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JAMES GUNN E GUY RITCHIE: IL MODO GIUSTO (?) E MODERNO DI FARE CINEMA

QUATTRO CHIACCHIERE: Due dei registi più amati degli ultimi anni, ritmo alto, deciso, azione e divertimento, è forse questo il modo giusto di fare cinema oggi?

James Gunn è un Americano nato nel 1966, fa un po’ di tutto, anche il musicista arte fondamentale nei suoi film, mentre Guy Ritchie è un Britannico nato nel 1998, meno poliedrico ma anche lui autore dei film che dirige.

Ovviamente hanno stile differenti ma certi versi anche molto simili, sembra infatti che entrambi abbiamo capito come fare film che stiano a passo con i tempi, in mondo dalla soglia di attenzione bassissima e in cui la profondità deve passare in secondo piano, facendo una scrittura dei personaggi dettagliata e caratteristica.

Entrambi lasciano il loro segno distinto sulle proprie opere, la loro regia si vede e hanno muno stile ben preciso, ritmo alto, ironia, azione e una musica che spesso da ritmo alle cose. Personaggi particolari, con molte sfumature, anch’essi quasi delle caricature del mondo reale, con un mix vincente di divertimento e violenza caotica.

Entrambi sono condizionati dal mondo da cui vengono, quindi un Gunn più Americano, con un’ispirazione quasi da Michael Bay e a volte da Tarantino e invece un Ritchie, più inglese e composto con una ispirazione a James Bond o da Holligans, sia il film che la realtà stessa. James Gunn tratta di supereroi di storia assurde e fantasiose dai colori psichedelici e da scenografie davvero emozionanti, mentre Guy Ritchie tratta spesso di gangster, criminali o di spie e missioni segrete, anche lui come il collega, non dimentica di metterci un tocco di colore, con una cura al dettaglio molto particolare.

Ovviamente non si può dire con certezza che sia il modo giusto di fare cinema, anche perché in realtà non c’è un modo giusto per farlo, ma entrambi hanno sicuramente trovato il modo giusto per intrattenere il pubblico moderno. Un pubblico spesso complicato e pretenzioso. Sono dei registi anche tanto discussi, spesso troppo esaltati, altre volte troppo denigrati, eppure bene o male non sbagliano un colpo.

James Gunn è sicuramente più famoso e cinematografico, mentre Guy Ritchie ormai e più per lo streaming, con i suoi prodotti che ci arrivano in Italia sulle piattaforme streaming, anche qui un mistero, perché anche Ritchie ha fatto cose più commerciali come Sherlock Holmes, King Arthur e Aladdin, eppure con gli ultimi film, almeno qui in Italia, passa solo praticamente online, sminuendo un po’ il suo lavoro.

Il loro segreto e punto principale è il ritmo elevato con cui è difficile annoiarsi, in più c’è sempre una piacevole e divertente ironia nei loro film, non mancano le battute e personaggi alquanto assurdi e particolari. Sono maestri nel rendere i film una splendida playlist musicale, con scene d’azione davvero ben congeniate.

Il cinema è arte e loro la fanno bene e in modo sicuramente moderno stando perfettamente a passo con i tempi, ultimamente ogni film che esce ha degli spunti interessanti e risulta essere piacevole e coinvolgente. Gunn ha espresso tutto e stesso in Suicide Squad e ha concluso alla perfezione Guardiani della Galassia. Ritchie ha raggiunto il mix perfetto con The Gentlemen e creato altri prodotti interessanti come Operation Fortune e Wrath of a Man, in attesa di poter vedere The Covenant.

Sono due registi che ammiro e apprezzo molto, ma prima di tutto sono autori di altissimo livello, che anche con un soggetto tra le mani, riescono a creare dei prodotti che sembrano davvero originali e nuovi. Se vi state annoiando, guardatevi uno dei loro film.

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E SE IL SEGRETO PER SCRIVERE UN SOGGETTO MIGLIORE, FOSSE QUELLO DI PARTIRE DALL’ATTORE?

CONTROCORRENTE: In un mondo senza idee, fatto di sequel e reboot e IA che prima o poi sostituiranno i poveri sceneggiatori, idea bizzarra, ma efficace, per rendere le trame interessanti.

Il mondo sta cambiando, le storie perdono di fascino e di potere e i soggetti interessanti per il cinema sono sempre meno. Anche i miglior libri fanno fatica ad essere rappresentati con dedizione, e l’attacco dei fan è sempre dietro l’angolo. C’è bisogno di soggetti originali e nuovi, di storie intriganti in cui basta una prima e veloce lettura.

Solitamente una storia, se non è tratta dalla realtà parte del viaggio dell’eroe dei classici dell’antica Grecia, storie che raccontano, e non che partono da un interprete specifico e poi vengono raccontate. Storie che si creano per poi scegliere il loro protagonista reale, le loro canzoni ecc.

Questo meccanismo inverso viene già utilizzato moltissimo dagli scrittori di tutto il mondo ma con i mezzi produttivi che si hanno oggi diventa tutto più semplice, con gli attori stessi che sono produttori esecutivi.

Il punto di partenza diventa quindi l’attore o l’attrice in carne d’ossa. La sua storia i suoi ruoli e il suo Background, l’intuizione che può dare di più e l’assegnazione di una storia che gli possa calzare a pennello. Scavare nel suo passato e studiare nel dettaglio tutti i suoi ruoli in modo da creare una bellissima storia adatta a lui o ad un altro con le stesse caratteristiche.

In questo articolo cercherò di fare un esempio partendo da un attore dal passato glorioso, un attore che ha fatto cose meraviglioso ma che negli anni si è un po’ perso e di cui viviamo il suo passato con grande nostalgia. Voglio come esempio, sfruttare questi elementi per scriverci sopra una storia che calza a pennello con la realtà dei suoi fatti, con le sue caratteristiche del passato e con le caratteristiche attuali. Un mix ideale di tutti gli elementi che ho appena elencato.

Jim Carrey, sarà lui il protagonista della nostra storia, un attore unico, dai mille volti ed espressioni che ha portato moltissima felicità nelle nostre case grazie alle sue interpretazioni, chi è nato negli anni 80/90 non può non amare questo attore. Un attore versatile che è passato da film come The Mask, di cui ne è l’essenza stessa, a The Truman Show o Eternal Sunshine of the Spotless mind. Era una garanzia, se c’era lui il film era sicuramente piacevole e portava con sé tutte le sue mille espressioni, imitazioni e leggerezza. Un attore che per qualche motivo mi ricorda molto un’icona del cinema come Robin Williams, forse perché entrambi felici sullo schermo e depressi nella propria vita.

Ultimamente Jim non è più protagonista, ha fatto qualche film ma nulla di particolare, in Sonic di è vista un po’ della sua splendida e amata follia ma nulla di particolare, serve qualcosa in cui lui possa essere sé stesso ed esprimere tutto il suo talento. Sfruttare tutti questi elementi per creare un piccolo soggetto che possa conquistare il pubblico.

ESEMPIO – SOGGETTO – BREVE SINOSSI

Jim è un ex attore di successo di Hollywood, autore e attore di bellissime commedie del passato, famoso per la sua capacità interpretativa ed espressiva. Negli anni ha lasciato il mondo “malato” di Hollywood per tornare nella sua scuola, un piccolo liceo di una cittadina sperduta in mezzo agli stati uniti. Li è diventato professore e per uscire dalla depressione decide di insegnare ai ragazzini l’arte della recitazione.

Jim diventa il loro insegnante e mentore e a poco a poco, lui e la sua classe creeranno un’opera teatrale sul riscatto personale, la bellezza della vita e l’amore incondizionato verso la semplicità. Negli occhi di Jim rispunterà una luce che non si vedeva da anni, trasmettendo ai suoi allievi tutto il suo talento.

Una storia fatta di ricordi, di voglia di riscatto e la bellezza di trasmettere qualcosa alle nuove generazioni, Jim diventa come un padre per quei ragazzi che coltivano grazie a lui la voglia e la passione per la recitazione, quella più pura e semplice. Una storia che parla di cinema, recitazione, amore e talento. Con un Jim Carrey assoluto protagonista, con sfumature di sé stesso e della sua vera storia personale.

Molti penseranno che questo piccolissimo soggetto sia stata pensato per ore, invece è nato così nel corso di questo articolo, immediato, diretto, breve ma che racchiude diverse caratteristiche dell’attore su cui ho deciso di cucire sopra questa storia. Un piccolo esempio di questa semplice tecnica, che può essere utile per scrivere delle belle e interessanti storie. Mi piacerebbe ci provaste anche voi, anche voi che leggete questo articolo.

Sceglietevi un attore che conoscete bene, di cui conoscete tutte le sue caratteristiche o di cui vi piacerebbe vederlo in un determinato ruolo o storia e scriveteci sopra qualcosa, vedrete che sarà molto più semplice che partire dal nulla. Sbizzarritevi, non opprimete la vostra creatività, siate liberi di scrivere ciò che volete, senza vincoli e pressioni e uscirà sicuramente fuori, un soggetto davvero interessante.

