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HENRY CAVILL NON SARA’ PIU’ SUPERMAN, MA CHI LO SOSTITUIRA’?

QUATTRO CHIACCHIERE: James Gunn nuovo Co-Ceo dei Dc Studios ha annunciato un nuovo film su superman, ma Henry Cavill non ci sarà.

I Dc Studios sono sempre stati un gran disordine e confusione da quando sono nati, un continuo cambio di guide e direzioni che non fanno altro che far uscire fuori prodotti non all’altezza. L’idea di mettere James Gun a capo di tutto, non è male, ma questo comporta l’ennesima rivoluzione all’interno degli studios, che non porta mai nulla di buono.

In questo momento la Dc è in totale confusione, con prodotti eccellenti come il Joker di Todd Philips o il Batman di Matt Reeves che rimangono dei film indipendenti dall’universo cinematografico da cui sono tratti. James Gunn ha una visione lontana a livello stilistico da quei due film e il suo Suicide Squad, cioè i nemici di Batman, non c’entra assolutamente nulla con l’ultimo Batman interpretato da Robert Pattison, due film dello stesso universo narrativo che non c’entrano nulla tra loro. Una confusione che non si sa bene a cosa porterà, con i vecchi progetti che vengono cancellati o sospesi, come Black Adam il cui finale non ha molto senso, visto che Cavill non sarà più superman o Wonder Woman, che per fortuna è stato bloccato e poi si vedrà anche il destino degli altri supereroi. La verità è che forse sarebbe meglio mandare avanti due universi, uno più serio, impostato, con progetti singoli mandati avanti da registi importanti e un altro completamente gestito da James Gunn, cosa che penso saranno obbligati a fare.

Come Batman, penso proprio che superman sia più legato alla storia di cui si parla, in base ad essa il personaggio di adatta e un attore ci sembra buono in quel ruolo. Ripensando alle diverse interpretazioni viste in tv e cinema, difficilmente l’attore che ha interpretato superman non ha convinto.

Nel Superman di Zack Snyder era perfetto un serioso e già adulto e formato Henry Cavill, hai tempo poco conosciuto, per la serie tv distribuita in questo momento in tv l’attore Tyler Hoeclin ben si adatta e che dire del perfetto Tom Welling in Smallville, serie per teenagers che forse ci ha offerto il miglior Lex Luthor e la miglior Lana Lang di sempre.

Henry Cavill è in caduta libera, si dice per dipendenza videoludica, recentemente dopo aver perso il ruolo di Gerart in The Witcher, ha perso anche questo ruolo così iconico, un po’ per scelta di trama troppo lontana da lui e un po’ magari per gli stessi motivi di cui si parla in Netflix. Peccato perché lui era davvero un ottimo superman. Per capire chi potrebbe essere il nuovo superman e perché bisogna analizzare lo stile e le idee di James Gunn.

L’idea di creare un superman di colore è allentante, ma penso troppo estraniante per i fan di questo personaggio, il candidato numero uno sarebbe stato Michael B. Jordan che sarebbe stato sicuramente un bel colpo, che ben si adatta allo stile di James Gunn. Devo ammettere che mi aspetto qualcosa di completamente diverso dal solito, un superman meno timido, più chiacchierone e spiritoso, qualcosa che non sia cupo, ma allo stesso tempo che sia violento. Le prime indiscrezioni parlano di una trama basata molto sulla vita da giornalista di Clark Kent, già trasferitosi a Metropolis ma ancora molto giovane e acerbo, come il Batman di Matt Reeves. Quindi in pratica la Dc studios, passa da quelli quasi in pensione a quelli appena assunti nel mondo dei supereroi. Pensare ad un Superman appena uscito dal college fa un certo effetto, un effetto Smallville, anche se dicono che il film riprenderà un po’ lo stile dei primi film di superman, anche se io dubito molto di questa cosa.

Da ricordare anche che James Gunn è stato produttore esecutivo anche di Brightburn, horror in cui veniva mostrato un Kal’el bambino e cattivo, violento, quasi demoniaco. Questo mi può far pensare, che essendo giovane e inesperto, qualche errore di violenza e vendetta, il suo superman lo farà. Un superman troppo in preso dai suoi poteri, un ragazzino ancora ingenuo che sta capendo solo in quel momento le suo responsabilità, qualcosa che strizzi pure l’occhio al film Chronicles, in cui dei ragazzini ottenevano dei superpoteri che li rendevano dei cattivi più che dei buoni.

