Space Jam: New legacy è un film del 2021 diretto da Malcom D. lee, un film a tecnica mista, con protagonista il campione NBA Lebron James e sequel del famoso film del 1996 Space Jam che vedeva come protagonista Michael Jordan.
Il difetto più grande del film penso siano le inaspettate distanze dal primo film, che non viene mai accennato o nominato se non in qualche frangente dai Looney Tunes. Un distacco anche nell’iconiche musiche che erano davvero l’emblema di quel film. Il primo Space Jam solo per i filmati di Michael Jordan era un piccolo spettacolo. Momenti in cui il basket era davvero al centro, si vedeva il parquet, la palla era fisica e nonostante fosse assurda e fantasiosa anche la trama aveva un certo fascino, con i Looney Tunes che uscivano dal “cartone” e andavano in cerca delle scarpe di Jordan.
In questo sequel si perdono molte caratteristiche importanti, si cerca di modernizzarlo ma ci si allontana troppo dallo stile che l’ha reso iconico. Troppa digitalizzazione, non si respira mai il vero basket e la sensazione di vivere un bellissimo sogno. Lo stesso Lebron James viene usato più come un burattino che come un atleta e un giocatore che è già una leggenda di questo sport. Forse era merito di Michael Jordan che ancora tutt’ora un’icona impareggiabile di questo sport. Non si può pretendere molto da un film del genere, ma non si è vista nessuna scena reale senza nemmeno un pochino di CGI, un’azione un po’ realistica, è tutto estremizzato e fin troppo esagerato. Le canzoni presenti nel film non sono paragonabili a quelle del primo capitolo e il video tributo a Lebron non ha nulla a che vedere con quello di Michael.
Ricordo che da bambino ogni volta che trasmettevano in tv Space Jam non vedevo l’ora di vedere le azioni di Michael Jordan con quella musica che ti caricava un sacco, ecco questo film ho paura che non riesca a trasmettere quelle sensazioni nemmeno ai più giovani. Ci si ritrova catapultati invece in un cartellone pubblicitario Warner Bros. con Lebron a fare da testimonial, più che in un film ci si ritrova immersi in una lunga pubblicità dei prodotti WB, che non è del tutto un difetto, ma che anche in questo caso viene sfruttato davvero male.
Sembra che si va sempre dalla parte opposta, questa volta che serviva un prodotto che fosse un elogio al primo film, una trasposizione con le stesse canzoni, ma con un campione come Lebron James, si è fatto tutto il contrario, cercando di modernizzare un prodotto che ha bisogno della sua origine, del suo stile in cartone disegnato a penna a poco a poco sulla pellicola come Roger Rabbit.
QUATTRO CHIACCHIERE: Cos’è più importante nel cinema, l’aspetto visivo o i dialoghi? il nuovo capolavoro di James Cameron sembra darci una risposta.
Si sa il cinema è nato muto, quindi ovviamente le immagini hanno la loro importanza, anzi sono fondamentali, rispetto alle parole che il più delle volte risultano solo inutili e superflue. Il cinema è stato però anche fonte di monologhi meravigliosi, a volte estratti da libri, altri invece semplicemente scritti con maestria dai migliori sceneggiatori o da un autore particolarmente ispirato.
Il bello di questi due elementi non dipendono esattamente l’uno dall’altro, anzi quando uno prevale nettamente ci soddisfa senza troppo bisogno di qualcosa di più, il bello delle parole è che sono semplici, incisive, le immagini, pur se spettacolari, sono meno incisive, più difficili da ricordare con esattezza e necessitano di un immenso lavoro anche in post produzione.
Avatar riporta al centro di tutto l’aspetto visivo, come già fatto da Top Gun questa estate, lo fa in modo clamoroso e attrattivo, quasi a farci dimenticare che il cinema è fatto anche di parole. Un cinema che per avere successo deve essere immediato, dinamico e che non ha molto tempo per soffermarsi sulla profondità. Nonostante c’erano tematiche dense e possibilità di dialoghi importanti, James Cameron gli evita abilmente e punta tutto sulla qualità delle immagini e degli effetti visivi, creando forse il film più immersivo di sempre.
