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PACIFIC RIM: LA SAGA DEI “ROBOTTONI”

RECENSIONI COMBINATE: Pacific Rim e Pacific Rim – La rivolta, due film della stessa saga, uno sequel dell’altro ma con differenze sostanziali.

Pacific Rim è un classico esempio di come le saghe cinematografiche funzionano meno, se c’è un cambio strutturale alla guida del progetto, il cambio di regista e di sceneggiatore non aiuta la saga ad avere la giusta continuità.

Il primo capitolo è del 2013 Co-scritto e diretto e prodotto da Gulliermo del Toro. Il film si ispira ai manga e anime giapponesi con due elementi di quel mondo, come i Kaiju giganteschi mostri che distruggono le città e i Mecha, robot mastodontici e potenti, nel film si chiamano Jager.

Questo primo capitolo ha davvero un sacco di cose positive e ci sono degli elementi a renderlo davvero un buon film, nonostante l’argomento di base sia un po’ infantile, Del Toro conferisce al film è il giusto tono e la giusta dose di adrenalina. La trama è molto piacevole e ha parecchie sfumature interessanti e gestite molto bene. Ci sono personaggi ben scritti che danno il giusto impatto alla storia, tutto sembra estremamente epico e il mondo è già al collasso. Infatti veniamo immersi in un mondo in cui i Kaiju hanno già distrutto grandi città e già da anni l’umanità combatte questi mostri con robot giganti.

L’obiettivo del film è risvegliare nel pubblico i ricordi di infanzia, con questi scontri tra elementi mastodontici che ci ricorda i vari anime a tema Mecha, visti da bambini, con una vaga somiglianza anche con i “Power ranger” e il loro “Megazord”.

Pacific rim è girato bene e anche esteticamente i personaggi sono davvero ben curati, con robot estremamente strutturati nei particolari e mostri giganti particolarmente spettacolari. Tutto ha un senso ed è tutto collocato perfettamente nella trama.

Il primo film è epico, c’è una colonna sonora davvero entusiasmante e che ti fa salire l’adrenalina, ci sono discorsi importanti fatti da Stacker Pentecost (Idris Elba) e momenti delle battaglie congeniati e pensati davvero bene, nel complesso davvero un bel film, anche per chi non è appassionato del genere.

Pacific Rim – La rivolta è un film del 2018, diretto da Steven S. DeKnight. Cambiano i produttori esecutivi, il regista, gli sceneggiatori, cambia tutto il gruppo di lavoro e si vede. Il film sembra una forzatura in tutte le sue parti, vuole cavalcare il successo del primo ma lo snatura e il film cambia di stile somigliando quasi ad un film sui trasformers.

La trama non è poi così male e anche a livello di regia è fatto bene, queste caratteristiche le ha mantenute, ma ha perso il fascino del primo capitolo, la sua fotografia e gli scontri non sono affascinanti come ci si aspetta, anche i personaggi protagonisti convincono un po’ meno. Il figlio di Pentecost è apparso dal nulla, la recitazione di John Boyega non è male, ma il suo personaggio è scritto male, troppi cliché.

Poi lo spettatore vuole l’epicità del primo film che qua va un po’ a perdersi in qualcosa di si visivamente più spettacolare del primo, ma meno iconica e coinvolgente.

Nel primo capitolo c’era Gulliermo del Toro alla guida, Ramin Djawadi come compositore, tra gli attori c’era Idris Elba, era tutto ad un livello più alto, e sarebbe bello che nelle saghe si provi a mantenere lo stesso livello, con lo stesso gruppo di lavoro. Nel complesso la saga di Pacific rim vale la pena vederla, sperando arriva un altro capitolo. Risveglia sensazioni di esaltazione della nostra infanzia e lo fa in modo davvero spettacolare, con robot giganti che combattono contro mostri giganti, perchè alla fine Pacific rim è questo.

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ZOHAN – TUTTE LE DONNE VENGONO AL PETTINE : IL FILM PIU’ ESAGERATO DI ADAM SANDLER

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Zohan è un film 2008 diretto da Denis Dugan e con protagonista Adam Sandler. Il film è una specie di parodia comica e segue le orme del grande Zohan, super soldato antiterrorista israeliano, da anni nell’esercito per combattere i palestinesi, ma adesso vuole cambiare vita e andare in America per tagliare capelli.