Passato lo spauracchio Nicolas Cage nei panni di Superman, come detto prima, gli interpreti sono sempre stati di livello, a parte forse Brandon Routh che non è stato un pessimo superman, era in un pessimo film. Penso ad un superman più estroverso, mano cupo, appena uscito dal college e che muove i primi passi nel mondo del giornalismo, serve sempre un attore alto e con un fisico ben allenato e di impatto. Un Clark Kent un po’ diverso dal solito insomma e ben collocato nello stile di Gunn.

I tre nomi che circolano in questo momento sono quelli di Adam DiMarco, Austin Butler e Jacob Elordi.

Tutti e tre sono attori che mi convincono, proprio per quanto detto prima, la giovane età soprattutto nel loro aspetto, lo stile e la possibilità di fare un ragazzino più loquace e estroverso del solito Clark Kent. Per quanto riguarda Butler penso sia quello che potrebbe avvicinarsi di più a quello che potrebbe essere il superman di James Gun, gli serve sicuramente qualche chilo e muscolo in più ma vedo in lui un possibile giovane superman che lotta tra bene e il male.

Adam DiMarco gli manca forse, così a primo impatto la serietà di Clark Kent, però anche lui sarebbe sicuramente qualcosa di nuovo, qualcuno con cui è più facile stupire ma anche più facile sbagliare. Mentre Elordi sembra un po’ più classico, ricorda anche il superman più famoso quello interpretato dal mitico Christopher Reeve. Sembra quasi lui da giovane e magari si decide per optare per una scelta più classica. In base a quanto detto mi immagino un Clark Kent appena trentenne che si appresta ad iniziare il suo lavoro al Dayli Planet, che fa conoscenza con Lois Laine e che incontra Lex Luthor per un’indagine giornalistica.

Perché il Villain è tanto importante quanto il Protagonista e purtroppo negli ultimi film, nonostante uno sia stato interpretato addirittura da Kevin Spacey, Lex Luthor non ha convinto, e deve essere una parte fondamentale del film, una tentazione a cui Clark deve resistere, un superman tentato dalle offerte di potere e soldi del suo futuro rivale.

Su Internet è pieno di provocazioni e idee stupende su Lex Luthor e i suoi possibili futuri interpreti, come ad Esempio Bryan Craston, vorrei uno spin-off solo per quello, oppure Robert Downey Junior. Mi piace pensare che Lex abbia più o meno l’età di Clark, un figlio di papà viziato, non ancora a pieno nell’azienda che è sopravvissuto per miracolo all’arrivo della navicella di Kal’el. Un ragazzo che sta entrando adesso nel mondo degli affari, cinico, imprevedibile e terribilmente ambizioso.

Io propongo Alex Pettyfer, con uno sguardo da cattivo e da bravo ragazzo allo stesso tempo, un attore duttile che può dare nuova vita a questo Villain, appena sopra i trent’anni, ben si adatta alla visione che potrebbe avere Gunn di questo personaggio.

Un altro nome che mi intriga è quello del figlio di Daniel Day Lewis, Gabriel-Kane, forse però troppo giovane per il ruolo, ma se avesse anche solo un terzo del talento del padre, sarebbe perfetto. Poi ci sarebbe Tom Ellis, più adulto e forse più famoso per il suo ruolo in Lucifer, ma con caratteristiche interessanti per il ruolo. Travis Fimmel famoso protagonista di Vikings, con i suoi occhi di Ghiaccio sarebbe un buon Lex Luthor. Oppure Provocazioni come Cillian Murphy e Tom Hardy e perché no, Christian Bale. In un film del genere penso sia più importante il ruolo del nemico che quello del protagonista, bisogna solo decidere che direzione prendere, se anch’esso giovane e inesperto o più formato adulto e già leader della sua azienda. Anche il protagonista della serie Damnation, Killian Scott, non sarebbe affatto male, ad esempio.

Fatto il “Fantacasting” dei due possibili interpreti principali si dà una pensata veloce agli altri personaggi, con la famiglia Kent che penso avrà un’importanza marginale, non troppo invasiva, essendo che Clark vive ormai a Metropolis.

Come Lois Lane mi piacerebbe che ci fosse Ana de Armas, un’attrice che ammiro molto anche e soprattutto per la sua bellezza e penso che ci starà bene in quel ruolo. D’altra parte questo ruolo è sempre stato interpretato da bellissime ragazze, con un carattere molto forte e deciso. Una giornalista che deve tenere testa a Superman, deve avere un carattere forte e voglia di scoprire la verità. Aiutare Superman nel momento del bisogno e aiutare Clark nel suo lavoro come giornalista alle prime armi.

