Categorie
Recensioni nel tempo di un caffè

ELVIS: RECENSIONE DEL FILM DEDICATO AL RE ASSOLUTO DEL ROCK N’ ROLL

Recensione nel tempo di un caffè

Elvis è un film del 2022 diretto da Baz Luhrmann e scritto da più mani anche dallo stesso Luhrmann, il film vede Austin Butler nel ruolo di Elvis e Tom Hanks nel ruolo del suo storico manager, infatti questa pellicola è il biopic del re del rock n’ roll, Elvis Presley.

Questo film si può definire con due parole, ritmo e delicato sul finale, un po’ come era Elvis stesso, un’icona di stile, di ritmo e di musica sul palco e delicato in alcuni momenti della sua vita. In grado di passare dal puro e potente Rock N’ Roll a una Balland romantica e poetica. Questo film si concentra un po’ sul rapporto particolare e tormentato tra Elvis e il suo manager il colonnello Tom Parker, ideatore e fautore di Elvis Presley, ma anche uomo cinico e dipendente dal gioco che ha causato la fine stessa dell’artista.

C’è tanta musica e tanto ritmo, anche i momenti più fermi del film, il sottofondo musicale è sempre ben ritmato, mixando alla perfezione il blues e il country proprio come faceva l’artista. In un certo senso è come se Elvis stesso avesse messo mano a questo film, con le urla e le reazioni esagerate delle sue Fan, prima vera “Rockstar” del mondo musicale.

Austin Butler è davvero ad altissimi livelli con un’interpretazione curata e tratta ricalcata alla perfezione sul suo personaggio. Le movenze, il ritmo, il bacino, le gambe tutte le mosse di Presley riprodotte alla perfezione sullo schermo. Un’ascesa storica di un artista che ha segnato per sempre la storia della musica, il primo fantasista del mondo musicale, in grado di un unire popoli e etnie grazie alla sua musica. Un artista che negli anni 50′ non era né bianco, né nero, ma semplicemente una espressione vivente di musica e ritmo.

Il finale è una carezza delicata a un uomo che ormai era solo, abbandonato dalla sua amata moglie Priscilla, ormai intrappolato in un hotel a Las Vegas, con il rapporto con il colonnello Tom Parker ai minimi storici. Elvis negli ultimi istanti di vita, ormai molto grasso, malato e logorato dal suo successo, ossessionato dall’amore per la sua gente e i suoi fan. Un’ultima canzone cantata a piena voce, un ultimo saluto che riassume un po’ tutta la potenza di questo biopic davvero ben realizzato.

Queste storie nel mondo del cinema funzionano, e così ci ritroviamo dopo Freddie Mercury e Elton John a rivivere un’altra storia di passione, talento, follia e soprattutto di musica, storie che lasciano il segno, storie di cui vale la pena fare un film, davvero un ottimo lavoro.

Categorie
Recensioni nel tempo di un caffè

YOU PEOPLE: UN DUO CHE NON HA FUNZIONATO

Recensione nel tempo di un caffè

You people è un film del 2023 diretto al suo esordio da Kenya Barris e scritto a due mani con Jonah Hill che è anche il protagonista del film, con attori come Eddie Murphy e la star anni 90′ David Duchovny.

Il film viene presentato da Netflix come una protagonista con protagonisti Jonah Hill e Eddie Murphy, ed effettivamente è così, ma sembra che la coppia da commedia non funzioni del tutto insieme, i personaggi sono scritti male e non si percepisce mai una determinata comicità di coppia. Il film aleggia tra la commedia e la serietà e a volte questo mix non funziona del tutto.

Il concetto è un po’ quello di “Indovina chi viene a Cena“, il razzismo e la difficile integrazione dei genitori di coppie che arrivano da culture sociali e religioni differenti. Ezra è un ragazzo ebreo, un po’ viziato e stravagante, una pecora nera della sua comunità, poi c’è Amira ragazza nera e musulmana con un padre rigido e razzista. Queste situazioni se prese con ironia sono divertenti e infatti il film funziona molto dal lato comico con scene anche molto divertenti che mettono allegria, però si perde troppo nella sua storia, forse un po’ troppo banale e scontata e in una regia che non si capisce bene cosa ci vuole trasmettere.

