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FRAMMENTI DEL PASSATO – REMINISCENCE: TRA RICORDI, PRESENTE E AMORE.

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Il film ha una trama abbastanza complicata che si svolge tra ricordi. presente e passato che si sovrappongono tra di loro senza darci troppi indizi sulla linea temporale in cui siamo. Questo condiziona molto la percezione del film e lo rende abbastanza complicato. Hugh Jack è un detective in una Miami ormai sommersa nell’oceano che si scagli con forza con le sue onde, protetta da barriere con l’acqua che ha riempito le parti più basse della città. Nel suo lavoro usa una tecnologia che fa rivivere i ricordi. Userà lui stesso questo macchinario per ritrovare una donna scomparsa di cui si era innamorato.

Reminiscence – Frammenti del passato è un film del 2021 diretto e scritto da Lisa Joy al debutto alla regia in un lungo metraggio. Un Noir in un Miami in un futuro distopico con protagonista Hugh Jackman.

A livello di regia e visivo è un film con caratteristiche interessanti, il futuro dispotico immaginato da Lisa Joy è realistico anche se alcune cose non tornano del tutto e non c’è una grande cura dei dettagli. I personaggi principali sono caratterizzati troppo superficialmente ed è difficile essere pienamente coinvolti nella storia, che tutto sommato è una romantica storia d’amore, con un finale dolce amaro.

Il film fa fatica a trasmettere le giuste emozioni, non crea mai la giusta tensione e il ritmo lento fa perdere un po’ l’attenzione ed non è facile capirlo del tutto, solo nel finale tutti i pezzi vanno al loro posto ma sembra comunque troppo flebile nella sua trama principale, un Noir che non stupisce nella sua indagine, ma che si perde forse troppo nel sentimento del protagonista verso la donna scomparsa.

Uno dei quei film che ti lascia un po’ l’amaro in bocca perché colpisce in alcuni suoi aspetti, ma lascia perplessi in altri, in cui è facile perdersi e non capire più ne il genere ne l’obiettivo di questa pellicola. Nel complesso è un buon film, che rimane però nella sufficienza, senza meravigliare o stupire come avrebbe potuto fare. Rimane un film che sembra parte di una storia più articolata e lunga un po’ come se fosse un finale di una serie televisiva.

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SYNCHRONIC: UN PO’ DI CONFUSIONE

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Synchronic è un film del 2019 scritto e diretto da Justin Benson, un film che è già difficile collocare in un genere preciso, ma che si presta ad essere un horror fantascientifico. L’inizio ha dei toni da classico thriller che almeno nella fotografia rimangono un po’ per tutto il film.

La trama ci racconta la storia di due para medici esperti nel soccorso di persone drogate, in overdose oppure in situazioni di follia dove facilmente si possono ferire e fare male, fin da subito capiamo la difficoltà del loro lavoro. La violenza c’è, anche il sangue che dà a tratti dei forti toni horror, ma nulla di troppo eccessivo. La storia però è a tratti un po’ confusionaria e fa perdere un po’ di attenzione verso il film. Molte scene e dialoghi non portano a nulla e non si capisce del tutto quale sia l’obiettivo del film.

Synchronic manca di profondità, tutto ciò che succede sembra leggero, all’inizio sembra parte della trama ma poi capisci che si tratta proprio dei personaggi e della storia che per spiegare meglio alcune parte specifica meno l’impatto umano. Durante il loro lavoro si imbattono spesso in una strana droga che fa impazzire le persone e alcune sembrerebbe farle sparire. I due attori sono bravi Anthony Mackie e Jamie Dornan, ma la storia ha eventi troppo clamorosi per essere interpretati a dovere.

Tutto questo rende il film un po’ confusionario, veloce e lento allo stesso tempo, con un finale che non convince proprio del tutto. Un film che dovrebbe trasmettere diversi valori ma che non ci riesce, che dovrebbe stupire e meravigliare ma che fallisce anche in quello. Un film che sembrava poter offrire tanto ma che alla fine non convince del tutto e ci lascia un po’ con l’amaro in bocca. Da apprezzare una bella fotografia e una trama che a tratti porta qualcosa di nuovo.

