Space Jam: New legacy è un film del 2021 diretto da Malcom D. lee, un film a tecnica mista, con protagonista il campione NBA Lebron James e sequel del famoso film del 1996 Space Jam che vedeva come protagonista Michael Jordan.
Il difetto più grande del film penso siano le inaspettate distanze dal primo film, che non viene mai accennato o nominato se non in qualche frangente dai Looney Tunes. Un distacco anche nell’iconiche musiche che erano davvero l’emblema di quel film. Il primo Space Jam solo per i filmati di Michael Jordan era un piccolo spettacolo. Momenti in cui il basket era davvero al centro, si vedeva il parquet, la palla era fisica e nonostante fosse assurda e fantasiosa anche la trama aveva un certo fascino, con i Looney Tunes che uscivano dal “cartone” e andavano in cerca delle scarpe di Jordan.
In questo sequel si perdono molte caratteristiche importanti, si cerca di modernizzarlo ma ci si allontana troppo dallo stile che l’ha reso iconico. Troppa digitalizzazione, non si respira mai il vero basket e la sensazione di vivere un bellissimo sogno. Lo stesso Lebron James viene usato più come un burattino che come un atleta e un giocatore che è già una leggenda di questo sport. Forse era merito di Michael Jordan che ancora tutt’ora un’icona impareggiabile di questo sport. Non si può pretendere molto da un film del genere, ma non si è vista nessuna scena reale senza nemmeno un pochino di CGI, un’azione un po’ realistica, è tutto estremizzato e fin troppo esagerato. Le canzoni presenti nel film non sono paragonabili a quelle del primo capitolo e il video tributo a Lebron non ha nulla a che vedere con quello di Michael.
Ricordo che da bambino ogni volta che trasmettevano in tv Space Jam non vedevo l’ora di vedere le azioni di Michael Jordan con quella musica che ti caricava un sacco, ecco questo film ho paura che non riesca a trasmettere quelle sensazioni nemmeno ai più giovani. Ci si ritrova catapultati invece in un cartellone pubblicitario Warner Bros. con Lebron a fare da testimonial, più che in un film ci si ritrova immersi in una lunga pubblicità dei prodotti WB, che non è del tutto un difetto, ma che anche in questo caso viene sfruttato davvero male.
Sembra che si va sempre dalla parte opposta, questa volta che serviva un prodotto che fosse un elogio al primo film, una trasposizione con le stesse canzoni, ma con un campione come Lebron James, si è fatto tutto il contrario, cercando di modernizzare un prodotto che ha bisogno della sua origine, del suo stile in cartone disegnato a penna a poco a poco sulla pellicola come Roger Rabbit.
Shazam la fuori degli dei è un film del 2023 diretto da David F. Sandberg. Il secondo capitolo che riguarda il super eroe Shazam della DC Studios, con protagonista Zachary Levy nei panni del protagonista.
Come ilprimo capitolo, anche questo si avvicina molto allo stile Marvel mettendo un po’ tutto sulla leggerezza e l’ironia, la difficoltà della DC è creare un mondo completo un universo che collabori e che possa creare un film coeso. DopoBlack Adam il cui futuro cinematografico sembra già finito, arriva Shazam con il suo secondo capitolo e nel finale si intuisce che questa storia andrà avanti, non travolto dall’onda rivoluzionaria di James Gunn.
In questo film vediamo Shazam e la sa famiglia dover fronteggiare degli dei, nel caso specifico le figlie di Atlante, interpretate da Hellen Mirren, Lucy Liu (Che non invecchia mai) e la giovane Rachel Zegler. Loro hanno già dei forti poteri, ma vogliono riprendersi ciò che li è stato portato via e ricostituire il loro regno grazie all’albero della vita. La trama funziona fino ad un certo punto, nel finale si perde e le motivazioni vanno un po’ a perdersi, perdendosi nella banalità di redenzione in cui sembra non esserci un vero e proprio nemico o cattivo.