Un classico della commedia rivisitato, che affronta la discriminazione e il razzismo ma lo fa in modo molto molto superficiale, per mantenere un tono leggero, ma che non vede nei suoi personaggi la giusta comicità e allegria. La coppia Eddie e Jonah non funziona e le scene con loro due presenti sono noiose, a parte un paio di situazioni abbastanza ben costruite e divertenti.

You People è un film che vuole avere un po’ di tutto ma che alla fine non ha nulla, e nonostante sia stato molto sponsorizzato da Netflix, ci si ritrova in una commedia come tante, piacevole, da vedere con leggerezza, li pronta ad essere vista perché evidenziata nel catalogo, ma nulla di più. Risulta uno di quei film imposti dalla piattaforma, che guardi per noia, ti soddisfa si, ma mai del tutto, ti lascia con l’amaro in bocca. Il pregio del film rimane la sua comicità e la sua leggerezza anche in situazioni delicate le gestisce bene, il difetto sono la scrittura dei personaggi e un Eddie Murphy troppo spento e intrappolato in un personaggio che non è suo.

Categorie
Recensioni nel tempo di un caffè

SCAPPA – GET OUT: LA PRIMA PICCOLA PERLA DI JORDAN PEELE

Recensione nel tempo di un caffè

Scappa – Get Out è un film del 2017, scritto, diretto e co-prodotto da Jordan Peele, al suo esordio alla macchina da presa, questo film ebbe un gran successo nella critica e vinse anche un premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale. La prima cosa che si nota di questo film è appunto la sua trama, molto avvincente, nuova e particolare, con anche dei significati profondi.

Get Out è un thriller che parla di razzismo e schiavitù ma lo fa in modo innovativo, spostando la storia ai giorni nostri, in una famiglia borghese di ceto medio, liberale, non del tutto razzista, ma che porta avanti una tradizione che in qualche modo sfrutta i neri. Una famiglia molto misteriosa che fin da subito si capisce che nasconde qualcosa.

La capacità di Peele è stata quella di creare una tensione costante già delle prime scene del film, non c’è un momento di tranquillità, sembra sempre esserci qualcosa che non va, qualche sospetto, o comportamenti decisamente strani da parte di tutti i protagonisti. Si ha proprio la sensazione che Chris interpretato da Daniel Kaluuya sia circondato da questi uomini bianchi che sembrano odiarlo e amarlo allo stesso tempo, una sorta di disagio che arriva bene anche al pubblico. La domestica e il giardiniere anch’essi di colore, con un atteggiamento davvero molto particolare, quasi come fossero dei robot, non del tutto presenti in quel mondo e con la testa tra le nuvole. Forse sono loro i personaggi che creano più paura in questo film.

Ogni scena ha un suo perché, è ben strutturata e porta sempre qualcosa, che sia un nuovo indizio su ciò che sta accadendo o che serva a far crescere la tensione nello spettatore, un film davvero ben scritto e ben pensato. Una nuova forma di schiavitù e il raggiungimento di una sorta di vita eterna sono questi i punti focali del film che vengono rivelati a poco a poco e con i tempi giusti, tenendo sempre elevatissimo il livello di curiosità.

Jordan Peele ha fatto subito centro alla sua prima da regista, con un film che rivela già il suo stile, con questi sguardi spiritati, questa tensione sempre presente e con elementi horror nella caratterizzazione dei personaggi, sempre molto particolari e violenti. Questo film è anche la dimostrazione che si può fare davvero bene anche con un budget limitato. Un film che consiglio davvero a tutti di guardare.

