QUATTRO CHIACCHIERE: Warner Bros. fa le cose in grande e apre un nuovo canale streaming nato dalla fusione di HBO e Discovery +.
Warner Bros. vuole fare concorrenza alle grandi piattaforme streaming e dopo HBO Max lo sostituisce con un nuovo canale che include anche i prodotti Discovery, diventando così MAX.
HBO è da sempre uno dei network che crea i migliori prodotti televisivi in America, serie che sono rimaste nella storia per la loro qualità e che ultimamente non sembra perdere il proprio tocco, ma che anzi viene rafforzato e giustificato da prodotti del livello di The Last Of Us e House Of The Dragon.
Questa notizia non è affatto positiva per gli altri canali streaming, anche perché le serie create da HBO hanno sempre avuto un ottimo budget di partenza e non mi stupirei che sarebbero in grado di “rubare” prodotti da Netflix che non possono essere più portati avanti per i costi e la propria filosofia, vedi Mindhunter. Cosi ci ritroviamo davanti ad un nuovo canale streaming che promette davvero cose interessanti. Partendo con il botto e con l’annuncio di cui tutti parlano che a livello pubblicitario suono come l’annuncio di Prime Video della produzione della serie de Il signore degli anelli.
Max annuncia che produrrà una Serie su Harry Potter che riprodurrà fedelmente i libri e che quindi sarà un reboot dei film che hanno avuto un successo mondiale. Un annuncio che a livello pubblicitario è una bomba e che attira a tutti gli effetti l’attenzione su questo canale, che avrà con sé prodotti come le seconde stagioni delle serie citate prima, altri possibili spin off del trono di spade, la nuova stagione di True Detective e questo solo grattando un po’ sulla superficie.
Tra gli altri annunci interessanti svelati fino adesso, c’è quello che riguarda una serie tratta dalla saga Horror The Conjuring e che potrebbe portare a raccontare nuove storie sulla famiglia Warren, anch’esso un prodotto di punta del suo genere e una serie che se curata da HBO e Peter Safran e James Wan potrebbe essere davvero interessante. Una serie che viene definito più come un drama che come un horror che molto probabilmente lascerà da parte paranormale per dare una testimonianza più veritiera ma comunque misteriosa di alcuni eventi che hanno coinvolto la coppia protagonista anche dei film, rendendo la serie quasi un thriller in cui linea tra pazzia e possessione diventa molto sottile. Effettivamente non ci sono prodotti simili, anche perché una serie così rischia di essere noiosa, eppure gli spunti interessanti ci sono. Immaginare una serie che per la prima volta ci mette davanti ad un mistero ma lo fa in modo tangibile e più realistico non sarebbe poi così male, una serie che ci fa vedere la storia da due punti di vista, quello scettico e scientifico e quello paranormale e credente.
Un altro annuncio fatto dal canale streaming MAX è l’idea di produrre uno spin off di una comedy molto amata, The Big Bang Theory, per ora non si sa praticamente nulla a riguardo, ma è possibile che i protagonisti della serie originale appariranno come guest star di qualche episodio della nuova serie.
Max si presenta quindi come un ottimo nuovo canale streaming con offerte davvero interessanti su cosa poter vedere.
QUATTRO CHIACCHIERE: In arrivo su Max (HBO MAX e Discovery +) una serie tv reboot di Harry Potter che stando alle prime voci sarà molto fedele ai libri.
Era da tempo che si vociferava questa voce e adesso è arrivata l’ufficialità e soprattutto l’accordo (immagino milionario) con J.K. Rowling, la scrittrice più popolare degli ultimi 20 anni. Harry Potter sarà una serie tv su MAX (il canale streaming di HBO e Discovery +).
La Warner Bros. vuole mantenere attivi i suoi prodotti di punta, Harry Potter non ha mai smesso di esistere, ma dopo appena solo qualche anno dalla fine della saga cinematografica, si è presa la decisione di fare una serie tv reboot che a quanto si dice sarà molto fedele ai libri. Un progetto a dir poco ambizioso, curioso e sicuramente una mossa pubblicitaria di altissimo livello. A livello prettamente artistico non c’era mossa migliore per la Warner Bros. con un prodotto che verrà sicuramente rilanciato e che darà una visione differente su una storia ormai conosciuta. Fare qualcosa di nuovo sarebbe stato meno curioso e di impatto, una notizia del genere invece fa balzare sulla sedia sia i fan sia quelli distanti da questo mondo narrativo ma che ne riconoscono l’assoluto valore commerciale.
Harry Potter è un fenomeno mondiale con pochi precedenti, paragonabile forse solo a Star Wars per certi versi, un fenomeno che però è costruito molto non solo sui libri e sulla sua trama, ma anche molto sugli attori che hanno fatto parte dei film nel corso degli anni, molti di questi tra l’altro purtroppo defunti. I film erano un agglomerato di talento e se c’è una cosa su cui non si può discutere sui film di Harry Potter e la quantità di talento recitativo presente nelle pellicole.
