Recensione nel tempo di un caffè

Luce è un film del 2019 diretto da Julius Onah e tratto da un’opera teatrale scritta da J.C. Lee che ha partecipato anche alla sceneggiatura del film. Tra i protagonisti Octavia Spencer, Naomi Watts, Tim Roth e Kevin Harrison Jr.
Il film è un drama che segue le vicende dello studente modello Luce Edgar, adottato anni prima e fuggito da una guerra in Eritrea quando era bambino. Un ragazzo modello, intelligente, con ottimi voti, un atleta di alto livello e con una capacità oratoria fuori dal normale. La trama si concentra sulla sua storia e sul confronto costante di Luce con il suo vero carattere e passato.
Fin da subito si capisce che si tratta di un film complicato, non per tutti e formato da più strati, il paragone con la condizione degli afro-americani in America, non si percepisce subito e anzi crea una forte confusione nel districarsi di questa trama. Luce ha un carattere complicato e nemmeno il finale ci da tutte le spiegazioni che vorremmo avere, solo piccoli indizi che possono essere interpretati in diversi modi. Un contrasto constante tra quello che appare e deve apparire e con quello che è realmente, con una violenza intrinseca del suo essere, Luce non è quello che sembra e man mano che la trama va avanti sembra indossare una maschera sempre più sottile che si sta per sciogliere.
La regia e la recitazione sono di alto livello, ma la complessità di alcuni dialoghi non è da sottovalutare, un film che va capito per essere apprezzato fino in fondo, non bisogna perdere un attimo, una scena perché è facile perdersi o convincersi di essersi persi qualcosa. Tratta diversi temi e lo fa nel giusto modo, quello cinico e pungente, Luce non è un modello, anzi, è solo un ragazzo chiuso in scatola, stritolato dalle aspettative che nasconde in sé un lato di rabbia e cattiveria, che non viene mai però manifestata con evidenza all’interno del film, ma solo accennata, da qualche frase nascosta o dalla testimonianza di una ragazzina innamorata di lui.
Nel complesso un film che sicuramente è di alto livello, per i suoi dialoghi, quasi teatrali e la regia precisa e incisiva, ma forse un po’ troppo complicato, con messaggi che faticano ad arrivare allo spettatore che nella maggior parte dei casi rimane un po’ spiazzato, dubbioso di ciò che ha appena visto e anche un po’ insoddisfatto. Un film che va visto con attenzione e concentrazione, soffermandosi sui diversi temi e strati che la trama offre e ci mostra.