Zohan è il film più stupido e esagerato di Adam Sandler, è una parodia del conflitto idealistico in terra santa ed è anche una visione un po’ particolare del sogno americano, facendo il contrasto tra la vita del protagonista, tra armi e uccisioni e il suo sogno, diventare un parrucchiere, per fare “capelli di seta morbida”. Il film è un capolavoro a livello di comicità grottesca, Zohan è talmente forte che è praticamente un supereroi con i super poteri. La comicità si basa su questa caratteristica e su molti stereotipi sul Medioriente. Questo film è politicamente scorretto e ha un’ironia che non sarebbe più accettata al giorno d’oggi. Il lavoro dei nostri adattatori e doppiatori in questo film è stato spettacolare ed eccezionale, l’accento e le battute sono tutte perfette e fanno ridere proprio per come sono dette.

Zohan è goliardico, fa ridere perchè è assurdo, ma allo stesso tempo come tutti i film di Adam Sandler ha un leggero spunto di riflessione, c’è unione tra palestinesi e israeliani, c’è pacificazione e più volte si sottolinea come in fondo siamo tutti uguali. Zohan insegue il proprio sogno nonostante i pregiudizi, e non importa ciò che pensano gli altri, lui insegue il suo sogno.

Il film è un concentrato di scene divertenti, battute da black humor e situazioni un po’ cringe, il tutto capitanato da un super Adam Sandler che nel personaggio di Zohan è perfettamente a suo agio. Certo il film non è da premio oscar, e molti lo potrebbero definire una grande cafonata. In fondo Zohan è così ed è questo il suo bello, è un film che deve far ridere per la sua assurdità e ironia tagliente, un film che grazie al nostro doppiaggio diventa ancora più bello.

Chi non ha visto questo film deve darsi la possibilità di farsi qualche sana risata spensierata, perchè in fondo il film Zohan serve a questo, passare dei momenti spensierati e felici ridendo spesso, un ora e mezza circa di assurdità e parodia.

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LA CASA DI CARTA: PRIMA PARTE DELL’ULTIMO CAPITOLO DELLA SERIE

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La casa di carta è un fenomeno mondiale, non si sa bene il motivo, ma penso che sia la serie più ostentata dagli utenti Netflix, chi la guarda lo vuol far sapere e non e vede l’ora di esprimere la propria opinione a riguardo. Io ho già scritto due articoli a riguardo, tra recensione e altro.

Da poco è uscita la prima parte della stagione 5 ed ha già avuto un successo clamoroso, tanto che in due giorni già tutti avevano visto i 5 episodi della prima parte e su internet non si parla d’altro, purtroppo. Dico purtroppo perchè la serie fa davvero fatica ad andare avanti e sembra che ogni stagione il livello generale del prodotto stia decadendo. La recitazione invece di migliorare, peggiora, gli attori sembrano stanchi in quei ruoli e non vedono l’ora di finire. Tutto estremamente trash, esagerato e grottesco, non si capisce più il genere e tutto è in confusione con scene inutili che si accavallano l’una con l’altra. A livello strutturale ha davvero un sacco di difetti, i personaggi non si evolvo, anzi tornano indietro tremendamente nel passato, intrappolati in loro stessi.

A livello emotivo non traspira nulla, ci sono delle morti anche importanti, ma nel momento in cui accadono non provi nulla, perchè la recitazione e la storia non ti hanno realmente coinvolto. Non ci si affeziona a questi personaggi, li vediamo un po’ stanchi e forse anche noi siamo stanchi di loro, vogliamo solo che tutto finisca, ormai l’unico obiettivo è il finale.

La serie ha comunque la capacità di creare curiosità, ma a questo punto è una curiosità scontata, dovuta dal fatto che il pubblico vuole semplicemente sapere come va a finire la rapina e niente di più, la serie diventa una moda, ha caratteristiche per esserlo. Tolto l’assurdo hype che c’è intorno a “la casa di carta” in se anche questa stagione non è nulla di particolare, a tratti è piacevole come sempre, la si guarda con facilità e non si può dire che è brutta, ma è davvero piena di difetti che incominciano a pesare sul giudizio finale.

La prima parte della stagione 5 è estremamente allungata, tante scene totalmente inutili, Berlino riciclato all’infinito, l’aggiunta di nuovi personaggi nei flashback e discorsi inutili in sparatorie costanti e inverosimili, sembrano tutti stupidi.

Il valore della serie rimane, piace praticamente a tutti e a chi non piace è più per fare il diverso, è un prodotto ben confezionato, ideale per i giorni nostri e per Netflix, nonostante i difetti, nel complesso è una delle serie presenti nel catalogo che la gente guarda con più piacere. Si è vero i gusti sono soggettivi, ma a certe cifre di pubblico, forse l’opinione diventa un po’ più oggettiva ed è innegabile che qualche spunto interessante, questa serie lo abbia sempre.

