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ONLY MURDERS IN THE BUILDING: RECENSIONE SECONDA STAGIONE

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Only Murders in the Building è una serie americana del 2022 arrivata alla sua seconda stagione, la serie e stata creata anche da Steve Martin che è anche il protagonista con Selena Gomez e Martin Short.

La prima cosa che si nota e che i tre attori sono più amalgamati e convincenti della prima stagione, un paio di personaggi spariscono senza preavviso però la trama funziona ugualmente con solo il personaggio di Selena Gomez che ha un’evoluzione non del tutto canonica e forzata. Questa stagione ha un legame più profondo con lo spettatore che inizia a prendere confidenza con i personaggi.

L’Arconia è teatro di un nuovo omicidio e anche questa volta i tre autori del podcast sono sotto attacco, con minacce e delle tracce fasulle per provare ad incastrarli. La soluzione finale è complicata e si viene spesso ingannati dalla miriade di possibilità, tutti sembrano un possibile assassino. Il finale è risolutivo e sembra dare un respiro diverso per la terza stagione che potrà staccarsi un po’ dal solito edificio. In questa seconda stagione il format non solo viene confermato ma anche rimarcato, con n approfondimento del passato dell’edifico, il suo “scheletro” e il suo possibile futuro.

Le sottotrame sono interessanti e completano alla perfezione la trama principale, con questa stagione che ha davvero puntato molto sul rapporto tra padri e figli ce non sempre e facile e con coppie ormai divise da mille motivi. Quindi c’è sempre una piacevole leggerezza, in cui ogni tanto ci si immerge in momenti più profondi ricalcando un po’ quelle che sono le caratteristiche del personaggio interpretato da Martin Short.

Only Murders In The Building rimane una serie leggera e piacevole, adatta un p’ a tutti e che non prende troppo tempo per essere vista, un prodotto piacevole e comunque sempre abbastanza innovativo del catalogo Disney Plus.

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DOG GONE: UN FILM COMMOVENTE, IL LEGAME TRA IL CANE E L’UOMO.

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Dog gone – Lo Straordinario Viaggio di Gonker è un film del 2023 diretto da Stephen Herek, distribuito da Netflix è liberamente tratto da una storia vera.

Questo film è di un genere che ormai merita una categoria a parte, quello in cui i protagonisti non sono solo gli esseri umani ma anche gli animali, in questo caso un cane, e il suo fortissimo legame con il suo giovane padrone. Gonker è un giovane Labrador, preso da Fielding Marshall (Johnny Berchtold), un giovane studente, che finito il College non sa ancora cosa fare della sua vita. I suoi amici hanno tutti un lavoro e sono entrati nel mondo degli adulti, lui vive con i suoi e ha preso un cane per farsi compagnia. Un giorno Gonker si perde nel bosco, non trovando più la strada di casa, da lì parte una estenuante ricerca dei suoi padroni che non si arrendono e lo cercano ovunque.

Una bellissima storia vera, molto commovente, che non solo ci mostra il legame tra uomo e cane, ma anche quello tra padre e figlio e la difficoltà che hanno certi ragazzi a trovare un ruolo nel mondo, e capire bene ciò che vogliono fare. Gonker rappresenta un ancora di salvezza per il ragazzo, la vera gioia di quel periodo della sua vita, porta serenità nella famiglia e dimostra il potere che hanno questi animali sugli esseri umani, un legame misterioso e indissolubile.

La determinazione sia del cane che dei suoi padroni fa in modo che tutto vada a buon fine, con qualche momento di ansia e preoccupazione, ma il legame tra i due protagonisti e forte e pure, intenso forse più che quello tra esseri umani. L’essere umano ha bisogno di ricevere amore e non c’è creatura migliore che un cane per riceverlo.

Questi sono film che funzionano sempre, che commuovono sempre e che facilmente conquistano il pubblico, ovviamente non sono dei capolavori, ma sono intesi e significativi al punto giusto, ovviamente super adatto per gli amanti dei cani.