La Rowling si dice entusiasta del progetto, soprattutto anche per il fatto che la serie si dice che sarà una riproduzione fedele dei suoi libri, allo stesso tempo però mi immagino che sarà difficile togliersi dalla testa i film con i suoi protagonisti e la serie sarà continuamente paragonata non solo ai libri ma ai film stessi.
Solitamente nella storia del cinema questo è un gioco al massacro, il primo cast è sempre il migliore, è quello che si prende il posto nella testa e nel cuore e difficilmente verrà soppiantato, anche se magari la trama sarà migliore. D’altro canto però questa mossa azzardata crea anche una grandissima attenzione sulla serie con una forte attenzione sul cast, formato per le prime stagioni anche da bambini e rendendo la cosa ancor più curiosa e possibile “fucina” di futuri talenti.
Ci saranno i fan con le orecchie drizzate pronti a captare qualsiasi novità e indizio proveniente dalla serie e pronti a criticarla alla prima incongruenza con i libri. Un’altra cosa da non sottovalutare e che a differenza dei libri che si doveva praticamente confrontare solo con un pubblico allineato con l’età di Harry Potter stesso praticamente, in questo caso la serie dovrà confrontarsi con gli ormai cresciuti fan dei libri e della saga ormai trentenni e alcuni quasi quarantenni che a fine serie avranno magari famiglia e la guarderanno con i propri figli avendo a disposizioni due prodotti a confronto. In più dovranno confrontarsi con le nuove generazioni che in dieci anni cresceranno con la serie e con il suo protagonista, avendo però un paragone senza la necessità di aver letto anche i libri.
The Last Of Us è una serie HBO del 2023 tratta dall’omonimo famoso videogioco della Naughty Dog, la serie è scritta e creata da Craig Mazin e Neil Druckmann. Da subito si può dire che uno dei miglior adattamenti mai realizzati, una serie che non solo ha rispettato le aspettative ma le ha superate e ha mantenuto la bellissima storia del primo videogioco.
The Last Of Us era molto di più di un semplice videogioco, questa serie è riuscita a raccontarlo nel modo giusto, rimanendo fedele, a volte nel dettaglio, a ciò che il gioco ci aveva mostrato anni fa. Una storia di sopravvivenza, violenza e amore che va al di là della solita storia post-apocalittica. Gli infetti e la malattia sono solo il contorno di una storia che approfondisce nel profondo lo spirito umano, l’amore tra un padre e una figlia acquisita, le difficoltà di un mondo cinico, povero e violento. Questa serie HBO è davvero ben fatta, recitata alla perfezione, scritta magistralmente con scene e dialoghi che non sono mai banali, ma sempre con una certa caratteristica e profondità.
The Last Of Us, proprio come nel videogioco riesce a spezzarti in due, ti lascia desolazione e angoscia, non è una storia leggera, ma un’intensa lotta per sopravvivere, con un impercettibile speranza che sfiora i protagonisti. Joel non è buono, il classico salvatore del mondo, ma è un uomo plasmato e inciso dalla vita, dalle vicende che ha dovuto sopportare è la rappresentazione stessa del mondo in cui si trova. Chi sopravvive deve essere cinico, spietato, violento e freddo e anche Ellie nella sua evoluzione, perde quella luce negli occhi da bambina, per lasciare spazio ad una ragazzina che stringe con tutta la sua forza la vita e che coltiva una forte speranza per il mondo.
L’episodio finale è un’esplosione di emozioni forti, un episodio molto crudo con un gesto d’amore che si trasforma in violenza pura e rabbia. Dipendenza l’uno dall’altra e Joel che non vuole più perdere o sacrificare nulla della propria vita. Il suo gesto si trasforma in un grido di disperazione, un atto contro il destino, contro tutto ciò che c’è di brutto in quel mondo. La sua luce è Ellie e non la lascerà mai andare. La capacità di trasmettere emozioni di questa serie è evidente, sembra così realistica che a volte ci si dimentica del mondo di fantasia in cui si trova. C’è stata delicatezza negli attimi di amore, frantumata sempre da un “martello” di dolore che ricorda sempre che c’è ormai davvero poca speranza.
La prima stagione si chiude con un “OK” di Ellie e poi titoli di coda, a spezzare il tutto, a lasciarci con quell’angoscia sapendo quello che è appena successo e nonostante tutto ci sentiamo solidali con Joel, lo capiamo e in fondo ne comprendiamo l’animo. Complimenti a Pedro Pascal e Bella Ramsey che riescono a dare in ogni scena le giuste vibrazioni, dall’affetto, al dolore, alla disperazione, gli occhi persi nei momenti di pura violenza, come un essere vivente che con forza si aggrappa alla vita.