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SAS – L’ASCESA DEL CIGNO NERO: AZIONE E TERRORISMO IN QUESTO FILM BRITANNICO

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SAS: L’ascesa del cigno nero è conosciuto anche come SAS: Red Notice, uscito da poco su Netflix, SAS è un film britannico del 2021, diretto da Magnus Martens, ed è basato sull’ononimo romanzo di Andy Mcnab.

Il film ha un ottimo cast che viene anche gestito perfettamente, bella la sottile linea tra buoni o cattivi che fin da subito ci risulta un po’ ingannevole, convinti di aver identificato la protagonista “buona” della storia, quando in realtà è l’opposto, una mercenaria cinica e letale, che fa parte dei cigni neri, un gruppo di mercenari che risolvo le situazioni “spinose” in giro per il mondo, facendosi pagare dai governi di tutto il mondo.

La trama è bella e convince fin da subito, ricorda molto un film anni novanta, dove c’è un uomo che da solo sventa l’attacco terroristico, ma qui è tutto più personale, diventa una sfida tra due personaggi che si somigliano e che non possono sopprimere la propria caratteristica. Sono soldati scelti, assassini eccezionali, all’inizio del film vengono chiamati psicopatici, persone con abilità speciali che spiccano in tutto ciò che fanno. Ottima la fotografia, soprattutto in alcuni spezzoni del film, ogni tanto ha qualche calo e anche la regia diventa un po’ troppo confusionaria soprattutto in qualche scena finale. Questo film è un bel film sotto molti punti di vista, non ha grossi difetti, è un classico film dove c’è di mezzo un attacco terroristico, ma è davvero tutto ben fatto e i due protagonisti sono scritti davvero bene. Ruby Rose nel ruolo di Grace Lewis il capo dei cigni neri, mi ha davvero convinto, un personaggio davvero stupendo, uno dei migliori terroristi che abbia visto in un film, ben scritta e ben interpretata, molto definita e con il giusto cinismo. Realistica con il solo obiettivo di guadagnare i soldi. Molto bello anche il personaggio di Andy Serkins, lui sempre bravissimo in questo film interpreta George Clements un capo dei servizi segreti inglesi, molto devoto al proprio ruolo e un po’ folle.

Meno convincenti invece i personaggi del gruppo anti-terrorismo, il SAS appunto, con il protagonista che pur essendo scritto bene non l’ho compreso del tutto e l’interpretazione di Sam Heughan non è mai del tutto convincente, non so perchè ma sembra uscito da un film a basso budget, uno di quelli catastrofici o dove ci sono mostri assurdi tipo “Sharknado”.

SAS: red notice, mi ha stupido in positivo, grazie ad un ottima trama e a una bella fotografia, personaggi ben scritti e una regia molto curata e idonea al genere di film. Un film che mi ha riportato un po’ agli anni novanta, con un uomo che da solo salva molte vite. Consiglio di guardarlo perchè è un ottimo prodotto del catalogo Netflix.

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GODZILLA I E II: UN MOSTRO SEMPRE PIU’ GRANDE

RECENSIONI COMBINATE: Il primo e il secondo capitolo della nuova saga di Godzilla, che continua ad espandere il Monsterverse.

Godzilla è un film del 2014 diretto da Gareth Edwards, reboot tratto dalla famosa serie cinematografica su Godzilla, grande mostro che distrugge le città, nascosto nelle profondità dell’oceano e assetato di radiazioni. AL trama di questo film è leggermente modificata da quella del solito, perchè deve dare la possibilità di aprire il Monsterverse e quindi dare un identità diversa a Godzilla. Il “mostro” è sempre stato presente sulla terra, ancora prima dei dinosauri, è l’animale Alpha del pianeta terra e quando si sente in pericolo va a caccia dei suoi possibili nemici, altri “mostri” i M.U.T.O. che si nutrono di radiazioni e diventano sempre più grandi.