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THE DAY AFTER TOMORROW – L’ALBA DEL GIORNO D’OGGI: PIU’ ATTUALE CHE MAI

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The day after tomorrow è un film del 2004, scritto e diretto da Roland Emmerich. Un film di fantascienza di genere catastrofico apocalittico. Un film che negli anni è diventato un po’ un’icona di questo genere, affrontando in modo scenografico e esponenziale, i possibili effetti del cambiamento climatico.

Un film prettamente catastrofico, con la corrente del golfo che si ferma e cambia improvvisamente il clima terrestre con fortissime tempeste di neve e ghiaccio che invadono tutto il nord del pianeta portando tutto il globo in una nuova era glaciale. Jake Gyllenhaal interpreta un giovane studente che rimane bloccato con alcuni compagni alla biblioteca di New York, bruciando i libri nel camino.

La bellezza di questo film è che a parte la situazione apocalittica fantascientifica, è molto realistico, non ci sono uomini che salvano il mondo o che non vengono mai uccisi o feriti da nulla, tutto è credibile e ben fatto, New York tutta ghiacciata è davvero qualcosa di spettacolare con una colonna sonora perfetta.

Un film che parla di cambiamento climatico, lo fa in modo drastico e cruento, ma grazie a questo argomento è super attuale, nonostante i suoi 18 anni dall’uscita è un prodotto che si colloca perfettamente ai giorni nostri, dove la corrente del golfo sta realmente rallentando, anche se non sono certe le conseguenze.

Un film davvero ben fatto e piacevole, molto attuale e un po’ unico nel suo genere per molti aspetti.

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MOONFALL: LA LEGGEREZZA DI DISTRUGGERE IL MONDO

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Moonfall è un film del 2022 diretto da Roland Emmerich. Un film di fantascienza, con protagonisti Patrick Wilson e Halle Berry.

La terra si ritrova in grave pericolo, la luna ha cambiato la propria rotta e sembrerà che in poco tempo l’impatto sarà inevitabile, il suo spostamento cambia fin da subito gli effetti della gravità sulla terra, causando enormi disastri e totale distruzione. La NASA però cerca in qualche modo di capire cosa sta succedendo e sembra che la luna non si stia muovendo in maniera autonoma. Questo darà forse una piccola speranza all’umanità.

Il film inzia come catastrofico, per poi trasformasi in un sci-fi esitenziale, sulle origini della vita e sulla teconologia e la sua evoluzione. Un film che non ha grosse pretese ma che a differenza di molti film di questo genere, prende tutto con leggerezza. La terra sta andando in mille pezzi, città rase al suolo, un disatro planetario, però i protagonisti sembrano abbastanza tranquilli. Nulla è accentuato, rimane tutto abbastanza calmo. Addirittura per salvare la terra partono solo in tre. Non c’è più nessuno disposto a farlo.

Moonfall ha uno stile di fondo molto tranquillo, che riesce ad alleggerire tutto ciò che succede, i personaggi hanno sempre delle reazioni controllate e posate, nonostante quello che sta succendendo. C’è moltisssima apatia in questo film. Tolta la parte prettamente umana e recitativa, il film si muove bene nella sua trama, particolare e nuova. Una storia che soddisfa abbastanza lo spettatore che sa che non si deve aspettare nulla di clamoroso.

Questo film ha tre protagonisti e non esce da questo, rendendo tutto più banale e semplice di quello che è, non c’è un presidente e altre nazioni vengono solo accennate, non sembra proprio stia finendo il mondo, anzi sembra che ci sia solo una piccola alluvione. Questo contrasto tra ciò che si vede nel film, quello che succede nel mondo e la reazione dei protagonisti, penalizza un po’ il film, redendolo sempre meno credibile a molto low budget.

Nel complesso però Moonfall è un film che si fa vedere, piacevole nella sua semplicità e senza troppe pretese, ciò lo rende guardabile senza stupirsi troppo della bassa qualità in alcuni momenti della CGI o di scena scritte di fretta e inconcludenti, lo si guarda per quello che è…Qualche spunto interessante nella storia c’è.