Visivamente è sempre molo ben fatto come un po’ tutti il film del genere, le immagini sono sempre chiare e anche le scene d’azione sono ordinate e facile da seguire, gli scontri forse un po’ poveri anche se nel finale il livello sale parecchio. Il punto di forza di questo film è sicuramente l’ironia di buon livello, ma allo stesso tempo, come nel primo film, rende il tutto troppo infantile e per un pubblico davvero molto giovane, rendendo Shazam il prodotto DC sicuramente più per bambini e rivolto a loro.
Nel complesso Shazam – la furia degli dei è un buon film, ovviamente niente di troppo eclatante o esagerato, ma rimane comunque un film che si muove bene, che fa ridere ed è piacevole nella sua leggerezza, rimane uno dei prodotti DC che più si avvicina stilisticamente un po’ al mondo opposto della Marvel.
Midnight in the Switchgrass è un film del 2021 diretto da Randall Emmet e con protagonista Megan Fox, Emile Hirsch e Bruce Willis che fa più da comparsa.
Un serial killer ha appena fatto un’altra vittima, la settima ragazza che sparisce e di cui viene ritrovato il corpo il giorno seguente, nessuno vuole indagare e la polizia di stato non sa più cosa fare, solo un detective sembra intenzionato a dare la caccia al killer. L’incontro con una agente della FBI da una svolta alle indagini.
Un thriller abbastanza classico soprattutto nella sua fotografia dai toni più spenti e grigi, con una colonna sonora molto immersiva e azzeccata. La recitazione aleggia sulla sufficienza, Megan Fox se pur bellissima non sembra mai al top e non riesce dare animo al suo personaggio. il serial killer viene mostrato quasi subito, questo toglie un po’ di tensione e curiosità, ma allo stesso tempo ci regala una sorta di angoscia quando scopriamo che il mostro ha una moglie e una figlia e continua le sue due vite in tranquillità.
Il film risulta un po’ spento nelle sue dinamiche e nei dialoghi e i personaggi sembrano cambiare da una scena all’altra, sia nelle intenzioni che nelle proprie parole. Un film che rispetta molto bene i canoni del genere ma che si perde clamorosamente nel finale, montato male e molto frettoloso. Il momento più cruciale si trasforma in salti temporali di ore privandoci di un po’ di azione e lotta tra il killer e la giustizia. Ci si perde in una sequenza di immagini che dovrebbero essere forti ma non lo sono, anzi sembrano distaccate e spente.
Lo stesso Bruce Willis sembra estraneo al film e quando si vede non è mai sul pezzo, ma distaccato e con poca voglia, come più o meno tutto il cast e la produzione nel finale. Alti e bassi che rendono il film mediocre, dispersivo in parole superficiali e in scene frettolose che non sono mai violente o davvero significative. Sicuramente più un film da Tv che da cinema, adatto agli amanti del genere, per la fotografia (solo a tratti) e la colonna sonora.
Il film ha una trama abbastanza complicata che si svolge tra ricordi. presente e passato che si sovrappongono tra di loro senza darci troppi indizi sulla linea temporale in cui siamo. Questo condiziona molto la percezione del film e lo rende abbastanza complicato. Hugh Jack è un detective in una Miami ormai sommersa nell’oceano che si scagli con forza con le sue onde, protetta da barriere con l’acqua che ha riempito le parti più basse della città. Nel suo lavoro usa una tecnologia che fa rivivere i ricordi. Userà lui stesso questo macchinario per ritrovare una donna scomparsa di cui si era innamorato.
Reminiscence – Frammenti del passato è un film del 2021 diretto e scritto da Lisa Joy al debutto alla regia in un lungo metraggio. Un Noir in un Miami in un futuro distopico con protagonista Hugh Jackman.
A livello di regia e visivo è un film con caratteristiche interessanti, il futuro dispotico immaginato da Lisa Joy è realistico anche se alcune cose non tornano del tutto e non c’è una grande cura dei dettagli. I personaggi principali sono caratterizzati troppo superficialmente ed è difficile essere pienamente coinvolti nella storia, che tutto sommato è una romantica storia d’amore, con un finale dolce amaro.
