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YOU PEOPLE: UN DUO CHE NON HA FUNZIONATO

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You people è un film del 2023 diretto al suo esordio da Kenya Barris e scritto a due mani con Jonah Hill che è anche il protagonista del film, con attori come Eddie Murphy e la star anni 90′ David Duchovny.

Il film viene presentato da Netflix come una protagonista con protagonisti Jonah Hill e Eddie Murphy, ed effettivamente è così, ma sembra che la coppia da commedia non funzioni del tutto insieme, i personaggi sono scritti male e non si percepisce mai una determinata comicità di coppia. Il film aleggia tra la commedia e la serietà e a volte questo mix non funziona del tutto.

Il concetto è un po’ quello di “Indovina chi viene a Cena“, il razzismo e la difficile integrazione dei genitori di coppie che arrivano da culture sociali e religioni differenti. Ezra è un ragazzo ebreo, un po’ viziato e stravagante, una pecora nera della sua comunità, poi c’è Amira ragazza nera e musulmana con un padre rigido e razzista. Queste situazioni se prese con ironia sono divertenti e infatti il film funziona molto dal lato comico con scene anche molto divertenti che mettono allegria, però si perde troppo nella sua storia, forse un po’ troppo banale e scontata e in una regia che non si capisce bene cosa ci vuole trasmettere.

Un classico della commedia rivisitato, che affronta la discriminazione e il razzismo ma lo fa in modo molto molto superficiale, per mantenere un tono leggero, ma che non vede nei suoi personaggi la giusta comicità e allegria. La coppia Eddie e Jonah non funziona e le scene con loro due presenti sono noiose, a parte un paio di situazioni abbastanza ben costruite e divertenti.

You People è un film che vuole avere un po’ di tutto ma che alla fine non ha nulla, e nonostante sia stato molto sponsorizzato da Netflix, ci si ritrova in una commedia come tante, piacevole, da vedere con leggerezza, li pronta ad essere vista perché evidenziata nel catalogo, ma nulla di più. Risulta uno di quei film imposti dalla piattaforma, che guardi per noia, ti soddisfa si, ma mai del tutto, ti lascia con l’amaro in bocca. Il pregio del film rimane la sua comicità e la sua leggerezza anche in situazioni delicate le gestisce bene, il difetto sono la scrittura dei personaggi e un Eddie Murphy troppo spento e intrappolato in un personaggio che non è suo.

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PROVA PROVA SA SA: FA RIDERE?

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Prova Prova Sa Sa è il nuovo “mini” programma comico di Amazon Prima Video. Il programma è condotto da Frank Matano e vede la partecipazione di quattro comici che si sfidano a gare di improvvisazione, Maccio Capatonda, Maria Di Biase, Aurora Leone, Edoardo Ferrario.

Amazon, forse più del suo pubblico, ha una vera e propria sindrome da LOL, da quel giorno la sua programmazione italiana ha preso una determinata direzione, la comicità. Sforna diversi programmi comici, la maggior parte comprati, come le live dei comici in giro per l’Italia e altri originali, come la seconda stagione di LOL stesso (Di cui uscirà uno speciale a tema natalizio) e questo Prova Prova Sa Sa.

Il programma prende spunto ovviamente da programmi già presenti su altre piattaforme internazionali, un’idea carina, di far esibire dei comici in completa improvvisazione, con diversi tipi di sfide e dinamiche. L’idea funziona, ma è complicata e non sempre è facile far ridere con questo tipo di comicità, perché far ridere è sempre impresa ardua da affrontare. Ci provano, ma il tempo è breve e ci ritroviamo in un “mini” programma, che nel complesso durerà un’ora scarsa, diventando così un esperimento per testare la sensazione del pubblico.

Il programma non si regge da solo e sembra parte di qualcosa di più grande, come se fosse una prova all’interno di LOL, o un riscaldamento per fare “Buona la Prima” (Programma che adoravo). I comici sono bravi e bisogna dire che fanno davvero un ottimo lavoro, però sembra di non ridere mai, si sorride si, ma non quanto ci si aspetta. Diventa un’attesa alla risata vera e propria e questo non fa bene al programma e al pubblico stesso, che attende e non ride praticamente mai.

Frank Matano funziona anche come conduttore e con le sue risate grossolane aiuta l’umorismo, e tutti e quattro i comici sono stati davvero bravi, magari è stata veramente solo una “prova” e ci aspetterà qualcosa di più completo in futuro.

