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ONLY MURDERS IN THE BUILDING: RECENSIONE SECONDA STAGIONE

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Only Murders in the Building è una serie americana del 2022 arrivata alla sua seconda stagione, la serie e stata creata anche da Steve Martin che è anche il protagonista con Selena Gomez e Martin Short.

La prima cosa che si nota e che i tre attori sono più amalgamati e convincenti della prima stagione, un paio di personaggi spariscono senza preavviso però la trama funziona ugualmente con solo il personaggio di Selena Gomez che ha un’evoluzione non del tutto canonica e forzata. Questa stagione ha un legame più profondo con lo spettatore che inizia a prendere confidenza con i personaggi.

L’Arconia è teatro di un nuovo omicidio e anche questa volta i tre autori del podcast sono sotto attacco, con minacce e delle tracce fasulle per provare ad incastrarli. La soluzione finale è complicata e si viene spesso ingannati dalla miriade di possibilità, tutti sembrano un possibile assassino. Il finale è risolutivo e sembra dare un respiro diverso per la terza stagione che potrà staccarsi un po’ dal solito edificio. In questa seconda stagione il format non solo viene confermato ma anche rimarcato, con n approfondimento del passato dell’edifico, il suo “scheletro” e il suo possibile futuro.

Le sottotrame sono interessanti e completano alla perfezione la trama principale, con questa stagione che ha davvero puntato molto sul rapporto tra padri e figli ce non sempre e facile e con coppie ormai divise da mille motivi. Quindi c’è sempre una piacevole leggerezza, in cui ogni tanto ci si immerge in momenti più profondi ricalcando un po’ quelle che sono le caratteristiche del personaggio interpretato da Martin Short.

Only Murders In The Building rimane una serie leggera e piacevole, adatta un p’ a tutti e che non prende troppo tempo per essere vista, un prodotto piacevole e comunque sempre abbastanza innovativo del catalogo Disney Plus.

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THOR LOVE AND THUNDER: FORSE IL PEGGIOR FILM MARVEL

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Thor love and Thunder è un film del 2022 diretto e scritto da Taika Waititi. Il film è la quarta pellicola con protagonista Thor e interpretato ovviamente da Chris Hemsworth ed è film che ci ricorda che è meglio fermarsi al tre e non andare più avanti. Questo film è anche il ventesimo del MCU.

Thor è a spasso per lo spazio con i guardiani della galassia, ma una nuova minaccia lo fa tornare sulla terra nella nuova Asgard per formare un esercito e combattere un nuovo nemico, Gorr interpretato da un ottimo Christian Bale.

Forse uno dei miglior Villian di tutti i venti film, interpretato da un super attore in uno dei film peggio riusciti della Marvel, con non solo un Thor irriconoscibile e fin troppo irreverente ma con una storia e tutto cast che sembrava non vedesse l’ora che finisse il film. Una pellicola confusionaria, fatta di piccoli sketch comici e con una trama molto altalenante. Molto superficiale e che punta forse troppo alla battuta di turno e poco alla sostanza. A parte Gorr, anche la cura dei dettagli e la CGI è davvero pessima, assolutamente lontana dal livello degli altri film.

Passatemi il termine ma appare tutto troppo “giocattoloso” e un Russel Crowe così nei panni del dio Zeus non si può vedere e sminuisce quello che poteva essere un personaggio alquanto interessante. Waititi l’ha messa troppo sulla commedia, dimenticandosi fin troppo di avere un confronto interessante tra un Dio è un distruttore di dei, sminuendo un po’ il tutto e per farla finita a Tarallucci e vino.

Una saga che sembra arrivata alla fine dei suoi tempi e che dopo un po’ sembra quasi stancare troppo, perdendo ogni parvenza di razionalità e perdendo anche il favore di un pubblico un po’ più adulto. Questo film di Thor rappresenta un po’ quello che la saga non si deve permettere di fare e perdersi troppo in prodotti davvero frettolosi, banali e fanciulleschi pur di fare film un determinato numero di film all’anno.