Il film fa fatica a trasmettere le giuste emozioni, non crea mai la giusta tensione e il ritmo lento fa perdere un po’ l’attenzione ed non è facile capirlo del tutto, solo nel finale tutti i pezzi vanno al loro posto ma sembra comunque troppo flebile nella sua trama principale, un Noir che non stupisce nella sua indagine, ma che si perde forse troppo nel sentimento del protagonista verso la donna scomparsa.
Uno dei quei film che ti lascia un po’ l’amaro in bocca perché colpisce in alcuni suoi aspetti, ma lascia perplessi in altri, in cui è facile perdersi e non capire più ne il genere ne l’obiettivo di questa pellicola. Nel complesso è un buon film, che rimane però nella sufficienza, senza meravigliare o stupire come avrebbe potuto fare. Rimane un film che sembra parte di una storia più articolata e lunga un po’ come se fosse un finale di una serie televisiva.
La grande scommessa è un film del 2015 diretto da Adam McKay e tratto dal libro di Michael Lewis, “il grande scoperto”. C’è un grande cast che comprende tra gli altri attori del calibro di Christian Bale, Brad Pitt, Ryan Gosling e Steve Carell. Un film che rappresenta un periodo storico fondamentale della nostra epoca ma di cui se ne parla sempre troppo poco, infatti questo film parla della crisi finanziaria del 2007/2008 quando crollo in mercato immobiliare americano.
Il film si basa su fatti realmente caduti e segue le vicende delle persone che in quel periodo ci avevano visto lungo e avevano previsto tutto, scommettendo contro il mercato immobiliare americano. Il film in modo un po’ bizzarri e a volte divertenti cerca in poche ore di farci capire cosa sia successo e come funzionava il sistema. Per certi versi rende il film molto complicato perchè nonostante la spiegazione semplice, i discorsi e gli argomenti sono estremamente complessi. Questo non è un difetto del film, anzi è un pregio perchè lo rende interessante e pure utile. Bello quando il cinema riesce e può insegnarci qualcosa e questo film, in circa due ore, cerca di farci capire tutto il caos e le frodi che si erano formate negli anni sul mercato immobiliare, sui muti e sulle obbligazioni che ne riguardano.
Nonostante l’argomento, il film ha un ritmo elevato e molto dinamico e strutturato in modo molto particolare, spesso gli attori rompono la quarta parete, parlano con il pubblico perchè vogliono farsi capire meglio. Un film che a tratti ricorda “The Wolf of wall street” un po’ per la location e un po’ per gli argomenti trattati a livello di finanza. I protagonisti rompono la quarta parete e ti prendono come uno stupido, sanno che tu non sai nulla e cercano di farti capire cosa stava succendendo.
McKay è un maestro in questo, tutto perfettamente coordinato, per nulla noioso e anzi, molto affascinante, il film ti tiene incollato allo schermo e ti stupisce con rivelazioni abbastanza scioccanti, a volte è difficile crederci ma ci mostra per bene perchè è crollato tutto il sistema coinvolgendo il resto del mondo. Questo film ha dei vincitori, e anche qui non smette di insegnarci qualcosa, perchè anche in una crisi finanziaria del genere c’è qualcuno che si è fatto i soldi e sarà sempre così.
Da non sottovalutare la recitazione in questo film, i quattro attori più famosi sono stati strepitosi, Christian Bale è sempre pazzesco e in questo ruolo ha espresso il suo talento per l’ennesima volta, uno degli attori con più talento in assoluto. Ryan Gosling non esce molto dai suoi soliti canoni, ma il suo personaggio è perfetto e anche molto divertente, con un carattere eccentrico e con un solo obiettivo, fare soldi. Brad Pitt fa una piccola parte, ma la fa tremendamente bene è un po’ il contraltare di Wall strett, ex banchiere che non vuole più saperne di quel mondo li. Anche Steve Carell eccezionale, un ruolo che coincide un po’ con tutti e sembra esserne la fusione.
