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AMSTERDAM: GRANDE CAST MA POCA SOSTANZA.

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Amsterdam è un film del 2022 scritto e diretto da David O. Russell che sta diventando uno dei quei personaggi da cinema che azzecca un colpo per poi sbagliarne molti. Ottimi prodotti sempre a livello stilistico, ma che si perdono spesso in trame complicate e che non trasmettono quasi nulla.

Amsterdam è uno dei quei film indubbiamente ben fatti, la fotografia di Lubezki è sempre magistrale e il cast corale è di altissimo livello e comprende diversi attori di successo come Christian Bale, Margot Robbie, John David Washington, Robert de Niro, Michael Shannon, Taylor Swift, Zoe Saldana, Rami Maleck, Anya Taylor-Joy, Mike Meyers, Chris Rock e tanti altri.

La storia parla di tre vecchi amici della grande guerra che vengono incastrati in un caso di omicidio e che allo stesso tempo devono indagare cosa c’è dietro ad esso, giochi di potere e complotti inerenti ai movimenti estremisti provenienti dall’Europa di quegli anni. Il tutto alleggerito da uno stile commedia che si percepisce per tutto il film, con a tratti uno stile che ricorda quasi quello di Adam Mckay ma con una fotografia che ne è la piena protagonista. Un film che nel suo complesso funziona per la qualità della recitazione, i suoi personaggi e le inquadrature, ma che si perde molto e fin troppo nella sua trama contorta e poco emozionante e priva di stimoli.

Russell si perde in una commedia che non colpisce nel suo umorismo e che con tutte le sue star, crea una certa confusione, il film è ben diretto, ma la storia non sembra una storia di cui valga la pena parlare e soprattutto in quel modo. Quindi un film che rimane sulla sufficienza e che dopo averlo visto svanisce in fretta dalla propria mente, forse è questo il suo più grande difetto, che non rimane impresso e risulta quasi noioso e che non cattura l’attenzione.

Non è sicuramente una pellicola da buttar via, anzi, ha diversi aspetti positivi, il problema è che rimane un film che non si sa se vale la pena consigliare a qualcuno, un film che rimane un po’ una via di mezzo e che non riesce ad esprimersi del tutto, rimanendo nel limbo di quei film senza capo né coda, piacevoli per la qualità degli attori e magari della fotografia, ma che si fermano lì e non vanno oltre.

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THOR LOVE AND THUNDER: FORSE IL PEGGIOR FILM MARVEL

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Thor love and Thunder è un film del 2022 diretto e scritto da Taika Waititi. Il film è la quarta pellicola con protagonista Thor e interpretato ovviamente da Chris Hemsworth ed è film che ci ricorda che è meglio fermarsi al tre e non andare più avanti. Questo film è anche il ventesimo del MCU.

Thor è a spasso per lo spazio con i guardiani della galassia, ma una nuova minaccia lo fa tornare sulla terra nella nuova Asgard per formare un esercito e combattere un nuovo nemico, Gorr interpretato da un ottimo Christian Bale.

Forse uno dei miglior Villian di tutti i venti film, interpretato da un super attore in uno dei film peggio riusciti della Marvel, con non solo un Thor irriconoscibile e fin troppo irreverente ma con una storia e tutto cast che sembrava non vedesse l’ora che finisse il film. Una pellicola confusionaria, fatta di piccoli sketch comici e con una trama molto altalenante. Molto superficiale e che punta forse troppo alla battuta di turno e poco alla sostanza. A parte Gorr, anche la cura dei dettagli e la CGI è davvero pessima, assolutamente lontana dal livello degli altri film.

Passatemi il termine ma appare tutto troppo “giocattoloso” e un Russel Crowe così nei panni del dio Zeus non si può vedere e sminuisce quello che poteva essere un personaggio alquanto interessante. Waititi l’ha messa troppo sulla commedia, dimenticandosi fin troppo di avere un confronto interessante tra un Dio è un distruttore di dei, sminuendo un po’ il tutto e per farla finita a Tarallucci e vino.

Una saga che sembra arrivata alla fine dei suoi tempi e che dopo un po’ sembra quasi stancare troppo, perdendo ogni parvenza di razionalità e perdendo anche il favore di un pubblico un po’ più adulto. Questo film di Thor rappresenta un po’ quello che la saga non si deve permettere di fare e perdersi troppo in prodotti davvero frettolosi, banali e fanciulleschi pur di fare film un determinato numero di film all’anno.