Le parole passano in secondo piano quando un film ha tanto da offrire a livello visivo, la mente è concentrata più sulle immagini che sulle parole. Nel caso di Avatar tutto questo è amplificato, tanto che in alcuni momenti di entrambi i film, non si ha nemmeno la percezione di cose è appena stato detto perché si è rapiti dalla bellezza delle immagini. Così le parole perdono potere e sarebbe quasi del tutto inutile scrivere monologhi di un certo livello.
Così i film diventano azione e non più dialogo, allontanandosi da quella capacità degli anni 90′ di fare film “teatrali”, dove bastavano due attori e un dialogo ben scritto per sostenere un intero film, con scene che vengono postate e replicate ancora oggi, mentre con la bellezza delle immagini che si perde nel tempo e non viene più ricordata. Il dialogo sa viaggiare nel tempo, essere il passato, il presente e il futuro, l’immagine invece rimane intrappolata nel presente con una bellezza che muta, cambia e migliora nel corso degli anni.
Lo stesso Avatar ha fatto passare 13 anni, per migliorarsi visivamente, per portare qualcosa di meglio, evidentemente più spettacolare. Mentre i dialoghi hanno sempre la stessa forza, bellezza e impatto se sono scritti bene. Va data profondità anche a livello umano e il regista insieme all’attore deve essere capace ad esprimerla. Intere serie e film basano la loro intera struttura sul dialogo, lasciando che le immagini siano solo il luogo dove tutto accade e dove si lasciano parole stupendamente incisive.
Questi film così visivi, ci riportano anche un po’ indietro al cinema muto, dove sono solo le immagini a parlare, una qualità video che a volte supera quasi la realtà. Interi mondi che vengono creati digitalmente con una maestria sempre più aggiornata e meravigliosa. Con effetti visivi da lasciarci a bocca aperta. A volte ci basta questo poter sognare con i nostri occhi, commuoverci anche senza aver per forza la necessità di avere un dialogo iconico e che rimarrà nella storia del cinema.
Pensando al cinema moderno la risposta rimane chiara e scontata, la cosa che conta di più in un film è sicuramente l’aspetto visivo, i nostri occhi sono abituati troppo bene ormai e la nostra mente non ha voglia di impegnarsi nella comprensione di dialoghi e parole troppo contorte.
Non solo Avatar ma anche altri film sono la dimostrazione concreta che le immagini sono la forza e il motore del cinema moderno, le uniche che possono regalare una differenza sostanziale tra la sala cinematografica e la nostra Tv di casa. L’importanza delle immagini è fondamentale, e poco importa se ormai le parole sono semplice sfumature in un film fatto di opere d’arte visive.
QUATTRO CHIACCHIERE: In questi giorni è uscito il sequel di Avatar, uno dei film più famosi dell’era moderna del cinema.
Avatar è forse il film più iconico e famoso degli ultimi 20, e sinceramente fa strano vedere un sequel così tanti anni dopo, 13 anni dal primo capitolo. Famoso per i suoi effetti visivi, un pioniere di tecnologie che sarebbero arrivate nel cinema qualche anno dopo, con una visione 3d di livello altissimo, l’unica per cui vale la pena provare.
Mentre scrivo questo articolo il film è già presente nella sale da qualche giorno, un paio di giorni di recensione abbastanza positive, affascinati più che altro dalla sfarzosa qualità video, unica nel suo genere, capace di far sognare il pubblico solo con le immagini. Avatar 2 è una espressione visiva di quello che ci può donare il cinema al giorno d’oggi, con effetti speciali che possono creare interi mondi realistici.