La grande scommessa è uno di quei film che va oltre al cinema, è un film che prova ad insegnarci qualcosa e a spiegarci argomenti solitamente complessi, lo fa con un film molto bello, ben girato e ben recitato, un film che vale la pena di essere visto.
Shang Chi è un film del 2021 diretto Destin Daniel Cretton e fa parte dell’universo Marvel, quindi è tratto ovviamente da un fumetto. Come il fumetto originale il film si propone più come mossa commerciale che strizza l’occhio alla Cina, ma che cerca comunque di essere un film piacevole e mantenere il solito stile Marvel.
Shang Chi è un film divertente e piacevole, parte un po’ lento conto effetti visivi che non mi hanno convinto del tutto, poi man mano migliora e le scene d’azione danno qualità a tutto il film. Una trama abbastanza semplice, anche se a tratti rimane un po’ più difficile da capire, soprattutto le intenzione dei personaggi non si capiscono del tutto, sono un po’ deboli le motivazioni. La recitazione è un po’ acerba, Simu Liu è un po’ rigido e innaturale come un po’ tutto il cast. La Cina si vede è c’è praticamente in ogni scena, dagli attori, alle location alle leggende del posto con creature mistiche davvero carine e ben fatte legate alla mitologia cinese.
Il film non sembra del tutto far parte dell’universo Marvel, solo alcune comparse ci riportano a quel mondo, per il resto sembra un film a parte, che può iniziare e finire li senza alcun problema, affascinanti i combattimenti con similitudine con i classici di Jackie Chan che ho apprezzato molto. Belle le mosse e le tecniche di combattimento e molto bello lo scontro finale a livello visivo.
Il film fa fatica in alcune parti che risultano forse un po’ forzate, penalizzate dagli attori e del fatto che alcuni rapporti umani sono un po’ irrealistici e banali, ma cresce e cresce bene convincendo sempre di più, sia visivamente che a livello di trama.
Un film molto piacevole da vedere, però a differenza di altri Marvel è più difficile appassionarsi al protagonista, perchè ovviamente arriva da fumetti meno conosciuti, un difetto che ultimamente si vede in tutti i film di questo universo, con personaggi come Capitan Marvel oppure lo stesso Shang Chi che non hanno e non possono avere il fascino di Capitan America e Iron Man. Problema che si ripresenterà con “gli eterni” e che rischia di abbassare il giudizio generale verso il film.
Shang Chi non ha nulla da invidiare ad altri film Marvel, ha semplicemente un protagonista meno spettacolare e magari personaggi meno accattivanti di contorno, il problema forse non è il film in se, ma il soggetto che risulta un po’ debole.
RECENSIONI COMBINATE: Il primo e il secondo capitolo della nuova saga di Godzilla, che continua ad espandere il Monsterverse.
Godzilla è un film del 2014 diretto da Gareth Edwards, reboot tratto dalla famosa serie cinematografica su Godzilla, grande mostro che distrugge le città, nascosto nelle profondità dell’oceano e assetato di radiazioni. AL trama di questo film è leggermente modificata da quella del solito, perchè deve dare la possibilità di aprire il Monsterverse e quindi dare un identità diversa a Godzilla. Il “mostro” è sempre stato presente sulla terra, ancora prima dei dinosauri, è l’animale Alpha del pianeta terra e quando si sente in pericolo va a caccia dei suoi possibili nemici, altri “mostri” i M.U.T.O. che si nutrono di radiazioni e diventano sempre più grandi.
