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Quattro Chiacchiere

IO STO CON GLI SCENEGGIATORI!

QUATTRP CHIACCHIERE: Per chi lavora o è semplicemente appassionato di questo mestiere, sa che la questione sciopero sceneggiatori non è poi così semplice e superficiale.

Fin da quando provo passione per questo mondo, la parte che mi ha sempre catturato di più è stata quella della sceneggiatura. Io stesso mi sono avvicinato ad un approfondimento di questo mondo, proprio per la mia passione per la scrittura e la parte dove ho speso più ore di studio della mia vita, riguarda proprio la sceneggiatura e la scrittura per il cinema.

Studiando e informandoti inizi a capire cosa c’è dietro, il lavoro e tutte le difficoltà di questo mondo, solitamente estremamente chiuso e in cui è difficile inserirsi. In America, come in altre parti del mondo, si sta mettendo un po’ in dubbio la centralità di questo ruolo, e con essa anche la sua ricompensa, perché alla fine, sempre di soldi si tratta.

Sembra che una buona scrittura, una buona sceneggiatura e un buon soggetto non siano poi così necessarie per il mondo del cinema, sembra che lo sceneggiatore sia quello che ha il ruolo più semplice e che sia solo uno stupido a non voler scrivere bene una serie o un film. Con film con Dunkirk o Mad Max creati e ideati senza una vera propria sceneggiatura e usciti alla perfezione, o film come l’ultimo capitolo di John Wick che con pochissime parole è comunque un ottimo film. Tutte situazione particolari e a margine, ma stanno a poco a poco togliendo importanza ad un ruolo che rimane la radice di qualsiasi elemento creativo nel mondo. cioè la scrittura.

Ho sempre scritto diversi articoli in questi anni a riguardo, di questa brutta deriva in cui il cinema si stesse allontanando lentamente dall’arte della scrittura con dialoghi sempre minori, poveri e volte non necessari. Meglio sicuramente una battaglia in CGI super azione, che un monologo profondo e scritto intensamente da un autore di altissimo livello. Ci si perde s libri e libri di dialoghi, d storie e di regole da seguire nella scrittura che stanno andando col perdersi ogni anno che passa.

Questi sono alcuni degli elementi che causano poi questi scioperi, che per fortuna creano ancora molte difficoltà alle produzioni, ovviamente in primis, quelle delle serie tv, con i read table completamente vuoti e con nessuno che scrive gli episodi da poter creare. La questione è molto seria e profonda e il cinema ha una cassa di risonanza maggiore di altri, con il lavoro dello scrittore, autore e copywriter che sa per essere sostituito da quello di un computer e con quindi un lavoro che tenderà a scomparire, prima negli stipendi e poi nel ruolo stesso.

Non interessa più a nessuno da chi è scritto il film, solo da chi è diretto o chi è l’attore principale, la scrittura sta perdendo importanza nel cinema e non solo, anche nella vita di tutti i giorni. Quindi non si tratta solo di soldi, contratti o sceneggiatori ma di tutti noi. Un mondo che ci dice che bisogna puntare sulla digitalizzazione, ma che proprio essa ci sta togliendo i soldi e il lavoro. Quindi non stupiamoci se tra qualche anno uscirà il primo film creato interamente da una intelligenza artificiale e magari semplicemente ritoccato in post produzione con la creatività dell’uomo sminuita da quella delle macchine.

Eppure io penso che la scrittura sia qualcosa che viene dall’anime e che non basta studiare per poterla realizzare, ci vuole un talento naturale come in tutti gli altri ruoli del mondo, eppure da quanto si vede sembra che non sia più così, lo vedo ogni giorno negli occhi delle persone, più giovani sono e più accolgono con indifferenza chi ha la capacità di scrivere e chi lo fa per lavoro. Le vecchie generazioni che invece si complimentano sempre per ciò che faccio e come lo faccio.

Io sto con gli sceneggiatori perché siamo ormai in un’epoca che si dà tutto per scontato con i guru della finanza che ci mettono in testa che è solo questione di mentalità e non di carattere studio e talento, con persone che ci mettono in testa che non serve più un talento specifico, perché siamo tutti capaci a fare tutto. Con attori che modificano e riscrivono intere sceneggiature. Chiunque scrive musica di successo e sembra che chiunque ormai possa scrivere un libro.

Quindi gli stipendi si abbassano, i contratti sono sempre peggiori e anche lo sceneggiatore si trova da solo a casa, unico e solo a non chiedere nulla all’intelligenza artificiale di scrivergli qualcosa, anche un messaggio di auguri quello che andrebbe scritto con cuore e non con i circuiti. Tutti inutili e banali, è questa la nuova corrente di pensiero, tutti che sono lì per caso, nessuno per il proprio indispensabile talento.

Il cinema parte e partirà sempre dalla scrittura, come praticamente qualsiasi prodotto creato dall’uomo, in cui le idee hanno sempre bisogno di un disegno o di un testo per poter uscire fuori dalla nostra mente. Questo va sempre riconosciuto. Questa protesta non riguarda solo il cinema, ma è una protesta con una filosofia pericolosa, non solo per gli artisti, gli scrittori ma un po’ per tutti i lavoratori e non solo.