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THE MAN FROM TORONTO: CHI TROVA UN AMICO TROVA UN SICARIO

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The Man From Toronto è un film del 2022 diretto da Patrick Hughes. Una classica commedia all’americana in un cui uno scapestrato e innocuo uomo di mezza età viene coinvolto in un’avventura alla 007, tra omicidi e piani internazionali segreti.

Una trama già vista e rivista con un sacco di clichè, mantengono il film piacevole dall’inizio alla fine, con momenti di comicità non indifferenti. Kevin Hart nel ruolo dell’uomo un po’ fallito che non ha concluso nulla lo si è già visto, il suo personaggio è praticamente identico a quello visto in “Una spia e mezzo”. Mentre il personaggio di Woody Harrelson è un po’ più particolare ma rispetta comunque il clichè del genere, killer spietato, torturatore con un enorme fama che in realtà nasconde un cuore d’oro e una dolcezza inaspetatta. La coppia di protagonisti funziona bene e questo fa funzionare un po’ tutto il film.

Un commedia molto piacevole, con la giusta dose di azione e umorismo, in cui le morti passano in secondo piano e fanno parte della comicità, il personaggio di Kevin Hart, Teddy Jackson, si ritrova a dover mettere i panni, dell’uomo di Toronto dopo un equivico partito da un toner scarico di una stamapante. Mentre Harrelson intepreta proprio l’uomo di Toronto, un torturatore e killer spietato famoso in tutto il mondo. Tra i due nascerà un amicizia a furia di collaborare insime per riportare le cose alla normalità e in modo che l’uomo di Toronto possa prendersi i soldi e Teddy tornare dalla propria moglie che rimane all’oscuro di tutto.

Netflix propone una commedia classica, ma nel complesso ha fatto centro, con un film piacevole e divertente senza tante pretese, ottime anche le scene di azione con una regia e una fotografia delle volte molto interessante, soprattutto nello scontro nella palestra. Rimane un po’ superficiale in alcuni aspetti ma è normale visto il genere proposto.

Un film aadatto a tutti, divertente e piacevole.

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GLI STAGISTI : COME ENTRARE IN GOOGLE

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Gli stagisti (The Intership) è un film del 2013 diretto da Shawn Levy con protagonisti la coppia fantastica Owen Wilson e Vince Vaughn, che in questo film è anche co-autore della sceneggiatura.

Il film ti conquista fin da subito per la coppia di protagonisti è già rodata grazie al film “due single a nozze”, ne conosciamo le capacità e sinceramente Vince Vaughn raramente sbaglia un film commedia, almeno una scena farà morire dalle risate nei suoi film, la sua comicità mi piace un sacco. i due protagonisti sono dei venditori di orologi, ma a causa della modernizzazione globale perdono il proprio lavoro e in un atto di “follia” decidono di provare ad entrare in Google, una delle aziende migliori del mondo.

Loro sono negati, non hanno una laurea e non hanno idea di come funzioni un computer, eppure hanno un estrema capacità a trattare con le persone, hanno molta volontà e riescono a cavarsela in qualsiasi situazione, un film che ci fa ammirare Google ma che in piccola parte ci insegna anche qualcosina sul mondo del lavoro. Un film con una sceneggiatura ben scritta, bello e divertente, con scene davvero molto ben congeniate, tant’è che con il senno di poi, essenzialmente il personaggio di Vince Vaughn vuole creare un sito uguale ad Instagram, quando Instagram c’era già hai tempi, ma è arrivato a un centimetro da inventare le Instagram stories, praticamente quattro anni prima che apparissero davvero su Snapchat e poi su Instagram. Questo ci fa capire due cose, che delle volte è questione di millimetri per avere un idea geniale e che a volte i film spingendosi con la fantasia sono precursori e prevedono quasi il futuro.

Un film leggero, un spot fantastico per una azienda moderna e attuale, un esempio di luogo di lavoro armonioso, innovativo e sempre alla ricerca dell’innovazione. Non ci sono scene complesse la trama semplice e anche la comicità è per tutti con battute anche forse banali ma perfette per questo genere di film. Anche i personaggi sono scritti davvero bene, e il film ha lanciato un attore come Dylan O’Brien che adesso sta facendo un ottima carriera.

Gli stagisti ci insegna che nulla è perduto, che bisogna inseguire i propri sogni, che nulla è impossibile se fatto con impegno e dedizione, l’ambizione e la curiosità sono motori della vita. Bello il rapporto di amicizia che c’è tra i protagonisti, la sintonia tra nuova generazione e vecchia, tra digitale e analogico. Scontato a tratti, forse si, ma davvero un ottimo film divertente e da guardare in compagnia, con un finale molto simile al primo film della saga di Harry Potter.

