Super Mario Bros. – il film è un film d’animazione del 2023, live action del più famoso videogioco del mondo, e icona della Nintendo, Super Mario.
Non era facile racchiudere le diverse sfumature dei tanti titoli videoludici legati a Super Mario, eppure questo film è riuscito perfettamente in questa impresa facendo tornare indietro alla propria infanzia e adolescenza molte persone. Personaggi che si prestano moltissimo a questo tipo di animazione, sono legati insieme da una storia si banale e per bambini, ma allo stesso tempo convincente.
Un fan service, ma di quelli fatti bene, senza esagerazioni e con un sacco di citazioni che rendono il film un vero tributo al videogioco e al personaggio di Mario, con un rapporto unico e piacevole con il proprio fratello. Il film non porta avanti temi complessi e a differenza di alcuni prodotti Pixar, non porta con sé alcun messaggio, forse può essere un difetto, ma allo stesso tempo regalano al film una leggerezza e “dolcezza” di cui ha bisogno.
Di per sé anche l’ironia e le battute, come la storia sono un po’ troppo per bambini, ma rendono comunque il film piacevole e divertente. Mario e Luigi si ritrovano catapultati in una dimensione parallela dopo che hanno attraversato un tubo. Vengono divisi e Mario parte alla ricerca di suo fratello grazie anche all’aiuto della principessa Peach, di Toad e di Donkey Kong. Si ritroverà a dover affrontare un malefico e innamorato Bowser che vuole conquistare anche il “regno” della regina.
Una dei difetti del film è il montaggio sonoro e le musiche, troppo sovrapposte e casuali che creano una sorta di confusione e rumore, tanto che non sembra esserci una logica. Altro difetto rimane purtroppo il fatto che forse è veramente una pellicola “cucita” per un pubblico molto giovane e le cui battute non hanno molto effetto su più adulti.
Nel complesso rimane però un film che fa fare un piacevole tuffo nei propri ricordi e riesce a farsi apprezzare anche da chi non ha mai giocato ai videogiochi, Super Mario rimane un’icona e un personaggio ormai nella storia della fantasia e questo film è un bellissimo tributo al suo mondo e alla sua storia.
James May Our man in Italy è una documentario di Amazon Video. Con protagonista, conduttore e narratore, il famoso conduttore televisivo britannico James May. In questa seconda stagione, dopo averci mostrato il magnifico Giappone, James atterra sulle sponde del bel paese, L’Italia! alla ricerca della dolce vita.
Partendo dalla Sicilia fino a su verso il nord, James ci mostra aspetti dell’Italia, meno conosciuti e nascosti al grande pubblico e al classico turista, ci mostra l’aspetto vero e sincero del nostro paese, quello più puro, fatto di buon cibo e artigianato. Ma ci mostra anche le eccellenze tecnologiche sparse per il nostro stivale.
L’ironia è sempre la stessa che contraddistingue programmi di questo tipo, con James May che fa spesso delle brutte figure a provare a fare cose in cui non è capace, ed è facile divertirsi. Un bel documentario che riesce ad abbinare la lezione al gioco ed è molto coinvolgente.
Rispetto alla prima stagione, per ovvi motivi, c’è meno il fascino della sorpresa, ma c’è la curiosità e l’orgoglio di vederlo in Italia e sapere che questo documentario sarà visto in tutto il mondo. L’Italia ha davvero un sacco di cose, quindi non è facile mostrare tutto, in più è comunque un documentario atipico e non riesce a mostrare del tutto la bellezza del nostro paese.
Il format funziona alla perfezione e ti viene subito voglia di vedere un altro episodio e addirittura una nuova stagione per vedere dove andrà il protagonista. Questa stagione forse è stata ancora più divertente della prima, forse per un italiano un po’ meno stupefacente sapendo già cosa lo aspettava, ma sicuramente sullo stesso livello del primo documentario, quello fatto in Giappone.
Un piccolo Plauso al monologo finale, su cos’è l’Italia e su cosa sono gli italiani, davvero bello, vero e commovente.
