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THE CONJURING – PER ORDINE DEL DIAVOLO: UN TERZO CAPITOLO CHE SCENDE DI TONO

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The Conjuring – per ordine del diavolo è un film del 2021 diretto da Michael Chaves. Il film è il terzo capitolo di una saga che ha rivoluzionato il mondo degli horror. Un terzo capitolo che però fa fatica a trovare una storia interessante.

The Conjuring 3 parte bene con una scena in puro stile horror, ma si perde con facilità nel corso della sua storia e con personaggi e un soggetto di base forse fin troppo fantasioso e che si avvicina troppo agli horror classici. Ci si perde in un mondo di maledizioni e satanismo che sminuisce un po’ la lotta tra i Warren e i demoni vista negli altri precedenti film, tanto che l’oggetto finale maledetto è davvero banale e significativo e da cui difficilmente ci sarà uno spin off come nei precedenti film.

Si sono persi un po’ gli elementi che hanno caratterizzato gli altri film, e questo è un po’ un difetto, una pellicola che lascia impresso ben poco se non qualche scena di paura ben congeniata, ma con una trama che non funziona davvero per nulla e con una confusione sui personaggi davvero costante. Troppe storie intrecciate che finiscono per fare perdere facilmente il filo della trama.

I Warren sono gli assoluti protagonisti, ma manca un po’ il duello tra loro e un demone specifico, e ci si perde in una ricerca di una verità che poi delude facilmente le aspettative. Con un finale con dei colpi di scena che non fanno che complicare la trama e renderla spenta e banale.

A parte i grossi difetti, questa pellicola, se paragonata ai suoi predecessori non funziona, ma se paragonata ad altri film horror, si presenta comunque come un ottimo film con scene davvero ben girate e pensate, una trama contorta ma che offre sempre qualche spunto e un soggetto di partenza che prende sempre in piccola parte dei fatti realmente accaduti. Si dice che verrà prodotta una serie su The Cunjuring e che il quarto capitolo sarà l’ultimo che concluderà una delle milgiori saghe horror di sempre, nonostante qualche calo e qualceh piccolo difetto.

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LA NOTTE DEL GIUDIZIO – THE PURGE – LA SAGA

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La notte del giudizio (The Purge) è ormai una saga importante del mondo cinematografico, con il primo film che risale al 2013 scritto da James DeMonaco che ne è l’ideatore. Un film che ha un’idea di base davvero curiosa e geniale e che proprio per questo motivo gli ha permesso di diventare una saga e anche una serie tv.

Il primo film del 2013 con protagonista Ethan Hawke ci mostrava solo la superficie di questo futuro dispotico, in cui gli Stati Uniti per uscire da una crisi di identità ed economica hanno cambiato forma di governo, con questi “Padri fondatori” che governano e che hanno deciso di concedere alla nazione una notte in cui non esistono le leggi e le persone possono fare ciò che vogliono. Questo causa una notte di violenza e follia che si ripete una volta all’anno, la gente si sfoga e si purifica e il resto dell’anno, stando ai media, le persone sono più calme e meno violente e non commettono crimini.

Nel corso della saga ci vengono mostrate diverse situazioni, la prima dentro una abitazione assediata da dei giovani ricchi che usano la notte per sfogare la loro voglia omicida. Già nel primo film c’è un po’ di stile horror e di pura follia che lo hanno reso abbastanza emblematico, soprattutto per le maschere usate dagli assassini. Nel corso dei film successivi invece abbiamo una visione più ampia di ciò che succede in quella notte e impariamo a conoscere un po’ le due fazioni, chi è a favore e chi contro.