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AMERICAN PSYCHO: TRA FOLLIA E GENIALITA’

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American Psycho è uno dei quei film iconici, conosciuti più per i meme e le immagini presenti su internet che per la sua vera forma e trama, un film spesso citato, e nominato, ma che sfortunatamente, fino a ieri sera, non avevo mai visto.

Scorrendo nel catalogo Netflix mi ritrovo davanti a questo film del 2000, diretto da Mary Harron e tratto dall’omonimo romanzo di Bret Easton Ellis. Con un incredibile come sempre, Christian Bale.

Un film molto enigmatico, a tratti folle e complicato, dai mille significati che ogni spettatore può provare ad estrapolare, American Psycho è un viaggio nella follia mentale di un uomo, vittima di sé stesso e del mondo in cui vive. Patrick Bateman appare come un uomo perfetto, ricco, intelligente e bello che si prende cura di sé stesso e che non sbaglia una mossa, un uomo perfetto, ma collocato in un mondo tutto uguale, in cui le persone si vedono tutti i giorni ma sbagliano il nome e in cui un bigliettino da visita può fare la differenza. La descrizione di una follia omicida, perpetrata da Bateman per quasi tutto il film, con Christian Bale che grazie alla sua interpretazione riesce a trasmettere tutta questa strampalata storia.

American Psycho è una estremizzazione del mondo americano dei Broker, un piccolo precursore di “The Wolf of Wall street“, ma con molta molta più follia e meno realtà. Un viaggio nella follia di un uomo che non sa più nemmeno cosa sia reale e che confonde anche lo spettatore che rimane un po’ spiazzato dal finale e che si fa mille domande. Ci ritroviamo a chiederci se tutto quello che abbiamo visto sia vero o frutta della sua fantasia, spezzando in due l’opinione su questo film.

La follia ha sempre il suo fascino, il film è scritto davvero bene e anche la regia è di buon livello, i mille dubbi e domande lasciate dal finale, non fanno che dare ancora più valore a questo film. Un film che potrebbe diventare tra poco una serie tv. Chi non l’ha visto come me fino a ieri, deve assolutamente vederlo, e capire da che parte stare.

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THE PALE BLU EYE – I DELITTI DI WEST POINT: UN CLASSICO GIALLO DA NON PERDERE

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The Pale Blue Eye – I delitti di west point è un film del 2022 scritto e diretto da Scott Cooper, distribuito da Netflix, questo film è una piccola perla che ricalca lo stile dei classici gialli dei primi del 900′. Liberamente tratto dall’omino romanzo di Louis Bayard.

La trama si sviluppa nel periodo storico della prima metà dell’ottocento, dove lo stato americano era agli albori e i casi di omicidio venivano spesso trattati con molta superficialità. Il protagonista è un detective famoso nella sua zona, Augustus Landor interpretato da Christian Bale. Deve indagare su un misterioso caso di suicidio, in cui poi la vittima è stata violata e a cui hanno asportato il cuore. Questo strano caso accade in una accademia militare che non può permettersi che succedano delle cose del genere ai propri cadetti. Faremo anche la conoscenza di un giovane famoso scrittore Edgar Allan Poe (Harry Melling), membro dell’accademia e aiutante improvvisato del detective.

Questo film mantiene dei bellissimi toni classici del genere e l’indagine è molto intrigante, la fantasia e il realismo dato grazie alla presenza di un personaggio storico, danno un tocco in più e rendono la trama davvero molto realistica. Non si capiscono bene i tempi e gli spazi, le distanze tra l’accademia e l’abitazione del detective ad esempio e ci ritroviamo man mano in una situazione inaspettata. Nonostante la lunga durata del film, appena più di due ore, sembra che l’evoluzione in sé sia quasi fin troppo veloce perché è difficile capire quanto tempo trascorre nella storia.

I personaggi sono ben caratterizzati e un a fotografia fredda rendono bene l’idea della location innevata e fredda come il destino delle vittime. C’è un forte e bellissimo contrasto tra la crescita e l’inizio della vita di Poe e invece la fine e il lento declino della vita del detective. A tratti un po’ Sherlock Holmes e un po’ Poirot, questo film ha la capacità di riportarti indietro nel tempo e nonostante le poche comparse e le poche location funziona alla perfezione.

Una piccola perla per gli amanti del genere, con un plot twist finale davvero bene congeniato di alto livello, davvero difficile da prevedere, come sempre in questo genere, il caso sembra che non sia mai risolto del tutto, fino all’ultimo secondo del film. Nel complesso davvero un ottimo film, che nasconde bene i suoi difetti e riesce ad esaltare i suoi pregi, merita di essere visto e apprezzato, anche se forse e per fortuna, un po’ in contrasto con i ritmi e i tempi moderni.

