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LA FIERA DELLE ILLUSIONI – NIGHTMARE ALLEY: RECENSIONE FILM DI GUILLERMO DEL TORO

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La fiera delle illusioni – Nightmare Alley è un film del 2021 diretto da Guillermo del Toro. Una trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di William Lindsay Gresham e da cui è già stato fatto un film 1947. Questa Pellicola di Del Toro a un cast corale con protagonista Bradley Cooper e attori come Cate Blanchet, Williem Dafoe, Toni Colette, Richard Jenkins, Rooney Mara, Ron Perlman e David Strathairn.

Nightmare Alley parla di inganni, ambizione e follia e segue le vicende di un uomo dal passato misterioso che si ritrova a lavorare, nel 1939, in una fiera luna park itinerante, tra trucchi di magia e furbizie come se fosse un mondo a sé, di povertà violenza, ma anche di unione e allegria. Del Toro riesce ad incidere molto questa sensazione claustrofobica di un mondo che ha bisogno di ingannare per sopravvivere o addirittura di trasformare uomini in bestie in nome dello spettacolo. Il protagonista, innamoratosi di una illusionista e venendo a contatto con l’arte del mentalismo capisce che quello è il suo destino. Viene quasi rapito e sottomesso dalla sua avidità e le sue capacità e avarizia saranno la sua condanna.

L’epilogo è abbastanza prevedibile, i messaggi lanciati da Del Toro lungo il film sono molto precisi e indicativi, non per questo però il finale non lascia il segno, anzi ci lascia con una profonda agonia e ansia. Il regista riesce a trasmettere molto questa lunga sensazione di inquietude come in molte delle sue opere, la fotografia buia, con una coreografia spesso piovosa e immersa nel fango, danno da subito la sensazione che il protagonista sia in trappola.

Nella parte centrale, anche se importante ai fini del film, la pellicola rallenta decisamente forse un po’ troppo, con dialoghi complicati, complessi e con una trama che diventa più intricata con personaggi molto ermetici e difficili da capire, anche il passato del protagonista non dà risposte ma aumenta il carico di domande. Nel complesso questo film del regista messicano rispecchia molto il suo stile, sia nella messa in scena che anche nell’aspetto grafico e pubblicitario, una sottile violenza con una cadenza horror nelle immagini, rendono il film di Guillermo del Toro sempre molto interessanti.

La fiera delle illusioni è un film che sa annoiare, storcere un po’ il naso con alcune sequenze che sembrano troppo ricamate e distorte da una fotografia a tratti opacizzata, il personaggio di Cate Blanchet, rapisce e confonde allo stesso tempo e forse spezza un po’ tutto il ritmo del film. Bradley Cooper perfetto nel ruolo con un misto di ambizione e follia davvero interessanti. Un film che riesce allo stesso tempo quasi ad annoiare ma ad essere molto immersivo. Una pellicola che sicuramente sa distinguersi.

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ZLATAN: CALCIO E OCCASIONI PER DIVENTARE UN CAMPIONE

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Zlatan è un film del 2021 diretto da Jens Sjogren, un film di produzione svedese che racconta la storia del calciatore Zlatan Ibrahimovic, icona del calcio degli ultimi 20 anni. Il film è stato liberamente tratto dal libro autobiografico “Io sono Ibra”.

La trama del film ci mostra un giovane Zlatan, le difficoltà dell’integrazione in Svezia e i primi passi nel mondo del calcio, il suo carattere forte e squilibrato, in contrasto con un talento puro e una forza atletica fenomenale. Uno Zlatan bambino, che cresce fino alla firma che ha dato la svolta decisiva alla sua carriera, la firma con la Juventus.

Il mondo dello sport non è solo la partita in sé, ma tutto il mondo che c’è dietro, i sacrifici e la vita dell’atleta. La sua ambizione e sicurezza che lo portano con il tempo a diventare un campione. Ibra è uno di quelli che più è invecchiato e più ha aumentato la sua dose di lavoro, ha messo la testa a posto e a 40 è ancora un super atleta, icona dentro e fuori dal campo. Il film però fa fatica a mostrare con chiarezza questi momenti e nella sovrapposizione di due linee temporali fa un po’ confusione. Sembra troppo fortuita e casuale l’ascesa di Ibra, di cui vengono sottolineati solo gli aspetti negativi e non i sacrifici e il lavoro che ha dovuto fare per essere un campione. Risulta essere un film che parla più di fortuna, di coincidenze che di lavoro, dedizione e ambizione.