Rispetto al primo, si noterà sicuramente come la tecnologia visiva abbia fatto dei passi importanti e sono sicuro che anche questo capitolo sarà il pioniere di nuove tecnologie che rivedremo in altri film in futuro. Avatar può peccare anche un po’ nella trama, perché è più una esperienza immersiva, non è solo un film. Parliamoci chiaro, anche il primo film, tolto l’aspetto visivo, non aveva molto, la trama era semplice, perfettamente creata per poi stupire con gli effetti visivi. In questo capitolo James Cameron mette insieme le sue più grandi passioni, il cinema e l’acqua, aumentando sicuramente il livello di spettacolarità.
Avatar rappresenta la difficile percezione della realtà che si ha ormai nel cinema, anche la cosa più assurda sembra che visivamente possa essere plausibile e reale ed è solo la razionalità a staccarci dalla finzione. I famosi alieni blu ritorneranno a difendere il loro pianeta con rivalità con altre etnie locali e con ancora gli esseri umani, bramosi di avere le loro risorse.
Ancor più del primo film, questo capitolo, prenderà a cuore la salute del nostro pianeta, lancerà sicuramente dei messaggi per salvaguardare i nostri oceani, la flora e la fauna nel pianeta terra, come fanno i Na’vi con Pandora. Ci sarà anche un nuovo aspetto, quello famigliare, che poco era stato approfondito nel primo film, mi aspetto una certa lentezza nella prima parte, una parte molto serena, in cui ci vengono mostrate altre meraviglie di Pandora, per poi sfociare in grandi battaglie e azione nel finale. Mi aspetto che ci sarà qualche vittima tra i protagonisti, per ricreare ancor di più l’unione della famiglia e mi aspetto che i figli di Jake e Neytiri siano una sorta di evoluzione nella razza Na’vi, un passo avanti per la protezione del proprio pianeta.
La trama non sarà il punto forte, anzi penso ci saranno delle scelte un po’ assurde e azzardate, forse al limite del trash, sarà tutto concentrato sugli effetti visivi e sulla capacità di stupire il pubblico visivamente, più che con le parole e la storia. Proprio come il primo film, anche questo ci terrà a bocca aperta per la spettacolarità delle immagini, immergendoci letteralmente in Pandora per circa 3 ore di film.
Il mio consiglio è quello di godersi il film in un cinema con delle belle sale e schermi, con la massima qualità possibile, in modo da potersi godere il film come il regista l’ha veramente pensato. Come ad esempio la sala energia del cinema Arcadia di Melzo, è una delle sale migliori al mondo dove poter vedere questo film, un posto dove godersi la massima esperienza visiva e uditiva che Avatar – le vie dell’acqua può offrire.
Aquaman è un film del 2018 diretto da James Wan il regista degli ultimi miglior film horror che sono usciti al cinema. Questo è un di quei film che ti piace recensire, perchè sai a grandi linee già di cosa tratta, conosci già il personaggio e come disse Stewie della serie Malcom in un famoso meme, “non mi aspetto niente ma sono già deluso”.
Aquaman riesce afre questo, non ti aspetti nulla di buono, ma ti senti già deluso prima ancora che inizia, un po’ perchè è uno dei supereroi più stupidi di sempre per il mondo del web e non solo e un po’ perchè sai che la DC in qualche modo ti delude, sempre. Non tanto per gli aspetti visivi, a volte anche più caratteristici di quelli Marvel, ma quanto per la trama e i personaggi.
Il film parte male, personalmente ho odiato fortemente questo stile fotografico, a tratti imbarazzante, con un CGI tremendamente fastidiosa che rende tutto il contesto estremamente finto, tutto con strani colori e con personaggi che non convinco per nulla, con una storia d’amore che anche se dura pochi secondi del film è estremamente debole e inutile. Jason Momoa non mi ha convinto del tutto, non penso sia il suo personaggio, non so perchè ma non riesco a vederlo nei panni di un uomo pesce, anche se comunque gli ha dato una struttura molto più aggressiva del fumetto.
Nessuno dei personaggi era a proprio agio, c’è un attore come William Defoe totalmente buttato nel mezzo, a caso, senza un vero scopo e senza alcuna forza recitativa, come lui anche altri attori di spessore come Nicole Kidman o Patrick Wilson e c’è anche Dolph Lundgren che paradossalmente è quello che mi ha convinto di più, Amber Heard per nulla, estremamente finta, ma veramente nel personaggio.