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SPIDERHEAD: INTERESSANTE MA CONFUSO

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Spiderhead è un film del 2022 diretto da Joseph Kosinski e si basa sulla breve storia dispotica, “Escape from Spiderhead” scritta da George Saunders. Questo film vedo come protagonisti quasi assoluti, Chris Hemsworth e Miles Teller.

La trama, la grafica e gli attori incuriosiscono, infatti sta avendo davvero molto successo su Netflix, Spiderhead si pone come un film ampio, visivo e complicato, a in realtà e molto semplice, con pochissimi attori e scenografie ma molto confusionario in certi suoi aspetti. Ci si perde facilmente in dialoghi e in storie che non portano a nulla, il colpo di scena finale si perde un po’ nella banalità del prodotto stesso.

Chris Hemsworth intrepreta un visionario scienziato Steve Abnesti che fa esperimenti con dei farmaci in una prigione speciale, isolata su un’isola in mezzo al mare. Miles Teller interpreta Jeff, un giovane ragazzo finito in quella struttura per avere ucciso due amici schiantandosi con l’auto ubriaco. Abnesti testa dei farmaci che modificano le emozioni umane, e può controllarle semplicemente calibrandole dal suo smartphone. Il progetto sembra grandioso e pieno di persone dietro a questa scienza, ma a poco a poco si intuisce che nulla e del tutto come sembra.

La trama di per sé è interessante, ha un ottimo punto di partenza ma si perde un po’ nelle reazioni e dinamiche dei due protagonisti, il colpo di scena finale non ha tutto quel potere che dovrebbe avere perché essenzialmente non cambia del tutto il concept iniziale del film e il fatto che bene o male, i carcerati hanno firmato un contratto per essere delle cavie. Il personaggio di Chris è più coerente ed è il vero protagonista del film.

Il senso di chiusura e claustrofobia che dovrebbe trasmettere il film, viene mitigato da scene grottesche e divertenti, tutto con sempre un certo alone di serenità. Bello e divertente vedere come ogni farmaco cambi l’atteggiamento delle persone, come se fosse una droga potente e immediata. Una scenografia semplicissima non penalizza il film, ma alcuni dialoghi sono davvero inconcludenti e le reazioni in generale appaiono un po’ sproporzionate, creata e spinte per il colpo di scena finale. Un film da cui all’inizio ti aspetti di più ma man mano che passa ti rendi conto della sua estrema semplicità. Confuso un po’ in momenti cruciali del film, dove non si capisce bene cosa stia succedendo e dove è difficile comprendere bene la reazione di alcuni personaggi. La regia è buona, la recitazione pure.

L’idea cardine è molto interessante, con questi farmaci che sono in grado di comandare l’umore e la reazione delle persone, per essere felici, tristi o addirittura innamorati persi e attratti sessualmente basta un click sul cellulare. Svanito l’effetto del siero, si ritorna come prima.

Un film che attira sicuramente l’attenzione, ma che già dopo qualche minuto inizia a convincere un po’ meno. Nel complesso un buon film, con evidenti difetti e con una semplicità di base che lo penalizza un po’ in alcuni suoi aspetti. Bello lo spunto inziale ma portato avanti in modo un po’ confuso e con strani cambi di rotta, come se la trama fosse stata modificata strada facendo.

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IN TIME: TUTTA QUESTIONE DI TEMPO

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In Time è un film 2011 diretto e scritto da Andrew Niccol, pellicola fantascientifica e dispotica che mette lo scorrere del tempo al centro di tutta la vita sociale del mondo.

In un mondo futuro dispotico, dove non ci sono più soldi, non c’è più scambia di denaro, ma in cui le persone vengono pagate con il tempo, sul braccio hanno tutti il tempo che gli rimane, che è sia un orologio biologico, cioè se il tempo finisce muori, che un portafoglio che indica la tua ricchezza personale e ovviamente le tue potenzialità di acquisto.

Ovviamente come accade nella realtà con i soldi, si crea una grande disparita tra chi vive nella povertà più assoluta, vive alla giornata e va in giro correndo, fa tutto di fretta con la paura di finire il proprio tempo e poi c’è chi sta nelle parti ricche, divise da muri il cui prezzo è già molto elevato per attraversarli. I ricchi ovviamente hanno tempo da vendere, in più inutile e riposto in della banche, dove al loro interno ci sono milioni e milioni di anni che potrebbero bastare a tutti per vivere.