Ovviamente per molti aspetti le trame sono forse un po’ troppo surreali, ma nel corso dei film e anche della serie, ci viene data una spiegazione specifica del perché le persone siano così esageratamente violente in quella notte. Nei primi tre capitoli partiamo che lo sfogo c’è già da anni e arriviamo al terzo film dove una rivolta cambia le cose e fa finire per sempre questa situazione. Nel quarto capitolo ci viene mostrato il primo sfogo, un esperimento fatto in una zona povera di New York e veniamo a scoprire che il vero scopo dello sfogo è massacrare i poveri per diminuire la popolazione che ha bisogno di aiuto durante il resto dell’anno. C’è chi si arricchisce tantissimo grazie allo sfogo e chi diventa ancora più povero e verrà ucciso lo sfogo successivo.

Nel quinto capitolo viene ricostituito lo sfogo, ma la violenza è sempre più presente nelle persone, la situazione degenera e lo sfogo non dura una notte ma continua per tutta la nazione e per sempre, gli Stati Uniti si auto annientano.

Tutti i film sono ben scritti e in generale penso sia una saga un po’ sottovalutata, è una storia che prende sempre, ci sono delle belle scene di azione e anche il lato Horror è sempre ben gestito e utilizzato per creare la giusta tensione. L’idea iniziale penso sia geniale e perfetta per una saga cinematografica e nei diversi film è stata esaminata bene la situazione e i diversi aspetti di questa notte di follia. Molto realistico sotto certi aspetti e forse fastidiosamente esagerato sotto altri, questi film riescono però sempre ad avere i giusti protagonisti, che molto spesso sono abili con le armi. Sono dei film che si completano a vicenda e ci danno risposte che prima non avevamo, essendo antologici tra loro funzionano sempre e si possono davvero creare mille storie a riguardo. The Purge è un format, che funziona sempre, sia per i film che per la serie tv perché offre davvero mille possibilità.

L’ultimo film si stacca un po’ dalla sua classicità e vedere la violenza di giorno in questo film fa un certo effetto, ma nel complesso la trama funziona e trova anche il tempo per fare qualche piccola denuncia sociale come il resto dei film. Fondamentalmente il film condanna quello che mostra ed è sempre contro la notte dello sfogo, ma al suo interno ci sono sempre invece personaggi che sono a loro favore, si spacca in due l’opinione pubblica e la nazione stessa e penso che l’ultimo film uscito in ordine cronologico sia la giusta evoluzione della storia.

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DEVIL’S KNOT – FINO A PROVA CONTRARIA: LA VOGLIA DI GIUSTIZIA A VOLTE PORTA A FARE SCELTE SBAGLIATE

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Devil’s Knot è un film del 2013 diretto da Atom Egoyan. Il film è basato su una storia vera conosciuta come la storia dei “tre di west Menphis”, tre ragazzi accusati ingiustamente dell’omicidio di tre bambini e scarcerati dopo 18 anni di prigione.

Il film segue la vicenda proprio negli anni del processo, nel 1993, un processo che ha sempre fatto discutere tutta l’America, perché frettoloso e con la voglia di trovare subito un colpevole. Ci viene mostrata la non curanza delle prove e tutti gli errori che sono stati commessi durante le prove e il processo.

Una piccola cittadina è rimasta profondamente sconvolta dall’omicidio di tre bambini di appena 8 anni e non voleva far altro che trovare al più presto i colpevoli, accusando così tre ragazzi appassionati di occulto e indicandoli come seguaci di satana. In Devil’s Knot viene sottolineata l’innocenza dei tre ragazzi e in ogni scena si percepisce anche una forte accusa allo svolgimento delle indagini in quell’occasione.

Colin Firth (Ron Lax) è perfetto nel ruolo del detective che cerca prove su questo misterioso caso, per aiutare a scagionare i tre ragazzi, che ritiene fin da subito innocenti. La trama ci guida tra un’ottima fotografia, una regia molto delicata e un ritmo lento ma davvero ben scandito. Si crea una forte curiosità e tutti, anche nella vita reale vorremmo sapere chi ha commesso questi atroci delitti.