La trama di per se è abbastanza grottesca e nel complesso può far anche sorridere perchè sembra un po’ una storia scritta da bambini che non vedono l’ora di vedere mostri giganti che combattono, ma questo in fondo è Godzilla, e in questo film è davvero ben fatto, disegnato benissimo e la storia si adatta perfettamente al “personaggio”. Il film nel suo contesto è forse uno dei più belli, film di questo genere non possono che guadagnare punti con le tecnologie attuali che ti permettono di creare effetti visivi davvero spettacolari. In ogni film Godzilla è sempre più grande, e incute sempre più paura, bellissimo com’è stato presentato qui, con una scena molto ben fatta, quando nella notte viene solo illuminato di rosso dai bengala. Difficile gestire la parte emotiva di un film del genere, infatti i protagonisti sono un po’ piatti e insensibili, sembrano fuori dal contesto, i numeri di morti sono incalcolabili ma a nessuno importa molto, qualche errore da questo lato c’è. Parlano di città evacuata, di persona al sicuro e poi ci sono persone che lavorano tranquille in ufficio quando fuori è da ore che ci sono mostri giganti che spaccano tutto, in più Godzilla crea tsunami solo quando capita, poi basta, può uscire dall’acqua tranquillamente. Anche le linee temporali sono un po’ confusionarie, film un po’ disordinato, non montato benissimo.

A livello di scontri e di contesto invece, il film è davvero ben fatto, è tutto molto spettacolare, con un super Godzilla, quasi difensore del pianeta terra, un mostro gigantesco che vuole far capire chi comanda, con mosse e skills davvero niente male, ottima l’uccisione finale, scenicamente molto di impatto. Il film si presta bene ad essere parte di un universo cinematografico ed è forse il miglior film su Godzilla che abbiano mai fatto. Ha molti difetti, ma allo stesso tempo è talmente ben fatto visivamente che per quello che vuole trasmettere va benissimo.

Deluso un po’ dagli attori in generale che non mi sono mai sembrati del tutto sul pezzo, bravissimo Brian Craston, anche se rimane poco nel film è il personaggio che ha più senso, mentre sono rimasto un po’ deluso da Aaron Taylor-Johnson, lui abbastanza bene, ma il suo personaggio l’ho trovato un po’ troppo sfortunato e fortunato allo stesso tempo, troppo fuori contesto e piatto. Anche Elizabeth Olsen interpreta la classica infermiera dei film catastrofici, ma il suo lavoro è marginale e anche il suo personaggio risulta abbastanza inutile. Ken Watanabe è messo solo li per dire Godzilla in modo spettacolare, ma nulla di più sembra quasi tonto e pur essendo uno scienziato che studia da anni le creature, viene a sapere le cose dal primo che passa, che ne sa più di lui su Godzilla e i M.U.T.O.

Un film che poteva essere curato un po’ meglio, soprattutto in quei dettagli che il pubblico nota facilmente e che sono un po’ grossolani nel percorso narrativo, un film che si dimentica della propria sceneggiatura non è mai un buon film, ricordare la scena precedente e cosa si è detto è importante ed è forse questo il difetto più grande del film.

Godzilla II King of monsters è un film del 2019 diretto da Michael Dougherty ed è il sequel del primo film sopra citato, un film che continua il Monsterverse e che ci porterà poi allo scontro con King Kong nel prossimo capitolo uscito quest’anno. Questo film rispetto al primo risulta un po’ troppo forzato, la trama fa fatica a decollare ed è tutto troppo distaccato dalla realtà.

L’ambientazione del film è spesso confusa, in giro per il mondo, dove le città sono già state svuotate e dove ormai sono dei semplici “Ring” per i pugili giganti che in questo caso sono Godzilla e altri mostri giganti, chiamati titani. In questo capitolo della saga si scopre che il mondo è piano di mostri e che c’è un terrorista ecologico che vuole liberarli per ristabilire l’ordine della natura. Il Villain risulta così terribilmente debole e come se non bastasse viene poi affiancato da una professoressa con la visione del mondo alquanto distorta.

Non mi sono piaciuti per nulla i personaggi, tanto che il migliore forse, è un personaggio che nel primo film contava poco o nulla, cioè il Dottor Serizawa interpretato da Ken Watanabe, che in questo film trova più spazio e finalmente riesce a fare qualcosa di utile senza il consiglio di nessuno. Gli altri personaggi sembrano buttati li a caso, un contorno inutile che non fa altro che far sorridere perchè davvero banale e forzato.

Anche la trama perde valore rispetto al primo capitolo, è tutto più confuso e davvero molto povero, non ci sono colpi di scena e non si fa altro che inseguire mostri che si scontrano in giro per il mondo senza un vero perchè, come cani randagi, con Godzilla che vuole uccidere tutti i mostri i diventa un cucciolo per bambini.

Gli scontri sono abbastanza epici e spettacolari anche se non come nel primo, è tutto troppo esagerato e fa perdere troppo il contatto con la realtà. Godzilla era famoso come distruttore di città giapponesi, qui non ci sono le persone che scappano, ci sono solo i protagonisti che seguono gli scontri da aerei o da terra e cercano di aiutare il loro animale preferito a vincere. L’obiettivo principale della trama è evidente che sono gli scontri, tutto deve essere spettacolare, esagerato e i mostri devono essere sempre più grandi e potenti, ma tutto questo penalizza il resto del film.

