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L’ALIENISTA 2: COSA MI E’ PIACIUTO E COSA NO

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Per questa seconda stagione, avendo già recensito la prima o deciso di mettere le cose che mi sono piaciute e quelle che non mi hanno convinto, parto dalle note dolenti quelle che creano più curiosità, cosa non mi è piaciuto di questa seconda stagione de “L’alienista”.

IL PROTAGONISTA: Laszlo Kreizler interpretato da Daniel Bruhl, non è più il protagonista della serie che sposta l’attenzione sulla giovane detective Miss Howard, interpretata da Dakota Fanning. In questa seconda stagioni Laszlo non è fondamentale per le indagini, è un personaggio un po’ ai margini che appare solo ogni tanto senza dare un impronta decisa alla trama.

MONTAGGIO: Il montaggio a tratti l’ho trovato un po’ grossolano, quasi frettoloso con scene che appaiono quasi tagliate, come se non fosse importante la loro conclusione, con battute mozzate. Poi la schermata nera, a volte utile, a volte un po’ esagerata e buttata li a caso.

AMORE: Il rapporto e l’attrazione che c’è tra Sara e John non mi ha convinto, non mi ha coinvolto come avrebbe dovuto, troppo freddo, a volte un po’ forzato e confusionario.

LUTTO: Alcuni morti di cui non voglio fare spoiler, sono trattate con troppa fretta e superficialità, molta freddezza e confusione.

Ci sono poi aspetti positivi che mi hanno fatto apprezzare molto questa seconda stagione che penso sia al livello della prima, e in cui a farne la vera differenza è la trama che può piacere più o meno della prima stagione.

le cose che mi sono piaciute de “L’Alienista – Angel of darkness” sono…

AMICIZIA: A differenza del rapporto di amore, l’amicizia convince e del punto cardine di tutta la trama dei protagonisti che si muovono e collaborano insieme, brindano insieme e ti convincono. Sono diversi e molto simili tra di loro, e insieme compongono un trio che convince già dalle locandine.

COSTUMI: Anche in questa stagione mi ha convinto molto la cura dei particolari riguardante il tempo storico in cui è ambientata, i costumi sono davvero un punto forte di questa stagione, che sono ancora più rappresentativi della prima. Da apprezzare molto la New York zona central park, con le signore che vanno al parco con i propri figli, sfoggiando delle carrozzine davvero molto caratteristiche.

TRAMA: Essendo tratta da un libro, la trama segue un ritmo e ordine logico, facile da seguire e che riesce a farti appassionare come nella prima stagione, la caccia al colpevole è più semplice di quella della prima stagione, ma più complessa dal lato psicologico e coinvolge in pieno Sara Howard che la vive per certi versi in prima persona.

LUKE EVANS: Penso che in questa stagione l’interpretazione migliore sia la sua, nei panni di un giornalista del New York Times, John Moore, con la sua eleganza e pacatezza, mi ha convinto ancora di più che nella prima stagione. è una parte importante della trama , è molto presente ed è quello che più si colloca nel tempo storico, sia nel linguaggio che negli atteggiamenti, Bravo Luke!

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L’ALIENISTA : LA STORIA DEL PRIMO PROFILER

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Ho appena letto che tra poco dovrebbe uscire la seconda stagione, quindi mi sono subito buttato a scrivere la recensione della prima stagione, tratta dai romanzi omonimi di Caleb Carr.

In Italia la serie è distribuita da Netflix ed è costituita da 10 episodi.

Ambientata in una New York di fine 800′, parla di un giovane dottore analista, esperto in psicologia, inizia ad indagare su degli strani casi di omicidio aiutato da un suo amico di vecchia data un illustratore.

L’alienista ci trasporta in una New York in crescita, in un mondo dove l’industria sta prendendo forma e il lavoro è sempre di più al centro della vita della città, un ponte di Brooklyn in costruzione e una società che si divide nettamente tra ricchi e poveri.

La scenografia e i costumi affascinano molto, e catturano subito l’interesse, se vi piace il genere thriller giallo, non potete non apprezzare questa serie tv, che riesce a creare la giusta tensione e curiosità.

Devo ammettere che a tratti è un po’ troppo lenta nel suo sviluppo e ogni tanto è difficile capire le caratteristiche dei personaggi, il protagonista mi è piaciuto molto ed è molto ben scritto, Daniel Brühl nei panni del Dr. Laszlo Kreizler è perfetto, cinico e a volte stronzo.

Luke Evans è la spalla giusta per il protagonista, però il suo personaggio non mi ha conquistato del tutto, forse un po’ troppo piatto e senza caratteristiche ben precise, giusta nel suo ruolo di segretaria curiosa e intraprendente Dakota Fannig. Nel complesso tutti e tre i personaggi principali funzionano molto bene.

La fotografia l’ho trovata eccessivamente scura e un po’ troppo camuffata e modificata, da un bel effetto, ma in certe scene non rende come dovrebbe, ottima la regia, e la mano di Cary Fukunaga come produttore di vede ed ha un tocco positivo alla serie.

La trama è indubbiamente avvincente e ben scritta, segue le tracce del libro e prosegue in modo lineare anche facile da seguire senza rimanere troppo a pensare ai diversi passaggi che la costituiscono.

ottima serie per gli amanti del genere, a mio parere uno dei prodotti più belli presenti nel catalogo Netflix.