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THE CONJURING UNIVERSE: UNA CONCEZIONE DELL’HORROR DEL TUTTO NUOVA

QUATTRO CHIACCHIERE: Forse il primo e vero universo horror, con spin-off e prequel, con i Warren come spunto narrativo.

The Conjuring Universe ha rivoluzionato un po’ il mondo dell’horror e lasciato una traccia importante nel genere, rendendolo più accessibile a tutti e creando una grossa curiosità nelle sue storie, grazie alla storia vera dei Warren.

Tutto è partito con il primo film del 2013, un film dalla storia classica di esorcismo, ma che attirò molto la curiosità del pubblico essendo tratto in parte da una storia vera, qui si viene a conoscenza di Ed Warren e sua moglie Lorraine due famosi demonologi che hanno passato la loro vita alla ricerca di forza oscure e di possessioni. Nella loro casa è presente una stanza piena di oggetti posseduti che hanno trovato durante le loro esperienze paranormali. La forza di questo franchise è stata quella di puntare su di loro e non sulle storie che raccontano. Il primo film racconta dei Perron una famiglia che ha subito eventi inspiegabili appena si sono trasferiti in una casa del Rhode Island.

L’evocazione è il classico esorcismo, ma con una cura dei dettagli e della regia davvero degna di nota, con un James Wan che conquista tutti con il suo stile, l’Horror fa un passo in più e finalmente dopo anni dal film più iconico di sempre nel suo genere “L’esorcista”, un film horror non viene più considerato film di seconda categoria. The Conjuring non è solo paura, tensione e grossi balzi sul divano, ma anche un film con una trama che mette grande curiosità e che ti innesta la necessità di sapere altro sui Warren.

Tutto si evolve velocemente, viene prodotto uno spin-off sulla bambola posseduta vista nel primo film, Annabelle, che però non riscuote delle recensioni positive, ma il franchise non si ferma e mette in produzione altri progetti. Il vero film di questo universo è sicuramente The Conjuring 2 – Il caso Enfield, una storia che molti già conoscevano e che non vedevano l’ora di vedere sul grande schermo in un film. Questo è un film che viaggia da solo anche senza la presenza dell’horror, un thriller a tutti gli effetti, con una grossa traccia di vero paranormale solo nel finale. Come nella storia vera rimane il dubbio tra realtà e finzione, sembra quasi sia la bambina a fare tutto. Nonostante sia un film Horror il dubbio si insinua nel pubblico anche se è consapevole di ciò che lo aspetta. Anche qui i Warren sono i grandi protagonisti, portano amore e mistero nella trama. C’è un bellissimo mix di canzoni, si passa dai The Clash con un bellissimo spaccato della Londra anni 70′ ad un momento di pace e amore con la canzone di Elvis Presley cantata dai protagonisti.

Veniamo a conoscenza del demone Valak, una suora demoniaca di cui ci viene mostrata la storia nel “The Nun“.

Il sistema funziona, si parte con un film che si avvicina alle storie dei Warren, per poi farne un prequel per spiegare l’origine di quel male e di quell’oggetto indemoniato. Un sistema che permette di creare un universo cinematico horror senza precedenti. I due veri film di livello sono i primi due The Conjuring, forti di essere tratti da storie vere, di cui è possibile leggere le storie online. Anche gli altri seguono lo stile ben preciso, ma si perdono facilmente in cliché classici del genere con lo sforzo di dover far paura a tutti i costi.

Uno stile ben preciso, segnato nel profondo da James Wan e dagli sceneggiatori dei primi due film. La capacità di portare il cinema nell’horror e non viceversa, con piani sequenza davvero molto interessanti e con la fotografia che supera l’obiettivo unico e solo di spaventare lo spettatore. Con questa saga, l’utente non si ferma al film, ma può fare ricerche, confrontare il cinema con le storie vere e alimentare la sua paura verso il paranormale. La storia dei Warren ha il suo fascino e ha un fascino estremamente cinematografico. Sono storie che valgono la pena di essere narrate, che spesso hanno un lieto fine e che si prestano molto ad una sceneggiatura, ovviamente con molte aggiunte di fantasia.