Nel complesso è un film che si fa vedere, soprattutto perchè è collocato in un universo specifico, e non si hanno grandi aspettative, anzi forse, le aspettative che si hanno vengono rispettato con scontri epici e mostri giganti che sparano raggi atomici dalla bocca.

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LA RAGAZZA DELLA PORTA ACCANTO: UNA COMMEDIA ANNI 2000 CON UN OTTIMO POTENZIALE

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La ragazza della porta accanto è un film del 2004 diretto da Luke Greenfield, una commedia romantica che cavalca un po’ l’onda, attiva in quegli anni, di american pie. Il film attira il pubblico giovanile con una trama particolare. Un ragazzo modello all’ultimo anno di liceo, pronto per la borsa di studio e che non sgarra mai, conosce la sua nuova vicina, una ragazza bellissima di cui si innamora subito, per poi scoprire che lei è un ex pornostar.

Mi ha subito incuriosito questa piccola log line della trama, ero curioso di vedere come avevano sviluppato la storia e devo dire che ha degli alti e bassi abbastanza evidenti. Uno dei difetti più grandi è proprio il rapporto tra i due protagonisti, interpretati da Emile Hirsch e Elisha Cuthbert, troppo veloce e troppo debole. Lui è abbastanza verosimile, si chiama Matthew ed è essenzialmente il classico nerd americano senza ragazze ed è normale che si innamori subito di lei, ma lei invece è un personaggio un po’ forzato, non si capisce come sia possibile un affetto così immediato verso quella persona, la storia cosi perde forza e credibilità.

La trama non è brutta, ha dei bei risvolti e coinvolge personaggi interessanti come quello interpretato da Timothy Olyphant nel ruolo di Kelly un giovane produttore pornografico. In se c’è anche una bella crescita dei personaggi, a tratti fa ridere e c’è anche un finale piacevole e per certi versi un po’ inaspettato. A differenza di quanto fa credere il film, non c’è molta volgarità, anzi tratta l’argomento con molto tatto, facendo sembrare il mondo del porno lontanissimo dal mondo reale come se fosse satana. Un po’ è così anche nella vita reale, ma forse il film è condizionato anche dagli anni in cui è stato prodotto. Il film gioca poco sul fattore imbarazzo che lei è una ex pornostar e la mette più sui sentimenti, lo fa anche bene, con dei bei dialoghi e monologhi e con il protagonista che cresce in modo credibile, ma il loro rapporto rimane debole e scialbo per tutto il film, non mi ha proprio coinvolto.

Pessimo anche il montaggio, molto confusionario e a volte quasi troppo amatoriale, alcune scene sono un po’ campate in aria, ma è anche vero che non si può pretendere molto da film del genere e con un basso budget. Attori abbastanza bravi nei propri ruoli, la regia adatta al genere ma nulla di che, per il resto è un buon film anche se ho visto sicuramente commedie migliori.

Mi è piaciuta l’idea iniziale, anche perchè è praticamente uguale ad una serie tv che avevo scritto senza sapere l’esistenza di questo film, sarebbe bello proporlo nuovamente, magari appunto per un serie tv, credo potrebbe cerare un po’ di curiosità e di risate, se fatta bene.

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GLI STAGISTI : COME ENTRARE IN GOOGLE

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Gli stagisti (The Intership) è un film del 2013 diretto da Shawn Levy con protagonisti la coppia fantastica Owen Wilson e Vince Vaughn, che in questo film è anche co-autore della sceneggiatura.

Il film ti conquista fin da subito per la coppia di protagonisti è già rodata grazie al film “due single a nozze”, ne conosciamo le capacità e sinceramente Vince Vaughn raramente sbaglia un film commedia, almeno una scena farà morire dalle risate nei suoi film, la sua comicità mi piace un sacco. i due protagonisti sono dei venditori di orologi, ma a causa della modernizzazione globale perdono il proprio lavoro e in un atto di “follia” decidono di provare ad entrare in Google, una delle aziende migliori del mondo.