Un film molto importante in ogni sua aspetto, con pochi difetti e con un livello di recitazione davvero molto alto, anche l’atmosfera trasmessa è quella giusta, la fotografia è perfetta, e il montaggio ci permette di seguire lo svolgersi degli eventi sempre con molta chiarezza. Come nel caso reale, il film non ci toglie nessun dubbio, anzi i sospettati sono molti, ma sembra davvero che contro quei ragazzini non c’era alcuna prova. Un caso ambiguo, frettoloso e pieno di misteri.

Questo film è anche una giusta trasposizione dell’importanza della verità in campo giuridico, viene fatto capire che non basta essere trovare un qualsiasi colpevole, uno che soddisfi la comunità, bisogna fare di tutto per trovare il vero colpevole, fino a prova contraria.

Un film che consiglio assolutamente perché è davvero ben fatto e ben strutturato in ogni suo aspetto, per gli amanti dei gialli e dei thriller ha anche in giusti toni del genere. Uno storia vera che è già stata raccontata in alcuni documentari, ma che sicuramente aveva bisogno anche di un film così ben fatto.

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THE ACCOUNTANT: TRA AZIONE E CONTABILITA’

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The Accountant è un film del 2016 diretto da Gavin O’Connor con protagonista Ben Affleck. Il film è stato scritto da Bill Dubuque, interessante il fatto che sia un contenuto completamente originale non tratto da un soggetto completo come ad esempio un libro.

Il lato positivo e centrale del film è la scrittura del personaggio principale interpretato proprio da Ben Affleck. Christian Wolff è un ragazzo autistico, cresciuto da un padre militare e severo, che cerca di proteggerlo dal mondo esterno, creando così un assassino eccezionale, Chris però ama la tranquillità dei numeri, il loro ordine e sa che non verrà mai tradito dalla matematica così diventa un contabile, ma non un qualsiasi. Collabora con le più grandi organizzazioni criminali, per la loro revisione dei conti, dove gira un sacco di nero ed è facile perdere soldi o che qualcuno voglia rubarli in bella vista. Il personaggio principale è davvero ben scritto con molte sfumature, ha la sua etica, il suo ingegno, una calma a volte inverosimile, una sua visione del mondo ben precisa che ci viene mostrata durante il film. Anche Ben Affleck in questo ruolo è stato perfetto, la sua faccia da “tonto” un po’ persa nel suo mondo si adatta perfettamente ad un personaggio serio e composto.

Il film si presenta bene con la giusta dose di azione e con scontri a fuoco elaborati davvero bene, un po’ confusionarie le scene più affollate e di lotta e la trama risulta un po’ complessa a tratti, troppi salti temporali non meglio specificati e tentativi di colpi di scena un po’ forzati. Il passato di Christian è un po’ confuso e la linea temporale non si capisce del tutto. Un po’ isolata e timida Anna Kendrick che mi è parsa un po’ fuori contesto e mai totalmente nel personaggio.

Per essere un contenuto totalmente originale mi è piaciuto molto, a tratti sembra quasi un thriller di spionaggio, a tratti quasi un film sul talento matematico di un contabile e in altri casi ci mette anche un pizzico di ironia, tanto che una delle uccisioni sembra quasi una parodia di questo genere di film.

Un film che mi ha stupito piacevolmente, bello da vedere, con un buon ritmo e che non annoia, un ottimo Ben Affleck e nel complesso scritto e diretto bene, un contenuto originale ben fatto e che da respiro un po’ ad un cinema pieno di reboot e soggetti già completi.

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PREY : RECENSIONE DI UN TENTATIVO DI HORROR TEDESCO

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Prey è un film del 2021 diretto e scritto da Thomas Sieben, questo film è disponibile su Netflix, è un film tedesco che si colloca tra il thriller e l’horror ma che nel complesso non riesce a definirsi con un genere preciso.

La semplicità e il poco budget sono le parole chiave di questo film che punta molto sulla fotografia e sull’ambientazione per mantenere i costi prodottivi più bassi possibili, tanto che delle volte ci appare quasi come una web series amatoriale più che un vero e proprio film. Ha una bella fotografia che a tratti ricorda quella già vista nella serie Dark, ma per altri aspetti invece, il film fa molta fatica ad essere convincente.