Questo film riesce ad essere un spot pro Google e un ottimo film allo stesso tempo, un film unico nel suo genere perchè ci fa immergere in qualche modo in un’azienda che realmente esiste, un film che volendo potrebbe creare un genere, farci vedere più da vicino queste super aziende, con un occhio ironico e divertente ma che allo stesso tempo ci crea curiosità.

Il contrasto “uomo analogico” in un mondo digitale, fa da padrone per tutto il film e la comicità gira intorno a questo. Bellissima la scena del colloquio con Google, in quella scena c’è tutta l’essenza del film, comicità e ingegno puro, quello che ti fa uscire a testa alta in qualsiasi situazione, i due protagonisti, escono da una situazione “critica” e addirittura spaziano viaggiano con la mente e non si pongono limiti, questo è il modo vincente di pensare. Solo questa scena vale il prezzo del biglietto e riesce a riassumere il concetto dell’intero film in pochi minuti, è da queste cose che si capisce il livello della sceneggiatura.

Questo film è ancora troppo conosciuto e sottovalutato, è un ottimo film, anche se simile a molti, allo stesso tempo è unico del suo genere, con una coppia che spero assolutamente di rivedere ancora una volta insieme in qualche film, quindi non vi resta che andare a guardarlo.

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FREE GUY – EROE PER GIOCO: RECENSIONE DI UN FILM INASPETTATO, MA MENO DIVERTENTE DEL PREVISTO

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Free Guy è un film del 2021, diretto da Shawn Levy e interpretato da Ryan Reynolds, prodotto dagli stessi produttori di “Deadpool”, dichiarato più volte nelle promo, per attirare più pubblico possibile, e per creare delle grosse aspettative sul lato comico del film.

Guy è un personaggio di un videogioco, inconsapevole di essere un PNG di un mondo digitale, vive la sua vita in modo regolare, non cambia mai nulla e lui appare come l’essere più felice del mondo. Un giorno però vede una ragazza e da li tutto cambia, Guy vuole conquistarla e inizia a comportarsi in modo differente a come era stato programmato. Una trama semplice, ma per comprenderla tutta bisogna essere degli appassionati di videogiochi, il film è pieno di termini “tecnici” e di citazioni e molta comicità si basa anche su quello.

Il film stupisce per la sceneggiatura, per il suo complesso ben fatto e con una storia che convince davvero. Un bel film, inaspettatamente completo, con anche degli spunti di riflessione abbastanza interessanti, un mix perfetto tra vita reale e digitale, con personaggi ben scritti e che convinco. Bellissimo il finale, anche un po’ romantico e dal significato profondo, che essenzialmente ci fa capire che delle volte siamo alla ricerca della persona giusta, quando è sempre stata li al nostro fianco, si fa in quattro per noi, ci ama, ma noi non ci rendiamo conto di tutto quello e delle volte ci devono aprire gli occhi gli altri, addirittura in questo caso, un videogioco. La lettera d’amore più bizzarra che io abbia mai visto, ma davvero bella e unica che da un tocco decisivo al film e lo rende piacevole e completo.

Sono rimasto invece un po’deluso dalla comicità del film, mi aspettavo di ridere di più, mi aspettavo che il film fosse un susseguirsi di risate ed eventi non-sense in perfetto stile Ryan Reynolds. Un film che si basasse tutto sulla comicità e le battute e che non avrebbe avuto il resto, invece nulla di troppo divertente e assurdo. Una comicità semplice, piacevole che ti fa sorridere spesso, ma mai di gusto, ti strappa qualche piccola risata, ma non si è mai del tutto soddisfatti, sembra sempre mancare qualcosa, da questo lato avevo aspettative alte e sono rimasto deluso, ma il tutto è stato compensato dal fatto che in fondo il film, è davvero un bel film, mi ha stupito.

Belli i personaggi principali, in particolare Antwan, capo dell’azienda proprietaria del videogioco e interpretato dal regista Taika Waititi, regista di Jojo Rabbit e Thor: Ragnarok. Antwan è un personaggio divertente, particolare ed eccentrico, fa quasi innervosire e ha la faccia da schiaffi, è perfetto in quel ruolo ed è quello che da un tocco in più al film. Ryan Reynolds è perfetto, riesce a mescolare la sua comicità con questa faccia da bravo ragazzo che esterna i suoi sentimenti con tutto se stesso, molto bella come cosa, perchè mette allegria.