L’obiettivo, come nell’esorcista, non è solo quello di creare paura con la scena in se, ma con tutto il contesto, insistendo con il fatto che siano degli eventi realmente accaduti, le foto reali nel finale non sono altro che una preparazione al film successivo e ci predispongono ad avere più ansia e paura prima ancora di vedere un film della saga. The Conjuring Universe si basa su tutto ciò che ha prodotto, guardi The Nun con la curiosità di sapere chi è il demone Valak e con l’illusione che ciò che stai guardando potrebbe essere successo veramente. Nessuno potrà mai battere il fascino intrinseco che ha un film tratto da una storia vera e non potendolo fare per tutti i film, il franchise sfrutta i Warren proprio per trasmettere questa sensazione e fascino.

The Conjuring poi, porta nel mondo dell’horror la figura cinematografica e narrativa del Villain, non si combatte più con spiriti ed entità astratte, ma con qualcosa di più concreto che ha una forma e delle caratteristiche precise. Si sono visti già in altri film del genere, ma in questi c’è un’evoluzione, una cura dei dettagli e degli spin-off creati per rafforzare le caratteristiche. Annabelle ha un aspetto fin da subito terrificante, inquietante e al tempo stesso che crea curiosità, tanto da avere tre spin-off comunque di alto livello. The Nun ci mostra Valak, anch’essa da subito iconica, questa suora demoniaca che ci mette soggezione fin dal primo istante in cui la vediamo e da subito sentiamo il bisogno di saperne di più sulle sue origini.

The Conjuring Universe ha una grande capacità di creare curiosità ed è stato perfettamente ideato per questo, prima della paura viene la sete di sapere di conoscere e di informarsi e poi quando siamo già belle pronti e condizionati arriva lo spavento alimentato da ciò che sappiamo, da ciò che ancora non sappiamo e dall’esperienze dei film precedenti. Come tutti gli universi narrativi funziona man mano che si vedono i film nell’ordine in cui sono usciti.

L’obiettivo finale non è solo quello di darti il film in se da vedere ma di darti qualcosa di più, una storia vera, la curiosità sui Warren e sul mondo di cui trattano, un Villain e una regia e fotografia sempre di ottimo livello in modo da essere appagato anche a livello visivo, portando il mondo dell’horror ad un livello superiore.

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Recensioni Combinate

JUMANJI: RECENSIONE E CONFRONTO

RECENSIONI COMBINATE: I tre film di Jumanji dal primo storico con Robin Williams ai nuovi film con “The Rock”, in attesa del terzo film della trilogia.

Nel 1995 arriva nel cinema il film “Jumanji”, una novità assoluta, qualcosa di assolutamente nuovo e con non assomigliava a nulla. Diretto da Joe Johnston e interpretato da un grandissimo Robin Williams. Il film è tratto da un albo illustrato per bambini scritto da Chris Van Allsburg nel 1981.

Il primo film di “Jumanji” è davvero un bel film, è scritto bene, è recitato molto bene dai suoi protagonisti e può essere definito a mio parere, come una specie di horror per bambini. Infatti questo film riusciva a regalarti un misto di sensazioni tra risate e paura. Pensare alla vita di Alan Parrish chiuso nel gioco per 26 anni crea comunque un senso di angoscia. Nel complesso il film giocava molto sul giusto equilibrio tra ironia e spavento.

Il suono dei tamburi diventa subito iconico, e ci trasmette anch’esso una sensazione di paura perché ricorda molto il battito del cuore accelerato. Bello anche visivamente con scene davvero ben congeniate, anche la scatola del gioco in sé è molto affascinante con queste pedine che si muovono da sole. Il bello di questo film è che porta il gioco di Jumanji “fuori dalla scatola” e lo porta nella vita reale, quindi possiamo solo immaginare come possa essere lì dentro in base a qualche accenno folle nei racconti di Parrish. Un fascino difficile da replicare, con un intenso rapporto tra padre e figlio, infatti il cacciatore è interpretato volutamente dall’attore che interpreta il padre di Alan.

Giustamente in quegli anni non si usava molto fare i sequel, anche se questo film ci ha sempre lasciato la tentazione di sapere com’era il mondo all’interno del gioco di Jumanji, una parte di noi voleva essere risucchiata dentro come il giovane Alan Parrish.

Jumanji era un film di forte contrasti, un film dai toni un po’ cupi e con scene divertenti e più leggere solo in alcuni casi, un film con una sceneggiatura davvero ben scritta e che convinceva fin da subito. Uno di quei film con i finali aperti che non saprai mai se vedrai un seguito oppure no. Chissà come sarebbe stato un altro film con Robin Williams? Magari non avrebbe la forza del mistero e della novità che ha avuto il primo film.