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HENRY CAVILL NON SARA’ PIU’ SUPERMAN, MA CHI LO SOSTITUIRA’?

QUATTRO CHIACCHIERE: James Gunn nuovo Co-Ceo dei Dc Studios ha annunciato un nuovo film su superman, ma Henry Cavill non ci sarà.

I Dc Studios sono sempre stati un gran disordine e confusione da quando sono nati, un continuo cambio di guide e direzioni che non fanno altro che far uscire fuori prodotti non all’altezza. L’idea di mettere James Gun a capo di tutto, non è male, ma questo comporta l’ennesima rivoluzione all’interno degli studios, che non porta mai nulla di buono.

In questo momento la Dc è in totale confusione, con prodotti eccellenti come il Joker di Todd Philips o il Batman di Matt Reeves che rimangono dei film indipendenti dall’universo cinematografico da cui sono tratti. James Gunn ha una visione lontana a livello stilistico da quei due film e il suo Suicide Squad, cioè i nemici di Batman, non c’entra assolutamente nulla con l’ultimo Batman interpretato da Robert Pattison, due film dello stesso universo narrativo che non c’entrano nulla tra loro. Una confusione che non si sa bene a cosa porterà, con i vecchi progetti che vengono cancellati o sospesi, come Black Adam il cui finale non ha molto senso, visto che Cavill non sarà più superman o Wonder Woman, che per fortuna è stato bloccato e poi si vedrà anche il destino degli altri supereroi. La verità è che forse sarebbe meglio mandare avanti due universi, uno più serio, impostato, con progetti singoli mandati avanti da registi importanti e un altro completamente gestito da James Gunn, cosa che penso saranno obbligati a fare.

Come Batman, penso proprio che superman sia più legato alla storia di cui si parla, in base ad essa il personaggio di adatta e un attore ci sembra buono in quel ruolo. Ripensando alle diverse interpretazioni viste in tv e cinema, difficilmente l’attore che ha interpretato superman non ha convinto.

Nel Superman di Zack Snyder era perfetto un serioso e già adulto e formato Henry Cavill, hai tempo poco conosciuto, per la serie tv distribuita in questo momento in tv l’attore Tyler Hoeclin ben si adatta e che dire del perfetto Tom Welling in Smallville, serie per teenagers che forse ci ha offerto il miglior Lex Luthor e la miglior Lana Lang di sempre.

Henry Cavill è in caduta libera, si dice per dipendenza videoludica, recentemente dopo aver perso il ruolo di Gerart in The Witcher, ha perso anche questo ruolo così iconico, un po’ per scelta di trama troppo lontana da lui e un po’ magari per gli stessi motivi di cui si parla in Netflix. Peccato perché lui era davvero un ottimo superman. Per capire chi potrebbe essere il nuovo superman e perché bisogna analizzare lo stile e le idee di James Gunn.

L’idea di creare un superman di colore è allentante, ma penso troppo estraniante per i fan di questo personaggio, il candidato numero uno sarebbe stato Michael B. Jordan che sarebbe stato sicuramente un bel colpo, che ben si adatta allo stile di James Gunn. Devo ammettere che mi aspetto qualcosa di completamente diverso dal solito, un superman meno timido, più chiacchierone e spiritoso, qualcosa che non sia cupo, ma allo stesso tempo che sia violento. Le prime indiscrezioni parlano di una trama basata molto sulla vita da giornalista di Clark Kent, già trasferitosi a Metropolis ma ancora molto giovane e acerbo, come il Batman di Matt Reeves. Quindi in pratica la Dc studios, passa da quelli quasi in pensione a quelli appena assunti nel mondo dei supereroi. Pensare ad un Superman appena uscito dal college fa un certo effetto, un effetto Smallville, anche se dicono che il film riprenderà un po’ lo stile dei primi film di superman, anche se io dubito molto di questa cosa.

Da ricordare anche che James Gunn è stato produttore esecutivo anche di Brightburn, horror in cui veniva mostrato un Kal’el bambino e cattivo, violento, quasi demoniaco. Questo mi può far pensare, che essendo giovane e inesperto, qualche errore di violenza e vendetta, il suo superman lo farà. Un superman troppo in preso dai suoi poteri, un ragazzino ancora ingenuo che sta capendo solo in quel momento le suo responsabilità, qualcosa che strizzi pure l’occhio al film Chronicles, in cui dei ragazzini ottenevano dei superpoteri che li rendevano dei cattivi più che dei buoni.