Un’altra tecnica bellissima e simile a questa, è partire da una canzone, ascoltatela per bene, leggetene il testo, soffermatevi sulle parole e da lì iniziate a scrivere la vostra storia. Mixate le due tecniche, musica più attore e vedete cose vi viene fuori. Non fermatevi al primo fallimento, creare mondi, avventure e amori, siete liberi di creare tutto ciò che volete, questo è il potere della scrittura.

Questo ultimo passo che ho scritto, lo posso riutilizzare nel film, come monologo di Jim Carrey che parla con i propri studenti. Imparate a sfruttare ciò che vi circonda perché il cinema è fatto di tanti piccoli momenti di realtà.

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HENRY CAVILL NON SARA’ PIU’ SUPERMAN, MA CHI LO SOSTITUIRA’?

QUATTRO CHIACCHIERE: James Gunn nuovo Co-Ceo dei Dc Studios ha annunciato un nuovo film su superman, ma Henry Cavill non ci sarà.

I Dc Studios sono sempre stati un gran disordine e confusione da quando sono nati, un continuo cambio di guide e direzioni che non fanno altro che far uscire fuori prodotti non all’altezza. L’idea di mettere James Gun a capo di tutto, non è male, ma questo comporta l’ennesima rivoluzione all’interno degli studios, che non porta mai nulla di buono.

In questo momento la Dc è in totale confusione, con prodotti eccellenti come il Joker di Todd Philips o il Batman di Matt Reeves che rimangono dei film indipendenti dall’universo cinematografico da cui sono tratti. James Gunn ha una visione lontana a livello stilistico da quei due film e il suo Suicide Squad, cioè i nemici di Batman, non c’entra assolutamente nulla con l’ultimo Batman interpretato da Robert Pattison, due film dello stesso universo narrativo che non c’entrano nulla tra loro. Una confusione che non si sa bene a cosa porterà, con i vecchi progetti che vengono cancellati o sospesi, come Black Adam il cui finale non ha molto senso, visto che Cavill non sarà più superman o Wonder Woman, che per fortuna è stato bloccato e poi si vedrà anche il destino degli altri supereroi. La verità è che forse sarebbe meglio mandare avanti due universi, uno più serio, impostato, con progetti singoli mandati avanti da registi importanti e un altro completamente gestito da James Gunn, cosa che penso saranno obbligati a fare.

Come Batman, penso proprio che superman sia più legato alla storia di cui si parla, in base ad essa il personaggio di adatta e un attore ci sembra buono in quel ruolo. Ripensando alle diverse interpretazioni viste in tv e cinema, difficilmente l’attore che ha interpretato superman non ha convinto.

Nel Superman di Zack Snyder era perfetto un serioso e già adulto e formato Henry Cavill, hai tempo poco conosciuto, per la serie tv distribuita in questo momento in tv l’attore Tyler Hoeclin ben si adatta e che dire del perfetto Tom Welling in Smallville, serie per teenagers che forse ci ha offerto il miglior Lex Luthor e la miglior Lana Lang di sempre.

Henry Cavill è in caduta libera, si dice per dipendenza videoludica, recentemente dopo aver perso il ruolo di Gerart in The Witcher, ha perso anche questo ruolo così iconico, un po’ per scelta di trama troppo lontana da lui e un po’ magari per gli stessi motivi di cui si parla in Netflix. Peccato perché lui era davvero un ottimo superman. Per capire chi potrebbe essere il nuovo superman e perché bisogna analizzare lo stile e le idee di James Gunn.

L’idea di creare un superman di colore è allentante, ma penso troppo estraniante per i fan di questo personaggio, il candidato numero uno sarebbe stato Michael B. Jordan che sarebbe stato sicuramente un bel colpo, che ben si adatta allo stile di James Gunn. Devo ammettere che mi aspetto qualcosa di completamente diverso dal solito, un superman meno timido, più chiacchierone e spiritoso, qualcosa che non sia cupo, ma allo stesso tempo che sia violento. Le prime indiscrezioni parlano di una trama basata molto sulla vita da giornalista di Clark Kent, già trasferitosi a Metropolis ma ancora molto giovane e acerbo, come il Batman di Matt Reeves. Quindi in pratica la Dc studios, passa da quelli quasi in pensione a quelli appena assunti nel mondo dei supereroi. Pensare ad un Superman appena uscito dal college fa un certo effetto, un effetto Smallville, anche se dicono che il film riprenderà un po’ lo stile dei primi film di superman, anche se io dubito molto di questa cosa.

Da ricordare anche che James Gunn è stato produttore esecutivo anche di Brightburn, horror in cui veniva mostrato un Kal’el bambino e cattivo, violento, quasi demoniaco. Questo mi può far pensare, che essendo giovane e inesperto, qualche errore di violenza e vendetta, il suo superman lo farà. Un superman troppo in preso dai suoi poteri, un ragazzino ancora ingenuo che sta capendo solo in quel momento le suo responsabilità, qualcosa che strizzi pure l’occhio al film Chronicles, in cui dei ragazzini ottenevano dei superpoteri che li rendevano dei cattivi più che dei buoni.

Passato lo spauracchio Nicolas Cage nei panni di Superman, come detto prima, gli interpreti sono sempre stati di livello, a parte forse Brandon Routh che non è stato un pessimo superman, era in un pessimo film. Penso ad un superman più estroverso, mano cupo, appena uscito dal college e che muove i primi passi nel mondo del giornalismo, serve sempre un attore alto e con un fisico ben allenato e di impatto. Un Clark Kent un po’ diverso dal solito insomma e ben collocato nello stile di Gunn.

I tre nomi che circolano in questo momento sono quelli di Adam DiMarco, Austin Butler e Jacob Elordi.

Tutti e tre sono attori che mi convincono, proprio per quanto detto prima, la giovane età soprattutto nel loro aspetto, lo stile e la possibilità di fare un ragazzino più loquace e estroverso del solito Clark Kent. Per quanto riguarda Butler penso sia quello che potrebbe avvicinarsi di più a quello che potrebbe essere il superman di James Gun, gli serve sicuramente qualche chilo e muscolo in più ma vedo in lui un possibile giovane superman che lotta tra bene e il male.

Adam DiMarco gli manca forse, così a primo impatto la serietà di Clark Kent, però anche lui sarebbe sicuramente qualcosa di nuovo, qualcuno con cui è più facile stupire ma anche più facile sbagliare. Mentre Elordi sembra un po’ più classico, ricorda anche il superman più famoso quello interpretato dal mitico Christopher Reeve. Sembra quasi lui da giovane e magari si decide per optare per una scelta più classica. In base a quanto detto mi immagino un Clark Kent appena trentenne che si appresta ad iniziare il suo lavoro al Dayli Planet, che fa conoscenza con Lois Laine e che incontra Lex Luthor per un’indagine giornalistica.

Perché il Villain è tanto importante quanto il Protagonista e purtroppo negli ultimi film, nonostante uno sia stato interpretato addirittura da Kevin Spacey, Lex Luthor non ha convinto, e deve essere una parte fondamentale del film, una tentazione a cui Clark deve resistere, un superman tentato dalle offerte di potere e soldi del suo futuro rivale.

Su Internet è pieno di provocazioni e idee stupende su Lex Luthor e i suoi possibili futuri interpreti, come ad Esempio Bryan Craston, vorrei uno spin-off solo per quello, oppure Robert Downey Junior. Mi piace pensare che Lex abbia più o meno l’età di Clark, un figlio di papà viziato, non ancora a pieno nell’azienda che è sopravvissuto per miracolo all’arrivo della navicella di Kal’el. Un ragazzo che sta entrando adesso nel mondo degli affari, cinico, imprevedibile e terribilmente ambizioso.

Io propongo Alex Pettyfer, con uno sguardo da cattivo e da bravo ragazzo allo stesso tempo, un attore duttile che può dare nuova vita a questo Villain, appena sopra i trent’anni, ben si adatta alla visione che potrebbe avere Gunn di questo personaggio.

Un altro nome che mi intriga è quello del figlio di Daniel Day Lewis, Gabriel-Kane, forse però troppo giovane per il ruolo, ma se avesse anche solo un terzo del talento del padre, sarebbe perfetto. Poi ci sarebbe Tom Ellis, più adulto e forse più famoso per il suo ruolo in Lucifer, ma con caratteristiche interessanti per il ruolo. Travis Fimmel famoso protagonista di Vikings, con i suoi occhi di Ghiaccio sarebbe un buon Lex Luthor. Oppure Provocazioni come Cillian Murphy e Tom Hardy e perché no, Christian Bale. In un film del genere penso sia più importante il ruolo del nemico che quello del protagonista, bisogna solo decidere che direzione prendere, se anch’esso giovane e inesperto o più formato adulto e già leader della sua azienda. Anche il protagonista della serie Damnation, Killian Scott, non sarebbe affatto male, ad esempio.

Fatto il “Fantacasting” dei due possibili interpreti principali si dà una pensata veloce agli altri personaggi, con la famiglia Kent che penso avrà un’importanza marginale, non troppo invasiva, essendo che Clark vive ormai a Metropolis.