Si è vero i dettagli nel mondo dello sport fanno la differenza, Ibra fa un gol meraviglioso con l’Ajax e Moggi fa di tutto per prenderlo e arriva nel 2004, l’ultimo giorno di mercato, da lì esplode e diventa fortissimo, vincendo praticamente sempre lo scudetto. Sembra più un elogio al destino e alla fortuna, che al talento e hai sacrifici che un immigrato ha dovuto fare per diventare campione.

Nel complesso, con tutte le premesse che si possono fare, risulta essere un film un po’ freddo che non trasmette le giuste emozioni, rimane un po’ piatto, non mostrando le vere emozioni del calcio, ma perdendosi forse troppo con Ibra che è un bambino difficili e che ruba le bici. Bello però come ci viene mostrata l’importanza di Mino Raiola nella sua carriera.

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AMERICAN PSYCHO: TRA FOLLIA E GENIALITA’

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American Psycho è uno dei quei film iconici, conosciuti più per i meme e le immagini presenti su internet che per la sua vera forma e trama, un film spesso citato, e nominato, ma che sfortunatamente, fino a ieri sera, non avevo mai visto.

Scorrendo nel catalogo Netflix mi ritrovo davanti a questo film del 2000, diretto da Mary Harron e tratto dall’omonimo romanzo di Bret Easton Ellis. Con un incredibile come sempre, Christian Bale.

Un film molto enigmatico, a tratti folle e complicato, dai mille significati che ogni spettatore può provare ad estrapolare, American Psycho è un viaggio nella follia mentale di un uomo, vittima di sé stesso e del mondo in cui vive. Patrick Bateman appare come un uomo perfetto, ricco, intelligente e bello che si prende cura di sé stesso e che non sbaglia una mossa, un uomo perfetto, ma collocato in un mondo tutto uguale, in cui le persone si vedono tutti i giorni ma sbagliano il nome e in cui un bigliettino da visita può fare la differenza. La descrizione di una follia omicida, perpetrata da Bateman per quasi tutto il film, con Christian Bale che grazie alla sua interpretazione riesce a trasmettere tutta questa strampalata storia.

American Psycho è una estremizzazione del mondo americano dei Broker, un piccolo precursore di “The Wolf of Wall street“, ma con molta molta più follia e meno realtà. Un viaggio nella follia di un uomo che non sa più nemmeno cosa sia reale e che confonde anche lo spettatore che rimane un po’ spiazzato dal finale e che si fa mille domande. Ci ritroviamo a chiederci se tutto quello che abbiamo visto sia vero o frutta della sua fantasia, spezzando in due l’opinione su questo film.

La follia ha sempre il suo fascino, il film è scritto davvero bene e anche la regia è di buon livello, i mille dubbi e domande lasciate dal finale, non fanno che dare ancora più valore a questo film. Un film che potrebbe diventare tra poco una serie tv. Chi non l’ha visto come me fino a ieri, deve assolutamente vederlo, e capire da che parte stare.

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THE PALE BLU EYE – I DELITTI DI WEST POINT: UN CLASSICO GIALLO DA NON PERDERE

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The Pale Blue Eye – I delitti di west point è un film del 2022 scritto e diretto da Scott Cooper, distribuito da Netflix, questo film è una piccola perla che ricalca lo stile dei classici gialli dei primi del 900′. Liberamente tratto dall’omino romanzo di Louis Bayard.

La trama si sviluppa nel periodo storico della prima metà dell’ottocento, dove lo stato americano era agli albori e i casi di omicidio venivano spesso trattati con molta superficialità. Il protagonista è un detective famoso nella sua zona, Augustus Landor interpretato da Christian Bale. Deve indagare su un misterioso caso di suicidio, in cui poi la vittima è stata violata e a cui hanno asportato il cuore. Questo strano caso accade in una accademia militare che non può permettersi che succedano delle cose del genere ai propri cadetti. Faremo anche la conoscenza di un giovane famoso scrittore Edgar Allan Poe (Harry Melling), membro dell’accademia e aiutante improvvisato del detective.

