato, con l’unico difetto che a volte è davvero troppo lento e inteso dove non serve.

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FREE GUY – EROE PER GIOCO: RECENSIONE DI UN FILM INASPETTATO, MA MENO DIVERTENTE DEL PREVISTO

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Free Guy è un film del 2021, diretto da Shawn Levy e interpretato da Ryan Reynolds, prodotto dagli stessi produttori di “Deadpool”, dichiarato più volte nelle promo, per attirare più pubblico possibile, e per creare delle grosse aspettative sul lato comico del film.

Guy è un personaggio di un videogioco, inconsapevole di essere un PNG di un mondo digitale, vive la sua vita in modo regolare, non cambia mai nulla e lui appare come l’essere più felice del mondo. Un giorno però vede una ragazza e da li tutto cambia, Guy vuole conquistarla e inizia a comportarsi in modo differente a come era stato programmato. Una trama semplice, ma per comprenderla tutta bisogna essere degli appassionati di videogiochi, il film è pieno di termini “tecnici” e di citazioni e molta comicità si basa anche su quello.

Il film stupisce per la sceneggiatura, per il suo complesso ben fatto e con una storia che convince davvero. Un bel film, inaspettatamente completo, con anche degli spunti di riflessione abbastanza interessanti, un mix perfetto tra vita reale e digitale, con personaggi ben scritti e che convinco. Bellissimo il finale, anche un po’ romantico e dal significato profondo, che essenzialmente ci fa capire che delle volte siamo alla ricerca della persona giusta, quando è sempre stata li al nostro fianco, si fa in quattro per noi, ci ama, ma noi non ci rendiamo conto di tutto quello e delle volte ci devono aprire gli occhi gli altri, addirittura in questo caso, un videogioco. La lettera d’amore più bizzarra che io abbia mai visto, ma davvero bella e unica che da un tocco decisivo al film e lo rende piacevole e completo.

Sono rimasto invece un po’deluso dalla comicità del film, mi aspettavo di ridere di più, mi aspettavo che il film fosse un susseguirsi di risate ed eventi non-sense in perfetto stile Ryan Reynolds. Un film che si basasse tutto sulla comicità e le battute e che non avrebbe avuto il resto, invece nulla di troppo divertente e assurdo. Una comicità semplice, piacevole che ti fa sorridere spesso, ma mai di gusto, ti strappa qualche piccola risata, ma non si è mai del tutto soddisfatti, sembra sempre mancare qualcosa, da questo lato avevo aspettative alte e sono rimasto deluso, ma il tutto è stato compensato dal fatto che in fondo il film, è davvero un bel film, mi ha stupito.

Belli i personaggi principali, in particolare Antwan, capo dell’azienda proprietaria del videogioco e interpretato dal regista Taika Waititi, regista di Jojo Rabbit e Thor: Ragnarok. Antwan è un personaggio divertente, particolare ed eccentrico, fa quasi innervosire e ha la faccia da schiaffi, è perfetto in quel ruolo ed è quello che da un tocco in più al film. Ryan Reynolds è perfetto, riesce a mescolare la sua comicità con questa faccia da bravo ragazzo che esterna i suoi sentimenti con tutto se stesso, molto bella come cosa, perchè mette allegria.

Il film è davvero pieno di easter eggs e citazioni, anche nello sfondo durante tutta la durata del film si vedono citazioni o elementi presenti nei videogiochi, è un omaggio a quel mondo li e da quel lato è fatto davvero bene. Bello anche cercare di trovare i riferimenti, capirli o ricordarsi da dove provengono, rendono anch’essi il film più completo e unico. Reynolds è così e si conferma un’altra volta un maestro di questo genere e con i suoi film ci ricorda quanto è bello e divertente il mondo del cinema e in questo caso anche quello dei videogiochi. Le citazioni e gli easter eggs piacciono a tutti, lui lo fa particolarmente bene, ormai è il suo tratto distintivo.

Un film da cui non bisogna aspettarsi nulla ma che ci fa stupire, ci soddisfa e ci regala anche qualche piccola risata, un film che consiglio assolutamente e che merita di essere visto anche solo per il bel finale. Free Guy è un esperienza, un mix di ricordi malinconici di giochi che abbiamo giocato e perchè no delle volte anche vissuto, proprio come Ryan Reynolds.