Come Lois Lane mi piacerebbe che ci fosse Ana de Armas, un’attrice che ammiro molto anche e soprattutto per la sua bellezza e penso che ci starà bene in quel ruolo. D’altra parte questo ruolo è sempre stato interpretato da bellissime ragazze, con un carattere molto forte e deciso. Una giornalista che deve tenere testa a Superman, deve avere un carattere forte e voglia di scoprire la verità. Aiutare Superman nel momento del bisogno e aiutare Clark nel suo lavoro come giornalista alle prime armi.

Mentre per la famiglia Kent devo ammettere che mi erano piaciuti molto quelli presenti negli ultimi film, con Kevin Costner nel ruolo del padre di famiglia Jonathan Kent, anche nella serie Smallville erano perfettamente azzeccati. Quindi non penso sia così importante ma andando con la fantasia mi piacerebbe vedere qualcuno di abbastanza anziano, per far capire come quella famiglia avesse ormai rinunciato ad avere un figlio, con ancor più difficoltà ad essere genitori e con la fattoria che fa ormai fatica ad andare avanti e che lotta con la azienda dei Luthor che percepiscono che c’è qualcosa di strano in quella fattoria (la navicella di Kal’el).

Un altro personaggio che potrebbe sicuramente tornare utile alla trama è quello di Lana Lang altro “LL” dei fumetti del supereroe, un personaggio legato molto alla sua adolescenza e suo primo amore, potrebbe essere anche il punto di contatto con la sua vita precedente e il suo inizio come giornalista al Dayli Planet. Magari come in Smallville, Lana, potrebbe avere un forte legame anche con Lex, mettendo poi in difficoltà Clark in diverse scelte. Un personaggio tutto da sfruttare che è il simbolo del Clark che sta crescendo ma che è inevitabilmente legato al suo passato, soprattutto ad un’amica che gli ah dato tanto.

Per il ruolo di Lana Lang ho pensato a Madelyn Cline, attrice emergente vista in Outer Banks e di cui sicuramente sentiremo parlare in futuro e non solo per la sua bellezza. Giovane, bella, spigliata, un po’ fuori dai soliti canoni della Lana vista nelle serie ma più simile a quella dei fumetti e della serie animata.

Nel complesso nel film sarebbe bello un duello non troppo importante che non devasti tutta la città, un forte contrasto con le sue debolezze, la sua criptonite, sia fisica che sentimentale. Un duello tra lui è Lex Luthor in cui deve contenere i suoi poteri per non fare più danni del previsto, un superman più umano, invincibile sì, ma allo stesso tempo ancora fragile e facile da condizionare. Chiedere a Superman di usare i suoi immensi poteri per salvare il mondo e come chiedere a Jeff Bezos di fermare la fame del mondo con i suoi soldi. Non lo farà mai e anche se ci provasse e impossibile. Voglio vedere un Clark Kent indeciso su cosa sia davvero il bene e il male, cosa sia meglio per lui. Impreparato alle scelte più difficile, incapace di fare sacrifici per dei beni superiori, un superman che farà la scelta decisiva proprio a fine film e lo consacrerà supereroe.

Sinceramente non mi stupirei se a tratti questo film di James Gunn ricordasse un po’ la serie The Boys, come tipo di ironia e splatter, ma anche come filosofia di contrasto di eroe e antieroe. Il punto cruciale è, tutto quel potere è più probabile che porta ad essere cattivi o buoni? E suo Cripton, qual è il concetto di buono o cattivo? Nonostante la confusione che ormai alleggia sui Dc Studios, ho grande curiosità per questo possibile film. Non ci resta che aspettare.

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DISA LA MOGLIE DI DURIN IV È SAURON IN “GLI ANELLI DEL POTERE”

QUATTRO CHIACCHIERE: La mia teoria folle e provocatoria su chi sia il vero Sauron nella serie Amazon del “signore degli anelli – gli anelli del potere”

Una cosa che sicuramente caratterizza la serie Gli Anelli del Potere, sono le teorie che riguardano Sauron, chi è Sauron? Dove si nasconde?

Internet è davvero piena di video di questo tipo, in cui ogni utente fa giustamente le proprie teorie, portando avanti a volte delle prove molto convincenti. Ovviamente che non ha ancora visto la serie non può comprendere di cosa io stia parlando e potrebbe imbattersi in qualche spoiler. Una delle cose che sicuramente appassiona di più è il mistero e il colpo di scena, solitamente in sceneggiatura vengono utilizzati dei Plot Twist e dei Plot point, che sono entrambi dei colpi di scena, solitamente nel finale ma che nel primo caso cambiano la percezione di tutta la trama, mentre nel secondo non cambia la trama, ma semplicemente ci lascia a bocca aperta con qualcosa che non ci aspettavamo.

Nel caso degli anelli del potere siamo in bilico da queste due tipi di rivelazioni, la teoria che ha più successo ovviamente è quella del plot twist, cioè che Sauron sia uno dei personaggi già presentati all’interno della serie, e il fatto che lui sia stato tutto il tempo all’interno della trama, sapere che è sempre stato Sauron cambierebbe la percezione rispetto alla storia. Tutti sono propensi a questa teoria che sarebbe sicuramente più di effetto che un’apparizione sul finale di un nuovo personaggio che sappiamo essere subito Sauron. Annatar è la versione di Sauron in mezzo agli elfi, almeno seguendo la canonicità degli scritti, ma prima non si sa poco o nulla e nella serie potrebbe essere chiunque.

Il più gettonato è ovviamente Halbrand, eletto da quattro scappati di casa con quattro capanne, re delle terre del sud, il Giuseppe Conte degli anelli del potere. Halbrand effettivamente ha un sacco di elementi a suo favore, nonché forse quello che sarebbe il colpo di scena più clamoroso, il plot twist più potente sicuramente. Sappiamo poco del suo passato, ha chiesto ad Adar se si ricordasse di lui, rimane lì vicino a Galadriel, ora sta andando dagli Elfi, è abile in battaglia, è misterioso, ha mostrato qualche piccolo gesto di violenza. Ha tutto è niente per essere accostato a Sauron, potrebbe essere davvero lui, ma sembra una trappola per tutti.

Seguendo lo stile di sceneggiatura visto fino ad adesso e dopo gli ultimi colpi di scena che ho visto in serie e film recenti, ho il presentimento che Sauron debba essere qualcuno di completamente inaspettato qualcosa di estremamente forzato che anche se lascia qualche indizio, non avrebbe senso che fosse davvero lui il personaggio misterioso. Essenzialmente per come sta andando questa serie, penso che vogliono si un colpo di scena, ma vogliono creare anche un sacco di polemica, fare arrabbiare le persone, e far sorridere chi invece aveva scommesso su altro. Come quelle risposte beffarde nell’ultimo gioco dei quiz che sembra che gli autori truffino e ci prendano in giro. Io mi aspetto una cosa così, clamorosa, stupida e inaspettata, totalmente inaspettata.

Prima che uscisse la serie, tutti erano convinti che Sauron sarebbe stato questo personaggio qui sopra, dalla dubbia sessualità, c’è chi dice siano tre sacerdotesse e chi dice che lui sia un uomo e che sia appunto Sauron. Non ha ancora detto una parola, si vede pochissimo e vaga all’inseguimento molto molto lento dello stregone caduto dal cielo, nonché altro candidato ad un possibile Sauron. Tutto si contorce in strane teorie e possibilità, ma questo ci fa capire che effettivamente in nostro amato villain del signore degli anelli, può essere davvero chiunque e si balla tra plot point e plot twist, perché ormai il colpo di scena è garantito.

Disa è Sauron!

Adesso voglio spiegare questa mia folle teoria, una teoria un po’ provocatoria, ma secondo me comunque affascinante, la metto come segna libro, visto che oggi è il 13/10/22 e molto probabilmente domani la mia teoria verrà subito smentita dall’ultimo episodio de gli anelli del potere. Sicuramente non è così, ma ho visto talmente tante teorie che mi piace questa così estrema e che porterebbe con sé davvero un mare immenso di polemiche.

Per questa folle teoria sono partito da un punto fondamentale, Sauron deve fare in modo che gli anelli vengano creati!

In questo momento non ci sono molti personaggi non canonici che abbiamo fatto qualcosa per cui ciò accadesse, forse perché la loro forgiatura è ancora lontana nella trama, ma effettivamente, nessuno dei personaggi esposti nelle teorie, si è mosso in quella direzione e non ha fatto nulla per permettere che siano forgiati. Sauron deve ammaliare e convincere gli elfi a far sì che i nani estraggano il Mithril e che Celebrimbor forgi gli anelli.

Lo so Sauron dovrebbe per forza apparire, non dovrebbe avere un passato ben definito, e dovrebbe essere uomo, ma nel corso della storia, il personaggio non canonico che ha permesso più di tutti che gli anelli possano essere forgiati è sicuramente Disa.