Il film è davvero pieno di easter eggs e citazioni, anche nello sfondo durante tutta la durata del film si vedono citazioni o elementi presenti nei videogiochi, è un omaggio a quel mondo li e da quel lato è fatto davvero bene. Bello anche cercare di trovare i riferimenti, capirli o ricordarsi da dove provengono, rendono anch’essi il film più completo e unico. Reynolds è così e si conferma un’altra volta un maestro di questo genere e con i suoi film ci ricorda quanto è bello e divertente il mondo del cinema e in questo caso anche quello dei videogiochi. Le citazioni e gli easter eggs piacciono a tutti, lui lo fa particolarmente bene, ormai è il suo tratto distintivo.

Un film da cui non bisogna aspettarsi nulla ma che ci fa stupire, ci soddisfa e ci regala anche qualche piccola risata, un film che consiglio assolutamente e che merita di essere visto anche solo per il bel finale. Free Guy è un esperienza, un mix di ricordi malinconici di giochi che abbiamo giocato e perchè no delle volte anche vissuto, proprio come Ryan Reynolds.

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THE SUICIDE SQUAD – MISSIONE SUICIDA: UNA BANDA FUORI DI TESTA

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The suicide squad – missione suicida è un film del 2021, diretto da James Gun, un film che cerca di cancellare il proprio passato e che prova a voltare pagina, prendendo con se uno dei registi e autori più iconici dell’universo Marvel, già regista de “guardiani della galassia”.

La DC affida alle capacità artistiche di Gun praticamente tutto, una carta bianca su cui esprimere le proprie idee e la propria arte, avendo solo dei vincoli dati dai personaggi e dalle loro caratteristiche. Questo film rappresenta in tutto e per tutto il suo regista, a tratti folle come i suoi personaggi, con un ritmo incalzante scandito dal ritmo delle canzoni, con un grande musical dov’è lazione ad essere protagonista. Ci sono molte similitudini ai suoi film precedenti, sia per l’ironia che passa da essere quasi infantile a molto tagliente e più di nicchia. Le musiche sono spettacolari e si legano perfettamente con ciò che vediamo. Il film è davvero folle a tratti con personaggi dell’universo DC che Gun è andato pescare con cura per la loro assurdità e particolarità, davvero divertenti solo per le loro movenze e caratteristiche con poteri davvero ridicoli e paradossali. Il film è una presa in giro di se stesso, tutto molto giocoso, assurdo e aggiungerei colorato.

L’elemento mare anni 70/80 è sempre ben presente scenograficamente e da davvero un bellissimo tocco artistico al film, tutto anche se assurdo e credibile, con uno squalo/uomo nella squadra, con un tizio che spara puah e che ogni tanto deve vomitarli, con una ragazza che comanda i topi e con una stella marina gigante come nemico finale. Tutto estremamente assurdo e pittoresco allo stesso tempo, con scene d’azione molto chiare, belle e nitide, non troppo complicate ma visivamente sempre molto vivaci con colori nitidi e accesi. Il film prova a far ridere e ci riesce, niente di clamoroso ma mette di buon umore, con addirittura una citazione a Maccio Capatonda nell’adattamento per il doppiaggio, inaspettata e spettacolare, molto divertente.

I personaggi non erano facili da gestire eppure li ho trovati tutti molto credibili, ben fatti e perfettamente collocati nel film, un po’ deluso da Harley Quinn, l’ho trovata un po’ più “debole” del primo, anche se Margot Robbie è sempre eccezionale in quel ruolo. Idris Elba nel ruolo di Bloodsport non mi ha sempre convinto, ma è l’unico elemento stabile del film ed è super necessario, il contorno è pura follia, con John Cena nei panni di Peacemaker che nonostante la pessima recitazione fa davvero un sacco ridere. Quello che i personaggi non possono dare, viene compensato da un ritmo incalzante, dalle canzoni suonate a palla e dalla gestione dell’azione da parte di Gun, con una violenza inaspettata ma tremendamente adatta al genere di film.