La trama di per se è abbastanza grottesca e nel complesso può far anche sorridere perchè sembra un po’ una storia scritta da bambini che non vedono l’ora di vedere mostri giganti che combattono, ma questo in fondo è Godzilla, e in questo film è davvero ben fatto, disegnato benissimo e la storia si adatta perfettamente al “personaggio”. Il film nel suo contesto è forse uno dei più belli, film di questo genere non possono che guadagnare punti con le tecnologie attuali che ti permettono di creare effetti visivi davvero spettacolari. In ogni film Godzilla è sempre più grande, e incute sempre più paura, bellissimo com’è stato presentato qui, con una scena molto ben fatta, quando nella notte viene solo illuminato di rosso dai bengala. Difficile gestire la parte emotiva di un film del genere, infatti i protagonisti sono un po’ piatti e insensibili, sembrano fuori dal contesto, i numeri di morti sono incalcolabili ma a nessuno importa molto, qualche errore da questo lato c’è. Parlano di città evacuata, di persona al sicuro e poi ci sono persone che lavorano tranquille in ufficio quando fuori è da ore che ci sono mostri giganti che spaccano tutto, in più Godzilla crea tsunami solo quando capita, poi basta, può uscire dall’acqua tranquillamente. Anche le linee temporali sono un po’ confusionarie, film un po’ disordinato, non montato benissimo.
A livello di scontri e di contesto invece, il film è davvero ben fatto, è tutto molto spettacolare, con un super Godzilla, quasi difensore del pianeta terra, un mostro gigantesco che vuole far capire chi comanda, con mosse e skills davvero niente male, ottima l’uccisione finale, scenicamente molto di impatto. Il film si presta bene ad essere parte di un universo cinematografico ed è forse il miglior film su Godzilla che abbiano mai fatto. Ha molti difetti, ma allo stesso tempo è talmente ben fatto visivamente che per quello che vuole trasmettere va benissimo.
Deluso un po’ dagli attori in generale che non mi sono mai sembrati del tutto sul pezzo, bravissimo Brian Craston, anche se rimane poco nel film è il personaggio che ha più senso, mentre sono rimasto un po’ deluso da Aaron Taylor-Johnson, lui abbastanza bene, ma il suo personaggio l’ho trovato un po’ troppo sfortunato e fortunato allo stesso tempo, troppo fuori contesto e piatto. Anche Elizabeth Olsen interpreta la classica infermiera dei film catastrofici, ma il suo lavoro è marginale e anche il suo personaggio risulta abbastanza inutile. Ken Watanabe è messo solo li per dire Godzilla in modo spettacolare, ma nulla di più sembra quasi tonto e pur essendo uno scienziato che studia da anni le creature, viene a sapere le cose dal primo che passa, che ne sa più di lui su Godzilla e i M.U.T.O.
Un film che poteva essere curato un po’ meglio, soprattutto in quei dettagli che il pubblico nota facilmente e che sono un po’ grossolani nel percorso narrativo, un film che si dimentica della propria sceneggiatura non è mai un buon film, ricordare la scena precedente e cosa si è detto è importante ed è forse questo il difetto più grande del film.
Godzilla II King of monsters è un film del 2019 diretto da Michael Dougherty ed è il sequel del primo film sopra citato, un film che continua il Monsterverse e che ci porterà poi allo scontro con King Kong nel prossimo capitolo uscito quest’anno. Questo film rispetto al primo risulta un po’ troppo forzato, la trama fa fatica a decollare ed è tutto troppo distaccato dalla realtà.
L’ambientazione del film è spesso confusa, in giro per il mondo, dove le città sono già state svuotate e dove ormai sono dei semplici “Ring” per i pugili giganti che in questo caso sono Godzilla e altri mostri giganti, chiamati titani. In questo capitolo della saga si scopre che il mondo è piano di mostri e che c’è un terrorista ecologico che vuole liberarli per ristabilire l’ordine della natura. Il Villain risulta così terribilmente debole e come se non bastasse viene poi affiancato da una professoressa con la visione del mondo alquanto distorta.
Non mi sono piaciuti per nulla i personaggi, tanto che il migliore forse, è un personaggio che nel primo film contava poco o nulla, cioè il Dottor Serizawa interpretato da Ken Watanabe, che in questo film trova più spazio e finalmente riesce a fare qualcosa di utile senza il consiglio di nessuno. Gli altri personaggi sembrano buttati li a caso, un contorno inutile che non fa altro che far sorridere perchè davvero banale e forzato.