Disa è la moglie di Durin IV, una donna nana molto forte, con un carattere autoritario e che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, molto amorevole ma che nell’episodio 7 ci ha mostrato anche un lato molto cinico e ambizioso. Nel corso della trama, se vedeva che qualcosa non andava come voleva lei, si alterava e iniziava a far sentire la sua forza e autorità. Lei ha permesso che Durin e Elrond facessero pace, ha convinto Durin ad andare contro le volontà del padre e sta continuando ad insistere che devono scavare per prendere il Mithril. Ipnotica e sa persuadere chiunque fino a questo momento, tutto ciò che ha fatto sta causando una possibile forgiatura degli anelli, tolta lei dalla trama, non ci sarebbe mai stata una pace e un accordo tra il principe Durin e gli elfi e quindi niente Mithril per loro e niente anelli per Sauron.

Il fatto che Sauron sia di sesso femminile è in perfetto allineamento con i tempi moderni, un villain query che può essere chiunque in qualsiasi momento, che non si definisce prettamente in un essere o in un sesso ben preciso. Poi sinceramente le caratteristiche di Sauron di una parte della seconda era si prestano più ad un personaggio femminile, ammaliante e incantatore che riesce a fare agli altri tutto ciò che vuole, come con quel canto ipnotico di Disa che ha “salvato” i nani nel crollo della grotta. Sarebbe un colpo di scena in linea con alcune scelte discutibili viste nel corso della serie, non se lo aspetterebbe nessuno, ma allo stesso tempo qualche indizio c’è stato.

Diciamo che ovviamente è una teoria totalmente folle e sicuramente non sarà così, ma anch’io avevo voglia di provare a estrapolare una folla idea su chi potesse essere il fantomatico Sauron. Così ho puntato sul personaggio non canonico che con le sue scelte sta portando di più la storia verso la creazione degli anelli del potere.

Diamo una collocazione anche ad Halbrand e “l’uomo meteora”.

L’uomo meteora, così viene chiamato, è un personaggio molto misterioso, è arrivato dal cielo e molti sostengono possa essere Sauron, più che altro per il mistero che lo avvolge e perché quando atterrato si è creata una sorta di occhio simile a quello del signore degli anelli. Molti sostengono che sia Gandalf più che altro per avere un personaggio molto importante e conosciuto dei film, anche se il suo arrivo nella seconda era non sarebbe canonico. Adesso però voglio scrivo un estratto della descrizione di un personaggio presente nel signore degli anelli.

Aveva un viso lungo, dalla fronte alta, ove due occhi profondi, ch’era impossibile scandagliare, parevano ora gravi e benevoli, e un po’ stanchi. Capelli e barba erano bianchi, ma intorno alle labbra e alle orecchie si scorgeva ancora qualche ciocca nera.

Questa è la descrizione di Saruman la prima volta che appare nel signore degli anelli, a parte la il colore dei capelli, la parte del viso e degli occhi coincide perfettamente, ma proprio perfettamente con l’attore scelto per gli anelli del potere. Nemmeno Saruman appare nella seconda era, ma ha un aspetto importante che lo accomuna con l’uomo meteora. Molto spesso fa del male, volendo fare del bene. Saruman era un grande studioso delle arti oscure del nemico, fece una ricerca incessante dell’anello perso da Isildur perché lo voleva per sé, per sfruttare il suo potere e sconfiggere Sauron. Purtroppo vinse il male e fu corrotto dal nemico contro cui combatteva. In questo momento secondo me è il personaggio che coincide di più con le caratteristiche dell’uomo meteora.

Come già detto prima, Halbrand è il candidato numero uno per essere Sauron, anche perché sicuramente farà qualcosa con Galadriel (in produzione avevano dichiarato che ci sarebbero state scene di sesso se non ricordo male) e sarebbe il plot twist più efficace e di impatto, ma siccome devo portare avanti la folle teoria che Disa sia Sauron, Halbrand potrebbe essere ad esempio il re stregone di Angmar anche a sostegno di questa teoria ci sono prove importanti.

La teoria che mi piace di più però è quella secondo cui Halbrand potrebbe essere il futuro re dei morti, un re del sud che tradì Isildur e non partecipò alla battaglia per combattere Sauron perché non voleva perdere il suo esercito in una causa persa, maledetto per sempre solo nel signore degli anelli riesce a redimere i suoi peccati grazie ad Aragorn.

Né il signore degli anelli, Elrond sembra conoscere il re dei morti quando ne parla con Aragorn dopo che gli ha consegnato la famosa spada Anduril. Qui nasce la mia teoria strampalata e folle, come tutto questo articolo. Elrond tra poco conoscerà Halbrand quasi sicuramente e nel signore degli anelli, Aragorn tira fuori la spada come segno di rispetto e simbolo del debito che il re dei morti ha con i discendenti di Isildur. In una scena de gli anelli del potere si intuisce che Halbrand non è solo un ottimo combattente ma anche un ottimo fabbro, tipo William Turner in pirati dei caraibi. Siccome a livello canonico la storia della spada di Elendil, utilizzata da Isildur e ricostruita per Aragorn non è molto affascinante, sarà proprio Halbrand a forgiare la spada Narsil originale e a donarla a Elendil come simbolo dell’Alleanza tra i due popoli ecco perché nel signore degli anelli è così colpito di rivedere la spada da lui forgiata, ormai emblema del suo tradimento verso i discendenti di Isildur Tra l’altro come visto nella serie, abbiamo conosciuto Halbrand come uno che fuggiva dalle proprie responsabilità.

Come detto in precedenza, ci sono loro le tre streghe, cosi vengono chiamate, dalle sembianze e dall’atteggiamento sembrano dei guardiani. Personaggi che controllano il tempo e il suo scorrere e che fanno in modo che ogni cosa segua il suo destino, non sono presenti negli scritti di Tolkien, ma ricordano molto quelli visti in Fringe e il film appunto i guardiani del destino. Prendendo spunto da quelli potrebbe essere che sia dei guardiani di Sauron, dei suoi sudditi, che in mancanza del loro padrone stanno inseguendo lo stregone venuto dal cielo, che potrebbe essere una minaccia per i piani di Sauron.

Come fatto prima vi porto un estratto della possibile descrizione di un personaggio, in particolare del Re stregone di Angmar.

Dalle descrizioni rinvenute ne Il Signore degli Anelli e nei volumi di The History of the Middle Earth, si può presumere che prima di diventare uno spettro maligno egli fosse in realtà un Dúnedain: infatti è descritto come molto alto e dagli occhi grigi, caratteristiche tipiche del popolo dellOvesturia.

Nel libro appare come un’inquietante e maestosa figura nera, avvolto da un mantello ugualmente nero, ma il suo volto e il suo corpo, a meno che non siano coperti da vestiti, non sono visibili agli occhi dei mortali e l’unica cosa chiara alla vista di questi sono i suoi occhi rossi fiammeggianti.

Frodo lo vide quando entrò nel loro mondo grazie al potere dellAnello e poté osservare come la sua pelle fosse bianca e i capelli ugualmente bianchi.

L’estratto è stato preso dal sito LOTR.FANDOM.COM dove ci sono altri link utili per capire al meglio gli scritti di Tolkien e tutto il mondo narrativo da lui creato.

Leggendo la descrizione è evidente che ci sono delle clamorose somiglianze con i personaggi in questione, soprattutto quello che sembra essere il leader di queste strane streghe dalla dubbia sessualità, ovviamente è interpretato da una donna Bridie Sisson, ma se Disa è Sauron, perché quello definito the Dweller nella serie, non potrebbe essere il Re stregone? Quando Frodo lo vide poté osservare che la sua pelle fosse bianca e i capelli ugualmente bianchi, occhi grigi, alti e ci hanno mostrato che sanno utilizzare le magie oscuro dando fuoco alle carovane dei pelopiedi.

Anche in questo caso non è molto canonica come cosa, non rispecchia nulla degli scritti di Tolkien, ma la descrizione fisica, a parte il sesso della persona in questione, coincide perfettamente e non si hanno molti indizi sul vero passato del Re Stregone, non abbastanza per affermare che nella seconda era non possa già essere stato corrotto dal potere di Sauron, prima ancora della creazione degli anelli. L’inseguimento che sta facendo verso l’uomo meteora mi ricorda molto quello presente nei film nei riguardi di Frodo, lento ma sempre presente.

Si lo so siamo un po’ tutti come Elendil in questa foto dopo queste mie scottanti rivelazioni, per farle ho usato un approccio diverso dagli altri, sono partito dalle descrizioni e nel caso di Sauron, dal suo obiettivo. Non che sia la tecnica migliore visto che molti personaggi non solo sono diversi da quelli canonici ma non sono nemmeno simili a quelli dei famosi film di Peter Jackson, vedi ad esempio Elrond in formato 16:9. Eppure alcune coincidenze sono particolari, folli, ma che stuzzicano la fantasia tanto quanto le altre teorie che stanno invadendo YouTube e altri canali. Non ci resta che aspettare, già domani potrà essere tutto smentito.

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BRIDGERTON – PERCHE’ L’ITALIA NON FA UNA SERIE DEL GENERE?