Mi piacciono i film che sono la vera espressione del loro regista e autore e devo dire che Gun ha trovato la sua dimensione in questo film, si è vero nel complesso non è nulla di speciale, ci sono film di questo genere migliori, non è ai livelli di “Guardiani della galassia”, ma per certi elementi è sicuramente un ottimo film, uno spettacolo a 360 gradi con un sacco di elementi e scelte artistiche su cui vale la pena soffermarsi. Uno dei difetti, forse, è la troppa confusione. La storia si capisce è abbastanza lineare e semplice, ci sono alcuni salti temporali ma sono chiariti perfettamente. Però ci sono molti personaggi, molte caratteristiche e molte cose che i personaggi fanno e devono fare, il tutto rende un po’ un gigantesco minestrone e non si capisce a tratti quale sia il vero obiettivo, cadendo un po’ nel disordine. Anche in questo film evidente come James Gun si soffermi spesso sul rapporto tra padri e figli, con il giusto tocco, il momento più intenso del film.

Un film che consiglio di vedere per la sua capacità di distinguersi dal primo capitolo e che proietta la DC a scelte differenti anche per il futuro, non ha tutti piace, ma se vi piace James Gun qui c’è dentro tutto di lui, divertente con un buon ritmo e molta follia, tutto questo e The Suicide squad.

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SETH MACFARLANE E I SUOI TRE FILM

RECENSIONI COMBINATE: Ted e Ted 2 e un film di mezzo, meno conosciuto ma sempre targato dal creatore dei Griffin, Un milione di modi per morire nel west.

Seth Macfarlane è un creatore a tutto tondo, un artista che ha un preciso “timbro” nelle sue opere, che sono facili da riconoscere per il suo stile e le sue caratteristiche, il marchio e lo stile che conosciamo prevalentemente per i Griffin lo riconosciamo in altri suoi lavori, questi tre film ne sono un esempio. Tutto è partito da Ted, il suo primo film che ha scritto, diretto e doppiato, un film che ha catturato subito l’attenzione di tutti per il suo stile sopra le righe.

Ted è un esempio di una comicità molto forte, volgare e che non bada a nessun tipo di censura, ciò la rende autentica, violenta e molto vera, quasi realistica in un mondo che comunque ci appare molto spesso volgare e violento anche nelle parole. Ted è l’orso che tutti vorremmo con noi, quello che ci rende bambini e adolescenti e che non ci fa mai crescere, ma non sempre è tutto positivo. Ted è apposta un esempio esagerato di trasgressione, di parodia, in un universo realistico, ma allo stesso tempo grottesco, in cui un orsacchiotto prende vita e si trasforma nel tempo in un essere che ama la droga e le feste, proprio come il suo padrone.

Il bello di questo film è la libertà che trasmette, può fare e dire tutto, può esprimere i concetti come meglio crede e semina la trama di easter egg e di potente Black Humor, delle volte non ridiamo per le battute in se, ma anche perchè non ci crediamo che le stiamo davvero sentendo in un film al cinema, nettamente sopra le righe. I Griffin di sentono nelle musiche, nelle battute e nello stile di comicità, un film ottimo anche per questi aspetti. Ovviamente è un genere e una comicità a se, difficile fare paragoni, ma può piacere perchè è spregiudicato e assurdo.

Ted 2 ne replica lo stile, ma l’ho trovato un po’ più normalizzato, con una trama che cerca comunque di trasmetterci qualcosa nel finale e in qualche sua scena, l’importanza dell’inclusione e della libertà di avere tutti gli stessi diritti sono presenti in diverse scene, ma non pesano, sono sempre trattati in modo leggero. Anche se la trama è prevedibile è un film che convince, che fa ridere e che ci lascia a volte increduli per la libertà che ha nell’esporre certi argomenti e battute. Non mi è piaciuto molto il fatto che l’erba, è al centro di tutto, fumano in continuazione e sembra che non ci sia altro, si ripete e ripete più volte in diverse scene, alcune molto divertenti, altre un po’ ripetitive. Nel complesso ho trovato anche Amanda Seyfried meglio collocata e più naturale che Mila Kunis nel primo film, in cui l’avevo trovata un po’ troppo forzata e innaturale, troppo contrastante con il personaggio di Mark Walhberg, un eterno bambino con vizi e abitudini molto particolari.

Non penso sia un film per tutti, entrambi i capitoli hanno comunque una comicità basata sulla volgarità, non c’è nessuna scena particolarmente ricercata a livello di regia e la recitazione si adatta al genere senza strafare, sono due film leggeri, fatti per sorridere e ridere, molto adatti agli appassionati dei Griffin o di American Dad. Lo stile inconfondibile di Seth può piacere o meno, ma sicuramente ha un sacco di elementi che lo rende uno stile davvero molto divertente e sopra le righe, tanto da farmi domandare se fosse possibile ancora adesso una comicità così al cinema…forse solo lui può e questo ci piace, ci piace questa libertà, una comicità che sta sparendo soppressa dalla a volte follia del “Politically Correct”.