Una trasposizione perfettamente riuscita, un’amplificazione di quello che a livello di soggetto era già un capolavoro, alcune scene sono una perfetta riproduzione, altre sono attimi di puro cinema, con sensazioni umane impareggiabili da un computer. Joel e Ellie in tutta la loro semplicità ci portano lungo questo mondo in cui si vuole sempre qualcosa in cambio, in cui si è gentili e disponibili solo con le vite degli altri, un mondo in cui ognuno pensa alla propria sopravvivenza, manifestando l’egoismo che contraddistingue la razza umana. Non è una semplice trasposizione, ma un adattamento perfetto di un videogioco ad un mondo più complesso come quello televisivo/cinematografico. Non è una serie complessa nella sua evoluzione, ma complessa nelle sue emozioni e soprattutto nelle sue scelte, non ci sono mai scelte facili, ogni direzione che si prende è un sacrificio, la scelta finale di Joel è puro egoismo, per lui ed Ellie è sicuramente la scelta giusto, per il resto del mondo forse no.
I difetti ci sono, nel complesso si può definire una serie scenograficamente povera, nulla di clamoroso a livello visivo, ma sono davvero piccoli difetti quasi impercettibili, la qualità soprattutto in alcune scene e momenti e talmente intensa e alta da rendere la serie The Last Of Us un piccolo capolavoro. Bellissima in ogni suo attimo, nella sua profondità, nel suo messaggio, nella sua scrittura e nei suoi protagonisti.
The Last of Us sta per giungere al termine e in questo ottavo episodio i toni thriller si fanno più intensi, mettendo in scena, l’episodio più cinico e violento visto fino ad ora. Magistralmente diretto creando una giusta tensione, con Ellie assoluta protagonista in un dualismo con un ottimo Villain.
Rispetto all’episodio precedente che ci ha fatto fare un tuffo nel brutto passato di Ellie, in questo episodio ritorniamo nel presente, nella gelida America, con Bella Ramsey che dà prova delle sue doti attoriali ed è l’assoluta protagonista. Un dualismo convincente quello tra Ellie e David, un uomo che mischia la fede con mania di potere e di controllo. Non ci sono infetti ma solo un confronto crudo e tosto con uno dei mostri più temibili del pianeta, l’essere umano.
Ellie prende le redini della situazione, e trova un modo per curare Joel che sta ancora molto male, ci mostra tutta la sua forza e determinazione, ma anche le sue paure e fragilità. Incontra degli altri esseri umani, le cui intenzioni sono per lo più misteriose e in bilico tra sopravvivenza e sete di vendetta. Il confronto e crudo e cinico, chiunque lotta per sopravvivere e nel finale vediamo uno sfogo di rabbia e violenza molto intenso, rappresentativo e indicativo di quanto può essere cruda e tosta questa serie.
Si parla per la prima volta di fede in un dialogo molto rilassato tra Ellie e quello che sarà il suo nemico in questo episodio, David, in cui si parla di Dio e di fede e di quanto questa possa in alcune situazioni salvare le persone, la speranza è sempre una parte fondamentale di the last of us. Una lotta continua tra la rassegnazione e la speranza, con attimi di pura e semplice sopravvivenza, se non vuoi essere ucciso devi uccidere.
La scrittura è sempre precisa, i dialoghi sono densi e significativi, sempre un ottimo lavoro di Druckmann e Mazin. L’unico difetto forse, è che arrivati a questo punto, si hanno degli ottimi episodi, alcuni davvero dei piccoli capolavori, ma una storia orizzontale che non convince del tutto e il cui obiettivo di perde un po’ episodio dopo episodio. Sembra non esserci un inizio e una fine specifica e non ci si rende conto in che parte della storia ci troviamo, con solo l’evoluzione dei personaggi a ricordarcelo. Certi eventi non hanno grosse conseguenze sui personaggi che sembrano scordare tutto troppo in fretta.
A parte questo piccolo difetto, dato un po’ dal tema da cui è tratto, la serie sta viaggiando molto bene, con episodi sempre di altissima qualità e sempre molto significativi, anche la recitazione è sempre di alto livello e man mano che va avanti e si appresta ad arrivare al finale della prima stagione, The last of us sembra proprio essere un piccolo capolavoro.
The Last of Us nel suo settimo episodio fa un tuffo nel passato, mostrandoci alcuni aspetti della vita di Ellie e nello specifico il momento in cui è stata morsa. Fino a quel momento non sapevamo quasi nulla del suo passato e quali dure prove la vita le avesse posto davanti, con questo episodio il suo personaggio viene caratterizzato ancora meglio facendoci capire diversi aspetti della sua vita.
Per molti versi un episodio che ricorda un po’ il terzo, per la sua delicatezza e profondità, un rapporto che va al di là dell’amicizia e che ci mostra un attimo di normalità in un mondo ormai irriconoscibile. Un centro commerciale abbandonato in cui Ellie e Riley passano una delle serate più belle della loro vita, tra giostre e giochi con un luogo tutto per loro, possono essere finalmente delle bambine normali e non delle reclute della FEDRA. Un mondo spaccato in tre tra infetti, ribelli e FEDRA con due ragazzine che provano qualcosa di più che una semplice amicizia.