Mentre per la famiglia Kent devo ammettere che mi erano piaciuti molto quelli presenti negli ultimi film, con Kevin Costner nel ruolo del padre di famiglia Jonathan Kent, anche nella serie Smallville erano perfettamente azzeccati. Quindi non penso sia così importante ma andando con la fantasia mi piacerebbe vedere qualcuno di abbastanza anziano, per far capire come quella famiglia avesse ormai rinunciato ad avere un figlio, con ancor più difficoltà ad essere genitori e con la fattoria che fa ormai fatica ad andare avanti e che lotta con la azienda dei Luthor che percepiscono che c’è qualcosa di strano in quella fattoria (la navicella di Kal’el).

Un altro personaggio che potrebbe sicuramente tornare utile alla trama è quello di Lana Lang altro “LL” dei fumetti del supereroe, un personaggio legato molto alla sua adolescenza e suo primo amore, potrebbe essere anche il punto di contatto con la sua vita precedente e il suo inizio come giornalista al Dayli Planet. Magari come in Smallville, Lana, potrebbe avere un forte legame anche con Lex, mettendo poi in difficoltà Clark in diverse scelte. Un personaggio tutto da sfruttare che è il simbolo del Clark che sta crescendo ma che è inevitabilmente legato al suo passato, soprattutto ad un’amica che gli ah dato tanto.

Per il ruolo di Lana Lang ho pensato a Madelyn Cline, attrice emergente vista in Outer Banks e di cui sicuramente sentiremo parlare in futuro e non solo per la sua bellezza. Giovane, bella, spigliata, un po’ fuori dai soliti canoni della Lana vista nelle serie ma più simile a quella dei fumetti e della serie animata.

Nel complesso nel film sarebbe bello un duello non troppo importante che non devasti tutta la città, un forte contrasto con le sue debolezze, la sua criptonite, sia fisica che sentimentale. Un duello tra lui è Lex Luthor in cui deve contenere i suoi poteri per non fare più danni del previsto, un superman più umano, invincibile sì, ma allo stesso tempo ancora fragile e facile da condizionare. Chiedere a Superman di usare i suoi immensi poteri per salvare il mondo e come chiedere a Jeff Bezos di fermare la fame del mondo con i suoi soldi. Non lo farà mai e anche se ci provasse e impossibile. Voglio vedere un Clark Kent indeciso su cosa sia davvero il bene e il male, cosa sia meglio per lui. Impreparato alle scelte più difficile, incapace di fare sacrifici per dei beni superiori, un superman che farà la scelta decisiva proprio a fine film e lo consacrerà supereroe.

Sinceramente non mi stupirei se a tratti questo film di James Gunn ricordasse un po’ la serie The Boys, come tipo di ironia e splatter, ma anche come filosofia di contrasto di eroe e antieroe. Il punto cruciale è, tutto quel potere è più probabile che porta ad essere cattivi o buoni? E suo Cripton, qual è il concetto di buono o cattivo? Nonostante la confusione che ormai alleggia sui Dc Studios, ho grande curiosità per questo possibile film. Non ci resta che aspettare.

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PEAKY BLINDERS: STAGIONE 6, RECENSIONE

Recensione nel tempo di un caffè

Peaky Blinders giunge alla sua ultima stagione, la serie gangster per eccellenza creata da Steven Knight ci mostra le ultime gesta della famiglia Shelby, con un sempre super Cillian Murphy nei panni di Thomas Shelby. Una fotografia d’autore, punto forte della serie e un montaggio sonoro sempre di altissimo livello.

La sesta e ultima stagione della serie, non si smentisce, anzi conferma la sua qualità in tutto, dalla trama, alla recitazione con una regia curata e sempre molto incisiva, dialoghi davvero ben scritti, significativi ma molto evocativi. Peaky Blinders ha la capacità di avvicinare le persone al cinema d’autore, con le sue lunghe pause di pura e bellissima fotografia, i suoi dialoghi densi, complicati e dalle mille sfumature. Una serie con un perfetto mix di calma, quasi noia e ritmo alto, tosto con musica pompata a palla a farci ritornare presi al massimo dall’azione.