CONTROCORRENTE: Bridgerton è una serie tv creata per piacere alle persone e ha funzionato, perché l’Italia non produce una serie del genere?

Costume, attori fotomodelli e reazioni amorose tra di essi. Queste sono le tre basi da cui la serie Bridgerton è partita, una serie creata solo e puramente per piacere al pubblico. Commerciale, studiata e venduto per fare un successo clamoroso, che sulla piattaforma Netflix è riuscita ad avere.

Con questo sistema, il pubblico sorvola sulla trama, sulla fotografia, sulla recitazione, per soffermarsi sulla bellezza degli attori e dei costumi d’epoca che indossano. Una tecnica di sceneggiatura spesso utilizzata, ma che in questa serie è stata amplificata al massimo. Si crea curiosità amorosa, sessuale, amanti e tradimenti, sfruttando la curiosità morbosa dell’essere umano per questi argomenti, e la sua infinita lussuria.

In molte serie tv, come avrete notato, nei primi minuti molto spesso, c’è una scena di sesso o di nudo, questo serve per attirare pubblico e per alzare la soglia di attenzione, vengono stimolate parti del cervello che creano eccitazione, e quindi adrenalina e una soglia di piacere visivo molto più elevata. Bridgerton non è solo una serie tv, ma uno strumento di psicologia umana perfetto che ha funzionato alla perfezione.

Altra tecnica molto utilizzata è la “sospensione dell’amore”, vogliamo fin dalla prima scena che due determinati protagonisti stiano insieme e che finalmente si possano amare e fare l’amore, ma per molti e svariati motivi non riesce ad accadere. Ci tengono in sospeso, fino al solito lieto fine, gli autori della serie sanno come indirizzare i nostri gusti e fin da subito riescono a creare una coppia preferita, facendo diventare lo spettatore come uno sponsor della coppia stessa.

Bridgerton gioca su tutti questi aspetti psicologici, lo fa bene, ma allo stesso anche in modo semplice e basilare, un sistema che può essere riprodotto e ottenere comunque degli ottimi risultati di pubblico. Netflix soprattutto è un mondo in cui bisogna sapersi inserire, basta farsi apprezzare per una serie e poi diventa tutto più semplice, il pubblico arriva speranzoso che quella nazione gli offra sempre prodotti di qualità, o meglio, sempre prodotti che gli piacciono.

Vedi la Spagna con “la casa di carta” si sono aperti un mondo di possibilità, mettendo in risalto una serie precedente come “vis a vis” o cavalcando l’onda e producendo “Elite” che essenzialmente usa le stesse tecniche di “marketing sceneggiato” di Bridgerton. L’Italia non ci ha ancora provato seriamente, ha provato a fare prodotti più complicati, più di nicchia come ha fatto la Germania con Dark, per poi fare altri produzioni molto interessanti.

Il nostro paese quando non sa dove battere la testa punta sulla mafia, il resto lo fa sempre con leggerezza o con prodotti che possiamo capire solo noi, senza cercare di uscire dai confini. Essenzialmente chi guarda Sex Education o Elite si sente più negli stati uniti che in Inghilterra o in Spagna, perché gli autori hanno creato un mondo scolastico simile a quello americano, semplicemente perché più famigliare al pubblico.

L’Italia deve finalmente fare una serie tv che possa conquistare il pubblico di Netflix e non deve essere per forza uno Squid Game, ma io direi più un Bridgerton, più semplice e più efficacie. Basta fare un’intricata trama amorosa ambientata magari nell’epoca degli Sforza e dei Gonzaga, ci metti un titolo in inglese, qualche attore e attrici fotomodelli e il gioco è fatto. Per il resto siamo già ben capaci di fare ottimi costumi e le location non ci mancano. Un Elisa di Rivombrosa più moderna e in stile Netflix con tutto il politically correct che serve. Una serie ideata solo ed esclusivamente per essere vista da più persone possibili.

Non sono per nulla un fan del genere, non ho mai visto nulla, ma sono come sia necessario farsi vedere prima di fare qualcosa di buono, l’Italia deve capire ciò che piace al pubblico e fare un prodotto di conseguenza in modo da inserirsi con prepotenza nel catalogo di Netflix. Per poi poter fare prodotti di qualità con idee perfettamente originali, magari non di mafia, per una volta. Tutti reclamano della scarsa qualità dei nostri prodotti visivi, bisogna fare una serie commerciale. Non sottovalutiamo la bellezza degli attori, quella attira pubblico, l’ha sempre fatto e sarà sempre così, se uno recita male, basta ridoppiarlo sopra, tanto siamo abituati. Una serie non creata solo per noi, ma già proiettata ad un pubblico internazionale.

Quando non si hanno idee e contenuti, bisogna sempre stuzzicare la curiosità amorosa e sessuale del pubblico, il pubblico si deve innamorare dei protagonisti, vederli come la cosa più bella del mondo. Questo non solo attira l’attenzione, ma altera il giudizio, se si crea quella situazione di attrazione, il giudizio finale sulla serie sarà alterato, e giudicata sicuramente in positivo. Chi ha visto Bridgerton, delle volte quasi si vergogna a dirlo, perché sa di essere stato “ipnotizzato” dai suoi contenuti, sa che gli sono piaciuti gli attori più che la trama, e sa che provava attrazione verso di essi. Se si riesce a cerare quella situazione di imbarazzo vuol dire che l’autore della serie ha fatto centro e la serie sarà vista da moltissime persone.

Bisogna puntare ad un prodotto simile. Sono sicuro che l’Italia ha le potenzialità per farlo, anche se il livello di recitazione non è altissimo, l’importante per una serie così, è la bellezza dei protagonisti, lo sceneggiatore farà in modo di creare i giusti intrighi amorosi e indirizzare la volontà del pubblico. Però serve appunto qualcosa di più internazionale, qualcosa che ci faccia svoltare davvero. Un’altra parte fondamentale sono i costumi, un film o una serie fatta in costume d’epoca, rende il prodotto, più serio e professionale, non ci sembra quasi mai fatto male. Devono essere talmente belli da voler essere indossati, tutto deve essere attrattivo, dall’arredo, alla location ai costumi appunto.

Questo è un articolo un po’ paradossale, perché in pratica il mio consiglio è quello di creare anche una pessima serie, per attirare il pubblico, una serie commerciale che serva ad aprire le porte di Netflix all’Italia, con prodotti più incisivi di Curon, Baby o Summertime.

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CONTROCORRENTE: BATTLESHIP NON E’ UN PESSIMO FILM

Troppo spesso criticato e massacrato dalla critica, ritengo che il film Battleship abbia degli aspetti positivi e che non sia un film così terribile come dicono.

Battleship è un film del 2021 diretto da Peter Berg e prodotto da Micheal Bay, il film è una trasposizione cinematografica del famoso gioco da tavolo “battaglia navale”, come successo con i “trasformers” e con “G.I. Joe”, la Hasbro e Hollywood provano a trasformare i giocattoli in un film, con risultati che spesso non soddisfano la critica.

Questo film è stato massacrato dalla critica e considerato spazzatura, per lo più per la trama un po’ assurda e per superficialità con cui è stato fatto questo prodotto, un film che puntava solo a fare botteghino grazie alla pubblicità e meno al contenuto, un film che però non è poi così banale a partire dal regista e dalla sceneggiatura. Peter Berg è un maestro del genere, mi piace il suo stile, ma in questo film si vede pesantemente la mano di Bay, tanto da ricordarci subito i film sui “trasformers”, molta azione ed esplosioni, a volte non necessarie o esagerate.

Le critiche vengono fatte maggiormente alla trama e alla sua interpretazione, personaggi molto forzati e poco realistici, stereotipi a non finire e battute pessime con dialoghi poco convincenti, tutte cose evidenti che ho notato anch’io ma che penso siano parte stessa del film ed è ciò che lo rende più piacevole meno noioso, senza pretese e che ci fa anche divertire per le sue parti prevedibili e assurde (chi non a sorriso nella scena dei veterani?). Questo film è tratto da un gioco da tavolo e per questo mantiene le forme lo stile “giocattolo”, infatti Peter Berg crea un enorme film che sembra veramente un gioco, un mix di scene d’azione esagerate, quasi parodia, e personaggi scontati e posizionati a pennello nelle sceneggiatura, proprio come i nostri giocattoli. Anche i nemici, questa misteriosa razza aliena che prende spunto da “Halo” nelle sue armature, sembrano dei grossi giocattoli, quasi goffi e che non fanno paura, ma che permettono alla trama di spaziare ed esagerare con scene di guerra marine.

L’aspetto positivo di questo film è proprio quello di esagerare, di inventarsi un metodo per rendere la battaglia navale, cinema. Sarebbe stato inutile e troppo forzato fare qualcosa di serio, un film impegnato su una guerra marina, magari con soli essere umani, tutto troppo scollegato dal mondo Hasbro, questo film aveva necessità di essere assurdo, prevedibile e proprio perchè è una trasposizione di un gioco, un gioco che molto spesso viene utilizzato dai bambini. Tutto è fatto per stimolare le nostre sensazioni più infantili, non c’è violenza, ma solo azione esaltante e prevedibile, ed è quello che vogliamo, noi vogliamo “Thunderstruck degli AC/DC” così messa a palla e senza senso con gli anziani che riprendono al gloria di un tempo, come da bambino dove i buoni vincono sempre e i cattivi devono perdere.