Il film si incentra solo ed esclusivamente sull’aspetto visivo dimenticando che nel cinema esiste anche una sceneggiatura e una recitazione, uno sviluppo del personaggio e mille altre cose, che secondo me nel film vengono davvero tutte esposte male, a tratti sembra un sequel di qualcosa che non c’è mai stato, portando Aquaman ad essere un personaggio estremamente piatto.
La mano di James Wan si vede, ormai ha uno stile abbastanza marcato, ma lo si è visto anche i fast and furios, molto bravo nell’azione un po’ meno nella trama, lo vedo molto più affermato nel genere horror, qui non mi ha convinto del tutto. La trama nel complesso non è neanche troppo brutta, ma priva di dialoghi sensati e importanti e veramente troppo incentrata sull’azione e sul mostrare cose.
Vediamo di tutto e di più, tutte le leggende del mare, più che in cinque film di pirati del Caraibi, un susseguirsi di luoghi marini e mondi nascosti che ci fa stancare di vedere sempre cose senza alcun vero motivo, e la caccia al tridente diventa banale e quasi stupida.
Secondo me è un altro piccolo fallimento della DC che non riesce a staccarsi dal suo stile troppo visivo e meno concreto, che fa di tutto per stupire ma non ci riesce e che non sfrutta gli attori che scegli per i propri personaggi, rende tutto troppo piatto e a tratti noioso, nonostante la mole di azione che c’è nei propri film.
Un film che vale comunque la pena di vedere per chi è appassionato del genere, ma che vi lascerà comunque un po’ delusi.
La Blumhuose produrrà un sequel del famoso film del 1973, ma non sarà facile superare una istituzione del genere horror.
Ormai è sicuro, l’esorcista avrà un nuovo sequel dopo i vari tentativi falliti, che non sono mai riusciti a raggiungere il livello del film originale del 1973.
Forse la cosa più terrificante è proprio quello, il fatto che un film del 73′ è molto più bello e iconico di molti film dello stesso genere, anzi a dirla tutta l’esorcista è un po’ una istituzione del genere horror.
Forse dalla sua oltre alla novità, ha un po’ il fascino del vintage che lo rende un po’ speciale e forse ancora più pauroso, lo stile con cui è fatto mette subito a disagio, perchè la cura del dettaglio del film lo rende tremendamente realistico, da farci dimenticare che si tratta di un film.
E poi la preparazione, ormai sappiamo tutti che è un film spaventoso, o per sentito dire o perchè lo abbiamo già visto, i nostri genitori ci hanno raccontato delle ambulanze fuori dal cinema, per soccorrere le persone che stavano male alla visione del film.
L’esorcista non è solo un ottimo film horror, ma è davvero un ottimo film in tutti i sensi, un film che forse grazie anche al genere trattato è invecchiato benissimo, ed è bello quanto un film sugli esorcismi moderno.
Essenzialmente i film horror forse sono i film che ci devono più colpire, la paura in fondo è facile da scatenare, e a volte basta anche solo una bella colonna sonora ben fatta per crearci la giusta apprensione e ansia.
Eppure è anche facile dimenticarceli come film, nel senso che ricordiamo solo le scene più paurose, ma meno la trama e il film in se, i film horror infatti sono quasi un genere a parte, fatto per stupire e impaurire lo spettatore.
L’esorcista, grazie alle sue scene e alla sua trama, viene ricordato proprio come un ottimo film, non per questo era anche stato nominato agli Oscar.
Questo ci fa capire come sia difficile fare un film che sia dichiaratamente un suo sequel, ci hanno già provato ma con scarso successo, con film che non hanno convinto il pubblico che aveva il ricordo di un film horror quasi perfetto e ormai super popolare.
La Blumhuose si affiderà ad un suo uomo di punta, il creatore della saga di film “Halloween”, il regista David Gordon Green.