L’episodio rimane molto fedele al videogioco, alcuni paragoni sono identici e la trasposizione è più che perfetta. Alcuni passi mancanti del videogioco vengono amplificati e completati rendendo la serie sempre di ottimo livello. C’è molta intensità nelle parole e nei sentimenti, con la consapevolezza che le cose non possono andare bene e che quella felicità sarà momentanea. C’è un po’ tutto The last of Us qui, con i sentimenti e i rapporti umani che sono al centro della trama che viene solo ogni tanto “infettata” dal mondo in cui è collocata. Gli infetti sono il contorno, la sveglia che riporta i sopravvissuti alla dura realtà.
La serie usa questi episodi in modo preciso ed essendo sempre ben scritti, definisce con cura i personaggi e gli completa, il passato di una persona dice molto di lei, è adesso conosciamo ancora un po’ meglio la protagonista Ellie. Un passato che fa male, che la rende forte, ma allo stesso tempo sola e con la paura tremenda di poter perdere Joel. Un viaggio nel passato doloroso di Ellie per mostrarci la sua forza e determinazione nel presente, nonostante abbia una responsabilità molto importante sulle spalle.
The Last fo Us non è una storia banale di zombie e umani che combattono per sopravvivere, ma è profondità, amicizia e amore, uno studio accurato dei rapporti umani, dell’uomo e delle suo caratteristiche nei momenti difficili e una storia che va sempre oltre a ciò che ci mostra e che fa sempre riflettere, un episodio sette che riconferma tutto questo e che si aggiunge ad una serie che sembra non sbagliare un colpo.
The Last Of Us con il suo sesto episodio, ci mostra un nuovo aspetto della vita dopo la pandemia. Un villaggio totalmente autonomo e popolato in cui sembra che il tempo si sia fermato a prima che il fungo infettasse tutto il mondo. I posti isolati sembrano riuscire a sopravvivere con piccole città che vanno avanti con la propria vita. E qui che Joel incontra suo fratello e si confronta con il proprio passato, rendendosi sempre più conto di quanto sia importante per lui Ellie.
Questo è forse l’episodio con la fotografia più entusiasmante, molto naturale, con paesaggi innevati e desolati da togliere il fiato, un episodio chiave per alcuni aspetti ma che stride quasi un po’ per la sua tranquillità, che poi sfocia in un cliffhanger nel finale. La regia rende molto, forse la migliore di tutti gli episodi, c’è una cura dei dettagli sempre maggiore e l’occhio di può perdere in diverse parti dello schermo. Una serie che rimane costante di alto livello e che riesce a regalare anche una certa profondità. Qui la storia di fa meno videoludica e più cinematografica, con un rapporto Joel e Ellie che si stratifica in diverse dinamiche sempre più affettuose.
Si può vedere quanto ormai Joel non abbia altro che Ellie e che la felicità altrui non fa che ferirlo e ricordargli ciò che ha perso, stessa cosa per Ellie che si ritrova a sentirsi persa e sola senza il suo “vecchio custode”. Un episodio che analizza altri aspetti della vita e non solo il confronto con gli infetti. Si accenna al futuro, al ruolo di Ellie come cura e alla possibilità di un mondo nuovo, a livello di speranza, fino a qualche istante prima della fine, è forse l’episodio più positivo, più lontano dalla solita negatività e malinconia che contraddistingue una serie del genere.
The last of us è una serie che rimane sui propri binari, che continua a rimanere fedele al videogioco da cui è tratta e che in ogni episodio si nota una bella scrittura e una bella storia che va avanti. Una piccola perla HBO, forse l’esecuzione e trasposizione migliore di un videogioco. Una serie che rimette in ordine le priorità e la cura del dettaglio e che forse potrebbe essere anche dopo questo sesto episodio, da esempio a future serie di questo genere.
Non sono solito fare troppi SPOILER in queste brevi recensioni, ma in questo caso qualcosa va sicuramente detto per capire meglio cosa significa questo episodio per la serie, e si perché (Finalmente?) qualcosa è cambiato.
Il terzo episodio della stagione inizia a staccarsi leggermente dal videogioco, non è più una riproduzione praticamente esatta della storia del videogioco, con persone che ormai si stavano troppo abituando a non avere colpo di scena. Si inizia sempre con Joel e Ellie che parlando iniziano a creare il loro rapporto, la città è lontana e sono in zone desolate, già esplorate però da Joel. I due si imbattono in una fosse comune, poveri esseri umani non infetti, ma comunque uccisi per impedire che il fungo dilagasse o che comunque infettasse tutti, da morti non possono mordere.
Qui c’è una prima differenza dal gioco che sicuramente destabilizza chi la storia la conosce, si vede una inversione di marcia, dove ovviamente il budget sarebbe davvero salito di tanto e non in modo indifferente per riprodurre determinate scene. Si decide dunque di fare un tuffo nel passato nell’episodio più cinematografico visto fino ad ora, le inquadrature e le sequenze da videogioco spariscono, l’impronta spirituale di HBO esce fuori e sembra di essere entrati in un episodio di The Leftovers.