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QUATTRO CHIACCHIERE: CON MANK LA SCENEGGIATURA TORNA PROTAGONISTA.

L’ultimo film di David Fincher è un piccolo elogio ad una parte fondamentale dei film, la sceneggiatura.

In un mondo del cinema fatto ormai da azione, movimento, velocità ed effetti visivi pazzeschi, spunta un film nel catalogo Netflix che si ricorda da dove tutto e partito e riporta al centro dell’attenzione la sceneggiatura.

Troppo spesso quando guardiamo un film ci dimentichiamo il lavoro che c’è dietro, giusto solitamente farlo anche perchè guardare un film deve essere un momento di svago e non un analisi del testo o dei dettagli.

Eppure molte volte ci perdiamo in giudizi positivi su tutto e tutti, sulla bravura dell’attore o sulla maestria del regista, dimenticandoci quasi sempre dello scheletro che sorregge praticamente tutti i film del mondo, la scneenggiatura.

Molto spesso viene sottovalutata, messa da parte e si pensa che non sia altro che un semplice elenco di azioni, facili da scrivere e su cui poi il regista fa tutto, si crede che gli sceneggiatori siano facilitati nel loro mestiere e che scrivere un film sia una cosa semplice.

L’ultimo film di David Fincher, ci riporta indietro nel tempo quando la sceneggiatura era la parte più importante dei film, quando tutto il meccanismo di Hollywood stava prendendo forma, e le parola avevano un valore immenso all’interno dei film.

Si vede Mankiewicz e suo fratello, altro grande uomo di cinema, due sceneggiatori molto importanti per la storia del cinema, Hernan è il suo tormento, difficoltà e follia nello scrivere quella che sarebbe stata una delle sceneggiature migliori di sempre.

La sceneggiatura è un arte complessa che parte molto da un lavoro certosino e dalla conoscenza di questa arte della scrittura, un elemento importante per la creazione di un film.

Ci sono regole da seguire, consigli da ascoltare e “mosse” da ricordare se si vuole scrivere una buona sceneggiatura, in Mank c’è tutto questo, e in qualche modo ne diventa uno splendido elogio alla scrittura di un film.

Troppo spesso lo sceneggiatore non viene considerato, viene dimenticato o trattato come un burattino, schiacciato dalle esigenze dell’intero gruppo di lavoro, un a sceneggiatura subisce sempre della grandi modifiche e molto spesso la prima stesura e quasi totalmente diversa dal prodotto finale.

Al giorno d’oggi poi lo sceneggiatore si trova imprigionato da un sacco di vincoli con la propria creatività che deve seguire determinati binari senza poter mai uscire, è facile incappare in qualche inesattezza o non essere del tutto inclusivo.

In Mank c’è anche questo, un grido alla libertà di espressione, un disperato appello al mondo del cinema che non vuole più essere un arte libera, ma una creazione manipolata e pilotata dalle produzioni e dai brand più importanti, con qualche pezzo di politica.

La sceneggiatura è l’inizio di tutto, pochi registi o autori riescono a regalarci dei prodotti originali di un certo livello, come lo sanno fare ad esempio Tarantino e Nolan che ci tengono che hanno stili completamente diversi ma che riescono a riportare al cinema dei film che sono nuovi, originali e con sceneggiature che partono da zero.

Troppo spesso ci lamentiamo degli adattamenti dei libri, dei videogiochi o di altri film, senza sapere quanto sia difficile rendere certi prodotti un film e in certi casi renderli vendibili e commerciali, non diamo mai merito al lavoro che c’è dietro.

Molti sceneggiatori possono contare poche opere di alto livello nella loro carriera, perchè comunque è complicato è difficile scrivere film sempre di alto livello, perchè la sceneggiatura ha delle esigenze e deve essere sempre al passo con i tempi e senza libertà, diventa tutto più difficile.

Ci vuole una forte immaginazione, bisogna essere veloce e dinamico per scrivere una sceneggiatura, in Mank si vede la facilità espressiva del protagonista che detta le proprie idee ad una ragazza, con precisione e con dialoghi importanti.

Lo sceneggiatore è prima di tutto un sognatore, riesce ad immaginarsi mondi interi, scene e dialoghi e li mette giù sequenza dopo sequenza in tre atti che si susseguono con alti e bassi ben calcolati.

Mank è stato scritto molto bene dal padre di Fincher e adattato da lui per renderlo più accessibile e moderno, rispetta tutte le ottime caratteristiche della scrittura di un film e ogni scena e dialogo hanno un peso, grazie a questo film la sceneggiatura prende vita ed importanza.

E proprio come in Mank, lo sceneggiatore è solo, concentrato, isolato nel proprio mondo con l’ossessione per la propria opera, con la consapevolezza che i propri sogni potrebbero diventare realtà, con il potere di creare storie e mondi. Lo sceneggiatore è l’inizio di tutto e la sceneggiatura meriterebbe sempre più importanza.