Questo film mantiene dei bellissimi toni classici del genere e l’indagine è molto intrigante, la fantasia e il realismo dato grazie alla presenza di un personaggio storico, danno un tocco in più e rendono la trama davvero molto realistica. Non si capiscono bene i tempi e gli spazi, le distanze tra l’accademia e l’abitazione del detective ad esempio e ci ritroviamo man mano in una situazione inaspettata. Nonostante la lunga durata del film, appena più di due ore, sembra che l’evoluzione in sé sia quasi fin troppo veloce perché è difficile capire quanto tempo trascorre nella storia.

I personaggi sono ben caratterizzati e un a fotografia fredda rendono bene l’idea della location innevata e fredda come il destino delle vittime. C’è un forte e bellissimo contrasto tra la crescita e l’inizio della vita di Poe e invece la fine e il lento declino della vita del detective. A tratti un po’ Sherlock Holmes e un po’ Poirot, questo film ha la capacità di riportarti indietro nel tempo e nonostante le poche comparse e le poche location funziona alla perfezione.

Una piccola perla per gli amanti del genere, con un plot twist finale davvero bene congeniato di alto livello, davvero difficile da prevedere, come sempre in questo genere, il caso sembra che non sia mai risolto del tutto, fino all’ultimo secondo del film. Nel complesso davvero un ottimo film, che nasconde bene i suoi difetti e riesce ad esaltare i suoi pregi, merita di essere visto e apprezzato, anche se forse e per fortuna, un po’ in contrasto con i ritmi e i tempi moderni.

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YOU DON’T KNOW ME: IL FINALE CHIUDE IL CERCHIO

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You Don’t Know Me è una miniserie de 2022 distribuita da Netflix, una crime story britannica tratta dal libro di Imran Mahmood e creata dalla BBC e scritta dal Tom Edge.

You Don’t Know Me, ricalca in pieno lo stile televisivo inglese, con una fotografia sempre eccellente e una scrittura lenta ma molto profonda, risultando a tratti un po’ noiosa ma sempre molto intensa e che porta sempre a qualcosa. Difficile risulti banale e anche in questo caso questa serie si comporta in questo modo.

La trama si sviluppa su due linee temporali, con l’imputato che nell’arringa finale parla di ciò che è realmente successo e del perché lui non è colpevole, si rivolte alla corte senza avvocato, per apparire il più sincero possibile. Si scoprirà che lui si è travato in una brutta situazione, in una lotta tra gang, tutto per proteggere la ragazza che ama. La storia funziona anche se un po’ lenta e noiosa senza troppi colpi di scena, con un bel romanticismo che fa da sfondo. Il finale è aperto con lo spettatore che deve decidere quale finale preferisce dare a questa storia, se tragico o con un lieto fine per il protagonista.

La recitazione è ben centrata nella trama, a tratti di ottimo livello, nel complesso soddisfa e trasmette le giuste emozioni. Una miniserie che però pur se fatta bene, non riesce a conquistare del tutto, rimane forse un po’ troppo piatta e basilare, e la storia che c’è dietro non crea poi quelle forti emozioni. Si muove qualcosa solo nel finale, ma non basta per rivalutare tutto il prodotto. You Don’t Know Me, va un po’ contro lo stile moderno di andare sempre veloci, una storia con i suoi ritmi e le sue cadenza, che parte in modo soft, per poi aggiungere la drammaticità di ciò che gli sta succedendo al protagonista, che in fondo, lotta solo per amore, tanto amore.

Una serie che non penso avrà molto successo anche se di ottima qualità, una miniserie forse troppo distante dagli stili moderni e commerciali, ma che rimane comunque un buon elemento in più all’interno del catalogo Netflix.

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YES DAY: LA FELICITA’ DI UNA FAMIGLIA

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Yes Day è un film commedia del 2021 diretto Miguel Arteta e distribuito da Netflix. Una classica family comedy americana, tratta da un libro per bambini scritto da Amy Rosenthal e Tom Lichtenheld.

Una famiglia felice, con tutti i cliché tipici della famiglia americana, decide di concedere ai propri figli in cui i genitori dovranno dire sempre si hai propri figli, in modo da dargli un giorno di libertà e lontano dai soliti no educativi. Jennifer Garner interpreta la mamma della famiglia, con suo marito, interpretato da Edgar Ramirez e tre figli, una adolescente, interpretata dall’ormai super popolare Jenna Ortega (Mercoledì) e due bambini piccoli.