Facciamo la conoscenza di Bill, un uomo che negli anni ha creato un piccolo “fortino” nella città di Lincoln a qualche chilometro da Boston, grazie a trappole e difese, Bill è al sicuro dal fungo e dagli attacchi dei banditi. Ha tutto, cibo e del buon vino e passa le sue giornate in solitudine. Fa la conoscenza di Frank dopo quattro anni di solitudine e tra i due nasce qualcosa di più che un’amicizia, un amore intenso e bellissimo. Qui c’è la grande differenza tra il videogioco e la serie che prende una direzione differente. Una piccola isola felice in cui nonostante il mondo sia in rovina, Bill e Frank vivono il loro amore sereni per sedici anni, un monito di speranza in mondo ormai fatto solo di violenza e disperazione. Un episodio profondo, delicato e si anche un po’ noioso, ma che restituisce un po’ quello che mancava alla serie, la parte un po’ cinematografica, meno schematica, slegata un po’ da tutto ciò che gli circonda. La possibilità della serie di approfondire i personaggi viene sfruttata a pieno anche per allungare un po’ i tempi.
Un episodio svolta, che ci racconta storie leggermente diverse dal videogioco e cambia le carte in tavola, mettendoci il dubbio su cosa vedremo in futuro, scelta azzardata che potrebbe destabilizzare lo spettatore e fare iniziare le critiche, cosa che prima non era mai successa. Sono partite le scelte difficili, che tolgono un po’ di azione, per dare spazio ai sentimenti. Anche per questioni di soldi. Una scelta che mi ha convinto in parte, romantica sì, ma forse un po’ troppo distaccata da tutto il resto, sia nei ritmi, che nella regia e nei dialoghi, sembra essere un’altra serie. Aggiunge profondità, dimensione e informazioni, quindi a mio modo di vedere è un episodio riuscito, allo stesso tempo però rallenta i tempi, si divide dal videogioco e forza alcune dinamiche, forse per alcuni non è stata la scelta giusta.
Il 27 Gennaio è stata rinnovata la serie per una seconda stagione!
Il secondo episodio della serie The Last of Us, dopo il grande successo del primo, mantiene lo stesso livello e ci si accorge ancor di più quanto questa serie sia molto fedele al videogioco. Non mi è mai capitato di vedere un live action così simile al videogioco da cui è tratto, alcune scene davvero identiche e il percorso fatto fin qui dai personaggi e le loro battute sono simili a quelle presenti nel videogioco.
La domanda che ci si pone a questo punto è perché non aver fatto un casting per prendere attori il più possibile simili a quelli presenti nel videogioco? Non lo sapremo mai con certezza, forse servivano prima di tutto attori di alto livello. Ogni scena del secondo episodio ricorda moltissimo un videogioco, ma non solo The Last Of Us nello specifico, ma tutti i videogiochi in terza persona, sia nelle inquadrature che nei movimenti. L’attesa che uno dei personaggi faccia il giro per aprire una semplice porta è molto emblematica e caratteristica del mondo videoludico.
Secondo episodio sempre molto bello, la storia di Neil Druckman che qui e anche regista, era cosi perfetta che non ha bisogno di tante modifiche, ti prende subito, ti incuriosisce e funziona. Anche chi non ha mai visto il videogioco si ritrova subito preso da questa situazione post apocalittica, ed è pronto a scoprire gli orrori di questo nuovo mondo. Questa copia carbone finisce per soddisfare tutti, i fan del gioco, e i neofiti di questa storia.
Per il mio gusto personale, delle volte, soprattutto in questo secondo episodio, il lato videogioco e davvero fin troppo esagerato e amplificato, perdendo un po’ il fascino cinematografico e il realismo di tutto ciò che stiamo vedendo. Certe scene si perdono in percorsi che visivamente non mi fanno impazzire, forse un po’ troppo finti e scelte, come quelle della porta, che non hanno molto senso, troppo veramente da giochi di ruolo. A livello di regia questo episodio non mi ha conquistato, mi aspettavo qualche piano sequenza sorprendente ma nulla, emozionante però lo scontro con gli infetti e il modo in cui sono fatti è davvero sensazionale. Lo spunto horror è davvero interessante ed effettivamente non c’è nulla di simile a livello di serie Tv, nonostante ci siano già molti prodotti di questo tipo, The Last of Us riesce ad essere unico.
Questo secondo episodio da una direzione precisa, e ha un bel colpo di scena, un plot twist inaspettato, che indirizza la storia in una determinata direzione. Un episodio molto da videogioco, che potrebbe rendere questa serie precursore di molti altri prodotti di questo genere, girati così, perfettamente fedeli al videogioco da cui sono tratti.
QUATTRO CHIACCHIERE: La recensione breve non basta, House of the dragon merita qualche parola in più e qualche piccolo approfondimento
House of the Dragon è una di quelle serie che merita qualche parola in più, molti personaggi e storie che non si possono comprimere in una piccola recensione senza spoiler (QUI). Una serie HBO che mostra il potenziale di questo mondo fantasy e lo amplifica, pronta a riconquistare il cuore dei più delusi.