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LIFE IN A YEAR : UN FILM CHE SA COMMUOVERE

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Life in a year si può definire come un regalo che Will Smith e sua moglie hanno fatto al proprio figlio e attore Jaden Smith, perchè è prodotto da loro e perchè era un po’ che non si vedeva l’ormai adulto Jaden, recitare.

Il film è fatto per far riflettere, per farci emozionare e commuovere, infatti già dalla log line capiamo che sarà comunque un film che qualche lacrima potrebbe farcela scendere, Jaden interpreta Daryn un ragazzo che dalla vita ha tutto, studia è uno sportivo ed è concentrato per farsi accettare ad Harvard come sogna suo padre. Tutto cambia quando Daryn conosce e si innamora di una ragazza che purtroppo ha solo un anno di vita, questo cambierà la sua visione della vita e il significato di essa.

Devo ammettere che questo film mi ha colpito nel profondo, non perchè sia qualcosa di pazzesco e bellissimo, ma perchè questo genere è facile che mi commuova che mi faccia riflettere, e devo ammettere che questa storia ti colpisce nel profondo. Cara Delivingne interpreta Isabelle, la ragazza malata con un solo anno di vita. Lo fa nel modo giusto, con la giusta pacatezza, sensibilità e bellezza, il film è fatto di piccoli attimi di bellezza, di vita. L’amore è al centro di tutto, ma un amore profondo, intenso che prova a varcare i confini della vita. Un amore difficile e complesso con il tempo che scorre veloce e spaventa i due protagonisti. Inutile dire che ti colpisce fino in fondo, che il finale è davvero forte e intenso e devo dire che in questo ruolo Jaden mi è piaciuto molto e a tratti in alcune espressioni non può che ricordarmi suo padre Will.

La trama è fatta di splendide frasi, di scene per lo più semplici, niente di troppo scenografico, perchè i protagonisti sono due e il loro anno insieme deve essere il centro focale di tutto il film. C’è una bella sintonia tra i due attori protagonisti, ti fanno credere in ciò che vedi, ti fanno ammirare la storia d’amore che viene narrata. Forse nel complesso poteva essere ancora più bello, però è difficile criticare un film di questo genere, perchè quello che vuole trasmettere lo trasmette. Mi è piaciuta molto, anche se marginale, l’interpretazione di Cuba Gooding jr. che interpreta Xavier, il padre di Daryn, un uomo severo che vuole il meglio per il futuro del figlio, un uomo che forse come molti padre, ha un sogno per suo figlio, che diventa il suo sogno e che a volte si dimentica che la cosa più importante è la felicità.

Il film lascia un senso di tristezza per tutta la sua durata, perchè ogni scena che vedi ti rendi conto che potrebbe essere l’ultima, perchè quella ragazza nonostante tutto ha i giorni contati, tutta la felicità e amore che vedi ti lascia un po’ di malinconia perchè ti immedesimi in loro e immagini quanto potrebbe essere difficile vivere così. Alla fine del film c’è una frase bellissime che ne riassume un po’ tutto il significato “tutti pensano che morire ti insegni qualcosa della vita, ma si sbagliano. l’unico modo per conoscere la vita è vivere”. Ecco penso che questo sia il significato di questa storia d’amore, VIVI! che sia un minuto, un secondo o un anno, ma vivi, corri e va da ciò che ami, goditi ogni instante ogni momento, in amore non c’è tempo di pensare troppo e solo il futuro, perchè certe volte il futuro non esiste, fai dei sacrifici ma corri subito dalla ragazza che ami o almeno non arrenderti, provaci! Tutto questo film è impregnato dell’importanza del momento, dell’attimo, ti fa capire quanto può valere un minuto di amore. Il protagonista sa che soffrirà lo sa perfettamente, eppure sa che vivere quell’amore ne varrà la pena, non ci rinuncia, e lo vive fino all’ultimo. La protagonista, Isabelle sa che può ancora amare, che sia solo per un istante, ma sa che deve vivere fino in fondo, nonostante tutto.

Film super consigliato, per tutto ciò che ho scritto sopra, certo non fate come me, guadatelo in un momento in cui siete emotivamente più pronti più felici, perchè sa essere davvero commovente.

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