La recitazione non è delle migliori e alcune dinamiche non sono troppo facile da comprendere, anche se la trama è semplice i personaggi sono un po’ complessi, sembrano tutti nascondere qualcosa quando in realtà nessuno nasconde nulla e non ha nulla di strano. Sono cinque uomini che per festeggiare l’addio al celibato di un amico decido di andare a fare escursioni nei boschi, ma all’improvviso sembra che qualcuno gli voglia uccidere dandogli la caccia con un fucile.

C’è la giusta suspense ed è facile immaginarsi in una situazione simile, il film crea il giusto stato d’animo, tra ansia e paura, non c’è molta violenza e non ci sono scene con troppo sangue, il film viene gestito più come un thriller che un horror. La storia non si dilunga troppo, ma già verso la metà del film riusciamo a capire chi è il vero protagonista della storia, anche se i colpi di scena sono davvero pochi e mal gestiti, essenzialmente inutili ai fini della trama. Il rapporto tra gli attori è disastroso, molto forzato e sembra tutto estremamente finto, potrebbe essere voluto ma non penso.

Purtroppo sia il montaggio che lo spazio temporale della storia è gestito malissimo e non si capisce bene quanto tempo passa all’interno del film, questo crea un po’ di confusione e molte delle cose che si vedono perdono di significato o hanno poco senso. Un film che ha qualche pregio sicuramente e che si adatta perfettamente per essere visto in una piattaforma come Netflix.

Non penso sia adatto per gli appassionati di horror, forse è più adatto per chi vuole iniziare con qualcosa di leggero, qualcosa che sa creare si tensione e paura ma non ad altissimi livelli, anzi sono solo degli spunti in più. Una storia che non convince del tutto, ma che tutto sommato può essere abbastanza verosimile, il finale l’ho trovato prevedibile e davvero spoglio.

Questo film tedesco ha il pregio di essere fatto bene nonostante gli evidenti limiti imposti dal budget, si vede come con delle semplici scelte siano riusciti comunque a fare un buon prodotto con qualche spunto davvero interessante. Ammiro sempre la tecnica fotografica dei prodotti tedeschi e anche questa volta era di mio gusto

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TRAFFICANTI – WAR DOGS : UN BEL FILM TRATTO DA UNA STORIA VERA

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Trafficanti è un film del 2016 diretto da Todd Phillips (il regista di “una notte da leoni” e “Joker”) e interpretato da Jonah Hill e Miles Teller. Questo film è tratto da una storia vera il che lo rende molto più esaltante e assurdo. Delle volte nessun autore nonostante la sua fantasia riesce a creare storie di questo livello, perchè la realtà delle volte supera la fantasia.

Trafficanti è proprio questo è una escalation di cose assurde che ci fanno vedere l’altra faccia delle guerre, cioè i soldi, infatti nel film viene più volte specificato quanto le guerre siano della macchine da soldi se sei nel posto giusto al momento giusto.

La trama è scritta bene, il film si capisce subito, ma ogni volta veniamo un po’ sorpresi da ciò che sta succedendo e dalla velocità con cui accadono le cose. La storia inizia con David Packouz, un ventiduenne di Miami che si guadagna da vivere facendo massaggi, poi ci prova con la vendita di lenzuola alle case riposo ma gli affari non gli vanno bene. Questo però ci fa capire l’intraprendenza del personaggio interpretato da Miles Teller. In questo periodo senza soldi incontra un suo vecchio e folle amico del liceo che è nel giro della vendita di armi e ha una sua piccolissima società, Efraim Diveroli. Grazie alle numerosi leggi assurde del governo americano i due ragazzi iniziano a comprare armi e a rivenderle direttamente all’esercito degli Stati Uniti d’America. Gli affari vanno presto a gonfie vele e succedo sempre di più cose assurde e a cui e quasi difficile credere, diventano milionari in poco tempo e accecati dalla sete di potere, soprattutto Efraim Diveroli, li porta a fare scelte illegali e pericolose.