Praticamente tutto la trama del film si svolge nell’arco della giornata, dalla mattina alla sera, mostrandoci la bellezza dello Yes Day, dove finalmente i genitori lasciano la libertà ai propri figli, non senza qualche inconveniente e resistenza. Una bella commedia che funziona alla grande, fa ridere e diverte al punto giusto, senza mai esagerare del tutto. Un film che sicuramente si presta ad essere visto dai più piccoli ma che può risultare anche interessante per i più adulti.

Il concetto di famiglia è esaltato, ben esposto ed è il cardine narrativo di tutta la storia, con il finale che è un insieme di gioia e amore famigliare. Questo è un buon punto di forza e da una forte identità al film, che oltre ad essere una commedia, ci mostra la bellezza di alcuni momenti che si passano in famiglia, momenti di felicità e spensieratezza. i cliché comici del genere funzionano alla perfezione e rendono il film davvero divertente, se pur con una comicità semplice, adatta ai bambini e non troppo volgare.

Una semplice commedia, che raccoglie in sé dei momenti di gioia, che porta sicuramente con sé di scaturire nello spettatore qualche ricordo malinconico del proprio passato e che prova a far vedere il lato tragicomico dell’essere genitori. Una forma d’amore basilare nella storia dell’uomo, l’amore della propria famiglia. Una prova che potrebbe servire a molte famiglie, magari con qualche regola in più, e quindi, buon Yes Day a tutti.

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TI GIRO INTORNO: UN CLASSICO TEEN DRAMA AMERICANO

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Ti giro intorno (Along for the Ride) è un teen drama americano del 2022 diretto e scritto da Sofia Alvarez. Il film è l’adattamento cinematografico del libro di Sarah Dessen.

Ti giro intorno rispetta tutti i classici cliché dei teen drama americani, con la classica ragazza in crisi di identità dopo il liceo e pronta per andare al college, pronta a passare l’ultima estate da teenagers. Auden (Emma Pasarow) è una giovane timida, sempre sulle sue, una ragazza che ha dedicato tutta la sua vita allo studio e che non ha mai provato davvero a divertirsi, decide di passare l’estate a casa del padre a Colby, qui conoscerà nuove amiche e una persona davvero speciale Eli (Belmont Cameli).

Il film si presenta con una leggerezza assoluta in tutte le sue dinamiche, ci sono si argomenti da drama, perdite importanti, legami e profondità, ma è tutto affrontato con estrema delicatezza. Mi è piaciuta anche la lontananza dalla realtà, per una volta si è dato importanza all’intensità dei sentimenti come l’amicizia, mettendo da parte il lato carnale. Non c’è nulla di volgare, tutto rimane sempre ammorbidito dalla gioia dei protagonisti.

Rimane fuori dal tempo, non ci sono cellulari, non si capisce in che anno siano, le persone, parlano, dialogano e non gli serve l’eccesso per essere felici, e nostalgico di un mondo che ormai non c’è più, sembra una bolla dove il romanticismo e la bellezza di passare momenti semplici insieme, conti ancora qualcosa.

Via l’invidia, il confronto, l’odio, tutto viene preso con semplicità, calma, senza la frenesia dei giorni moderni, attanagliati dalla noia che ci fa sempre fare scelte eccessive, spinte che non ci fanno essere noi stessi. Un film dove la timidezza viene accettata, mostrata con cura e dove il semplice sentimento di voler passare anche solo del tempo insieme con la persona che ci piace, esiste ancora.

Ti giro intorno, non è un grande film ovviamente, ha i suoi difetti, la trama sembra a non portare mai a nulla e la recitazione non è delle migliori, ma è un bellissimo ricordo nostalgico di quanto potrebbe essere bella la semplicità, di quanto non serve tanto per essere felici e di quanto sia bello e vero poter essere noi stessi. Cullati dal pensiero che non ci serve nient’altro che vivere ogni istante al massimo.

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INFINITE: UN FILM TRA REINCARNAZIONI E AZIONE

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Infinite è un film del 2021 diretto da Antoine Fuqua. Questo film è l’adattamento cinematografico del romanzo di D. Eric Mainkratz, The Reicarnationist paper. Il film doveva essere un misto tra Wanted e Matrix e la sceneggiatura è stata scritta da Todd Stein.