Il tempo inizia a scorrere sul braccio delle persone quando arrivano ai 25 anni, non invecchieranno mai più da quel giorno, l’unico modo per morire di vecchiaia e che il tempo a disposizione finisca. Per controllare tutto questo ci sono dei poliziotti che sono i custodi del tempo e si assicurano che il tempo non si sposti da una zona all’altra.

Justin Timberlake è Will Salas il classico ribelle rivoluzionario, riesce ad uscire dal ghetto perché incontra un uomo ricco stanco della vita che gli dona il suo tempo. Incontra la figlia di un banchiere, Sylvia Weis è tra due nasce una complicità, a inseguirli c’è l’agente Raymond Leon interpretato da Cillian Murphy.

Le premesse di questo film erano davvero ottime, ricordo che ero davvero curioso di vederlo al cinema ai tempi e che nel complesso mi aveva soddisfatto. Non è un brutto film è sostenuto da una ottima idea iniziale, però fatica un po’ nella dinamica della trama e in alcuni dialoghi e a parte il personaggio di Cillian Murphy, davvero ben caratterizzato e importante il resto è tutto molto spento, banale con anche una recitazione non delle migliori.

Il potenziale c’era, ma non viene sfruttato del tutto, il film non riesce a trasmettere la giusta profondità del messaggio, l’importanza del tempo, il parallelismo con i problemi del mondo reale in cui viviamo. Tutto è molto distaccato, veloce, e senza un obiettivo preciso come i protagonisti.

Un buon film, ma che ti lascia un po’ con l’amaro in bocca come se gli mancasse qualcosa, uno spunto decisivo, un dialogo più complesso e significativo. Si perde facilmente in sottotrame che non danno nulla e con una storia d’amore tra i protagonisti che non convince mai. Una pellicola che consiglio comunque a tutti, per l’idea originale e la novità.

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Quattro Chiacchiere

DENIS VILLENEUVE DI NUOVO ALLE PRESE CON LA FANTASCIENZA DIRIGERA’ “INCONTRO CON RAMA”.

QUATTRO CHIACCHIERE: Dopo le riprese di Dune 2, Denis Villeneuve porterà al cinema il film tratto dal famoso libro di Athur C. Clarke “Incontro con Rama”.

Dopo il successo di Dune, Denis Villeneuve è uno dei registi più in voga del momento, uno dei più apprezzati, con la sua visione sempre molto spettacolare nei propri film. Un regista che ormai inizia ad avere una certa confidenza con il mondo della fantascienza, dopo film come Blade Runner 2049 e Arrival.

Con Dune (approfondimento Dune) ha fatto il salto di qualità portando un vero propria kolossal fantascientifico e forse uno dei pezzi più pregiati della letteratura di quel genere, nel mondo del cinema, ampliando e migliorando il buon lavoro già fatto da Lynch anni prima. A Villeneuve piacciono le sfide, piace la fantascienza e gli piace mettere il suo tocco e il suo stile in tutto ciò che dirige.

Incontro con Rama” è un altro pilastro della letteratura del genere fantascientifico, scritta da Athur C. Clarke, autore tra le altre de “La sentinella” conosciuto al cinema come “2001 odissea nello spazio”. Questa storia a differenza di altri film del regista canadese, si svolge praticamente tutta nello spazio, ma nel complesso una storia che a livello ritmico potrebbe ricordare i suoi precedenti film.

Incontro con Rama, ambientato nel 2130, racconta la storia di una missione spaziale incaricata di intercettare una misteriosa astronave aliena che sta sfrecciando nel sistema solare, questo potrebbe essere il primo contatto con una razza aliena intelligente.