Secondo me, questo sequel avrà bisogno di partire dalle caratteristiche uniche del primo, con aspetto un po’ vintage, un po’ antico che rende tutto più pauroso e meno prevedibile, la tecnologia ci allontana troppo dalla paura, abbiamo bisogno di un film più analogico, fatto di effetti speciali e non solo di CGI, che gli rendono poco reali e troppo tecnologici.
Un sequel dell’esorcista ha sempre un sacco di aspettativa difficile da soddisfare, bisogna inventarsi qualcosa che possa stupire fin da subito, con magari qualche piccolo cenno al primo per scuotere gli animi dei fan più accaniti.
Anche la trama è importante e bisogna saperla sfruttare al meglio, senza perdersi troppo nei meandri del colpo di scena e meno nella sua evoluzione, la preparazione alla paura è importante quanto la paura stessa.
Io ho delle buone aspettative, perchè comunque già la saga The Conjuring ha dato una nuova sfumatura a questo genere e sono sicuro che il cinema è pronto per fare qualcosa di buono anche con questo sequel.
La difficoltà più grande e non essere ripetitivo e banale, ecco perchè secondo me è importante la struttura dei personaggi e la storia che ci sarà dietro, magari prendendo spunto da qualche storia vera, o ritenuta tale da chi ci crede.
Sfruttare la realtà come pubblicità al prodotto, come il caso Enfield per the Conjuring 2, una cosa simile diciamo, in modo da prepararci al meglio a questo sequel del più famoso dei film horror.
Arrivo a casa da lavoro, mi sistemo e mi preparo per vedere il trailer di questo film la cui attesa si fa sentire molto.
Mi sdraio, mi preparo, metto il video nella massima qualità possibile per captare ogni dettaglio, la mezzanotte è già passata da molto ma con calma mi metto scrivere qualcosa.
Fin da subito, fin da quando ho letto della sua produzione, questo film mi ha sempre creato molta curiosità, non so bene il perchè, non ho letto ne libri, ne ho visto il film degli anni 80′, eppure c’è stata un’immagine che mi ha creato curiosità.
Un enorme verme gigante che spunta dal deserto, poi non so, forse il titolo e la consapevolezza che con i mezzi a disposizione oggi, un argomento così sci-fi potesse essere rappresentato al meglio.
Non voglio leggere niente per quanto riguarda la trama, voglio solo dirvi ciò che ho percepito guardando i trailer e cosa mi aspetto dalle diverse parti del film.
Partiamo dal regista, che non è ancora molto conosciuto e che non ha diretto ancora moltissimi film, Regista canadese, è stato per due volte candidato all’Oscar per la miglior regia.
Penso sia davvero un ottimo regista in grado soprattutto di trasportarti un mondi futuri o di fantascienza e sci-fi. Dopo Sicario film davvero interessante e girato davvero bene, Villenueve si butta nella fantascienza e finisce sotto i riflettori con due film di grande spessore come Arrival e Blade Runner 2049.
Con questi due ultimi film fa vedere il proprio talento perchè si è “buttato” in un mondo insidioso pieno di critiche facile e dove ci sono orde di fan pronti a distruggerti.
Con Arrival stupisce per l’equilibrio e il realismo che è riuscito a dare ad una storia vista e rivista come quella dell’invasione all’aliena.
Questo regista è molto bravo nella trasposizione delle storie e gestisce molto bene le sceneggiature che si ritrova per le mani, con film che convincono che piacciono e che sono sempre di un ottimo livello.
Con Blade runner ha superato anche la prova di un sequel complesso e facilmente criticabile, rendendolo un film ben strutturato dall’inizio alla fine e che per certi versi e anche migliore del primo, anche se rimane troppo iconico per fare di meglio.
La sceneggiatura di Dune è scritta da lui insieme ad altri due autori, tra cui Eric Roth con l’Oscar alla miglior sceneggiatura non originale per Forrest Gump. Quindi ci sono delle ottime basi per cui sia ben scritta, anche se rimane la mia paura più grande per questo film.