Passato lo spauracchio Nicolas Cage nei panni di Superman, come detto prima, gli interpreti sono sempre stati di livello, a parte forse Brandon Routh che non è stato un pessimo superman, era in un pessimo film. Penso ad un superman più estroverso, mano cupo, appena uscito dal college e che muove i primi passi nel mondo del giornalismo, serve sempre un attore alto e con un fisico ben allenato e di impatto. Un Clark Kent un po’ diverso dal solito insomma e ben collocato nello stile di Gunn.

I tre nomi che circolano in questo momento sono quelli di Adam DiMarco, Austin Butler e Jacob Elordi.

Tutti e tre sono attori che mi convincono, proprio per quanto detto prima, la giovane età soprattutto nel loro aspetto, lo stile e la possibilità di fare un ragazzino più loquace e estroverso del solito Clark Kent. Per quanto riguarda Butler penso sia quello che potrebbe avvicinarsi di più a quello che potrebbe essere il superman di James Gun, gli serve sicuramente qualche chilo e muscolo in più ma vedo in lui un possibile giovane superman che lotta tra bene e il male.

Adam DiMarco gli manca forse, così a primo impatto la serietà di Clark Kent, però anche lui sarebbe sicuramente qualcosa di nuovo, qualcuno con cui è più facile stupire ma anche più facile sbagliare. Mentre Elordi sembra un po’ più classico, ricorda anche il superman più famoso quello interpretato dal mitico Christopher Reeve. Sembra quasi lui da giovane e magari si decide per optare per una scelta più classica. In base a quanto detto mi immagino un Clark Kent appena trentenne che si appresta ad iniziare il suo lavoro al Dayli Planet, che fa conoscenza con Lois Laine e che incontra Lex Luthor per un’indagine giornalistica.

Perché il Villain è tanto importante quanto il Protagonista e purtroppo negli ultimi film, nonostante uno sia stato interpretato addirittura da Kevin Spacey, Lex Luthor non ha convinto, e deve essere una parte fondamentale del film, una tentazione a cui Clark deve resistere, un superman tentato dalle offerte di potere e soldi del suo futuro rivale.

Su Internet è pieno di provocazioni e idee stupende su Lex Luthor e i suoi possibili futuri interpreti, come ad Esempio Bryan Craston, vorrei uno spin-off solo per quello, oppure Robert Downey Junior. Mi piace pensare che Lex abbia più o meno l’età di Clark, un figlio di papà viziato, non ancora a pieno nell’azienda che è sopravvissuto per miracolo all’arrivo della navicella di Kal’el. Un ragazzo che sta entrando adesso nel mondo degli affari, cinico, imprevedibile e terribilmente ambizioso.

Io propongo Alex Pettyfer, con uno sguardo da cattivo e da bravo ragazzo allo stesso tempo, un attore duttile che può dare nuova vita a questo Villain, appena sopra i trent’anni, ben si adatta alla visione che potrebbe avere Gunn di questo personaggio.

Un altro nome che mi intriga è quello del figlio di Daniel Day Lewis, Gabriel-Kane, forse però troppo giovane per il ruolo, ma se avesse anche solo un terzo del talento del padre, sarebbe perfetto. Poi ci sarebbe Tom Ellis, più adulto e forse più famoso per il suo ruolo in Lucifer, ma con caratteristiche interessanti per il ruolo. Travis Fimmel famoso protagonista di Vikings, con i suoi occhi di Ghiaccio sarebbe un buon Lex Luthor. Oppure Provocazioni come Cillian Murphy e Tom Hardy e perché no, Christian Bale. In un film del genere penso sia più importante il ruolo del nemico che quello del protagonista, bisogna solo decidere che direzione prendere, se anch’esso giovane e inesperto o più formato adulto e già leader della sua azienda. Anche il protagonista della serie Damnation, Killian Scott, non sarebbe affatto male, ad esempio.

Fatto il “Fantacasting” dei due possibili interpreti principali si dà una pensata veloce agli altri personaggi, con la famiglia Kent che penso avrà un’importanza marginale, non troppo invasiva, essendo che Clark vive ormai a Metropolis.