Nel 2017 esce un nuovo Jumanji, che solo in piccola parte è il sequel del primo film del 1995. Diretto da Jake Kasdan ha come protagonisti Dwayne Johnson, Jack Black, Kevin Hart e Karen Gillan. Fin da subito si capisce un cambiamento dei toni, questo film è tutto comicità e ironia. Lo stesso cast è adatto alle commedie e il titolo Jumanji in sé, serve solo per attirare pubblico e c’entra poco o nulla con il primo film. Questo apre un nuovo ciclo, una nuova tipologia di film di Jumanji, forse più moderna e più adatta al pubblico dei giorni nostri.

Questo Jumanji – Welcome to the jungle è molto diverso dal primo, ma nel complesso è una bellissima commedia, fa molto ridere ed è ben scritto e recitato. Punta tutto sulla leggerezza, su battute semplice e sulla comicità dei propri personaggi. Entra letteralmente nel gioco, e un gioco che si evolve per attirare l’attenzione è davvero una scelta geniale. Bellissima l’idea degli avatar, opposti alle caratteristiche dei ragazzini protagonisti nella vita reale.

Un film che nel complesso si presenta come una commedia commerciale, fatta per piacere al pubblico senza troppe pretese e cavalcando l’onda del successo del primo. Tutti ci immaginavamo un mondo di Jumanji completamente diverso, sicuramente più oscuro e crudo e non ci viene detto nulla sul passato di questo mondo o sulla vita di Alan Parrish li, se non una scritta su un pezzo di legno e una citazione.

Questo film perde il fascino della paura e del mistero, ma aggiunge un sacco di azione ed effetti speciali, evidenziando le differenze di concezione di film tra gli anni novanta e i giorni nostri. Il protagonista folle ma dal fisico normale come Robin Williams, viene sostituito dall’uomo muscoloso ma rassicurante come “The Rock”. Una scelta che fa storcere il naso ai molti fan del primo film, ma che nel complesso funziona ed evita di incespicare in cose troppo complesse e serie.

Jumanji – the next level è il secondo capitolo della nuova trilogia e terzo film su Jumanji. Film del 2019, ritrova lo stesso regista Jake Kasdan e lo stesso cast del film precedente. Si aggiungono al cast due attori importanti come Danny DeVito e Danny Glover.

Anche questo film punta tutto sulla comicità, usando le caratteristiche del film precedente, ma aggiungendo qualche piccola novità che aiuta il film ad essere forse ancora più divertente. Sempre molto leggero, questo capitolo aggiunge sempre più caratteristiche al mondo di Jumanji, rendendolo sempre di più un videogioco, forse anche troppo. La trama non è banale, ma risulta forse un po’ noiosa e a tratti troppo infantile, a livello visivo ancora più bello del precedente.

Gli attori recitano bene, c’è un’ottima chimica tra di loro, e sono davvero bravi a cambiare in base alle persone che hanno nel loro avatar. Tutti molto divertenti in un film che punta tutto sulla comicità e che è strutturato per fare ridere. Le scelte sulla sceneggiatura vengono fatte proprio in base alle situazioni più divertenti possibili.

In questo film viene rimarcata l’importanza dell’amicizia, del condividere le cose e le esperienze. Le cose fatte in compagnia sono sempre le migliori ed è giusto fare pace dopo un litigio. Si può sintetizzare questo film con la classica frase, l’Unione fa la forza.

Nel complesso la saga sta perdendo un po’ tutto il suo potere, la dinamica del videogioco è sì divertente ma non convince del tutto, e si percepisce forte la nostalgia del primo capitolo con quel tocco di serietà e complessità che attirano. Il trucco, le scene reali e la poca o grezza GCI del primo film lo rendono più unico e sicuramente più affascinante.

Questi due nuovi capitoli sono solo dei grossi film commerciali fatti per piacere e divertire, lo fanno molto bene ma poco c’entrano con la visione iniziale di questo mondo. Dividendoli dal primo sono film che però si reggono da soli, hanno una loro dimensione ben precisa e hanno gestito perfettamente i primi due film.

Con il terzo capitolo della trilogia, proprio come nel film 1995 si torna alle origini e sembrerebbe che il gioco uscirà di nuovo nel “mondo reale” con tutti i suoi animali e personaggi strampalati. Questo sarà molto curioso e sicuramente con i protagonisti che finalmente incontreranno di persona i propri avatar. Arrivare ad un quarto film e creare curiosità è un’ottima cosa, vuol dire che è stato fatto un buon lavoro, indipendentemente dalla somiglianza con il primo film originale.