Il finale della serie originale Game Of Thrones è una ferita aperta ancora per molti fan, infatti questa serie e passata in secondo piano, un po’ anche schiacciata dalla campagna pubblicitaria de “Gli anelli del potere” e un po’ dal fatto che essendo su Sky, non tutti possono vederla. Come già detto nella recensione, questa serie funziona e ha riportato in alto questo splendido universo fantasy creato da Geroge R.R. Martin.
House of the Dragon ci mostra il passato della famiglia Targaryen, più precisamente quasi 190 anni prima della nascita della nostra amata Daenerys, in questa serie ci viene mostrato l’inizio della fine della casata più importante di Westeros, una famiglia che ha regnato per anni e anni su quelle terre, grazie al potere dei Draghi, assoluti dominatori del mondo Fantasy di Game Of Thrones. Il fascino del drago come creatura di fantasia ha sempre funzionato, in questa serie sono un punto importante, e ci mostra in particolare il potere dei Targaryen sulle altri importanti casate del continente. Le famiglie mantengono le caratteristiche già viste nella serie principale, alcune vengono solo nominate altre ci vengono mostrate.
La serie ci mostra due linee temporali ben distinte. Nella prima parte di inizia a raccontare la linea temporale con Viserys (Paddy Considine) primo del suo nome figlio di Baelon ed erede al trono di suo nonno Jaehaerys I, che diventa Re. Viserys si fa notare fin da subito per il suo buon carattere, molto pacifico e cordiale, un uomo che evita la guerra e lo scontro Un re anomalo per il trono di spade.
Fin dalle prime scene e situazioni notiamo una caratteristica dei Targaryen con il re Viserys sposato con sua sorella Alyssa, da cui ha avuto una figlia, Rhaenyra (Milly Alcock nella versione giovane della principessa). In questo modo mantengono il sangue puro e il loro legame con i Draghi e Valyria. Il contrapposto del re è suo fratello Deamon (Matt Smith), un ragazzo molto aggressivo e ribelle che mette sempre in difficoltà il consiglio del re e il suo nome, per i suoi atti di violenza di potere, un ragazzo forte e che ama la battaglia e che non esita a buttarsi nella mischia se serve. Lui come gli altri Targaryen è possessore di un drago.
Questi personaggi principali, nei primi cinque episodi ci mostrano un po’ la situazione di quegli anni, con Viserys ammalato e con il “difetto” di non avere eredi maschi. Questo sarà un punto cruciale della trama e sarà quello che poi farà vacillare il potere sul trono di spade, con più contendenti a Bramarlo. Un semplice trono, che attira sempre l’ambizione di potere delle persone. Con questa serie si ritorna un po’ alle morti un po’ improvvise e inaspettate che ti fanno salire la giusta tensione in ogni momento. I personaggi principali, ai fini della trama, non vengono toccati più di tanto, ma non si sa mai quanto possano rimanere in vita. Bello l’espediente, del re malato, che sembra dover morire da un momento all’altro ma che rimane in vita praticamente tutta la stagione. Nella seconda parte, nei restanti 5 episodi si ha un salto temporale importante con Rhaenyra ormai adulta (Emma d’Arcy) e suo padre sempre più malato, con due nuovi figli maschi avuti dalla sua nuova moglie Alicent Hightower.
Qui iniziano i veri giochi di potere ben iniziati già nelle prime cinque puntate, Rhaenyra viene accusata di avere figli illegittimi, chiaramente non figli di suo marito, mentre gli Hightower grazie alla posizione di Otto, padre di Alicent come primo cavaliere che vogliono prendere sempre più potere, supportati da parte del popolo che non vuole avere una regina ma un re.
In pochi episodi sale la tensione, i figli aumentano, gli eredi pure, ci viene mostrato il lato buono di Rhaenyra, forse la più onesta di tutti, ma anche il suo lato ambizioso e la voglia di diventare la prima Regina Targaryen a salire sul trono. Si sposa con suo figlio Daemon da cui avrà due figli, di sangue puro Targaryen, i suoi primi due figli avranno dei ruoli di potere e il suo primogenito Jacerys sarà l’erede al trono. Questo era il suo programma, ma si ritrova regina di roccia ma nulla di più con il suo fratellastro Aegon II che viene nominato re alle sue spalle, scatenando la guerra che viene chiamata Danza dei draghi. La storia è abbastanza contorta davvero piena di nomi simili tra di loro, ma la serie riesce a mostarci bene questa situazione e a rendere bene l’idea di quello che sta succedendo. Il merito della serie è quello di tenere tutto molto ordinato e non creare troppa confusione, il salto temporale è un po’ spiazzante ma necessario per portare avanti la storia e arrivare al momento dello scontro tra i verdi e i neri, le due fazioni che sostengono regnanti differenti.