Anche la trama perde valore rispetto al primo capitolo, è tutto più confuso e davvero molto povero, non ci sono colpi di scena e non si fa altro che inseguire mostri che si scontrano in giro per il mondo senza un vero perchè, come cani randagi, con Godzilla che vuole uccidere tutti i mostri i diventa un cucciolo per bambini.
Gli scontri sono abbastanza epici e spettacolari anche se non come nel primo, è tutto troppo esagerato e fa perdere troppo il contatto con la realtà. Godzilla era famoso come distruttore di città giapponesi, qui non ci sono le persone che scappano, ci sono solo i protagonisti che seguono gli scontri da aerei o da terra e cercano di aiutare il loro animale preferito a vincere. L’obiettivo principale della trama è evidente che sono gli scontri, tutto deve essere spettacolare, esagerato e i mostri devono essere sempre più grandi e potenti, ma tutto questo penalizza il resto del film.
Nel complesso è un film che si fa vedere, soprattutto perchè è collocato in un universo specifico, e non si hanno grandi aspettative, anzi forse, le aspettative che si hanno vengono rispettato con scontri epici e mostri giganti che sparano raggi atomici dalla bocca.
Gli stagisti (The Intership) è un film del 2013 diretto da Shawn Levy con protagonisti la coppia fantastica Owen Wilson e Vince Vaughn, che in questo film è anche co-autore della sceneggiatura.
Il film ti conquista fin da subito per la coppia di protagonisti è già rodata grazie al film “due single a nozze”, ne conosciamo le capacità e sinceramente Vince Vaughn raramente sbaglia un film commedia, almeno una scena farà morire dalle risate nei suoi film, la sua comicità mi piace un sacco. i due protagonisti sono dei venditori di orologi, ma a causa della modernizzazione globale perdono il proprio lavoro e in un atto di “follia” decidono di provare ad entrare in Google, una delle aziende migliori del mondo.
Loro sono negati, non hanno una laurea e non hanno idea di come funzioni un computer, eppure hanno un estrema capacità a trattare con le persone, hanno molta volontà e riescono a cavarsela in qualsiasi situazione, un film che ci fa ammirare Google ma che in piccola parte ci insegna anche qualcosina sul mondo del lavoro. Un film con una sceneggiatura ben scritta, bello e divertente, con scene davvero molto ben congeniate, tant’è che con il senno di poi, essenzialmente il personaggio di Vince Vaughn vuole creare un sito uguale ad Instagram, quando Instagram c’era già hai tempi, ma è arrivato a un centimetro da inventare le Instagram stories, praticamente quattro anni prima che apparissero davvero su Snapchat e poi su Instagram. Questo ci fa capire due cose, che delle volte è questione di millimetri per avere un idea geniale e che a volte i film spingendosi con la fantasia sono precursori e prevedono quasi il futuro.
Un film leggero, un spot fantastico per una azienda moderna e attuale, un esempio di luogo di lavoro armonioso, innovativo e sempre alla ricerca dell’innovazione. Non ci sono scene complesse la trama semplice e anche la comicità è per tutti con battute anche forse banali ma perfette per questo genere di film. Anche i personaggi sono scritti davvero bene, e il film ha lanciato un attore come Dylan O’Brien che adesso sta facendo un ottima carriera.
Gli stagisti ci insegna che nulla è perduto, che bisogna inseguire i propri sogni, che nulla è impossibile se fatto con impegno e dedizione, l’ambizione e la curiosità sono motori della vita. Bello il rapporto di amicizia che c’è tra i protagonisti, la sintonia tra nuova generazione e vecchia, tra digitale e analogico. Scontato a tratti, forse si, ma davvero un ottimo film divertente e da guardare in compagnia, con un finale molto simile al primo film della saga di Harry Potter.