RECENSIONI COMBINATE: Pacific Rim e Pacific Rim – La rivolta, due film della stessa saga, uno sequel dell’altro ma con differenze sostanziali.
Pacific Rim è un classico esempio di come le saghe cinematografiche funzionano meno, se c’è un cambio strutturale alla guida del progetto, il cambio di regista e di sceneggiatore non aiuta la saga ad avere la giusta continuità.
Il primo capitolo è del 2013 Co-scritto e diretto e prodotto da Gulliermo del Toro. Il film si ispira ai manga e anime giapponesi con due elementi di quel mondo, come i Kaiju giganteschi mostri che distruggono le città e i Mecha, robot mastodontici e potenti, nel film si chiamano Jager.
Questo primo capitolo ha davvero un sacco di cose positive e ci sono degli elementi a renderlo davvero un buon film, nonostante l’argomento di base sia un po’ infantile, Del Toro conferisce al film è il giusto tono e la giusta dose di adrenalina. La trama è molto piacevole e ha parecchie sfumature interessanti e gestite molto bene. Ci sono personaggi ben scritti che danno il giusto impatto alla storia, tutto sembra estremamente epico e il mondo è già al collasso. Infatti veniamo immersi in un mondo in cui i Kaiju hanno già distrutto grandi città e già da anni l’umanità combatte questi mostri con robot giganti.
L’obiettivo del film è risvegliare nel pubblico i ricordi di infanzia, con questi scontri tra elementi mastodontici che ci ricorda i vari anime a tema Mecha, visti da bambini, con una vaga somiglianza anche con i “Power ranger” e il loro “Megazord”.
Pacific rim è girato bene e anche esteticamente i personaggi sono davvero ben curati, con robot estremamente strutturati nei particolari e mostri giganti particolarmente spettacolari. Tutto ha un senso ed è tutto collocato perfettamente nella trama.
Il primo film è epico, c’è una colonna sonora davvero entusiasmante e che ti fa salire l’adrenalina, ci sono discorsi importanti fatti da Stacker Pentecost (Idris Elba) e momenti delle battaglie congeniati e pensati davvero bene, nel complesso davvero un bel film, anche per chi non è appassionato del genere.
Pacific Rim – La rivolta è un film del 2018, diretto da Steven S. DeKnight. Cambiano i produttori esecutivi, il regista, gli sceneggiatori, cambia tutto il gruppo di lavoro e si vede. Il film sembra una forzatura in tutte le sue parti, vuole cavalcare il successo del primo ma lo snatura e il film cambia di stile somigliando quasi ad un film sui trasformers.
La trama non è poi così male e anche a livello di regia è fatto bene, queste caratteristiche le ha mantenute, ma ha perso il fascino del primo capitolo, la sua fotografia e gli scontri non sono affascinanti come ci si aspetta, anche i personaggi protagonisti convincono un po’ meno. Il figlio di Pentecost è apparso dal nulla, la recitazione di John Boyega non è male, ma il suo personaggio è scritto male, troppi cliché.
Poi lo spettatore vuole l’epicità del primo film che qua va un po’ a perdersi in qualcosa di si visivamente più spettacolare del primo, ma meno iconica e coinvolgente.
Nel primo capitolo c’era Gulliermo del Toro alla guida, Ramin Djawadi come compositore, tra gli attori c’era Idris Elba, era tutto ad un livello più alto, e sarebbe bello che nelle saghe si provi a mantenere lo stesso livello, con lo stesso gruppo di lavoro. Nel complesso la saga di Pacific rim vale la pena vederla, sperando arriva un altro capitolo. Risveglia sensazioni di esaltazione della nostra infanzia e lo fa in modo davvero spettacolare, con robot giganti che combattono contro mostri giganti, perchè alla fine Pacific rim è questo.
QUATTRO CHIACCHIERE: Un “semplice” Anime Giapponese nasconde dentro di se un lato musicale davvero stupendo e di altissimo livello, una delle colonne sonore più belle nel mondo anime.