Purtroppo la serie ha perso Helen McCrory scomparsa nell’Aprile del 2021, la sua Polly era fondamentale, il cardine della famiglia Shelby a cui tutti si affidavano. La sua morte sconvolge la trama, ma ci porta a nuovi aspetti e caratteristiche dei personaggi. Un impero criminale che si espande sempre di più anche oltre oceano tra criminalità e politica, in un periodo storico chiave per il destino dell’umanità.

I confronti verbali sono intensi, molto incisivi e vanno ascoltati con attenzione, per la loro completezza e profondità, la tensione non passa mai, non si sa mai cosa potrebbe accadere. I sorrisi falsi, sono costantemente presenti nella stagione, più che nelle altre, tutti vogliono fare i propri interessi e tutti vogliono fregare tutti. Eppure il personaggio di Thomas Shelby trasmette sempre la giusta calma e sicurezza, forse sempre più consapevole e legato a suo modo, alla propria famiglia. Si vede la sua fragilità, ma anche tutti i suoi punti di forza, completando uno dei personaggi meglio scritti e caratterizzati delle serie tv.

Fa centro un’altra volta, con una serie davvero ben curata, strutturata in ogni suo particolare, non c’è bisogno di affetto verso questo prodotto per dire che Peaky Blinders è un piccolo capolavoro. Nonostante le 6 stagioni si è sempre adattato, evoluto e ha portato avanti una trama sempre molto realistica e convincente, mostrandoci diversi aspetti della criminalità di inizio novecento, fino ad arrivare a ridosso del secondo conflitto mondiale.

Peaky Blinders perde pezzi importanti nel corso delle stagioni, e in questa mette al centro di tutto Thomas Shelby che è il protagonista indiscusso della serie, difficile non vederlo presente in una scena, facendo capire che questa è la sua storia e la sua vita. Una serie britannica di eccellenza, forse la migliore del regno unito. Anche questa stagione mette sempre al primo posto la qualità, i dettagli e le parole dei propri protagonisti.

Per l’atto finale della serie, il creatore ha dichiarato che ci sarà un film, distribuito molto probabilmente nelle sale, un bel modo per portare le persone al cinema.

Assolutamente una serie e una stagione da vedere, consigliata a tutti.

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IN TIME: TUTTA QUESTIONE DI TEMPO

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In Time è un film 2011 diretto e scritto da Andrew Niccol, pellicola fantascientifica e dispotica che mette lo scorrere del tempo al centro di tutta la vita sociale del mondo.

In un mondo futuro dispotico, dove non ci sono più soldi, non c’è più scambia di denaro, ma in cui le persone vengono pagate con il tempo, sul braccio hanno tutti il tempo che gli rimane, che è sia un orologio biologico, cioè se il tempo finisce muori, che un portafoglio che indica la tua ricchezza personale e ovviamente le tue potenzialità di acquisto.

Ovviamente come accade nella realtà con i soldi, si crea una grande disparita tra chi vive nella povertà più assoluta, vive alla giornata e va in giro correndo, fa tutto di fretta con la paura di finire il proprio tempo e poi c’è chi sta nelle parti ricche, divise da muri il cui prezzo è già molto elevato per attraversarli. I ricchi ovviamente hanno tempo da vendere, in più inutile e riposto in della banche, dove al loro interno ci sono milioni e milioni di anni che potrebbero bastare a tutti per vivere.

Il tempo inizia a scorrere sul braccio delle persone quando arrivano ai 25 anni, non invecchieranno mai più da quel giorno, l’unico modo per morire di vecchiaia e che il tempo a disposizione finisca. Per controllare tutto questo ci sono dei poliziotti che sono i custodi del tempo e si assicurano che il tempo non si sposti da una zona all’altra.

Justin Timberlake è Will Salas il classico ribelle rivoluzionario, riesce ad uscire dal ghetto perché incontra un uomo ricco stanco della vita che gli dona il suo tempo. Incontra la figlia di un banchiere, Sylvia Weis è tra due nasce una complicità, a inseguirli c’è l’agente Raymond Leon interpretato da Cillian Murphy.

Le premesse di questo film erano davvero ottime, ricordo che ero davvero curioso di vederlo al cinema ai tempi e che nel complesso mi aveva soddisfatto. Non è un brutto film è sostenuto da una ottima idea iniziale, però fatica un po’ nella dinamica della trama e in alcuni dialoghi e a parte il personaggio di Cillian Murphy, davvero ben caratterizzato e importante il resto è tutto molto spento, banale con anche una recitazione non delle migliori.