Questo film ha davvero pochi difetti, è ben girato, ci sono anche delle citazioni carine a “Scarface”, a tratti e divertente e c’è anche un po’ di suspense in alcune situazioni. Nonostante quello che stanno facendo i protagonisti è difficile non fare il tifo per loro, anzi vorresti vederli sempre più ricchi. Il film fa riflettere su molti aspetti negativi delle armi e soprattutto ci mostra il mondo assurdo che c’è dietro alle guerre, ci parla di soldi e di spese pubbliche da far venire i brividi. Il film tratta tutto con molta ironia, ma punge forte, lancia continue frecciatine al governo americano e fin da subito capiamo quanto sia folle tutta questa storia.

I due protagonisti sono perfetti insieme, c’è una bella intesa, uno è un più cosciente e responsabile, l’altro completamente folle e senza controllo, ma con un grande talento nel comunicare con le persone. Un film che non mi aspettavo così che mi ha sorpreso piacevolmente la prima volta che lo visto e che ogni tanto mi ricapita di riguardare volentieri.

Per chi è appassionato di film tratti da storie vere un po’ assurde, lo consiglio assolutamente, un film che merita di essere visto e che per molti motivo in questo periodo è molto attuale, anche perchè c’è una scena in particolare che ci spiega cosa c’è dietro alla situazione attuale in Afghanistan.

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ZOHAN – TUTTE LE DONNE VENGONO AL PETTINE : IL FILM PIU’ ESAGERATO DI ADAM SANDLER

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Zohan è un film 2008 diretto da Denis Dugan e con protagonista Adam Sandler. Il film è una specie di parodia comica e segue le orme del grande Zohan, super soldato antiterrorista israeliano, da anni nell’esercito per combattere i palestinesi, ma adesso vuole cambiare vita e andare in America per tagliare capelli.

Zohan è il film più stupido e esagerato di Adam Sandler, è una parodia del conflitto idealistico in terra santa ed è anche una visione un po’ particolare del sogno americano, facendo il contrasto tra la vita del protagonista, tra armi e uccisioni e il suo sogno, diventare un parrucchiere, per fare “capelli di seta morbida”. Il film è un capolavoro a livello di comicità grottesca, Zohan è talmente forte che è praticamente un supereroi con i super poteri. La comicità si basa su questa caratteristica e su molti stereotipi sul Medioriente. Questo film è politicamente scorretto e ha un’ironia che non sarebbe più accettata al giorno d’oggi. Il lavoro dei nostri adattatori e doppiatori in questo film è stato spettacolare ed eccezionale, l’accento e le battute sono tutte perfette e fanno ridere proprio per come sono dette.

Zohan è goliardico, fa ridere perchè è assurdo, ma allo stesso tempo come tutti i film di Adam Sandler ha un leggero spunto di riflessione, c’è unione tra palestinesi e israeliani, c’è pacificazione e più volte si sottolinea come in fondo siamo tutti uguali. Zohan insegue il proprio sogno nonostante i pregiudizi, e non importa ciò che pensano gli altri, lui insegue il suo sogno.

Il film è un concentrato di scene divertenti, battute da black humor e situazioni un po’ cringe, il tutto capitanato da un super Adam Sandler che nel personaggio di Zohan è perfettamente a suo agio. Certo il film non è da premio oscar, e molti lo potrebbero definire una grande cafonata. In fondo Zohan è così ed è questo il suo bello, è un film che deve far ridere per la sua assurdità e ironia tagliente, un film che grazie al nostro doppiaggio diventa ancora più bello.

Chi non ha visto questo film deve darsi la possibilità di farsi qualche sana risata spensierata, perchè in fondo il film Zohan serve a questo, passare dei momenti spensierati e felici ridendo spesso, un ora e mezza circa di assurdità e parodia.