Il protagonista della storia è Evan McCauley interpretato da Mark Walhberg, un uomo dichiarato schizofrenico che non trova più un obiettivo nella vita, ma che stranamente ha delle abilità innate, la prima che ci viene presentata è la capacità di creare delle perfette katane samurai. Poco a poco scoprirà che lui è un uomo con la capacità di ricordare le sue vite precedenti, solo pochi esseri umani hanno questa capacità e sono divisi in chi vuole aiutare il mondo e in chi vuole far finire tutto. La trama non è solo abbastanza contorta, ma anche un po’ banale, non ci sorprende mai e la storia in se non riesce mai ad attrarre davvero l’attenzione. Nei meandri della storia è facile perdersi e il film non riesce ad esprimersi, a tratti sembra quasi fatto di fretta.

Non mi ha convinto la recitazione, a parte il solito Mark Walhberg, tutti gli attori erano spenti e senza convinzione, i dialoghi non portavano nulla e una volta rivelata tutta la verità su questo mondo, non c’è nessun colpo di scene e risulta tutto abbastanza noioso. Il film si presenta senza spunti interessanti, se non qualche scena d’azione visivamente davvero spettacolare e complessa.

Infinite è un film che tende sempre ad esagerare con scene che vanno al di la della fantascienza e strizzano l’occhio al fantasy, con i protagonisti che compiono azioni sempre più assurde e inverosimili, tanto che alla fine del film, non sappiamo più che genere stiamo guardando.

Il fascino delle reincarnazione viene quasi sminuito e delle vite precedenti del protagonista non ci viene detto praticamente nulla e in pratica sappiamo solo che sa fare le katane e usarle, poco a poco Mark Walhberg entra nell’universo Marvel e diventa un super eroe Marvel che vola sugli aerei. Non mi è piaciuta l’evoluzione del suo personaggio.

Il film ha il pregio di aver un ottimo ritmo e di avere alcune scene che vale la pena vedere, è girato molto bene dal lato visivo, sia gli effetti visivi che quelli speciali sono di ottimo livello. Molto belle le scene in cui sono presenti le auto, girati davvero in modo impeccabile. Grandi difetti nella trama, nei personaggi e nei dialoghi che non riescono proprio a conquistarti. Peccato non aver sfruttato il fascino del potere di ricordare le vite precedenti, lo fa ma in modo superficiale.

Mi aspettavo di più da un film del genere, ma nel complesso lo trovato davvero troppo esagerato e banale.

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DUNE: RECENSIONE DI UN NUOVO INIZIO

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Dune è un film del 2021 diretto da Denis Villeneuve, questo colossal è la prima parte dell’adattamento cinematrogarfico del romanzo ononimo di Frank Herbert di cui abbiamo già visto un famoso film diretto da David Lynch nel 1984 e due miniserie negli anni duemila.

Dune di Villeneuve ricalca in modo a tratti meticoloso le vicende del libro e si ispira naturalmente al film di Lynch, ma ne amplifica la visione, l’aspetto estetico e anche i personaggi rendendoli più completi, con una storia più ordinata e lineare.

Il film è dichiaratamente solo una prima parte e infatti nel complesso è come vedere un primo tempo del film, con un primo atto che ci spiega e ci introduce in questo mondo futuristico, fatto di conquiste spaziali e pianeti, un mondo abbastanza complesso e davvero interessante. Il fulcro di tutto il film è il maestoso soggetto di Herbert, un film che è un icona del suo genere.

Dune a tutte le caratteristiche del colossal e il regista mette tutta la sua impronta, creando un pellicola di altissimo livello, un film che ci trasporta su Arrakis, questo pianeta caldo e desertico, sfruttato e saccheggiato da diversi popoli dell’universo per “la spezia” un elemento prezioso presente nella sabbia e nell’atmosfera che ha la capacità di allungare la vita e di donare dei poteri particolari. Preziosa anche per i viaggi interstellari, anzi fondamentale.

La capacità del film è quella di immergerti totalmente nell’ambiente, tutto è molto spettacolare, a tratti epico, inquadrature, suoni e immagini tutte curate alla perfezione, con una colonna sonora sontuosa curata da Hans Zimmer. La trama è l’apertura di un nuovo mondo, con qualche spiegazione di base per inserirci come pubblico nell’universo fantascientifico creato da Frank Herbert, in questo Villeneuve è un maestro e lo fa con la sua capacità di coinvolgerti fino in fondo.

La gestione corale degli attori è perfetta, nessuno è fuori posto, tutti danno il loro meglio, da Timotèe Chalamet nel ruolo del protagonista, alla giovane Zendaya che interpreta Chani una Fremen che gli indigeni del pianeta desertico.