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THE LAST OF US: RECENSIONE SESTO EPISODIO, UNIONI E DIVISIONI

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The Last Of Us con il suo sesto episodio, ci mostra un nuovo aspetto della vita dopo la pandemia. Un villaggio totalmente autonomo e popolato in cui sembra che il tempo si sia fermato a prima che il fungo infettasse tutto il mondo. I posti isolati sembrano riuscire a sopravvivere con piccole città che vanno avanti con la propria vita. E qui che Joel incontra suo fratello e si confronta con il proprio passato, rendendosi sempre più conto di quanto sia importante per lui Ellie.

Questo è forse l’episodio con la fotografia più entusiasmante, molto naturale, con paesaggi innevati e desolati da togliere il fiato, un episodio chiave per alcuni aspetti ma che stride quasi un po’ per la sua tranquillità, che poi sfocia in un cliffhanger nel finale. La regia rende molto, forse la migliore di tutti gli episodi, c’è una cura dei dettagli sempre maggiore e l’occhio di può perdere in diverse parti dello schermo. Una serie che rimane costante di alto livello e che riesce a regalare anche una certa profondità. Qui la storia di fa meno videoludica e più cinematografica, con un rapporto Joel e Ellie che si stratifica in diverse dinamiche sempre più affettuose.

Si può vedere quanto ormai Joel non abbia altro che Ellie e che la felicità altrui non fa che ferirlo e ricordargli ciò che ha perso, stessa cosa per Ellie che si ritrova a sentirsi persa e sola senza il suo “vecchio custode”. Un episodio che analizza altri aspetti della vita e non solo il confronto con gli infetti. Si accenna al futuro, al ruolo di Ellie come cura e alla possibilità di un mondo nuovo, a livello di speranza, fino a qualche istante prima della fine, è forse l’episodio più positivo, più lontano dalla solita negatività e malinconia che contraddistingue una serie del genere.

The last of us è una serie che rimane sui propri binari, che continua a rimanere fedele al videogioco da cui è tratta e che in ogni episodio si nota una bella scrittura e una bella storia che va avanti. Una piccola perla HBO, forse l’esecuzione e trasposizione migliore di un videogioco. Una serie che rimette in ordine le priorità e la cura del dettaglio e che forse potrebbe essere anche dopo questo sesto episodio, da esempio a future serie di questo genere.

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THE LAST OF US: RECENSIONE QUARTO EPISODIO, SI STRINGE IL RAPPORTO

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The Last of Us è arrivato al suo quarto episodio, ritorna una forte impronta videoludica e il rapporto tra i due protagonisti Ellie e Joel cresce sempre di più.

La trama inizia a fare in modo che lo spettatore si affezioni ai due personaggi principali, il loro rapporto cresce e sembra di vedere una famiglia, un padre con sua figlia in un mondo davvero terribile. Ellie è più sveglia di quello che sembra e Joel inizia a rendersi conto di cosa ha dovuto passare quella bambina. Per la prima volta vediamo uno scontro con i banditi, organizzati e con un loro leader, simbolo che il nemico non sono solo gli infatti ma gli umani stessi.

Un episodio che serve anche un po’ a scavare nel passato dei personaggi grazie a dei dialoghi davvero ben scritti e mai banali. Una bella trama che prosegue in modo lineare e chiaro e che ci permette a poco a poco di capire di più questo mondo, sconosciuto agli occhi dei non videogiocatori.

La somiglianza con il videogioco torna nitida, c’è anche qualche battuta praticamente uguale e alcune scene sembrano davvero uscite dal videogioco anche per le azioni che compiono e iniziano a diventare l’uno dipendente dall’altro, per la prima volta vediamo Joel sinceramente sorridere e divertirsi alle battute di Ellie trovate in un libro.

In questa breve recensione viene ripetuto diverse volte il nome di Ellie e Joel, proprio per far capire che sono parte della centralità della trama, in questo episodio sono loro gli assoluti protagonisti, il loro rapporto e le loro emozioni. Grazie ad un’ottima scrittura questa serie rimane di altissimo livello e qualità, ottima in ogni sua dinamica.