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ENEMY : UN FILM MOLTO COMPLICATO

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Enemy è un film del 2013 diretto da Denis Villeneuve e con protagonista, quasi in solitaria, Jake Gyllenhaall. Il film è tratto da un libro di Josè Saramango, “L’uomo duplicato”. Questo film è una visione contorta, non facile da capire e bisogna stare attenti a certi particolari per capirlo, la trama è semplice ma il suo significato è davvero nascosto.

Enemy si presenta con una scena ambigua, inizia con il protagonista che si trova in una sala buia che assiste a dei particolari spettacoli erotici con altre persone, che apparentemente sembrano benestanti. Lo spettacolo erotico culmina con una donna nuda che schiaccia con un tacchi a spillo una tarantola. La storia si sposta poi su Adam un professore di storia, la cui vita sembra spenta e monotona e che ha un rapporto di solo sesso con la propria compagna. Scopre guardando un film che c’è una persona uguale a lui e da li la sua vita prende delle pieghe inaspettate.

Lo spunto è interessante, ma il film fa fatica ad esprimersi, con una fotografia color seppia e una scenografia volutamente spoglia, cupa e molto spenta come il ritmo del film che non prende mai forma, rimane chiuso nella sua introduzione. Un film che ci lascia mille domande ma che cerca di esplorare l’animo di un uomo che si sente bloccato dai vincoli delle propria vita. Il sosia ne è l’opposto, la sua parte più espressiva, lui si è sposato e tra poco sarà padre. La figura del ragno si ripete più volte, simbolo che l’uomo è spesso intrappolato nelle propria vita, nel matrimonio e che delle volte si perde e non ritrova più se stesso.

Gyllenhaall è molto bravo, interpreta entrambi i personaggi con i giusti turbamenti, la lentezza del film viene mitigata dalla sua performance molto equilibrata e credibile. Mentre il resto del film rimane troppo distaccato dalla realtà, troppo complesso e che ti lascia mille perplessità e domande, un film che va interpretato come un opera d’arte da comprendere. Bello però che Villeneuve si sia espresso al meglio, con le sue idee e la sua espressione con un fotografia che anche se particolare è molto iconica e bella, a tratti molto simile a quella di “Blade Runner 2049” .

Un film che non mi sento di consigliare a tutti, perchè potrebbe risultare un po’ noioso e davvero troppo complicato, tanto da risultare quasi assurdo e stupido. Il film ha alcuni aspetti positivi e quelli negativi sono più soggettivi che altro. Ma questo non toglie il fatto che non è fatto per tutti, è un film particolare che va capito e compreso.

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SHANG CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI: UN PO’ DI CINA NELL’UNIVERSO MARVEL

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Shang Chi è un film del 2021 diretto Destin Daniel Cretton e fa parte dell’universo Marvel, quindi è tratto ovviamente da un fumetto. Come il fumetto originale il film si propone più come mossa commerciale che strizza l’occhio alla Cina, ma che cerca comunque di essere un film piacevole e mantenere il solito stile Marvel.

Shang Chi è un film divertente e piacevole, parte un po’ lento conto effetti visivi che non mi hanno convinto del tutto, poi man mano migliora e le scene d’azione danno qualità a tutto il film. Una trama abbastanza semplice, anche se a tratti rimane un po’ più difficile da capire, soprattutto le intenzione dei personaggi non si capiscono del tutto, sono un po’ deboli le motivazioni. La recitazione è un po’ acerba, Simu Liu è un po’ rigido e innaturale come un po’ tutto il cast. La Cina si vede è c’è praticamente in ogni scena, dagli attori, alle location alle leggende del posto con creature mistiche davvero carine e ben fatte legate alla mitologia cinese.

Il film non sembra del tutto far parte dell’universo Marvel, solo alcune comparse ci riportano a quel mondo, per il resto sembra un film a parte, che può iniziare e finire li senza alcun problema, affascinanti i combattimenti con similitudine con i classici di Jackie Chan che ho apprezzato molto. Belle le mosse e le tecniche di combattimento e molto bello lo scontro finale a livello visivo.