Villeneuve mette tutto se stesso in questo film, la sua visione e tutte le sue caratteristiche, un film intenso, delle volte forse anche troppo, molto lento in certe situazioni, un film che forse si appesantisce un po’ troppo con scene davvero troppo pesanti per il pubblico del giorno d’oggi abituato a cose più immediate.

Spettacolari le battaglie, la cura dei personaggi che magari appaiono anche per poco nel film, i costumi e tutta l’ambientazione, un vero proprio colossal vecchio stile quasi, ma con tutta la nuova tecnologia e le capacità cinematografiche moderne.

Una trasposizione quasi perfetta del libro, un impresa che non era scontata e facile ma che il regista esegue alla perfezione, una prima parte introduttiva, che pone le basi per qualcosa davvero di epico e gigantesco. Dune è fantascienza pura, con però anche degli interessanti giochi di potere, personaggi profondi e anche qualche similitudine con il mondo reale.

Assolutamente un film da vedere, visivamente eccezionale, colonna sonora perfetta, ben recitato, con l’unico difetto che a volte è davvero troppo lento e inteso dove non serve.

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LA GRANDE SCOMESSA: UN FILM CHE FA RIFLETTERE

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La grande scommessa è un film del 2015 diretto da Adam McKay e tratto dal libro di Michael Lewis, “il grande scoperto”. C’è un grande cast che comprende tra gli altri attori del calibro di Christian Bale, Brad Pitt, Ryan Gosling e Steve Carell. Un film che rappresenta un periodo storico fondamentale della nostra epoca ma di cui se ne parla sempre troppo poco, infatti questo film parla della crisi finanziaria del 2007/2008 quando crollo in mercato immobiliare americano.

Il film si basa su fatti realmente caduti e segue le vicende delle persone che in quel periodo ci avevano visto lungo e avevano previsto tutto, scommettendo contro il mercato immobiliare americano. Il film in modo un po’ bizzarri e a volte divertenti cerca in poche ore di farci capire cosa sia successo e come funzionava il sistema. Per certi versi rende il film molto complicato perchè nonostante la spiegazione semplice, i discorsi e gli argomenti sono estremamente complessi. Questo non è un difetto del film, anzi è un pregio perchè lo rende interessante e pure utile. Bello quando il cinema riesce e può insegnarci qualcosa e questo film, in circa due ore, cerca di farci capire tutto il caos e le frodi che si erano formate negli anni sul mercato immobiliare, sui muti e sulle obbligazioni che ne riguardano.

Nonostante l’argomento, il film ha un ritmo elevato e molto dinamico e strutturato in modo molto particolare, spesso gli attori rompono la quarta parete, parlano con il pubblico perchè vogliono farsi capire meglio. Un film che a tratti ricorda “The Wolf of wall street” un po’ per la location e un po’ per gli argomenti trattati a livello di finanza. I protagonisti rompono la quarta parete e ti prendono come uno stupido, sanno che tu non sai nulla e cercano di farti capire cosa stava succendendo.

McKay è un maestro in questo, tutto perfettamente coordinato, per nulla noioso e anzi, molto affascinante, il film ti tiene incollato allo schermo e ti stupisce con rivelazioni abbastanza scioccanti, a volte è difficile crederci ma ci mostra per bene perchè è crollato tutto il sistema coinvolgendo il resto del mondo. Questo film ha dei vincitori, e anche qui non smette di insegnarci qualcosa, perchè anche in una crisi finanziaria del genere c’è qualcuno che si è fatto i soldi e sarà sempre così.

Da non sottovalutare la recitazione in questo film, i quattro attori più famosi sono stati strepitosi, Christian Bale è sempre pazzesco e in questo ruolo ha espresso il suo talento per l’ennesima volta, uno degli attori con più talento in assoluto. Ryan Gosling non esce molto dai suoi soliti canoni, ma il suo personaggio è perfetto e anche molto divertente, con un carattere eccentrico e con un solo obiettivo, fare soldi. Brad Pitt fa una piccola parte, ma la fa tremendamente bene è un po’ il contraltare di Wall strett, ex banchiere che non vuole più saperne di quel mondo li. Anche Steve Carell eccezionale, un ruolo che coincide un po’ con tutti e sembra esserne la fusione.

La grande scommessa è uno di quei film che va oltre al cinema, è un film che prova ad insegnarci qualcosa e a spiegarci argomenti solitamente complessi, lo fa con un film molto bello, ben girato e ben recitato, un film che vale la pena di essere visto.