Ma per saperne di più ecco la sinossi della Mondadori che riguarda il libro…

11 settembre, data fatidica: in quel giorno (ma nel 2077) un grosso meteorite si abbatte sulla Pianura padana, devastandola. Per evitare che disastri del genere possano ripetersi, viene approvato d’urgenza il progetto Guardia Spaziale, con il compito di catalogare e studiare l’orbita degli asteroidi nel sistema solare. Poi, nel 2130, i radar della Guardia Spaziale individuano un oggetto che sulle prime viene scambiato per un grosso asteroide, ma che è in realtà un oggetto volante sconosciuto. Il comandante Norton riceve l’ordine di esaminare da vicino, con la sua astronave Endeavour, il silenzioso colosso, e se possibile sbarcarvi. È la storia di questa memorabile visita che Arthur C. Clarke ci racconta col suo inimitabile piglio avventuroso e scientifico, ironico e drammatico, magistralmente realistico e carico di affascinanti aperture sull’Universo.

Qualche anno fa ci provò David Fincher a portare avanti questo progetto ma alla fine non se ne fece nulla. Ora però con Denis Villeneuve sembra davvero tutto molto ben avviato, anche se non si hanno ancora notizie sul possibile cast o altro.

Sicuramente un film di un certo spessore, un film che metterà di nuovo alla prova questo regista, un film molto profondo perché vede l’uomo doversi confrontare con una possibile forma di vita aliena, sicuramente più avanzata e di cui non si conoscono le intenzioni. Per certi versi ricorda molto Arrival, l’alone di mistero verso questa astronave, l’approccio dell’essere umano con qualcosa che non conosce.

Visivamente sarà senza dubbio qualcosa di spettacolare, un film che avrà dei toni molto pesanti, e lenti, introspezione dell’essere umano e del suo ruolo nell’universo. Un possibile film che si adatta perfettamente alle caratteristiche narrative di questo regista, e che ci farà vedere come se la cava in una situazione di scenografia, chiusa e stretta e ampissima, perché si passerà dalle astronavi allo spazio.

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DUNE: RECENSIONE DI UN NUOVO INIZIO

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Dune è un film del 2021 diretto da Denis Villeneuve, questo colossal è la prima parte dell’adattamento cinematrogarfico del romanzo ononimo di Frank Herbert di cui abbiamo già visto un famoso film diretto da David Lynch nel 1984 e due miniserie negli anni duemila.

Dune di Villeneuve ricalca in modo a tratti meticoloso le vicende del libro e si ispira naturalmente al film di Lynch, ma ne amplifica la visione, l’aspetto estetico e anche i personaggi rendendoli più completi, con una storia più ordinata e lineare.

Il film è dichiaratamente solo una prima parte e infatti nel complesso è come vedere un primo tempo del film, con un primo atto che ci spiega e ci introduce in questo mondo futuristico, fatto di conquiste spaziali e pianeti, un mondo abbastanza complesso e davvero interessante. Il fulcro di tutto il film è il maestoso soggetto di Herbert, un film che è un icona del suo genere.

Dune a tutte le caratteristiche del colossal e il regista mette tutta la sua impronta, creando un pellicola di altissimo livello, un film che ci trasporta su Arrakis, questo pianeta caldo e desertico, sfruttato e saccheggiato da diversi popoli dell’universo per “la spezia” un elemento prezioso presente nella sabbia e nell’atmosfera che ha la capacità di allungare la vita e di donare dei poteri particolari. Preziosa anche per i viaggi interstellari, anzi fondamentale.

La capacità del film è quella di immergerti totalmente nell’ambiente, tutto è molto spettacolare, a tratti epico, inquadrature, suoni e immagini tutte curate alla perfezione, con una colonna sonora sontuosa curata da Hans Zimmer. La trama è l’apertura di un nuovo mondo, con qualche spiegazione di base per inserirci come pubblico nell’universo fantascientifico creato da Frank Herbert, in questo Villeneuve è un maestro e lo fa con la sua capacità di coinvolgerti fino in fondo.

La gestione corale degli attori è perfetta, nessuno è fuori posto, tutti danno il loro meglio, da Timotèe Chalamet nel ruolo del protagonista, alla giovane Zendaya che interpreta Chani una Fremen che gli indigeni del pianeta desertico.