Categorie
Recensioni nel tempo di un caffè

HEARTBREAK HIGH: UN REBOOT IN STILE NETFLIX

Recensione nel tempo di un caffè

Heartbreak High è una serie australiana del 2022 creata da Hannah Carroll Chapman ed è un reboot targato di Netflix, di una serie degli anni 90′, del 1994 nello specifico. Questa serie è un classico teen drama, ma con forti elementi provocatori e di integrazione, viene esposta con forze e preponderanza la sessualità dei giovani.

Heartbreak High si presenta con protagonisti reali, veri e puri, si percepisce molto il senso di realismo nel loro volti e in parte nelle loro storie. Purtroppo è tutto eccessivamente amplificato e rende il tutto un po’ irrealistico. Una mappa su un muro della scuola mostra le relazioni e le avventure sessuali dei ragazzi della scuola, da lì parte tutta la storia che non smette di provocare e forse a volte uscire un po’ troppo dal tema. La trama perde forza e realismo, con il sesso e l’integrazione come punto focale.

La serie provoca bene e in certi casi lo fa anche in modo divertente ma perdendo una certa profondità, tutti vanno con tutti in modo indefinito e si perde la passione verso i sentimenti un po’ strutturati, sembra che i giovani siano solo delle macchine del sesso, senza sentimenti. Il tentativo di trattare altri argomenti come razzismo, integrazione ecc. c’è ma viene fatto in modo maldestro e perde molto del suo significato e forza.

Il lato positivo è la capacità di rendere tutto molto leggero, in modo che tutti possano in qualche modo provare ad immedesimarsi in alcune situazioni, anche nelle parti più complesse e difficili, la serie ne esce sempre fuori bene. I personaggi sono ben scritti, diversi tra di loro e coinvolgenti.

Un’impronta forte e decisa di Netflix sulla serie, che spinge in evidenza diversi argomenti sessuali e non, con un mistero di fondo che ti fa vedere la serie fino in fondo, un misterioso litigio tra le due migliori amiche.

Categorie
Recensioni nel tempo di un caffè

MASTER: LA METAFORA DEL RAZZISMO IN STILE HORROR

Recensione nel tempo di caffè

Master è un film del 2022 diretto da Miriama Diallo al suo debutto alla regia. Un Horror molto interessante che cerca di essere molto di più che un semplice film di genere, ma che “gioca” un po’ con il potere dei film di rendere concreto ciò che è astratto.

Master è sì un film horror ma è anche una grande metafora sul razzismo, ambientato in una scuola, o meglio in un dormitorio di un college, che non tollera le persone di colore. Una stanza maledetta che porta al suicidio le persone che ci abitano.

Il difetto del film e che punta troppo sul colpo di scena e non ci mostra mai veri e propri episodi di razzismo, confondendo forse un po’ troppo lo spettatore, un film molto profondo e potente, ma che si perde in una trama che risulta un complicata e a tratti forse troppo forzata.

Alcuni personaggi e scene sono difficili da comprendere e non hanno alcun risvolto incisivo sulla trama, alcune scelte sono forse troppo incomprensibili ed è facile perdersi soprattutto nel finale. Il razzismo è il protagonista, ma non lo si percepisce mai realmente perché sono le scene horror a prevalere. Nel complesso sicuramente una cosa voluta ma che indebolisce forse un po’ troppo il messaggio che si vuole dare, lasciando lo spettatore pieno di domande invece che solidale con questa piaga societaria.

Diallo se la cava molto bene, il film è scritto abbastanza base e sicuramente l’idea principale è davvero ottima, trasformare una cosa astratta come un sentimento di odio, in qualcosa di più concreto grazie ai classici elementi horror (mostro sotto il letto). Un film che a tratti mi ha ricordato le opere di Jordan Peele, come ad esempio “Scappa Get Out”. C’è un certo stile che può essere riutilizzato per altri ambiti. Diallo mi ha convinto, il film nel suo complesso non del tutto.

Un film consiglio per gli amanti del genere, ma soprattutto per gli amanti delle metafore e del potere del cinema di lanciare messaggi importanti in modo creativo e unico.