Questo film riesce ad essere un spot pro Google e un ottimo film allo stesso tempo, un film unico nel suo genere perchè ci fa immergere in qualche modo in un’azienda che realmente esiste, un film che volendo potrebbe creare un genere, farci vedere più da vicino queste super aziende, con un occhio ironico e divertente ma che allo stesso tempo ci crea curiosità.
Il contrasto “uomo analogico” in un mondo digitale, fa da padrone per tutto il film e la comicità gira intorno a questo. Bellissima la scena del colloquio con Google, in quella scena c’è tutta l’essenza del film, comicità e ingegno puro, quello che ti fa uscire a testa alta in qualsiasi situazione, i due protagonisti, escono da una situazione “critica” e addirittura spaziano viaggiano con la mente e non si pongono limiti, questo è il modo vincente di pensare. Solo questa scena vale il prezzo del biglietto e riesce a riassumere il concetto dell’intero film in pochi minuti, è da queste cose che si capisce il livello della sceneggiatura.
Questo film è ancora troppo conosciuto e sottovalutato, è un ottimo film, anche se simile a molti, allo stesso tempo è unico del suo genere, con una coppia che spero assolutamente di rivedere ancora una volta insieme in qualche film, quindi non vi resta che andare a guardarlo.
The suicide squad – missione suicida è un film del 2021, diretto da James Gun, un film che cerca di cancellare il proprio passato e che prova a voltare pagina, prendendo con se uno dei registi e autori più iconici dell’universo Marvel, già regista de “guardiani della galassia”.
La DC affida alle capacità artistiche di Gun praticamente tutto, una carta bianca su cui esprimere le proprie idee e la propria arte, avendo solo dei vincoli dati dai personaggi e dalle loro caratteristiche. Questo film rappresenta in tutto e per tutto il suo regista, a tratti folle come i suoi personaggi, con un ritmo incalzante scandito dal ritmo delle canzoni, con un grande musical dov’è lazione ad essere protagonista. Ci sono molte similitudini ai suoi film precedenti, sia per l’ironia che passa da essere quasi infantile a molto tagliente e più di nicchia. Le musiche sono spettacolari e si legano perfettamente con ciò che vediamo. Il film è davvero folle a tratti con personaggi dell’universo DC che Gun è andato pescare con cura per la loro assurdità e particolarità, davvero divertenti solo per le loro movenze e caratteristiche con poteri davvero ridicoli e paradossali. Il film è una presa in giro di se stesso, tutto molto giocoso, assurdo e aggiungerei colorato.
L’elemento mare anni 70/80 è sempre ben presente scenograficamente e da davvero un bellissimo tocco artistico al film, tutto anche se assurdo e credibile, con uno squalo/uomo nella squadra, con un tizio che spara puah e che ogni tanto deve vomitarli, con una ragazza che comanda i topi e con una stella marina gigante come nemico finale. Tutto estremamente assurdo e pittoresco allo stesso tempo, con scene d’azione molto chiare, belle e nitide, non troppo complicate ma visivamente sempre molto vivaci con colori nitidi e accesi. Il film prova a far ridere e ci riesce, niente di clamoroso ma mette di buon umore, con addirittura una citazione a Maccio Capatonda nell’adattamento per il doppiaggio, inaspettata e spettacolare, molto divertente.
I personaggi non erano facili da gestire eppure li ho trovati tutti molto credibili, ben fatti e perfettamente collocati nel film, un po’ deluso da Harley Quinn, l’ho trovata un po’ più “debole” del primo, anche se Margot Robbie è sempre eccezionale in quel ruolo. Idris Elba nel ruolo di Bloodsport non mi ha sempre convinto, ma è l’unico elemento stabile del film ed è super necessario, il contorno è pura follia, con John Cena nei panni di Peacemaker che nonostante la pessima recitazione fa davvero un sacco ridere. Quello che i personaggi non possono dare, viene compensato da un ritmo incalzante, dalle canzoni suonate a palla e dalla gestione dell’azione da parte di Gun, con una violenza inaspettata ma tremendamente adatta al genere di film.