Loro sono negati, non hanno una laurea e non hanno idea di come funzioni un computer, eppure hanno un estrema capacità a trattare con le persone, hanno molta volontà e riescono a cavarsela in qualsiasi situazione, un film che ci fa ammirare Google ma che in piccola parte ci insegna anche qualcosina sul mondo del lavoro. Un film con una sceneggiatura ben scritta, bello e divertente, con scene davvero molto ben congeniate, tant’è che con il senno di poi, essenzialmente il personaggio di Vince Vaughn vuole creare un sito uguale ad Instagram, quando Instagram c’era già hai tempi, ma è arrivato a un centimetro da inventare le Instagram stories, praticamente quattro anni prima che apparissero davvero su Snapchat e poi su Instagram. Questo ci fa capire due cose, che delle volte è questione di millimetri per avere un idea geniale e che a volte i film spingendosi con la fantasia sono precursori e prevedono quasi il futuro.

Un film leggero, un spot fantastico per una azienda moderna e attuale, un esempio di luogo di lavoro armonioso, innovativo e sempre alla ricerca dell’innovazione. Non ci sono scene complesse la trama semplice e anche la comicità è per tutti con battute anche forse banali ma perfette per questo genere di film. Anche i personaggi sono scritti davvero bene, e il film ha lanciato un attore come Dylan O’Brien che adesso sta facendo un ottima carriera.

Gli stagisti ci insegna che nulla è perduto, che bisogna inseguire i propri sogni, che nulla è impossibile se fatto con impegno e dedizione, l’ambizione e la curiosità sono motori della vita. Bello il rapporto di amicizia che c’è tra i protagonisti, la sintonia tra nuova generazione e vecchia, tra digitale e analogico. Scontato a tratti, forse si, ma davvero un ottimo film divertente e da guardare in compagnia, con un finale molto simile al primo film della saga di Harry Potter.

Questo film riesce ad essere un spot pro Google e un ottimo film allo stesso tempo, un film unico nel suo genere perchè ci fa immergere in qualche modo in un’azienda che realmente esiste, un film che volendo potrebbe creare un genere, farci vedere più da vicino queste super aziende, con un occhio ironico e divertente ma che allo stesso tempo ci crea curiosità.

Il contrasto “uomo analogico” in un mondo digitale, fa da padrone per tutto il film e la comicità gira intorno a questo. Bellissima la scena del colloquio con Google, in quella scena c’è tutta l’essenza del film, comicità e ingegno puro, quello che ti fa uscire a testa alta in qualsiasi situazione, i due protagonisti, escono da una situazione “critica” e addirittura spaziano viaggiano con la mente e non si pongono limiti, questo è il modo vincente di pensare. Solo questa scena vale il prezzo del biglietto e riesce a riassumere il concetto dell’intero film in pochi minuti, è da queste cose che si capisce il livello della sceneggiatura.

Questo film è ancora troppo conosciuto e sottovalutato, è un ottimo film, anche se simile a molti, allo stesso tempo è unico del suo genere, con una coppia che spero assolutamente di rivedere ancora una volta insieme in qualche film, quindi non vi resta che andare a guardarlo.

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KISSING BOOTH 3: RECENSIONE DI UNA FIN “TROPPO” FORTUNATA, SAGA DI NETFLIX

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The kissing booth 3 è l’ultimo capitolo di una fin troppo fortunata saga di Netflix, che in 3 capitoli a provato e riprovato a fare dei film sulla generazione Z, su un intreccio amoroso che non ha mai convinto del tutto e con una regia e una scrittura che non hanno mai dato la giusta qualità ai tutti e tre i film. Netflix ha bisogno di questi film, ma anche il pubblico, infatti la saga ha avuto comunque successo ed è diventata il simbolo del romanticismo targato Netflix.

Elle, si ritrova come sempre in una situazione abbastanza complicata, deve scegliere il college in cui andare e decide di seguire il suo cuore ed andare a Boston con Noah, deludendo così (l’assillante) Lee, suo migliore amico e fratello del suo ragazzo. Elle è confusa e non si sa perchè delude tutto e tutti, perchè tutti sono egoisti e vogliono per forza qualcosa da lei, senza effettivamente dargli nulla. L’unico che cerca di aiutarla un po’ è Marco, suo “spasimante” nel secondo capitolo, che appare ogni tanto da qualche colonna, ma che degenera anche lui, nella versione “tu devi essere mia e fare qualcosa per me”.