Come Lois Lane mi piacerebbe che ci fosse Ana de Armas, un’attrice che ammiro molto anche e soprattutto per la sua bellezza e penso che ci starà bene in quel ruolo. D’altra parte questo ruolo è sempre stato interpretato da bellissime ragazze, con un carattere molto forte e deciso. Una giornalista che deve tenere testa a Superman, deve avere un carattere forte e voglia di scoprire la verità. Aiutare Superman nel momento del bisogno e aiutare Clark nel suo lavoro come giornalista alle prime armi.

Mentre per la famiglia Kent devo ammettere che mi erano piaciuti molto quelli presenti negli ultimi film, con Kevin Costner nel ruolo del padre di famiglia Jonathan Kent, anche nella serie Smallville erano perfettamente azzeccati. Quindi non penso sia così importante ma andando con la fantasia mi piacerebbe vedere qualcuno di abbastanza anziano, per far capire come quella famiglia avesse ormai rinunciato ad avere un figlio, con ancor più difficoltà ad essere genitori e con la fattoria che fa ormai fatica ad andare avanti e che lotta con la azienda dei Luthor che percepiscono che c’è qualcosa di strano in quella fattoria (la navicella di Kal’el).

Un altro personaggio che potrebbe sicuramente tornare utile alla trama è quello di Lana Lang altro “LL” dei fumetti del supereroe, un personaggio legato molto alla sua adolescenza e suo primo amore, potrebbe essere anche il punto di contatto con la sua vita precedente e il suo inizio come giornalista al Dayli Planet. Magari come in Smallville, Lana, potrebbe avere un forte legame anche con Lex, mettendo poi in difficoltà Clark in diverse scelte. Un personaggio tutto da sfruttare che è il simbolo del Clark che sta crescendo ma che è inevitabilmente legato al suo passato, soprattutto ad un’amica che gli ah dato tanto.

Per il ruolo di Lana Lang ho pensato a Madelyn Cline, attrice emergente vista in Outer Banks e di cui sicuramente sentiremo parlare in futuro e non solo per la sua bellezza. Giovane, bella, spigliata, un po’ fuori dai soliti canoni della Lana vista nelle serie ma più simile a quella dei fumetti e della serie animata.

Nel complesso nel film sarebbe bello un duello non troppo importante che non devasti tutta la città, un forte contrasto con le sue debolezze, la sua criptonite, sia fisica che sentimentale. Un duello tra lui è Lex Luthor in cui deve contenere i suoi poteri per non fare più danni del previsto, un superman più umano, invincibile sì, ma allo stesso tempo ancora fragile e facile da condizionare. Chiedere a Superman di usare i suoi immensi poteri per salvare il mondo e come chiedere a Jeff Bezos di fermare la fame del mondo con i suoi soldi. Non lo farà mai e anche se ci provasse e impossibile. Voglio vedere un Clark Kent indeciso su cosa sia davvero il bene e il male, cosa sia meglio per lui. Impreparato alle scelte più difficile, incapace di fare sacrifici per dei beni superiori, un superman che farà la scelta decisiva proprio a fine film e lo consacrerà supereroe.

Sinceramente non mi stupirei se a tratti questo film di James Gunn ricordasse un po’ la serie The Boys, come tipo di ironia e splatter, ma anche come filosofia di contrasto di eroe e antieroe. Il punto cruciale è, tutto quel potere è più probabile che porta ad essere cattivi o buoni? E suo Cripton, qual è il concetto di buono o cattivo? Nonostante la confusione che ormai alleggia sui Dc Studios, ho grande curiosità per questo possibile film. Non ci resta che aspettare.

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VICE – L’UOMO NELL’OMBRA: IL LATO OSCURO DEL POTERE POLITICO

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Vice è un film del 2018, scritto e diretto da Adam Mckay, la pellicola segue la storia di Dick Cheney (Christian Bale), nella sua ascesa politica americana, fino al ruolo di vicepresidente nell’amministrazione con George W. Bush (Sam Rockwell).

Come tutti il film di Mckay anche questo è una sorta di denuncia al sistema americano, in questo caso alla politica nascosta, quella che realmente muovi i fili. Cheney era un politico silenzioso, poco appariscente che lavorava sempre dietro alle quinte ma che controllava tutto e aveva davvero molto potere. Il film ci mostra molto bene il suo carattere, e la sua ascesa sempre più crescente, un uomo cinico e freddo, bramoso di potere.

Un film tratto da una storia vera che ogni tanto strizza l’occhio alla commedia, con una narrazione particolare e molto simpatica, con personaggi che rompono la quarta parete per narrare al meglio la storia del protagonista. Come in altri film, Mckay scherza con il fuoco e accusa neanche troppo velatamente le scelte politiche sbagliate e il sistema americano che in pratica fa sempre ciò che vuole.