Il finale di stagione racchiude un po’ tutto lo stile di Game Of Thrones, con Lucerys, secondo genito di Rhaenyra, che vola dai Baratheon per chiarire la loro posizione riguardo alla guerra che sta per scoppiare e chi riconoscono come Re legittimo, arrivato a destinazione, trova suo zio e rivale di vecchie litigate Aemond Targaryen figlio di Viserys e Alicent e fratello dell’attuale re sul trono di spade. Aemond si appena promesso sposo alla figlia di Baratheon. Lucerys fugge nella tempesta con il suo drago, ma Aemond, da poco padrone di Vaghar, il drago più grande in vita, non riesce a fermarsi e per sbaglio uccide e divora Lucerys, creando così una situazione di sicura guerra tra le due famiglie. Una scena emblematica, perché quella morte sarà l’inizio di molte altre e della distruzione di parte della discendenza Targaryen.
Questo meccanismo funziona alla perfezione per la serie che ci dà indizi su chi vincerà la guerra e da chi discende Daenerys, collegandosi poi alla serie originale, con nomi a noi più famigliari, pur essendo 160 anni indietro, qualche piccolo collegamento c’è.
La morte di Lucerys, anche se molto diversa nella sua esecuzione, ricorda molto la morte di Ned Stark nella prima stagione di Game Of Thrones, una morte che porterà ad un sacco di conseguenze nelle successive stagioni. Riporta al centro il trono, con una battaglia tra draghi mai vista prima, in questa prima stagione c’è solo un accenno ma già si intuisce cosa ci aspetterà nella seconda stagione.
L’inizio della fine di una famiglia che comincia a farsi la lotta con sé stessa, con due incoronazioni, due pretendenti al trono di spade e con fratelli e sorelle pronti a darsi battaglia con i propri draghi, la famiglia Targaryen perderà a poco a poco il suo potere fino ad arrivare al re folle. Questa serie è giusta e equilibrata e ci mostra un’altra interessante storia di questo mondo, con personaggi molto importanti e ben scritti, come lo stesso Re Viserys, suo fratello Daemon e sua figlia Rhaenyra, si passa da un momento pacifico e tranquillo, a una lotta interna che non farà che danneggiare il regno. La prima stagione è un percorso che ci porta all’inizio della battaglia. Una prima stagione perfetta, che introduce un po’ alla violenza e alle morti classiche di questa serie, con lo “slogan” dei Targaryen che diventa ancora più reale, fuoco e fiamme.
Si rivela così la decisione giusta presa da HBO di fare lo spin off su questa storia, che ha una trama interessante e nello stile che il pubblico vuole, con il trono bramato da molti, con guerre e inganni. Una serie che si può anche chiudere in 3 semplici stagioni, ma che dimostra la potenzialità di alcuni spin off, con la paura che possa finire male come la serie originale. Ci sono in progetto altri spin off e si spera che il livello sia questo. Una serie che mi ha riconquistato, non esageratamente bella, ma davvero un’ottima prima stagione.
La cosa che funziona di più nella serie, è la politica, i giochi di potere, sono elementi fondamentali per questo genere, in cui la parte Fantasy e rimarcata dai draghi, ma che nel contesto di per sé sembra solo storia medievale. Game Of Thrones si riconferma dunque, l’universo narrativo ideale per fare serie che possano conquistare il pubblico e avvicinarlo al mondo fantasy. L’assenza di magia, elfi o altro, ci fa sembrare tutto un po’ più realistico e storico, quasi più vicino alla realtà. Il concetto di bene e male non esiste, perché è molto sottile e impercettibile, difficile scegliere una fazione, difficile capire davvero chi fa la scelta giusta. Il popolo passa in secondo piano, proprio come i re ci dimentichiamo quasi che esiste, e ci concentriamo solo sulle famiglie reali, sul loro potere o su chi salirà su quel trono. I draghi rappresentano il fascino del potere, la forza di una famiglia che proprio come detto nella serie, sembrano quasi dei, sicuramente diversi dagli altri esseri umani.
I giochi, gli inganni e gli incesti della famiglia Targaryen, ma anche il loro aspetto un po’ celestiale, ci ricordano un po’ le vicende della mitologia Greca, con questi Dei che fanno giochi di potere e che ogni tanto scendono sulla terra (tra il popolo di approdo del re) per sfogare le loro perversioni sessuali. La fortezza rossa di approda del re, diventa un po’ il monte olimpo con all’interno i loro Dei, che giocano e vogliono sempre più potere. Al popolo non cambia nulla, succedono mille cose a palazzo, ma loro nel concreto vengono solo obbligati ad assistere all’incoronazione di Aegon II, inconsapevoli della guerra civile che incombe.
Proprio come nella politica reale ci si dimentica del proprio popolo e si pensa solo al potere e al poter salire sulla quell Trono (poltrona). House of the Dragon funziona perché prende spunto da molte cose e ci ricorda tante situazioni già viste nella vita reale. Con un’iconica figura di potere e di fantasia come il Drago.
QUATTRO CHIACCHIERE: Notizie dal mondo delle serie e del cinema, come è iniziato il 2023 e cosa ci aspetta.