La capacità nipponica di cerare prodotti creativi di altissimo livello è ormai conosciuta in tutto il mondo, mondi, personaggi e storie davvero originali che riempiono le nostre giornate già da bambini, ma che possono essere apprezzate nella loro completezza solo in età adulta. Naruto come tanti altri prodotti ha quella spiccata ironia tipica dei manga, ma come quasi tutte le storie Giapponesi ha anche una grande morale, una parte molto più seria e profonda. Tutti i personaggi sono scritti con cura e tutti hanno delle determinate caratteristiche, essi rendono al storia estremamente completa e di ottimo livello.
Troppo spesso se vediamo animazione, che sia un film o quello che noi definiamo “cartone” lo consideriamo un prodotto solo e unicamente per bambini, di conseguenza un prodotto poco curato, banale e di basso livello in tutto il suo sviluppo senza notare che alcuni anime sono delle vere e proprie opere d’arte, formate da sceneggiatura, disegni e animazioni e anche forse inaspettatamente colonne sonore di altissimo livello.
Nel corso degli anni mi sono soffermato sul ruolo sempre più predominante delle canzoni all’interno dei film e degli animi, diventando una parte fondamentale del prodotto finale, musiche e suoni ci fanno capire le intenzioni del regista, ci mettono paura, tristezza oppure ci danno una forte scarica di adrenalina e gioia. La musica di sottofondo, detta colonna sonora diventa così un asse portante fondamentale troppo spesso non considerata, soprattutto se si tratta di uno “stupido prodotto per bambini”.
Adesso, chi non l’ha mai fatto faccia una semplice ricerca su youtube ad esempio e provate ad ascoltarvi un po’ di colonne sonore di Naruto, soffermatevi sui suoni, sulla cura dei dettagli, sulle caratteristiche perfettamente studiate delle canzoni. Colonne sonore di altissimo livello con protagonisti chitarre elettriche con suoni quasi degli anni 80′ con assoli davvero di altissimo livello, oppure pianoforti utilizzati alla perfezione per i momenti più tristi. Ma la cosa davvero spettacolare di queste colonne sonore sono la presenza costante degli strumenti giapponesi, come il Koto o il Kyoku strumenti a corda, oppure la presenza dei flauti come lo Shinobue o lo Ryuteki. Questa è una caratteristica meravigliosa, un omaggio ad una cultura meravigliosa come quella Giapponese che in più ci immerge nel contesto “ninja” del mondo di Naruto.
Un mix di strumenti perfetto, usato alla perfezione rende la colonna sonora di Naruto la miglior colonna sonora degli anime, la più identificativa e incentrata, con spesso delle voci di sottofondo anch’esse che ricordano il mondo “Ninja” e ” Samurai”, sfruttando al meglio tutti gli strumenti più antichi e moderni, un viaggio tra il passato e il futuro della cultura del Giappone, tutto questo racchiuso in una colonna sonora di un anime. Tutte le sequenze di battaglia sono costellate di colonne sonore di altissimo livello, da Oscar per mille motivi, nulla da invidiare a molte colonne sonore dei film, anzi delle volte più complete e uniche ed estremamente identificative.
Sarebbe bello anche fare un percorso inverso, perchè comunque sono sicuro che molti non hanno mai visto Naruto e altri saranno anni che non lo vedono più, perchè comunque per molti è un prodotto che si vede dopo scuola a casa sdraiato sul divano girando su Italia 1. Sarebbe bello ascoltarsi prima le colonne sonore, farsi un idea personale dell’anime, crearsi una propria storia viaggiare sulla musica, (che vi assicuro un’altra volta sono stupende), e vedere che immagini riesce a scaturire la nostra mente. C’è tanto Giappone, c’è un intera storia dentro quei suoni, c’è passione, cura e molta maestria, perchè anche le colonne sonore sono delle opere d’arte.