Villeneuve mette tutto se stesso in questo film, la sua visione e tutte le sue caratteristiche, un film intenso, delle volte forse anche troppo, molto lento in certe situazioni, un film che forse si appesantisce un po’ troppo con scene davvero troppo pesanti per il pubblico del giorno d’oggi abituato a cose più immediate.

Spettacolari le battaglie, la cura dei personaggi che magari appaiono anche per poco nel film, i costumi e tutta l’ambientazione, un vero proprio colossal vecchio stile quasi, ma con tutta la nuova tecnologia e le capacità cinematografiche moderne.

Una trasposizione quasi perfetta del libro, un impresa che non era scontata e facile ma che il regista esegue alla perfezione, una prima parte introduttiva, che pone le basi per qualcosa davvero di epico e gigantesco. Dune è fantascienza pura, con però anche degli interessanti giochi di potere, personaggi profondi e anche qualche similitudine con il mondo reale.

Assolutamente un film da vedere, visivamente eccezionale, colonna sonora perfetta, ben recitato, con l’unico difetto che a volte è davvero troppo lento e inteso dove non serve.

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CHAOS WALKING : UN OTTIMO FILM SU UN FUTURO DISPOTICO, CON LA POSSIBILITA’ DI UN SEQUEL

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Chaos Walking è un film del 2021 diretto da Doug Liman, il film è tratto dal primo romanzo di una trilogia scritta da Patrick Ness che ha partecipato anche attivamente alla sceneggiatura del film. Un film di fantascienza che ci apre ad un nuovo futuro dispotico, qualcosa di nuovo e in cui ho trovato un idea autoriale di partenza davvero molto curiosa e apprezzabile.

Chaos Walking è ambientato in un futuro non troppo lontano su un pianeta molto simile alla terra, ma distante anni luce da essa, non sappiamo molto di questo pianeta, ma fin da subito intuiamo che c’è qualcosa di strano, infatti gli uomini che per primi si sono insediati sul pianeta hanno una cosa che chiamano “rumore”, in pratica sul quel pianeta è possibile vedere e sentire ciò che pensano gli uomini, solo gli uomini, perchè delle donne non c’è traccia. Sembra che siano state rapite e uccise dalla razza aliena che abita il pianeta.

Il film gira tutto intorno al così detto “rumore”, lo fa sia in modo molto serio e quasi drammatico che in modo ironico, con un rapporto tra i due protagonisti che gioca molto su questo fattore, infatti su quel pianeta atterra la ragazza, è per il protagonista Todd Hewitt (Tom Holland) è una vera è propria novità perchè non ne hai mai vista una prima di quel giorno. Lei non ha il “rumore” lui si, lei può vedere e sentire ciò che lui pensa, ma lui non può sapere nulla di lei se non parla. In se tra i due si crea un po’ il contrasto tra ciò che era il vecchio mondo e il nuovo, lei è una normale essere umana, mentre loro no, loro hanno questo problema che gli affligge e gli mette in difficoltà.

Il film non era affatto facile da fare, perchè i pensieri sono costanti nelle persone e non sempre facile da inserire nei dialoghi e nella trama, ha sicuramente delle pecche ma nel complesso penso sia stato fatto un ottimo lavoro, dando le giuste emozioni e chiarezze a chi vede il film. Difficile trasporre alcune situazioni e sentimenti, diciamo che in questo caso il film ci gira un po’ intorno non gli da peso, rendendolo un po’ irrealistico e frettoloso. Un ottimo film nella sua esecuzione, con una buona sceneggiatura e la forza di farci vedere in parte qualcosa di nuovo, la forza della trama data da un ottimo libro si percepisce molto, forse un po’ deludente in certe situazioni tra i personaggi che ho trovato per lunghi tratti un po’ spenti e poco coinvolgenti, alcuni davvero inutili ai fini della trama. Daisy Ridley non mi ha convinto del tutto, il suo ruolo era il più difficile, e penso che non era facile nemmeno per il regista e per lo sceneggiatore darle le giuste emozioni al suo personaggio, perchè essenzialmente sarebbe un susseguirsi di stupore e meraviglia, e anche confusione, difficili da trasmettere in un film del genere e con un personaggio così. Anche il personaggio di Mads Mikkelsen che è un po’ il villain del film, non mi ha convinto del tutto, parte bene, ma nel finale mi è sembrato un po’ troppo “cattivone” dei cartoni per bambini. Come se fosse caratterizzato a metà, come se gli mancasse qualcosa, e questa impressione l’ho avuta su molti personaggi.