Infatti ho paura che il punto debole di questa produzione possa essere proprio una sceneggiatura debole e poco convincente come spesso capita, la speranza è che essendo tratto da un libro ed essendo scritta da ottimi autori, anche questo aspetto non deluderà.
Alla fotografia c’è Greig Fraser, fotografo molto moderno, e penso che sia molto adatto a questo genere, e per quanto ho visto dal trailer, la scena del verme gigante è visivamente pazzesca, quindi sono già convinto che sarà un ottima fotografia all’interno del film.
Anche se c’è qualche altra scena che mi ha convinto un pochino meno, ma tenendo conto che è solo un trailer è comunque difficile dare giudizi su questo aspetto.
Per la colonna sonora sono molto curioso, perchè Hans Zimmer ha rinunciato a Tenet per lavorare con più attenzione alla colonna sonora di questo film, definendola “innovativa”, sono davvero un sacco curioso.
Già ha collaborato con Villenueve in Balde Runner 2049 quindi sono sicuro che dal lato colonna sonora non ci sarà alcun problema, sarà uno spettacolo, sicuro.
Il cast è davvero molto importante, ci sono davvero un sacco di attori conosciuti e devo ammettere che dal Trailer Timothèe Chalamet mi è piaciuto un sacco, sembra davvero bravo e calato nella parte, sono sicuro che questo film lo consacrerà.
Sono molto incuriosito anche dalla giovane Zendaya, diventata famosa con gli ultimi film di Spider man con Tom Holland. Da ciò che ho visto nel Trailer sembra davvero un personaggio interessante e sono sicuro che lei abbia molto talento e che finalmente possa esprimerlo al meglio, non voglio sapere nulla sulla trama, quindi non so cosa aspettarmi dalla trama del suo personaggio.
C’è Oscar Isaac, piccola osservazione stupida, nel trailer si vede solo in due frame, ma ha la barba, e non so perchè lo rende più bravo, sembra un attore più serio così, lui ha già dimostrato il suo talento in altri film, mi era piaciuto molto in “Sucker Punch”, spero che anche qui possa dare del suo meglio.
Penso ci sarà anche qualche tipo di combattimento, ovviamente non so di che tipo, voglio arrivare a vedere questo film senza saper nulla della trama, non voglio essere condizionato da quel fattore, dovrà riuscire a stupirmi.
Dal Trailer si vedono dei particolari combattimenti, con attori di carattere perfetti per determinate interpretazioni, tra cui Jason Momoa, Dave Bautista e Josh Brolin, tutti bravi attori, che solo con il loro aspetto e portanza fisica fanno già il personaggio, anche in questo caso sono molto curioso.
Davvero un cast stellare, difficile da gestire perchè delle volte l’attore diventa più importante della scena che interpreta, sono contento che il protagonista sia un attore emergente e che il regista abbia già lavorato con bravi attori.
Il trailer mi ha colpito molto, crea molta curiosità e ti viene subito voglia di vedere di più e di saperne di più.
Visivamente spettacolare, io l’ho visto in 4k su una tv oled è davvero ti fa già capire la qualità visiva che questo film avrà, con degli effetti visivi pazzeschi e un CGI di livello assoluto.
C’è una scena che ho già citato più volte, ma che davvero mi ha colpito moltissimo, che è quella del verme gigante che esce dalla sabbia, è davvero pazzesca e fa venire i brividi anche solo guardandola dal trailer.
Quindi per concludere direi che le aspettative sono molto alte, per tutti i motivi sopra elencati, non vedo l’ora di gustarmi questo film, sperando di non rimanere deluso dalla trama, perchè il resto sono sicuro sarà bellissimo.
Vi do due consigli, intanto andatevi a vedere il trailer, possibilmente in ottima qualità e quando andrete a vedere questo film al cinema, andate al cinema Arcadia di Melzo (MI) sala energia, solo li potrete respirare la vera essenza visiva e sonora di questo film!
Dune di Denis Villenueve potrebbe diventare un icona del film di genere.