Il film fa fatica in alcune parti che risultano forse un po’ forzate, penalizzate dagli attori e del fatto che alcuni rapporti umani sono un po’ irrealistici e banali, ma cresce e cresce bene convincendo sempre di più, sia visivamente che a livello di trama.

Un film molto piacevole da vedere, però a differenza di altri Marvel è più difficile appassionarsi al protagonista, perchè ovviamente arriva da fumetti meno conosciuti, un difetto che ultimamente si vede in tutti i film di questo universo, con personaggi come Capitan Marvel oppure lo stesso Shang Chi che non hanno e non possono avere il fascino di Capitan America e Iron Man. Problema che si ripresenterà con “gli eterni” e che rischia di abbassare il giudizio generale verso il film.

Shang Chi non ha nulla da invidiare ad altri film Marvel, ha semplicemente un protagonista meno spettacolare e magari personaggi meno accattivanti di contorno, il problema forse non è il film in se, ma il soggetto che risulta un po’ debole.

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SWEET GIRL: IL LEGAME PADRE E FIGLIA A VOLTE E’ DAVVERO FORTE

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Sweet girl è un film del 2021 diretto da Brian Mendoza e distribuito da Netflix, con protagonisti Jason Momoa e Isabela Merced. I due sono padre e figlia in un film che parla di vendetta e amore per la famiglia, dove è sottolineata l’importanza del rapporto tra padre e figlia. La trama è completa non ha grossi vuoti e si capisce dall’inizio alla fine ciò che succede, i dialoghi hanno degli alti bassi e a volte pur cercando di colpire l’attenzione non ci riescono e risultano un po’ banali. L’inizio è molto inteso, la situazione è molto drammatica, con la mamma e moglie dei protagonisti che muore di cancro. Inizia così una ricerca disperata della verità, perchè sembra che il farmaco salvavita sia stato bloccato dalle lobby farmaceutiche e dalla politica. Raymond Cooper (Jason Momoa) non si ferma davanti a nulla e addirittura uccide pur di vendicare la moglie morta e far venire a galla la verità. L’ottimo plot twist verso il finale rende tutto più bella, e da decisamente un tocco in più a tutta la storia.

Un film che non ha grandi pretese, ma che nel complesso è fatto davvero bene, a fine film sei soddisfatto di ciò che hai visto e a memoria non ci sono grandi errori, la regia è buona anche se un po’ confusionaria nelle scene di azione. Gli attori non mi hanno convinto subito, ma poco a poco si può dire che entrambe le interpretazioni sono di buon livello. Nulla di spettacolare a livello visivo, ma il film riesce a stupire in modo abbastanza inaspettato con qualche piccolo colpo di scena, in generale però una trama che non convince del tutto per le proprie dinamiche che appaiono un po’ forzate e troppo distaccate dalla realtà.

Il rapporto padre e figlia è forte e si vede, il film si “appoggia” su questo argomento, mettendo un linea di confine quasi sottile, con una frase emblematica “Genitore e figlio, dove finisce uno e inizia l’altro?”. Con questa frase c’è un po’ tutta l’essenza del film, il fatto che arriva un punto della vita dove forse è il figlio a doversi prendere cura dei propri genitori, quando sei allo stesso tempo genitore e figlio, quando la famiglia è al centro di tutto. I ricordi si mischiano e inizi a chiederti se quelli saranno i tuoi ricordi o quello di tua figlia/o. Sono linee sottili che diamo per scontato eppure non sempre è così, delle volte i nostri figli sono delle copie di noi stessi, stesso carattere e atteggiamento, delle volte li sentiamo tremendamente lontani. Sweet girl cerca in qualche modo, in mezzo a moltissimo azione, di mostrare che a volte il rapporto tra padre e figlia è talmente forse da andare oltre a qualsiasi cosa, talmente uniti da sembrare la stessa persona.