Il film prova a descrivere la generazione degli anni 2000, ma in moltissimi concetti e forse anche nello stile e tremendamente fermo negli anni 90′. Pur avendo i pregi di essere un film leggero, poco impegnativo e abbastanza carino per i suoi personaggi, il terzo capitolo è certamente il peggiore dei tre, fatto solo per cavalcare l’onda del successo. Pessima regia, pessima recitazione, fotografia inesistente e un montaggio davvero insostenibile rendono il film davvero troppo amatoriale e poco credibile, è disordinato e nessuna scelta ha senso. Va guardato senza pensarci, cogliendo il poco di buono che c’è. Infatti scavando bene, qualcosa di buono nel finale c’è. Infatti i toni cambiano, c’è qualche momento in più di serietà e riflessione e vengono posti con un attimo più di attenzione i problemi della generazione Z, il vuoto tremendo che sentiamo quando finiamo le scuole e ci chiediamo cosa vogliamo fare realmente della propria vita. Dura solo un momento, però è bello che anche in un film semplice e banale come questo, ci sia un attimo, un piccolo attimo su cui vale la pena riflettere, allo stesso tempo ci fa capire che poteva avere un potenziale ma che si è perso in scelte davvero un po’ stupide e troppo scontate.

Se si passa sopra sulla marea di difetti del film, può risultare piacevole, è davvero leggero e servono anche film del genere, senza impegno che anche se sono fatti male non annoiano mai, ci fanno fare magari qualche risata e passare poco più di un oretta piacevole. Un film che non ha pretese e che quindi si può perdere pure nella sua banalità e semplicità.

Sinceramente non so se consigliarlo o meno, penso in fondo di si, non è proprio tempo sprecato, nel complesso si può catturare qualcosa di positivo in ognuno dei tre film, l’importante è mantenere le aspettative basse.

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THE SUICIDE SQUAD – MISSIONE SUICIDA: UNA BANDA FUORI DI TESTA

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The suicide squad – missione suicida è un film del 2021, diretto da James Gun, un film che cerca di cancellare il proprio passato e che prova a voltare pagina, prendendo con se uno dei registi e autori più iconici dell’universo Marvel, già regista de “guardiani della galassia”.

La DC affida alle capacità artistiche di Gun praticamente tutto, una carta bianca su cui esprimere le proprie idee e la propria arte, avendo solo dei vincoli dati dai personaggi e dalle loro caratteristiche. Questo film rappresenta in tutto e per tutto il suo regista, a tratti folle come i suoi personaggi, con un ritmo incalzante scandito dal ritmo delle canzoni, con un grande musical dov’è lazione ad essere protagonista. Ci sono molte similitudini ai suoi film precedenti, sia per l’ironia che passa da essere quasi infantile a molto tagliente e più di nicchia. Le musiche sono spettacolari e si legano perfettamente con ciò che vediamo. Il film è davvero folle a tratti con personaggi dell’universo DC che Gun è andato pescare con cura per la loro assurdità e particolarità, davvero divertenti solo per le loro movenze e caratteristiche con poteri davvero ridicoli e paradossali. Il film è una presa in giro di se stesso, tutto molto giocoso, assurdo e aggiungerei colorato.

L’elemento mare anni 70/80 è sempre ben presente scenograficamente e da davvero un bellissimo tocco artistico al film, tutto anche se assurdo e credibile, con uno squalo/uomo nella squadra, con un tizio che spara puah e che ogni tanto deve vomitarli, con una ragazza che comanda i topi e con una stella marina gigante come nemico finale. Tutto estremamente assurdo e pittoresco allo stesso tempo, con scene d’azione molto chiare, belle e nitide, non troppo complicate ma visivamente sempre molto vivaci con colori nitidi e accesi. Il film prova a far ridere e ci riesce, niente di clamoroso ma mette di buon umore, con addirittura una citazione a Maccio Capatonda nell’adattamento per il doppiaggio, inaspettata e spettacolare, molto divertente.

I personaggi non erano facili da gestire eppure li ho trovati tutti molto credibili, ben fatti e perfettamente collocati nel film, un po’ deluso da Harley Quinn, l’ho trovata un po’ più “debole” del primo, anche se Margot Robbie è sempre eccezionale in quel ruolo. Idris Elba nel ruolo di Bloodsport non mi ha sempre convinto, ma è l’unico elemento stabile del film ed è super necessario, il contorno è pura follia, con John Cena nei panni di Peacemaker che nonostante la pessima recitazione fa davvero un sacco ridere. Quello che i personaggi non possono dare, viene compensato da un ritmo incalzante, dalle canzoni suonate a palla e dalla gestione dell’azione da parte di Gun, con una violenza inaspettata ma tremendamente adatta al genere di film.