Nel complesso il film mi è piaciuto davvero molto, avevo bisogno di vedere qualcosa di simile, qualcosa di davvero curioso a livello autoriale e con un soggetto davvero molto convincente. Ottima la regia nelle scene di azione, un po’ meno nel coinvolgimento emotivo, mi è piaciuta molto anche la fotografia e la scenografia, a tratti molto semplice ma davvero efficace.

Il film essendo tratto da una trilogia di libri, è perfetto per avere un sequel, anzi ne senti il proprio il bisogno di averne uno, perchè ci sono ancora un sacco di cose senza risposta, molte cose vengono trattate molto superficialmente, e devono essere spiegate. Un ottimo film su un futuro dispotico, un film facile da vedere disponibile su Amazon video, lo consiglio vivamente perchè potrebbe venirne fuori una trilogia interessante. Poteva dare di più, questo è quello che viene da pensare una volta visto il film, vedrete anche voi se vi lascerà questa situazione.

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EX MACHINA: UN INTERESSANTE CONFRONTO TRA UOMO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

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Ex Machina è l’opera prima da regista per Alex Garland, scritto e diretto da lui, il film è del 2014 ed è essenzialmente un film di fantascienza che punta molto sul confronto psicologico. Pochissimi attori, gestiti alla perfezione, questo film fa della semplicità il suo punto di forza redendolo complesso nei discorsi, ma semplice nella sua dinamica.

Tre attori in uno spazio abbastanza ristretto, una casa sperduta nella natura, in un posto non meglio definito, Oscar Isaac è lo scienziato pazzo, la mente visionaria, il genio e follia che abita isolato per portare avanti i suoi sogni e i suoi progetti, tra cui la creazione di un robot consenziente con intelligenza artificiale. Domhnall Gleeson è il protagonista, un giovane informatico di nome Caleb, invitato a sorpresa nella dimora dello scienziato Nathan Bateman. Caleb avrà un confronto diretto con il robot, interpretato da Alicia Vikander, per fare un test e capire quanto possa essere “umana” questa incredibile intelligenza artificiale. Il confronto tra uomo e macchina è il punto centrale, traspare sempre una sensazione di inquietudine per tutto il film, ed è estremamente sottile la linea tra verità e falsità, tra giusto e sbagliato.

Come il protagonista rimaniamo ammaliati dalla stupefacente creazione dello scienziato, ci intimorisce, ci affascina e ci fa immedesimare perfettamente nella situazione, facendoci porre mille domande. Perchè questo film è un enorme quesito, un dubbio sulla nostra esistenza e su dove possa arrivare l’uomo per raggiungere “Dio”. Il robot interpretato da Alicia Vikander è estremamente realistico, verosimile e ben studiato, riesce a trasmettere le giuste emozioni tra cui un senso di paura costante che mi ha conquistato. Il bello di questo film è la capacità di gestire i dialoghi, dove tutti portano a qualcosa e sono perfettamente collocati nella trama, nulla è banale e tutto ben congeniato e ben scritto. La recitazione è perfetta, tutti e tre bravissimi attori, nei giusti ruoli e perfetti per un film di questo genere.

Il finale mi è piaciuto molto, mantiene le caratteristiche del film, accentuando il senso di stupore e paura, o per meglio dire inquietudine, perchè in fondo l’idea di una vera intelligenza artificiale ci affascina, ma allo stesso tempo ci spaventa, ci fa porre mille domande e ci fa sentire un po’ persi in un mondo che perderebbe alcune certezze e sicuramente toglierebbe potere all’uomo. Perchè un robot non è prevedibile se può pensare di testa sua.

Ci sono moltissimi film di questo genere e che trattano questo argomento, la serie Westworld ricalca per certi aspetti questo film, devo ammettere che però, questo film è davvero un piccolo capolavoro, un film che merita assolutamente di essere visto e su cui è bello riflettere.