Penso che il punto fondamentale sia quello di sapere cosa si sta guardando, se uno si mette a guardare questo film convinto che sia un Kolossal sulla guerra in mare sta già sbagliando tutto, un film lo si percepisce anche da come è venduto e Battleship è sempre stato presentato come un possibile Blockbuster da vedere con leggerezza e con cui divertirsi. Sono sicuri che molti di noi quando lo trovano per caso in Tv non cambiano canale, anzi lo guardano tutto e ne sono pure soddisfatti, perchè al pubblico piacciono anche le cose banali, stupide e leggere. L’azione c’è a volte è una parodia di se stessa è evidente, il regista e gli sceneggiatori lo sottolineano più volte in diversi aspetti del film, chi lo prende sul serio forse, non ha ancora capito che è un film giocattolo, come lo era “il tesoro dell’amazzonia” dello stesso Peter Berg, in quel film tutti vogliamo che “The Rock” impugni un arma, si è assurdo, ma ci piace così, in Battleship è lo stesso, vogliamo l’azione esagerata, grottesca, con navi che fanno manovre impossibili e con attori che dicono cose da fighi e solo per fare scena e non convenzionali e poco credibili.

Il film ha mille difetti, sicuramente poteva essere fatto meglio, la recitazione a tratti è davvero imbarazzante, ma sempre nel contesto del film, anzi una recitazione troppo ricercata sarebbe andata in contrasto con tutto il resto. Rihanna è stupenda come sempre, ma la sua recitazione è a dir poco oscena, innaturale e anche un po’ stupida e terribilmente forzata, però non toglie nulla al film, gli da pubblicità e bella presenza il che basta per una pellicola del genere.

La cosa che mi è piaciuta è la capacità con cui sono riusciti ad inventarsi un modo per collegare il film al gioco da tavolo, la scena delle boe e del movimento nemico , trovo sia geniale, molto bella e incredibilmente simile al gioco da tavolo, non era facile ma loro ci sono riusciti. Anzi penso che l’intera trama sia stata concepita partendo da quel concetto e quella scena, per quello hanno optato per i nemici alieni e tutto il resto. A livello visivo il film è ottimo, anche il design di molti oggetti alieni è comunque ben curato e da qualcosa in più a questo film, anche scene un po’ banali come quella del sole che acceca il nemico non è poi così male, anzi a dir la verità ci esalta un pochino, come tutto il film d’altra parte, perchè diciamolo, a volte è bello tornare bambini anche al cinema, senza star li a pensare troppo al regista, l’attore e la trama. Guardare un film come un bambino, esaltarsi e sorridere senza giudicare troppo e questo Battleship lo fa splendidamente.

Vorrei tra l’altro parlare del povero Taylor Kitsch, presente, in questo film, protagonista anche di John Carter e della seconda stagione di True Detective, tutti aspramente criticati dalla critica, in poco tempo a messo a segno delle interpretazioni in film e serie tv che sono state distrutte dalla critica, forse è davvero lui che porta sfiga?

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CONTROCORRENTE: LA HBO IL MIGLIOR NETWORK PER LE SERIE TV

La HBO è sinonimo di garanzia di qualità e le serie tv prodotte e distribuite da essa, sono tra le migliori in assoluto.

HBO è un emittente televisiva statunitense via cavo, forse una delle più famosi al mondo, è una sussidiaria della WarnerMedia, non molto tempo fa, ha lanciato anche la propria piattaforma streaming HBOMAX. Non voglio annoiare nessuno con la lunga storia di questo Network ma semplicemente voglio paragonarlo ad altre piattaforme di distribuzione come le ormai più famose e citate Netflix, Amazon e Disney, che a loro volta negli ultimi anni, hanno prodotto diverse serie Tv.

Molte altre emittenti via cavo e non in America non hanno una quantità di serie di ottimo livello da essere citate tutte, però ogni tanto naturalmente esce fuori qualche prodotto di altissimo livello, come ad esempio Breaking Bad o Prison break di cui ho già parlato.

HBO è una garanzia, se vedo il famoso schermo a puntini con la scritta HBO so che andrò a vedere un prodotto di ottima qualità, con una fotografia e cura dei dettagli sempre molto convincente, con storie e serie tv sempre di livello altissimo, cosa che non accade con le altre famose piattaforme. Ne cito solo alcune così a memoria, True Detective, The Leftovers e il più famoso Trono di spade.

Non c’è paragone con altre piattaforme perchè sembra sempre che la HBO ci metta qualcosa in più, qualcosa di più serio, a volte quasi più da adulto, la giusta dose di violenza, di scene di nudo (Sempre presenti) di voglia di metterti più a contatto con la dura realtà. La fotografia di True Detective o anche quella di Chernobyl sono dei capolavori, la si percepisce subito la qualità. Difficile trovare un prodotto di scarsa qualità. Le trame anche sono punto cardine, sempre ben scritte e trattate con cura, sceneggiature con le giuste evoluzioni e personaggi ben curati, tutto grazie a produzioni sempre di livello assoluto con una selezione del prodotto molto articolata e curata.

Prendiamo ad esempio True Detective, la prima stagione è un esempio di come si struttura una miniserie, con i personaggi che sono scritti meticolosamente da Pizzolatto, con una fotografia magistrale e una regia davvero stupenda di Fukunaga.

Westworld purtroppo nelle stagioni successivi, anche sempre di ottimo livello, non sono mai al livello della prima che per me rimane un capolavoro, forse uno dei più grossi rimpianti della HBO insieme al GoT che per colpa delle ultime due stagioni viene ricordato come pessima serie. Dalla sua però questa emittente ha sempre una grossa possibilità di Budget che ad esempio Netflix non ha mai avuto. Una piattaforma che comunque si affida unicamente a prodotti della propria nazione senza mai andare oltre al proprio confine, ma forse questo può essere anche un punto di forza.

La qualità è sempre al centro del progetto, non ci sono prodotti banali, commerciali, ma si punta sempre a colpire il pubblico con delle produzioni si spessore, serie nella loro esecuzione, che negli anni di rendono un sinonimo di garanzia, perchè tutti siamo rimasti affascinati almeno una vota da una serie tv della HBO, è inevitabile.

Ne ho già parlato nella recensione, ma anche The Leftovers è qualcosa di meraviglioso in alcuni dei suoi aspetti, con una grande forza emotiva, una profondità assoluta per essere una serie tv e una colonna sonora da film, se avete la possibilità andate a ascoltare un pezzo delle musiche che ci sono in quella serie e non potrete far altro che iniziare a vederla.

L’unico difetto è che HBO è distante da noi, difficile da raggiungere, con Sky come unica risorsa per poterla vedere, non trasmettono nulla in tv e le piattaforma non riescono a prendere nessuno prodotto del colosso americano. Un peccato perchè molte serie meriterebbero di essere viste e conosciute anche in Italia, dimostrando come si fanno serie tv di altissimo livello, serie che per un motivo o per un altro ti rimangono impresse nella mente, quasi ad esalarti quando pensi alle scelte intraprese, alla genialità di alcuni loro prodotti, con la bellezza di vedere una produzione serie e fatta bene.

Il compito di una produzione è scegliere gli elementi migliori grazie alla possibilità economica, come nello sport anche nel cinema se prendi i Cristiano Ronaldo o i Lebron James, il prodotto finale sarà eccellente e di ottima qualità, troppe volte si sottovaluta questo aspetto, ma su Netflix, Mindhunter e House of card ad esempio sono su un altro livello grazie ad esempio a David Fincher, nel caso di HBO Westworld, la prima stagione e superba anche perchè c’è un maestro dei monologhi come Anthony Hopkins, The Leftovers ha un certa profondità perchè tra i creatori c’è Damon Lindelof (Lost) e tra i produttori esecutivi Peter Berg che è un ottimo regista. Perchè in fondo è così servono le maestranze di ottimo livello se si vuole un prodotto finale davvero apprezzato dal pubblico. HBO fa questo, un attenta selezione dei talenti, delle maestranze e degli attori che dovranno interpretare le loro serie tv.

Come detto prima per The Leftovers, il livello delle colonne sonore in HBO è pazzesco, come ad esempio quelle curate da Ramin Djawadi che ha composto sia quelle di Westworld che quelle di Game Of Thrones tra cui la famosa e apprezzata sigla. Si può dire tutto delle ultime due stagioni di GoT ma la scena del re della notte nell’ultima stagione, anche se estremamente buia, è un capolavoro in moltissimi suoi aspetti, ma questa è un’altra opinione controcorrente mi sa. Quello che voglio sottolineare di quella scena che per chi la vista sicuramente si ricorderà, è la splendida colonna sonora, un crescendo di ansia ed emozioni incredibile, anche questa vuol dire qualità e garanzia targata HBO.