Un milione di modi per morire nel west è a mio parere un film più articolato rispetto a Ted, sia nel cast ma anche in certi aspetti della sua trama che ricalca molto bene lo stile della parodia, mantenendo però una comicità unica e sempre molto spregiudicata e fatta con riferimenti casuali e meno a film specifici come nelle classiche parodie. Seth rappresenta un vecchio west molto goliardico, in cui la morte e sempre dietro l’angolo e quasi mai inaspettata. Anche qui come nei film su Ted la comicità è parecchio volgare e certe battute sono davvero sopra le righe, ma nel complesso ci sono scene più di azione e usa anche molto la comicità espressiva e visiva e non solo quella della parole.

Seth Macfarlane è il protagonista del film, un po’ impacciato nella propria recitazione ma questo non fa altro che aiutare il suo personaggio che sembra completamente un estraneo in quel vecchio west, comunque ben rappresentato da un ottima coreografia e anche una stupefacente fotografia, poco ricercata ma che ti ruba l’attenzione in qualche scena. Mi piace la trama, la trovo molto leggera, intuitiva e con un lieto fine adeguato e adatto al genere, bello vedere Charlize Theron capace di recitare in qualsiasi ruolo, anche Liam Neeson da un tocco in più a tutto il film.

Il film è schietto e diretto come il vecchio west e ti trapassa come un proiettile con le proprie battute, per molti è tutto banale, troppo stupido, io invece ritengo che il suo punto di forza sia proprio quello di far ridere con l’assurdo, con battute e freddure che magari ti fanno ridere in ritardo perchè ti arrivano dopo, proprio come in una scena del film. Perchè in fondo è semplicemente questo lo scopo del film, farci ridere o anche solo sorridere per un paio di ore, non serve un motivo ben preciso, il film ci rende allegri, a tratti anche qui increduli nel sentire certe battute, a volte troppo spesso censurate nella vita quotidiana.

Tutti è tre i film sono facili da amare quanto da odiare, difficile che ti lasciano indifferente, però da amante delle parodie non posso che apprezzare questo tipo di produzioni, io ammiro la comicità dei Griffin e qui dentro la ritrovo tutta in tutti i suoi aspetti sia positivi che negativi. Consiglio di guardare tutti e tre questi film, soprattutto per fare il paragone con ciò che ci viene proposto ora, tutto censurato, vincolato e non più autentico. Seth Macfarlane e spudorato, vero, è autentico e ci fa ridere per questo.

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NON SUCCEDE, MA SE SUCCEDE… : UNA CLASSICA COMMEDIA ALLA SETH ROGEN

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Non succede ma se succede (Long Shot) è un film del 2019 diretto da Jonathan Levine e con protagonisti Seth Rogen e Charlize Theron, la trama e le battute sono tipiche di un film di Rogen e la sua impronta comica è visibile per tutto il film.

Charlize Theron sempre bellissima non smette mai di stupire e anche in questa commedia a tratti un po’ volgare e irreverente è perfettamente collocata, il suo personaggio è convincente e perfetto ed è bello il legame con Rogen all’interno del film.

La trama è molto semplice, Fred Flarsky (Seth Rogen) è un giornalista satirico, molto bravo, ma con il fare ancora un po’ da ragazzino, viene assunto dal segretario di stato Charlotte Field (Charlize Theron) sua baby sitter ai tempi del liceo, per scrivergli i discorsi da rivolgere ai capi di stato.

Lei ormai candidata alla presidenza rivive con Fred gli ideali del suo passato, le sue idee e le sue convinzioni e le motivazioni per cui era entrata in politica, tra i due nasce un sentimento, una bellissima coppia di opposti.

Il film ha dei momenti comici davvero interessanti, e a tratti fa davvero molto ridere, non è mai noioso ma forse risulta davvero troppo scontato, anche se fa parte del genere.

Alcune battute sono un po’ più particolari e complesse, che con l’adattamento hanno perso un po’ del loro significato, il risultato in italiano è comunque ottimo e le battute sono comunque il centro della trama e del suo sviluppo.

Nel complesso è un ottima commedia, divertente e da vedere magari in compagnia, un ottima commedia per passare una serata tra amici, con birra e popcorn.