La sceneggiatura nel mondo del cinema è ancora importante come un tempo?
Parto con una provocazione, con una domanda scomoda che sicuramente avrà delle eccezioni ma a cui non è facile rispondere così su due piedi.
Ricordate un monologo, una frase ad effetto, un bellissimo dialogo nei film che sono usciti al cinema negli ultimi cinque anni?
La risposta è quasi sicuramente no, ovviamente ci sono delle eccezioni ma penso che in generale la risposta ad entrambe le domande che ho posto sia sempre e solo NO.
Si lo so è una provocazione la mia, è un’accusa che sembra campata in aria e senza senso ma se andiamo più a fondo e ci proviamo a pensare ci accorgiamo che è sempre di più una realtà.
La sceneggiatura è il principio di un film, si parte da un soggetto e lo si rende scenografico/sceneggiato, non si uscirà mai da questo stile, perchè i film per nascere devo passare per forza da un idea che in qualche modo venga scritta o messa giù in qualche modo.
Il bello del cinema è proprio questo, la capacità di avere un sacco di tipi di arte differenti che si incrociano e collaborano dove tutte e fondamentale e irrinunciabile, tutti alla stessa importanza all’interno di un film e se manca una parte di arte il film non si può praticamente fare.
Sarebbe bello fosse sempre tutto in perfetto equilibrio e tutto a dei livelli altissimi, ma questo come ben sappiamo capita raramente perchè se no ogni film sarebbe sempre perfetto.
Capita naturalmente di vedere dei difetti nei film o di percepire una parte più debole di un altra, e penso che di solito queste parti più deboli seguono l’andamento del tempo, del mercato e della teconologia.
Soprattutto della tecnologia e dei mezzi che può portare nel mondo del cinema, facendo risaltare parti, che fino a qualche anno fa avevano meno possibilità di esprimere la propria creattività.
Negli ultimi anni, è inutile nascondersi, le sceneggiature stanno perdendo colpi, ed è davvero difficile trovare dei film che ci convincano al 100% per la loro trama e per il loro svolgimento.
Le idee autoriali originali si sono spostate nelle serie tv, lasciando il mondo del cinema tra reebot, e sequel penalizzando ovviamente la creazione di prodotti originali, anche i cinecomic inutile sottolinearlo hanno soffocato un po’ l’importanza di una buona sceneggiatura.
Siamo in un epoca in cui la GCI e gli effetti visivi in generale stanno conquistando letteralmente ogni film, anche i film più brutti e con la trama più banale ci conquistano con la loro magia visiva e con la fotografia davvero pazzesca.
Macchinari moderni, con videocamere super potenti con una qualità video e sonoro che un tempo non era possibile avere, è l’era dei fotografi e degli effetti visivi che rendono ormai praticamente qualsiasi prodotto davvero godibile.
Sinceramente faccio fatica a criticare la fotografia, gli effetti speciali e visivi degli ultimi film che ho visto, è quasi impossibile, perchè se sono film di Hollywood a livello visivo sono sempre spettacolari.
Tutto questo meccanismo indebolisce naturalmente altri settori del film, tra cui la sceneggiatura che si ritrova ad avere un ruolo meno centrale ed importante di quello che aveva un tempo.
Il pubblico vuole ritmo, azione, scene immediate, veloci ed impatto, tutte cose che la sceneggiatura può solo indicare a grandi linee senza dare nulla di più, una sceneggiatura ben ideata e fatta di dialoghi complessi, che hanno sempre un fine, trame e sotto trame e caratterizzazione del personaggio.
Non servono più quai lunghi monologhi che hanno fatto grandi gli attori di un tempo, le frasi ad effetto o i dialoghi più famosi, non servono più perchè annoiano, e sono stati sostituiti da effetti visivi e speciali pazzeschi.
Non ci sono più scritture vere, originali che superano il livello di ogni cosa che le sta attorno, non c’è più ordine e finalità come un tempo, ci sono molte più scene inutili e molto probabilmente fatte per gli effetti speciali più per dare qualcosa in più alla trama.