La regia e la sceneggiatura sono perfette, e Christian Bale è sempre perfetto in ogni suo ruolo, un attore di livello assoluto che studia ed esegue questo personaggio in modo davvero accurato. Una storia che ogni tanto però non riesce a stupire e diventa troppo normale, ma che nel complesso fa molto riflettere, un film politico che ci mostra il lato oscuro dell’America.

Mckay alleggerisce con l’ironia, ma nel complesso fa una forte critica a Cheney e a tutta la sua cerchia, mostrando al mondo chi tira i fili in alcune situazioni, mostrando la sua voglia di potere, di guerra la voglia di far prevaricare la propria nazione su tutto e tutti.

Un film davvero ben eseguito e di ottimo livello, un film dai mille spunti interessati, con un finto finale che è davvero una genialata che vale la pena di essere visto. Un film che consiglio assolutamente, piacevole, di ottimo livello con uno stile ormai iconico del suo regista.

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LA GRANDE SCOMESSA: UN FILM CHE FA RIFLETTERE

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La grande scommessa è un film del 2015 diretto da Adam McKay e tratto dal libro di Michael Lewis, “il grande scoperto”. C’è un grande cast che comprende tra gli altri attori del calibro di Christian Bale, Brad Pitt, Ryan Gosling e Steve Carell. Un film che rappresenta un periodo storico fondamentale della nostra epoca ma di cui se ne parla sempre troppo poco, infatti questo film parla della crisi finanziaria del 2007/2008 quando crollo in mercato immobiliare americano.

Il film si basa su fatti realmente caduti e segue le vicende delle persone che in quel periodo ci avevano visto lungo e avevano previsto tutto, scommettendo contro il mercato immobiliare americano. Il film in modo un po’ bizzarri e a volte divertenti cerca in poche ore di farci capire cosa sia successo e come funzionava il sistema. Per certi versi rende il film molto complicato perchè nonostante la spiegazione semplice, i discorsi e gli argomenti sono estremamente complessi. Questo non è un difetto del film, anzi è un pregio perchè lo rende interessante e pure utile. Bello quando il cinema riesce e può insegnarci qualcosa e questo film, in circa due ore, cerca di farci capire tutto il caos e le frodi che si erano formate negli anni sul mercato immobiliare, sui muti e sulle obbligazioni che ne riguardano.

Nonostante l’argomento, il film ha un ritmo elevato e molto dinamico e strutturato in modo molto particolare, spesso gli attori rompono la quarta parete, parlano con il pubblico perchè vogliono farsi capire meglio. Un film che a tratti ricorda “The Wolf of wall street” un po’ per la location e un po’ per gli argomenti trattati a livello di finanza. I protagonisti rompono la quarta parete e ti prendono come uno stupido, sanno che tu non sai nulla e cercano di farti capire cosa stava succendendo.

McKay è un maestro in questo, tutto perfettamente coordinato, per nulla noioso e anzi, molto affascinante, il film ti tiene incollato allo schermo e ti stupisce con rivelazioni abbastanza scioccanti, a volte è difficile crederci ma ci mostra per bene perchè è crollato tutto il sistema coinvolgendo il resto del mondo. Questo film ha dei vincitori, e anche qui non smette di insegnarci qualcosa, perchè anche in una crisi finanziaria del genere c’è qualcuno che si è fatto i soldi e sarà sempre così.

Da non sottovalutare la recitazione in questo film, i quattro attori più famosi sono stati strepitosi, Christian Bale è sempre pazzesco e in questo ruolo ha espresso il suo talento per l’ennesima volta, uno degli attori con più talento in assoluto. Ryan Gosling non esce molto dai suoi soliti canoni, ma il suo personaggio è perfetto e anche molto divertente, con un carattere eccentrico e con un solo obiettivo, fare soldi. Brad Pitt fa una piccola parte, ma la fa tremendamente bene è un po’ il contraltare di Wall strett, ex banchiere che non vuole più saperne di quel mondo li. Anche Steve Carell eccezionale, un ruolo che coincide un po’ con tutti e sembra esserne la fusione.

La grande scommessa è uno di quei film che va oltre al cinema, è un film che prova ad insegnarci qualcosa e a spiegarci argomenti solitamente complessi, lo fa con un film molto bello, ben girato e ben recitato, un film che vale la pena di essere visto.