Il potenziale c’era, ma non viene sfruttato del tutto, il film non riesce a trasmettere la giusta profondità del messaggio, l’importanza del tempo, il parallelismo con i problemi del mondo reale in cui viviamo. Tutto è molto distaccato, veloce, e senza un obiettivo preciso come i protagonisti.

Un buon film, ma che ti lascia un po’ con l’amaro in bocca come se gli mancasse qualcosa, uno spunto decisivo, un dialogo più complesso e significativo. Si perde facilmente in sottotrame che non danno nulla e con una storia d’amore tra i protagonisti che non convince mai. Una pellicola che consiglio comunque a tutti, per l’idea originale e la novità.

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A QUIET PLACE II : QUANDO IL SILENZIO E’ D’ORO

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A Quiet place II è un film del 2021 sequel del film dell’ononimo film uscito nelle sale nel 2018, diretto sempre da John Krasinski e con presente ancora Emily Blunt nel ruolo di Evelyn protagonista già del primo film.

Il film è un Thriller con qualche sfumatura di Horror che ci porta in un mondo post apocalisse da invasione aliena, un mondo dove il silenzio è importantissimo e ti può salvare la vita. Gli alieni sono ovunque, esseri molto simili ai “demogorgoni” presenti in “Stranger things”, che uccido gli essere umani appena sentono un minimo rumore. Tutto questo ci colloca già nel mezzo del film, senza troppe risposte su questa razza aliena, e senza un’idea ben precisa di quale sia il loro obiettivo. La trama si allontana da spiegazioni o dinamiche di sopravvivenza come ricerca del cibo o altro. Si concentra tutto sul concetto del silenzio, della difficoltà di sopravvivere dagli attacchi di questi alieni e della speranza di trovare una soluzione. Nonostante la scenografia si espande le domande rimangono molte e come nel primo capitolo, ci lascia un po’ l’amaro in bocca perchè non si capisce nulla su questi esseri e questo è allo stesso tempo un pregio e un difetto.

Nel complesso la trama è molto bella, i dialoghi sono pochi semplici ma collocati nel punto giusto e con il giusto significato, molto belli i personaggi principali, un po’ meno quelli di contorno che appaiono nel film, mi è piaciuto un sacco Cillian Murphy perfetto nel suo ruolo e che mi piacerebbe rivedere in un genere simile, la barba gli dona, lo rende più vissuto e saggio, una bellissima sorpresa di questo film. Anche Emily Blunt è molto ben collocata all’interno della trama e trasmette le giuste emozioni, e in un film dove si parla poco è fondamentale l’uso delle espressioni e la capacità di trasmettere il senso di paura.

Molto bello e convincente il gioco tra silenzio e rumore improvviso, crea sicuramente spavento e da il giusto effetto in certe parti del film, dove come i protagonisti veniamo sorpresi dall’arrivo degli alieni che attaccano appena sentono un suono provocato dagli esseri umani. Bello anche vedere le tecniche che i protagonisti adottano per fare meno rumore.

Krasinski è ottimo nel ruolo di regista, infatti il film da quel lato tecnico mi è piaciuto molto, sia per alcune scelte di inquadratura che per la gestione del film in generale, dove tutti gli attori presenti mi sembravano ben collocati e ben diretti, perfetta anche la gestione degli alieni che essendo abbastanza grandi e “strani” non erano facilissimi da gestire, ma anche in questo secondo capitolo, Krasinski lo fa in modo perfetto e a livello visivo ci fa capire tutto, è tutto chiaro nitido anche nelle situazioni più movimentate.

Il difetto del film è che a volte il silenzio può essere noioso, e in certi casi la scenografia, anche se molto bella è un po’ limitata, e alcune scene si dilungano nel nulla, in qualcosa di piatto e noioso che non coinvolge del tutto nemmeno a livello visivo, sembra tutto piccolo, in spazi limitati come se fosse girato tutto in studio, pochi campi larghi che forse erano necessari in almeno alcune scene. La durata del film però non è eccessiva, giusta e rispetto al primo offre più diversità nelle scene e nelle dinamiche della trama, che si spinge oltre e ci fa immergere un po’ di più in questo nuovo mondo e naturalmente aggiunge qualcosa alle mille domande che è inevitabile porsi.

Consiglio di andare a vederlo, perchè comunque è qualcosa di nuovo, diverso e che ha un buon livello di recitazione e di regia, ci sono un sacco di elementi positivi che potrebbero piacere a diverse tipologie di pubblico, perchè il film riesce a “toccare” diversi generi. Andate al cinema!!!