Sceneggiatori che hanno molti più vincoli di un tempo e devono stare molto attenti a cosa scrivono, imprigionati in catene che non dovrebbero avere visto che stanno scrivendo di fantasia.
Ultimamente ho notato che le sceneggiature non sono più libere come un tempo, come scrivere un libro il cui obiettivo è solo quello di raccontare una storia, adesso sembrano più un servizio, un testo da cui partire per fare scene visivamente spettacolari.
Ci aggrappiamo con forza quando vediamo una bella sceneggiatura perchè ci sembra qualcosa di impossibile ormai, siamo consapevoli fin da subito che in fondo il film ci piacerà perchè a livello visivo sarà bellissimo e avrà sicuramente una scena degna di nota.
Un po’ spiace non sentire più quei bellissimi monologhi alla Ingmar Bergman, o film come Chinatown che vengono insegnati nelle scuole di sceneggiatura, mancano un po’ quelle frasi ad effetto come quelle del Gladiatore (rese epiche da Luca Ward), tutto lascia spazio a scene epiche date più dalla spettacolarità delle immagini che da quelle delle parole o della trama.
Non so perchè ma si fa sempre più fatica a trovare trame davvero avvincenti o che comunque rendano un film totalmente unico e riconoscibile per la propria storia.
Il mondo del cinema avrà sempre bisogno della scrittura, ma forse non come prima, voglio farvi un esempio lampante di questa mia teoria, voglio parlarvi in breve di Mad Max Fury Road diretto da George Miller un film che amo e che ritengo un caposaldo del suo genere.
Ebbene, questo film è stato girato senza una vera è propria sceneggiatura ma seguendo una grossa e complessa Storyboard perfettamente ideata dai disegnatori, come se fosse un grosso fumetto.
Il risultato finale è davvero pazzesco, con effetti speciali spettacolari e scene d’azione da lasciare a bocca aperta. Ma anche qui non lo ricordiamo certo per la bellissima sceneggiatura che addirittura qui non c’è.
Questo è solo un esempio di quanto i film al giorno d’oggi possano essere bellissimi senza bisogno di una bellissima base scritta.
Vorrei sottolineare come il mondo offre tutt’ora dei bellissimi con libri e fumetti davvero stupendi con idee originali nuove e uniche, ma sembra quasi che il mondo del cinema si sia un po’ seduto sul divano bello comodo dei blockbuster e dei cinecomic, sembra che non ci sia più davvero voglia di scrivere qualcosa di davvero nuovo e unico come un tempo.
Fortunatamente ci sono le eccezioni, fortunatamente non è del tutto così, ma è innegabile come la scrittura sia passata un po’ in secondo piano nel mondo del cinema, uno strumento fortissimo ma molto complesso che se utilizzato bene può spianare la strada la lavoro di tutti soprattutto del regista.
Sono convinto che tutto sia comunque condizionato dalla richiesta del pubblico che non ha più voglia di impegnarsi, che ha bisogno di ritmi alti e di cose visive, non c’è bisogno di introspezione e di monologhi, non c’è bisogno di plot point o altro.
Il mercato vuole sceneggiature cucite sul pubblico medio, sulla leggerezza e la rapidità dello spirito dei giorni nostri, deve essere tutto così immediato e veloce che anche difficile starci dietro e fare le dovute ricerche e seguire le dovute regole.
Spopolano film con basse pretese, con dialoghi poveri e trame grezze e semplici, fanno successo, soldi e fanno andare avanti le case di produzione e i cinema, quindi in fondo è giusto così, è giusto che anche il cinema segue l’andamento del mondo per sopravvivere avremo le sale piene di “After” e “Twilight” e ci ricorderemo dei bei tempi con nostalgia, ma con il piacere di un “Joker” scritto alla perfezione, o di un Tarantino che ci porta contenuti originali.
Ci sarà sempre l’arte delle scrittura nel cinema, magari un po’ meno, ma quando una cosa è rara diventa anche più preziosa!