Mi piacciono i film che sono la vera espressione del loro regista e autore e devo dire che Gun ha trovato la sua dimensione in questo film, si è vero nel complesso non è nulla di speciale, ci sono film di questo genere migliori, non è ai livelli di “Guardiani della galassia”, ma per certi elementi è sicuramente un ottimo film, uno spettacolo a 360 gradi con un sacco di elementi e scelte artistiche su cui vale la pena soffermarsi. Uno dei difetti, forse, è la troppa confusione. La storia si capisce è abbastanza lineare e semplice, ci sono alcuni salti temporali ma sono chiariti perfettamente. Però ci sono molti personaggi, molte caratteristiche e molte cose che i personaggi fanno e devono fare, il tutto rende un po’ un gigantesco minestrone e non si capisce a tratti quale sia il vero obiettivo, cadendo un po’ nel disordine. Anche in questo film evidente come James Gun si soffermi spesso sul rapporto tra padri e figli, con il giusto tocco, il momento più intenso del film.

Un film che consiglio di vedere per la sua capacità di distinguersi dal primo capitolo e che proietta la DC a scelte differenti anche per il futuro, non ha tutti piace, ma se vi piace James Gun qui c’è dentro tutto di lui, divertente con un buon ritmo e molta follia, tutto questo e The Suicide squad.

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PROJECT X : UN FILM CHE SPACCA

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Project X è un film del 2012, girato nello stile del falso documentario, è una commedia girata quasi completamente del punto di vista di una sola telecamera e diretto dal regista Nima Nourizadeh. Questo film ha la capacità di stupire fin dai suoi primi attimi con questa particolare inquadrature inusuale per un film da cinema, perchè la prospettiva è sempre quella di una videocamera, come se qualcuno stesse filmando poco a poco tutto. Questo ci incuriosisce e ci fa entrare di più nelle dinamiche del film, quasi da sembrare parte del gruppo.

Si presenta quasi come un film su youtube, sembra una storia vera, è un film con giovani, fatto per i giovani, i film che ci risveglia qualche ricordo e che ci fa esaltare per ciò che succede, tra risate e incredulità. La trama è semplice ma super efficace, è il compleanno di Thomas, i suoi due amici, un po’ “sfigati” come lui, decidono di organizzare una festa per il suo compleanno a casa sua, approfittando del fatto che i suoi genitori saranno in vacanza per il weekend. Costa uno dei suoi amici ha grande carisma e riesce a cerare un enorme passaparola che è talmente efficace che la festa diventa sempre più grande con sempre più persone, fino alla quasi devastazione della casa e parte del quartiere.

Project X è un sogno di ribellione dei giovani, la voglia di divertirsi di vivere le serate senza pensare al futuro, o al proprio passato, vivere il momento come se non ci fosse un domani, sono giovani, spensierati, ma allo stesso tempo sembrano avere problemi molto più grandi degli adulti, Thomas vuole che la sua festa sia indimenticabile e per molti versi lo sarà. Il film ci butta dentro la festa, ci vuole coinvolgere e lo fa splendidamente, tutti noi vorremmo essere stati li, perchè in certe occasioni quello che conta e esserci stato anche se ognuno vive il divertimento a proprio modo. Un film che non ha grosse pretese ma che sa stupire in modo positivo fin da subito e che è difficile da non apprezzare, perchè va a toccare i sogni di ogni giovane, quella voglia di ribellione e di festa che abbiamo tutti in un certo periodo della nostra vita.

Project X diventa quasi un cult del suo genere, diventando uno dei film meglio riusciti su feste ed eccessi giovanili, un film che piace a tutti e che penso sia da vedere assolutamente, non è diseducativo e semplicemente più reale di quanto si crede, perchè tutti anche se in più piccole dimensioni hanno vissuto momenti simili da raccontare agli amici. Questo film è una estrapolazione dei sogni di una notte della generazione Z che vuole sempre l’eccesso, il divertimento estremo, la popolarità, vuole staccare dal mondo, perchè il mondo è troppo grande per loro. Sta collassando tutto, va tutto a fuoco, la pandemia, il pianeta che muore, il futuro è estremamente buio e triste, i giovani hanno bisogno della loro festa alla Project X, e questo film ti da l’occasione di sognare e di immedesimarti nei protagonisti, insegnandoci la bellezza di vivere almeno un giorno nella vita come se fosse l’ultimo. Il bello di questo film è proprio al leggerezza, non c’è filtro, c’è realtà, impatto, anche droghe, alcol a fiumi, musica a palla e sesso, perchè delle volte la vita è anche questo, anzi noi non facciamo altro che inseguire momenti del genere.

Mi spiace che questo film non sia conosciuto come dovrebbe, è un ottimo film per giovani che hanno voglia di qualcosa di alternativo, qualcosa di estremamente vicino a loro, qualcosa in cui identificarsi veramente. Assolutamente da vedere.