La colonna sonora proprio come una sceneggiatura, va capita, studiata, e come se fosse possibile entraci dentro, vederne tutte le sfaccettature, percepire tutti gli strumenti, le scelte che sono state fatte nel momento della sua creazione. In Naruto c’è tutto questo, la colonna sonora ha la capacità di farti viaggiare, ma va apprezzata, ascoltata con cura, bisogna entrare dentro di essa, capirla nei suoi dettagli percepire tutta la miriade di strumenti stupendi che ci sono al suo interno, concedetevi del tempo per farlo, mettete le cuffie e perdetevi nei vostri pensieri.
Come nella storia del manga, nelle colonne sonore di Naruto c’è un fortissimo contrasto tra Felici e Tristi come se fosse un particolare Yin Yang tra felicità e tristezza, si possono proprio dividere in questi due gruppi, con sbalzi di umore forti e improvvisi classici dei racconti Giapponesi. Abbiamo momenti nelle battaglie dove ci sembra che i suoni vogliano spaccare il mondo e altri in cui la tristezza e la delicatezza ne sono protagonisti.
Delle volte è bello essere sorpresi, soprattutto se si tratta di un atto creativo, la colonna sonora di Naruto lo fa sempre, in ogni suo passaggio, un opera d’arte nascosta tra la “semplice” animazione di un “cartone” Giapponese.
Anche oggi mi ritrovo a dover fare una recensione differente, una recensione che parla di un anime che ho davvero apprezzato moltissimo, soprattutto e ovviamente per la trama, come sempre un punto di forza di qualsiasi prodotto creativo giapponese, creatori di mondi e storie davvero affascinanti.
L’attacco dei giganti è un anime moderno, lo si vede subito dai disegni, un misto tra la classica matita e un animazione più complessa fatta al computer, e nel complesso un realismo sia nei personaggi che nelle ambientazioni, seguendo un classico stile manga.
Questo anime ha diversi punti di forza, tra cui l’animazione, che rende quello che di per se è un disegno, un movimento fluido a volte anche molto spettacolare e avvincente, c’è molta violenza, è cinico e in fondo è un susseguirsi di morti violente e disperazione. Fin da subito intuiamo che sarà difficile capire il bene il male e chi sono realmente i buoni e i cattivi, in una trama molto complicata e piena di colpi di scena.
Le grandi mura che proteggono le città dai giganti sono si uno scudo e una protezione, ma anche un velo misterioso che non ci fa capire cosa stia succedendo fuori e da dove provengono tutti questi giganti, che essenzialmente hanno sembianza umane, ma sono deformati, e si muovo quasi come zombie, trovando sazietà solo nel mangiare le persone, per poi essere inermi e fermi quando non c’è nessun umano nei paraggi. Il loro punto debole e sulla nuca, se li colpisci li muoiono ed evaporano poco a poco.
Ci sono poi altri giganti, con caratteristiche specifiche, che sembrano essere completamente diversi da tutti gli altri, e poi diversi nomi, cittadine, divisioni militari e diversi personaggi di cui è difficile riconoscere il nome. L’attacco dei giganti punta molto sul colpo di scena, sul fatto di aver una trama estremamente convincente e che piace fin da subito, c’è un grosso mistero fin dall’inizio che ha bisogno di essere scoperto per saziare la nostra sete di curiosità, come i giganti con gli uomini, in fondo non siamo poi così diversi.
Come sempre la genialità giapponese non ha davvero limiti, e l’anime è costellato da intuizioni geniali e da situazioni e personaggi perfetti, bellissime le battaglie tra uomini e giganti, innovative, uniche e davvero spettacolari. Difficile non rimanere incuriosito dalla storia e dalla sua evoluzione, costellata di isteri da risolvere e con il protagonista che viene spinto da una sete di vendetta e dalla disperazione di avere un mondo in pace.
Questo è sicuramente un anime da vedere, per la sua forza emotiva e visiva e sicuramente per la sua trama complessa ma estremamente bella ed efficace, lo consiglio davvero a tutti anche a chi non è amante del genere, anche chi considera questo opere non all’altezza, guardatevi “L’attacco dei giganti”.