Mi piacciono i film che sono la vera espressione del loro regista e autore e devo dire che Gun ha trovato la sua dimensione in questo film, si è vero nel complesso non è nulla di speciale, ci sono film di questo genere migliori, non è ai livelli di “Guardiani della galassia”, ma per certi elementi è sicuramente un ottimo film, uno spettacolo a 360 gradi con un sacco di elementi e scelte artistiche su cui vale la pena soffermarsi. Uno dei difetti, forse, è la troppa confusione. La storia si capisce è abbastanza lineare e semplice, ci sono alcuni salti temporali ma sono chiariti perfettamente. Però ci sono molti personaggi, molte caratteristiche e molte cose che i personaggi fanno e devono fare, il tutto rende un po’ un gigantesco minestrone e non si capisce a tratti quale sia il vero obiettivo, cadendo un po’ nel disordine. Anche in questo film evidente come James Gun si soffermi spesso sul rapporto tra padri e figli, con il giusto tocco, il momento più intenso del film.
Un film che consiglio di vedere per la sua capacità di distinguersi dal primo capitolo e che proietta la DC a scelte differenti anche per il futuro, non ha tutti piace, ma se vi piace James Gun qui c’è dentro tutto di lui, divertente con un buon ritmo e molta follia, tutto questo e The Suicide squad.
Mile 22 è un film del 2018 diretto da Peter Berg con protagonista Mark Wahlberg. Un film d’azione che vede la coppia Berg e Wahlberg di nuovo insieme, ma che a mio parere sembra avere funzionato meno del solito, con un trama un po’ confusionaria e un montaggio caotico e troppo frettoloso.
Due maestri dell’azione come Berg e Wahlberg, ormai sempre perfettamente collocati in questo genere, ma che qui in 22 Mile non mi hanno convinto, ne Berg alla regia nel il caro buon vecchio Mark come attore protagonista, non tanto per demeriti tanto quanto per il suo personaggio scritto davvero troppo male. Non sono riuscito mai a definirlo e a capirlo fino in fondo, scelte troppo forzate e il tentativo di creare un personaggio per una saga di azione secondo me è completamente fallito. Il suo carattere sembra non influire con la trama che rimane sempre molto confusionaria e senza molto senso, l’azione non basta e rende il film estremamente caotico e difficile da comprendere.
Anche le scene di azione mi hanno deluse, a tratti non si capiva cosa stesse accadendo e la regia da questo lato è stata proprio deludente, i combattimenti risultano davvero troppo confusionari e non ti fanno mai capire come stanno andando realmente le cose. Un film che vuole essere tutto ma alla fine non è nulla, ne spionaggio ne guerra e nemmeno poliziesco.
Non si capisce bene il collocamento dei personaggi, la linea temporale, i loro rapporti personali, nulla, scritto molto male in tutti i suoi aspetti, riesce solo a salvarsi per l’aspetto visivo e qualche sparatoria un po’ più esaltante, il ritmo comunque e buono, sempre di alto livello, veloce e scorrevole, non ci sono momenti lenti significativi, l’azione comunque è la protagonista.
Non mi è dispiaciuto il personaggio di John Malkovich, peccato sia stato poco approfondito, sembrava quello meglio caratterizzato e interessante, mentre gli altri non mi hanno conquistato per nulla, anzi, mi sembrano davvero contorti, poco approfonditi e a tratti davvero inutili ai fini della trama, anche lo stesso Wahlberg mi è sembrato un po’ perso non sapendo bene che fare di quella caratterizzazione, a parte una strana forma di iperaggressiva il suo personaggio non aveva nulla.
Nel complesso un film che mi ha deluso in molti suoi aspetti, deluso soprattutto perchè di solito i film diretti da Berg mi sono sempre piaciuti e parchè in coppia con Wahlberg funziona sempre, invece in questo film ho trovato troppi difetti ed è davvero troppo caotico, rovinando quel poco di buono che c’era, peccato.