Proprio come super Mario che curiosa e guarda i funghi con sguardo di stupore, siamo ormai pronti ad entrare ufficialmente nel nuovo anno anche a livello di visione cinematografica e di serie tv. Dopo un 2022 di altissimo livello non sarà facile mantenere lo stesso livello, tra grandi ritorni e grandissime novità e delusioni.
Molti film già li conosciamo, torna Nolan con il suo film sulla bomba atomica, Oppenheimer, poi c’è appunto Super Mario, Indiana Jones, Mission Impossibile, Guardiani della Galassia 3 e tanti altri titoli interessanti e meno popolari, si sfocia poi con Dune che arriva in autunno e pronto a stupire e meravigliare come il primo capitolo.
Un anno insidioso perché va a toccare elementi importanti del cinema come ad esempio Indiana Jones, con i fan già pronti ad assalirlo, diretto da James Mangold il trailer è già riuscito a dare quel sapore nostalgico che non è affatto male. Però è sempre un rischio, ma ci dovremmo fare l’abitudine perché nell’aria c’è pure un reboot di Harry Potter, i fan sono ovviamente contrariati, ma la Warner Bros. sembra ben decisa a portare avanti questa possibilità.
Mission Impossible diventa una vera e proprio saga lunghissima con una marea di film e con un Tom Cruise in super forma che si getta con la moto in un dirupo, con molta destrezza e gioia, film che promette bene dal punto di vista dell’azione, come sempre. Poi ci sarà l’ultimo capitolo di una delle saghe più lunghe e seguite del cinema, quella di Fast and Furios, ultimo capitolo girato anche molto in Italia l’anno scorso e protagonista di diversi leak delle riprese.
Il film più atteso forse rimane quello del caro buon vecchio Christopher Nolan, alle prese questa volta, come con Dunkirk, con una storia vera, dal fascino criptico, e che non è mai stata approfondita più di tanto. La storia della nascita dell’arma di distruzione di massa più letale di sempre, la bomba atomica. Anche questo sicuramente visivamente spettacolare con un cast eccellente.
La DC comics ha diversi progetti in mente, più difficile capire la loro data di uscita, mentre Henry Cavill si sposta nel mondo Marvel, lo rivedremo su Netflix con la terza e sua ultima stagione di The Witcher. Netflix punterà anche sui sequel, magari in arrivo la seconda stagione di Squid Games? Per adesso ha appena messo fuori qualche prodotto interessante ma non del tutto eclatante. La notizia della cancellazione della serie tedesca 1899 ha lasciato tutti un po’ sconcertati perché era una serie che aveva necessità di essere sviluppata. Può essere che la sceneggiatura della seconda stagione non convinceva del tutto.
Il mondo delle serie tv sembra un po’ rallentare, rispetto ad un cinema che vive di sequel e reboot e con prodotti visivi sempre di ottimo livello, con la Marvel a tenere insieme i pezzi. Ci pensa la HBO a farsi avanti, e dopo il successo di House Of Dragon si butta nel terreno più insidioso e adesso a gennaio esce con The Last Of Us, serie tratta da due videogiochi meravigliosi, pieni di fan agguerriti per distruggere la serie. Si parla anche del nuovo True Detective, con Jodie Foster, in uscita forse il prossimo autunno. HBO dunque ci va pesante. Torna anche Lindelof (Creatore di Lost) con Mrs Davis e inizieranno pure le riprese dello Star Wars scritto da lui.
Uscirà anche un film tratto da una storia vera che parla di un orso fatto di cocaina che semina panico tra i turisti di un parco, un film che dal trailer appare tra il drammatico e il comico, pellicola curiosa che merita una certa attenzione. Si spera che il 2023 ci regali qualche bella novità, oltre a sequel come l’ultimo capitolo della saga di John Wick, con Keanu Reeves pronto ad ammazzare ancora tutti. In più interessante anche il terzo capitolo di Deadpool in cui rivedremo molto probabilmente Hugh Jackman nei panni di Wolverine.
Netflix parte con i sequel come anticipato già in precedenza, e quindi via con la nuova stagione, forse finale di YOU, il seconda di Tenebre e Ossa, lo spin off di Bridgerton, l’ultima stagione di The Crown. Su Amazon invece spicca The Citadel, serie tv che verrà prodotta in diverse versioni in diverse nazioni, creata dai Fratelli Russo e da Patrick Moran, in Italia Cattleya ha già iniziato le riprese, tra i protagonisti, Matilda De Angelis. In più Amazon non smette di spremere LOL fino a midollo e uscirà un programma comico Io sono Lillo, con protagonista ovviamente Lillo, che deve affrontare la sua nuova popolarità, tra gli ospiti tanti altri comici (Esce oggi).
Così tra grandi ritorni e qualche piccola novità ci apprestiamo ad affrontare il 2023 cinematografico e dello streaming, con la speranza che qualcuno fermi la crescita del prezzo degli abbonamenti e dei biglietti e che ci faccia godere di questa arte meravigliosa senza l’angoscia di perderci uno stipendio.