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Recensioni Combinate

SETH MACFARLANE E I SUOI TRE FILM

RECENSIONI COMBINATE: Ted e Ted 2 e un film di mezzo, meno conosciuto ma sempre targato dal creatore dei Griffin, Un milione di modi per morire nel west.

Seth Macfarlane è un creatore a tutto tondo, un artista che ha un preciso “timbro” nelle sue opere, che sono facili da riconoscere per il suo stile e le sue caratteristiche, il marchio e lo stile che conosciamo prevalentemente per i Griffin lo riconosciamo in altri suoi lavori, questi tre film ne sono un esempio. Tutto è partito da Ted, il suo primo film che ha scritto, diretto e doppiato, un film che ha catturato subito l’attenzione di tutti per il suo stile sopra le righe.

Ted è un esempio di una comicità molto forte, volgare e che non bada a nessun tipo di censura, ciò la rende autentica, violenta e molto vera, quasi realistica in un mondo che comunque ci appare molto spesso volgare e violento anche nelle parole. Ted è l’orso che tutti vorremmo con noi, quello che ci rende bambini e adolescenti e che non ci fa mai crescere, ma non sempre è tutto positivo. Ted è apposta un esempio esagerato di trasgressione, di parodia, in un universo realistico, ma allo stesso tempo grottesco, in cui un orsacchiotto prende vita e si trasforma nel tempo in un essere che ama la droga e le feste, proprio come il suo padrone.

Il bello di questo film è la libertà che trasmette, può fare e dire tutto, può esprimere i concetti come meglio crede e semina la trama di easter egg e di potente Black Humor, delle volte non ridiamo per le battute in se, ma anche perchè non ci crediamo che le stiamo davvero sentendo in un film al cinema, nettamente sopra le righe. I Griffin di sentono nelle musiche, nelle battute e nello stile di comicità, un film ottimo anche per questi aspetti. Ovviamente è un genere e una comicità a se, difficile fare paragoni, ma può piacere perchè è spregiudicato e assurdo.

Ted 2 ne replica lo stile, ma l’ho trovato un po’ più normalizzato, con una trama che cerca comunque di trasmetterci qualcosa nel finale e in qualche sua scena, l’importanza dell’inclusione e della libertà di avere tutti gli stessi diritti sono presenti in diverse scene, ma non pesano, sono sempre trattati in modo leggero. Anche se la trama è prevedibile è un film che convince, che fa ridere e che ci lascia a volte increduli per la libertà che ha nell’esporre certi argomenti e battute. Non mi è piaciuto molto il fatto che l’erba, è al centro di tutto, fumano in continuazione e sembra che non ci sia altro, si ripete e ripete più volte in diverse scene, alcune molto divertenti, altre un po’ ripetitive. Nel complesso ho trovato anche Amanda Seyfried meglio collocata e più naturale che Mila Kunis nel primo film, in cui l’avevo trovata un po’ troppo forzata e innaturale, troppo contrastante con il personaggio di Mark Walhberg, un eterno bambino con vizi e abitudini molto particolari.

Non penso sia un film per tutti, entrambi i capitoli hanno comunque una comicità basata sulla volgarità, non c’è nessuna scena particolarmente ricercata a livello di regia e la recitazione si adatta al genere senza strafare, sono due film leggeri, fatti per sorridere e ridere, molto adatti agli appassionati dei Griffin o di American Dad. Lo stile inconfondibile di Seth può piacere o meno, ma sicuramente ha un sacco di elementi che lo rende uno stile davvero molto divertente e sopra le righe, tanto da farmi domandare se fosse possibile ancora adesso una comicità così al cinema…forse solo lui può e questo ci piace, ci piace questa libertà, una comicità che sta sparendo soppressa dalla a volte follia del “Politically Correct”.

Un milione di modi per morire nel west è a mio parere un film più articolato rispetto a Ted, sia nel cast ma anche in certi aspetti della sua trama che ricalca molto bene lo stile della parodia, mantenendo però una comicità unica e sempre molto spregiudicata e fatta con riferimenti casuali e meno a film specifici come nelle classiche parodie. Seth rappresenta un vecchio west molto goliardico, in cui la morte e sempre dietro l’angolo e quasi mai inaspettata. Anche qui come nei film su Ted la comicità è parecchio volgare e certe battute sono davvero sopra le righe, ma nel complesso ci sono scene più di azione e usa anche molto la comicità espressiva e visiva e non solo quella della parole.

Seth Macfarlane è il protagonista del film, un po’ impacciato nella propria recitazione ma questo non fa altro che aiutare il suo personaggio che sembra completamente un estraneo in quel vecchio west, comunque ben rappresentato da un ottima coreografia e anche una stupefacente fotografia, poco ricercata ma che ti ruba l’attenzione in qualche scena. Mi piace la trama, la trovo molto leggera, intuitiva e con un lieto fine adeguato e adatto al genere, bello vedere Charlize Theron capace di recitare in qualsiasi ruolo, anche Liam Neeson da un tocco in più a tutto il film.

Il film è schietto e diretto come il vecchio west e ti trapassa come un proiettile con le proprie battute, per molti è tutto banale, troppo stupido, io invece ritengo che il suo punto di forza sia proprio quello di far ridere con l’assurdo, con battute e freddure che magari ti fanno ridere in ritardo perchè ti arrivano dopo, proprio come in una scena del film. Perchè in fondo è semplicemente questo lo scopo del film, farci ridere o anche solo sorridere per un paio di ore, non serve un motivo ben preciso, il film ci rende allegri, a tratti anche qui increduli nel sentire certe battute, a volte troppo spesso censurate nella vita quotidiana.