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CONTROCORRENTE: LA PRIMA TRILOGIA DI TRANSFORMERS E’ UNA BUONA TRILOGIA

Considerato da tutti immondizia, io vedo in Transformers molti lati positivi, ecco il mio pensiero…

Ecco una di quelle opinioni controcorrente potenti, una di quelle che ci lascia con il gli occhi spalancati e increduli, una di quelle opinioni che hai tutti contro e nessuno a favore, ma delle volte è davvero bello pensarla in modo differente.

Uno dei difetti del mondo del cinema e di chi ci lavora, è la saccenza, la convinzione di sapere tutto e che l’opinione sia oggettiva, sopra un gradino, sopra tutti, chi ne sa di cinema si sente migliore, e questo allontana un po’ le persone dai film veramente belli, perchè sono difesi con gli scudi dai saccenti.

Transformers, anche per motivi validi bisogna ammetterlo, verrebbe massacrato da praticamente qualsiasi esperto di cinema, perchè secondo loro l’arte e altro e cinema è altro, in cinema non contempla tutto questo trash.

Eppure il cinema è evoluzione, deve sempre stare al passo con i tempi, muta e cambia di generazione in generazione, seguendo le mode e ciò che il pubblico vuole vedere, deve farlo per sopravvivere e per essere apprezzato.

Io voglio partire dal fatto che Transformers è tratto da dei giocattoli, insieme ad altri film prodotti dalla Hasbro ritengo comunque che sia un impresa alquanto ardua scriverci qualcosa su che abbia una parvenza di essere un film.

Io apprezzo già moltissimo la persone che si vogliono spingere oltre nel cinema, e fare qualcosa di nuovo, originale e poco conta se esce fuori una “cagata”, l’importante è muovere il mondo della creatività e del cinema.

Buona Trilogia perchè non è monezza, perchè alcuni attimi di sceneggiatura sono buoni, gli effetti speciali e visivi sono di livello altissimo, ed è stato il precursore dei film dell’universo Marvel per molti aspetti visivi e di azione.

Michael Bay viene sempre osteggiato, preso un po’ in giro per il suo stile un po’ sopra le righe, per le sue esplosioni e per i suoi film che si perdono nella trama per dare spazio ad uno stile fatto di olio, muscoli ed esplosioni con ben impressa sullo sfondo la bandiera americana.

Io ritengo che Transformers sia comunque pieno di scene di azione di altissimo livello, con un sacco di elementi, esplosioni e personaggi, molti in digitale, non facile da coordinare, Bay lo fa bene, lo fa con il suo stile ed è perfetto per un film che essenzialmente parla di Robot che si trasformano in macchine e vicerversa.

Transformers ha la necessità di essere assurdo, luccicante, devi essere coinvolto dall’azione dei robot più che dalla trama, devi sorridere per qualcosa di assurdo. Stupore visivo è quello a cui punta questa trilogia, che deve colpire i bambini per fargli comprare i giochi.

Delle volte penso a come potrebbe essere Transformers con un altro regista, poi l’ho visto e ci prede molto, questo film non ha bisogno di essere fatto bene, con una belle trama diventerebbe solo noioso, noi vogliamo i bazooka cazzo!

Anche gli attori seguono questo stile, Shia LeBeouf era solo un ragazzino, amato dalle teenagers di Nickelodeon e Disney Channel, e poi Megan Fox che con la recitazione c’entrava poco nulla, ma che ti rapiva e faceva schizzare alle stelle gli ormoni dei ragazzini (e non solo), che guardavano il film.

Recitato male, ma in un contesto e in una sceneggiatura che non necessità di una grande prova attoriale, anzi, un po’ di quel piattismo, di “pezzi di legno” inespressivi, serve, perchè è un film su dei giocattoli.

I film ha un ottima colonna sonora, una comicità di buon livello anch’essa molto stile Marvel, degli effetti speciali molto costosi, ma visivamente spettacolari, e i robot sono disegnati e fatti davvero bene, tremendamente realistici.

Nel complesso i primi due film hanno anche una buona sceneggiatura, il terzo incespica un po’ ed è meno convincente, i primi due invece hanno una trama lineare e convincente, non ha grossi difetti se pensata in quel contesto.

Essenzialmente proviamo una forte disapprovazione per questo film perchè abbiamo visto qualcosa di meglio, sicuramente è così, ma è giusto paragonare Transformers a film più fallimentari e dello stesso stile come Battleship o G.I. Joe e qui siamo tutti d’accordo che forse Transformers non è così male a confronto.

Penso che essenzialmente se passa in tv è un film anche piacevole da vedere, ti fermi volentieri a rivederlo, magari è solo per Megan Fox e per una Ferrari, ma ti fermi, lo guardi senza annoiarti e questo per me è già un grande pregio.

Il primo film della trilogia, come spesso capita, è quello più bello, quello con la trama più bella e convincente, gli altri due si perdono forse un po’ troppo nell’azione, per non parlare degli ultimi due al di fuori di questa trilogia con Sam (Shia LeBeouf).

Delle volte mentiamo a noi stessi, ma quello che vogliamo è comunque un film che non ci annoi, poco importa della cera qualità del film, Transformers è bello visivamente e quindi poco ci importa del resto, questo mi basta per dire che è una buona Trilogia.

La differenza sostanziale tra i primi tre film e gli ultimi due con Mark Wahlberg è sicuramente la trama, praticamente assente negli ultimi e il modello dei robot, molto più belli e realistici nei primi capitoli, con chiari riferimenti alle auto, con magari una ruota come comito e i fanali sul petto.

Tutti questi piccoli dettagli a confronto, con altri film Transformers, sempre diretti da Bay, mi fa dire che la prima trilogia è una buona trilogia, e meriterebbe dei giudizi più positivi, più pragmatici.

Bisogna sempre valutare il film, per come si pone e per qual è il suo obiettivo, ovvio non vinceranno mai un oscar film cosi, se non magari per gli effetti visivi, però sono ottimi film da vedere in una noiosa domenica pomeriggio di pioggia o magari al venerdì un po’ brilli con gli amici, film diretti un po’ trash e con la giusta dose di adrenalina.

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CONTROCORRENTE: BASIC INSTINCT E’ UN FILM SOTTOVALUTATO

Questo film non è solo un accavallamento di gambe!

Molti film sono legati, a volte soppressi da una propria scelta stilistica, da una trama diverse dal solito o come in questo caso da una semplice scena.

Basic Instinct è un film 1992 che ebbe davvero molto successo al botteghino, incuriosendo le persone per il suo lato erotico, genere che era sempre considerato per pochi o che comunque non veniva molto preso in considerazione, perchè legato solitamente a prodotti giudicati banali.

Tutti collegano questo film alla famosa scena in cui Sharon Stone accavalla le gambe, mostrando a tutti che non porta la biancheria intima, questa è forse la scena erotica più famosa e emblematica della storia del cinema.

Ma allo stesso tempo anche la scena che penalizza di più il giudizio finale sul film, rendendolo a parer di molti, solo una mercificazione del corpo femminile, e un film erotico senza nulla da raccontare.

Il film è diretto da Paul Verhoeven regista che spesso mischiava la violenza con un po’ di erotismo, ma anche famoso per film come Robocop e Atto di forza.

Il punto di forza di Basic Instinct è sicuramente la trama, un po’ thriller e un po’ giallo noir, con una sfumatura di erotismo a renderla più iconica e originale, non che elemento fondamentale della trama stessa.

La trama è in perfetto stile noir, è molto avvincente, e con anche qualche colpo di scena, c’è tensione, violenza e passione che si intersecano perfettamente rendendo la sceneggiatura molto apprezzabile in molti suoi passaggi.

Il film ha la capacità di catturarti come il protagonista Nick (Michael Douglas) viene catturato da Catherine (Sharon Stone), infatti la sceneggiatura fu coinvolta in una specie di asta per produrre questo film che ebbe davvero dei cast importanti, infatti furono presi in considerazione davvero un sacco di attori, ancor di più di attrici per il ruolo della protagonista.

Il film ha anche un ottima colonna sonora di Jerry Goldsmith, e la regia prende il giusto ritmo e stile fin da subito, anche gli attori sembrano sempre essere a loro agio, anche se poi si è scoperto che la famosa scena dell’interrogatorio è stata girata un po’ a tradimento, ingannando la giovane Sharon Stone.

Il film è provocante e lo è fin da subito, nelle scene, nelle parole e nella struttura dei personaggi, che risultano tutti condizionati dalle proprie perversioni e istinti primordiali.

Oltre ad un ottimo Michael Douglas il punto davvero forte di questo film è proprio lei, Sharon Stone, stupendamente magnetica e perfetta per questa personaggio. Lei sa essere estremamente sensuale e maliziosa, trasmette bellezza, mistero e anche un pizzico di follia, quasi di violenza.

Il personaggio di Catherine è davvero scritto benissimo nelle sue sfumature più profonde, una conquistatrice infallibile che ha il pieno controllo degli uomini ma anche delle donne, l’amante perfetta.

La trama è centralizzata su questo personaggio così misterioso e ambiguo che a tratti ci sentiamo anche noi coinvolti e che quasi giustifichiamo il folle amore che hanno gli altri personaggi verso di lei.

Sharon Stone in questo film sa conquistarti con la sua malizia e bellezza, ma allo stesso tempo incute quasi paura e disorientamento con il sospetto dietro ad ogni sua azione, una manipolatrice esperta che entra nelle menti anche dello spettatore.

L’erotismo è solo la ciliegina sulla torta, in un film che ha molto altro da dire a da mostrarci, con scene di violenza adeguate al genere giallo, e con quella curiosità specifica del genere, con qualche picco di thriller.

Tutto ben calcolato in una escalation di passione e violenza, con l’apice del desiderio nel finale, e con il sospetto sempre dentro di noi, con la sensazione che ci dice che anche noi come Nick, ci saremmo cascati.

Talmente condizionante quasi da farci dire, uccidi pure adesso, l’importante è averti amata.

Penso che un film debba avere la capacità di trasmettere qualcosa, questo lo fa in modo impeccabile, tanto da diventare iconico e forse uno dei film a sfondo erotico più famosi del mondo del cinema, con una delle scene più famose del genere e non solo.

Nel complesso ha anche una certa eleganza, eleganza difficilmente replicabile al giorno d’oggi, tanto che il sequel fallisce miseramente.

Basic Instinct è un passaggio importante del cinema, una novità che riesce a mixare perfettamente diversi generi, un film che sa colpire dove vuole e lo fa alla perfezione, un film che sinceramente è invecchiato benissimo e che riguardo volentieri quando mi capita facendo zapping con la TV.

Mi spiace sia sottovalutato da molti, mi spiace che sia ricordato solo per una scena e mi spiace che non sia data la giusta importanza all’interpretazione di Sharon Stone, che comunque per questo film nominata ai Golden Globe come miglior attrice.

Il mio consiglio è quello di vedere questo film come un bellissimo thriller, e non con la convinzione di vedere qualcosa di puramente e solo erotico, bisogna farlo senza pregiudizi e fatevi catturare anche voi negli “artigli” di Catherine Tramell (Sharon Stone).

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CONTROCORRENTE: LA SAGA CINEMATOGRAFICA DE IL SIGNORE DEGLI ANELLI E’ MIGLIORE DI QUELLA DI HARRY POTTER

Una sfida epica, per due saghe tanto simili quanto differenti. Paragone difficile da fare ma che a livello cinematografico va fatto.

Sono due delle saghe Fantasy più amate e più conosciute di sempre, sia a livello cinematografico che a livello di libri, due generazioni diverse, due tempi differenti, con Harry Potter che è sicuramente più collocato nei giorni nostri, mentre il signore degli anelli è più antico nella sua esposizione essendo stato scritto anni prima.

La saga di Harry Potter è composta da 8 film, compreso il film finale diviso in due parti, per questione di marketing, ben 8 film che vanno dal 2001 all’ultimo uscito nel 2011, quindi dieci anni di produzione, con davvero delle piccole pause, un progetto cinematografico clamoroso e imponente.

La saga de il signore degli anelli è composta da tre film, che vanno dal 2001 al 2003, tutti girati in Nuova Zelanda, con un gigantesca produzione che ha coinvolto un sacco di lavoratori per molti anni, includiamo pure “Lo Hobbit”, composto da tre film dal 2012 al 2014, anche questo davvero imponente. Nel complesso quindi 6 lunghissimi film.

La cosa che lega queste due saghe è sicuramente la parte Fantasy, molto più rimarcata ne il signore degli anelli, ma che trova delle ottime basi anche in Harry Potter, sicuramente visto in chiave moderna.

Sono usciti più o meno negli stessi anni, almeno per quanto riguarda i “primi passi”, conquistando più o meno la stessa fetta di pubblico, anche se il signore degli anelli aveva una “fanbase” costruita negli anni grazie ai libri di Tolkien, mentre Harry Potter era ancora in piena crescita.

Non so perchè succede, ma capita spesso che queste due saghe vengono paragonate, non so se per il loro genere, o perchè il primo episodio è uscito lo stesso anno.

Ho visto “battaglie e scontri” su questo argomento, e penso che in fondo il discorso finisca sempre con il 50% dei consensi, da qualsiasi parte decidi di stare, l’equilibrio è quasi perfetto.

Voglio essere scorretto e partire subito pesante parlando del confronto con gli Oscar, il signore degli anelli con soli tre film ha vinto ben 17 premi Oscar, mentre Harry Potter con ben otto film ne ha vinti zero!

Questo ci fa subito capire la differenza abissale tra le due produzioni cinematografiche, che vedendo questi numeri vien quasi difficile paragonare, il signore degli anelli, a livello prettamente cinematografico è nettamente migliore di Harry Potter e forse di qualsiasi altra saga.

La fortuna di questi film sono stati i modi in cui sono stati sviluppati, con un ampio Budget di partenza e con un regista che ha messo tutto se stesso in questi lavori, perchè Peter Jackson nella sua carriera ha fatto praticamente solo il signore degli anelli e Lo Hobbit, quindi per adesso la sua carriera è stata dedicata a quei film.

Aver girato tutti i tre film insieme a mantenuto la qualità alta rendendo un film più bello dell’altro raggiungendo l’apice della perfezione con l’ultimo capitolo della prima trilogia, il ritorno del re.

Se la consideriamo come saga e ci vogliamo mettere anche “Lo Hobbit”, qui perde sicuramente punti, tanto che a mio parere, è un prodotto migliore il terzo capitolo di Harry Potter, il prigioniero di Azkaban piuttosto che questa Trilogia, che non raggiunge mai gli apici della prima.

Harry Potter, purtroppo e per necessità ha avuto molti cambi al timone, e molti cambi anche nello staff di produzione e di lavoro compromettendo la completezza e la bellezza del prodotto finale anche se di ottimo livello non può essere considerato migliore de il signore degli anelli.

Il soggetto di Harry Potter rimane molto infantile e per ragazzini, mentre quello de il signore degli anelli è molto più per diverse età e generazione e da la possibilità al regista e allo sceneggiatore di produrre davvero qualcosa di epico.

Anche su i personaggi, tranne forse sul villain, il signore degli anelli è un gradino sopra Harry Potter, con caratterizzazioni più importanti e precise e con una recitazione sempre di altissimo livello, i personaggi si sentivo davvero parte della storia.

Hanno in comune l’utilizzo della miniature, ma il lavoro che c’è dietro al signore degli anelli è davvero colossale ed è difficile paragonarlo con altri film, nonostante sia un film 2001 è invecchiato benissimo, e lo stesso Gollum non sfigura con la CGI dei giorni nostri.

Le battaglie sono sia a livello registico che stilistico qualcosa di incredibile e difficili da emulare, lo stesso Peter Jackson non c’è più riuscito ad avere quella qualità, rendendo il paragone tra le sue due trilogie quasi ridocolo.

La fotografia è sempre un opera d’arte nel signore degli anelli, mentre nella saga di Harry Potter ha degli alti e bassi, nei costumi una saga è avvantaggiata rispetto all’altra perchè può portare con se tutto il fascino del medioevo.

L’unico paragone fattibile forse, è il villain, il nemico dei protagonisti, anche qui preferisco Sauron perchè più complesso, misterioso e intrinseco della storia, ma devo ammettere che Voldemort, mi ha sempre molto affascinato fin da bambino.

Un punto a sfavore di Harry Potter è anche il fatto che di base doveva essere un film per bambini recitato principalmente da bambini, questo rende tutto più difficile e più complesso e rende la qualità del film inferiore a quella del libro stesso e rispetto a quella del signore degli anelli.

Personalmente credo che Harry Potter vinca sotto l’aspetto affettivo e dei sentimenti, più coinvolgenti e che catturano gli spettatori in uno strano incantesimo di fanatismo quasi estremo.

Harry Potter ha avuto una capacità immediata di conquistare il pubblico che la saga de il signore degli anelli, non ha mai avuto e forse non avrà mai, ecco perchè nasce sempre il confronto tra queste due saghe.

Il signore degli anelli è una saga che spaventa, perchè sembra complessa, solo per pochi e solo per chi è appassionato del genere, Harry Potter invece ti accoglie e cerca di prendere più pubblico possibile come un film Marvel.

Il signore degli anelli è una parte fondamentale della storia del cinema, è un prodotto che non può essere paragonato a nulla, qualcosa che tecnicamente sembra quasi trascendere dal cinema e che ha creato un mondo a se.

Harry Potter è una grandissima operazione di marketing, di fanatismo e di passione da far invidia a qualsiasi prodotto della Disney, è quello che ha fatto resistere la Warner Bros. alla grande concorrenza che si stava formando intorno a lei.

Voglio essere breve perchè mi sono reso conto che più ne parlo e più non c’è storia a livello cinematografico tra le due saghe, sono troppo diverse tra di loro, e il livello tecnico e artistico del signore degli anelli è davvero troppo elevato.

Come sempre invito tutti a leggere, commentare e a discutere con me di questa mia opinione, di questo mio pensiero controcorrente.