Tutti è tre i film sono facili da amare quanto da odiare, difficile che ti lasciano indifferente, però da amante delle parodie non posso che apprezzare questo tipo di produzioni, io ammiro la comicità dei Griffin e qui dentro la ritrovo tutta in tutti i suoi aspetti sia positivi che negativi. Consiglio di guardare tutti e tre questi film, soprattutto per fare il paragone con ciò che ci viene proposto ora, tutto censurato, vincolato e non più autentico. Seth Macfarlane e spudorato, vero, è autentico e ci fa ridere per questo.

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Controcorrente

CONTROCORRENTE: BASIC INSTINCT E’ UN FILM SOTTOVALUTATO

Questo film non è solo un accavallamento di gambe!

Molti film sono legati, a volte soppressi da una propria scelta stilistica, da una trama diverse dal solito o come in questo caso da una semplice scena.

Basic Instinct è un film 1992 che ebbe davvero molto successo al botteghino, incuriosendo le persone per il suo lato erotico, genere che era sempre considerato per pochi o che comunque non veniva molto preso in considerazione, perchè legato solitamente a prodotti giudicati banali.

Tutti collegano questo film alla famosa scena in cui Sharon Stone accavalla le gambe, mostrando a tutti che non porta la biancheria intima, questa è forse la scena erotica più famosa e emblematica della storia del cinema.

Ma allo stesso tempo anche la scena che penalizza di più il giudizio finale sul film, rendendolo a parer di molti, solo una mercificazione del corpo femminile, e un film erotico senza nulla da raccontare.

Il film è diretto da Paul Verhoeven regista che spesso mischiava la violenza con un po’ di erotismo, ma anche famoso per film come Robocop e Atto di forza.

Il punto di forza di Basic Instinct è sicuramente la trama, un po’ thriller e un po’ giallo noir, con una sfumatura di erotismo a renderla più iconica e originale, non che elemento fondamentale della trama stessa.

La trama è in perfetto stile noir, è molto avvincente, e con anche qualche colpo di scena, c’è tensione, violenza e passione che si intersecano perfettamente rendendo la sceneggiatura molto apprezzabile in molti suoi passaggi.

Il film ha la capacità di catturarti come il protagonista Nick (Michael Douglas) viene catturato da Catherine (Sharon Stone), infatti la sceneggiatura fu coinvolta in una specie di asta per produrre questo film che ebbe davvero dei cast importanti, infatti furono presi in considerazione davvero un sacco di attori, ancor di più di attrici per il ruolo della protagonista.

Il film ha anche un ottima colonna sonora di Jerry Goldsmith, e la regia prende il giusto ritmo e stile fin da subito, anche gli attori sembrano sempre essere a loro agio, anche se poi si è scoperto che la famosa scena dell’interrogatorio è stata girata un po’ a tradimento, ingannando la giovane Sharon Stone.

Il film è provocante e lo è fin da subito, nelle scene, nelle parole e nella struttura dei personaggi, che risultano tutti condizionati dalle proprie perversioni e istinti primordiali.

Oltre ad un ottimo Michael Douglas il punto davvero forte di questo film è proprio lei, Sharon Stone, stupendamente magnetica e perfetta per questa personaggio. Lei sa essere estremamente sensuale e maliziosa, trasmette bellezza, mistero e anche un pizzico di follia, quasi di violenza.

Il personaggio di Catherine è davvero scritto benissimo nelle sue sfumature più profonde, una conquistatrice infallibile che ha il pieno controllo degli uomini ma anche delle donne, l’amante perfetta.

La trama è centralizzata su questo personaggio così misterioso e ambiguo che a tratti ci sentiamo anche noi coinvolti e che quasi giustifichiamo il folle amore che hanno gli altri personaggi verso di lei.

Sharon Stone in questo film sa conquistarti con la sua malizia e bellezza, ma allo stesso tempo incute quasi paura e disorientamento con il sospetto dietro ad ogni sua azione, una manipolatrice esperta che entra nelle menti anche dello spettatore.

L’erotismo è solo la ciliegina sulla torta, in un film che ha molto altro da dire a da mostrarci, con scene di violenza adeguate al genere giallo, e con quella curiosità specifica del genere, con qualche picco di thriller.

Tutto ben calcolato in una escalation di passione e violenza, con l’apice del desiderio nel finale, e con il sospetto sempre dentro di noi, con la sensazione che ci dice che anche noi come Nick, ci saremmo cascati.

Talmente condizionante quasi da farci dire, uccidi pure adesso, l’importante è averti amata.

Penso che un film debba avere la capacità di trasmettere qualcosa, questo lo fa in modo impeccabile, tanto da diventare iconico e forse uno dei film a sfondo erotico più famosi del mondo del cinema, con una delle scene più famose del genere e non solo.

Nel complesso ha anche una certa eleganza, eleganza difficilmente replicabile al giorno d’oggi, tanto che il sequel fallisce miseramente.

Basic Instinct è un passaggio importante del cinema, una novità che riesce a mixare perfettamente diversi generi, un film che sa colpire dove vuole e lo fa alla perfezione, un film che sinceramente è invecchiato benissimo e che riguardo volentieri quando mi capita facendo zapping con la TV.

Mi spiace sia sottovalutato da molti, mi spiace che sia ricordato solo per una scena e mi spiace che non sia data la giusta importanza all’interpretazione di Sharon Stone, che comunque per questo film nominata ai Golden Globe come miglior attrice.

Il mio consiglio è quello di vedere questo film come un bellissimo thriller, e non con la convinzione di vedere qualcosa di puramente e solo erotico, bisogna farlo senza pregiudizi e fatevi catturare anche voi negli “artigli” di Catherine Tramell (Sharon Stone).