How i met your father è una serie del 2022 creata da Isaac Aptaker e Elizabeth Berger e spin-off della famosa sitcom How i met your mother.
Il compito di questa serie non era facile, avvicinarsi così tanto ad una serie come HIMYM poteva essere un’arma a doppio taglio e i paragoni avrebbero distrutto la nuova serie. Invece questa serie con protagonista Hilary Duff, non entra a gamba tesa sull’originale, ma anzi la rispetta, ne fa a tratti un tributo senza esagerare e usando la prima stagione un po’ come un esperimento. In un periodo che non offre più sitcom di livello, How i met your father è una bella sorpresa. A tratti un po’ forzata nella sua comicità, trova equilibrio in personaggi moderni e che rispecchiano in parte la società attuale.
Lo scopo di questa serie, come in quella originale, non è solo di farci capire come la protagonista abbia conosciuto il padre di suo figlio, ma è un racconto di vita, di dinamiche sociali e di come l’amore sia sempre al centro di tutto. Rispetto alla serie originale, questo spin-off è meno profondo e serve un bellissimo cameo nel finale per riportare una certa profondità e un fortissimo senso di malinconia che serve da slancio alla seconda stagione.
Un buon livello di ironia fa apprezzare i personaggi, che hanno bisogno un po’ del loro tempo per essere apprezzati, all’inizio sembra tutto un po’ forzato e solo più avanti diventa più naturale, forse quella che funziona di più è proprio la protagonistaSophie che in molte sue sfumature ricorda molto Ted Mosby. Il problema della serie è forse il duro e eterno confronto con l’originale e i veri momenti di picco e di interesse sono forse troppo condizionati da personaggi della serie originale. Il bello di HIMYM era la sua capacità di toccare diversi sentimenti ed emozioni e per adesso in questa prima stagione, questa serie non è riuscita ad andare ancora nel profondo, anche se non sono mancate storie profonde nello sfondo.
Nel complesso è una stagione in un certo senso educata e rispettosa del prodotto da cui è nata, un esperimento che fino a d’ora è riuscito e che inizia a camminare con le proprie gambe, con i personaggi che a poco a poco prendono il loro spazio e verso cui si inizia a provare affetto. A differenza dell’originale in questa serie vediamo la protagonista che parla con suo figlio che non vediamo mai in faccia, questo potrebbe essere un modo per deviare le possibilità di chi sia il padre, ma allo stesso tempo potrebbe anche essere un gigantesco indizio su chi potrebbe essere il padre alla fine della serie.
Ti giro intorno (Along for the Ride) è un teen drama americano del 2022 diretto e scritto da Sofia Alvarez. Il film è l’adattamento cinematografico del libro di Sarah Dessen.
Ti giro intorno rispetta tutti i classici cliché dei teen drama americani, con la classica ragazza in crisi di identità dopo il liceo e pronta per andare al college, pronta a passare l’ultima estate da teenagers. Auden (Emma Pasarow) è una giovane timida, sempre sulle sue, una ragazza che ha dedicato tutta la sua vita allo studio e che non ha mai provato davvero a divertirsi, decide di passare l’estate a casa del padre a Colby, qui conoscerà nuove amiche e una persona davvero speciale Eli (Belmont Cameli).
Il film si presenta con una leggerezza assoluta in tutte le sue dinamiche, ci sono si argomenti da drama, perdite importanti, legami e profondità, ma è tutto affrontato con estrema delicatezza. Mi è piaciuta anche la lontananza dalla realtà, per una volta si è dato importanza all’intensità dei sentimenti come l’amicizia, mettendo da parte il lato carnale. Non c’è nulla di volgare, tutto rimane sempre ammorbidito dalla gioia dei protagonisti.
Rimane fuori dal tempo, non ci sono cellulari, non si capisce in che anno siano, le persone, parlano, dialogano e non gli serve l’eccesso per essere felici, e nostalgico di un mondo che ormai non c’è più, sembra una bolla dove il romanticismo e la bellezza di passare momenti semplici insieme, conti ancora qualcosa.
Via l’invidia, il confronto, l’odio, tutto viene preso con semplicità, calma, senza la frenesia dei giorni moderni, attanagliati dalla noia che ci fa sempre fare scelte eccessive, spinte che non ci fanno essere noi stessi. Un film dove la timidezza viene accettata, mostrata con cura e dove il semplice sentimento di voler passare anche solo del tempo insieme con la persona che ci piace, esiste ancora.
Ti giro intorno, non è un grande film ovviamente, ha i suoi difetti, la trama sembra a non portare mai a nulla e la recitazione non è delle migliori, ma è un bellissimo ricordo nostalgico di quanto potrebbe essere bella la semplicità, di quanto non serve tanto per essere felici e di quanto sia bello e vero poter essere noi stessi. Cullati dal pensiero che non ci serve nient’altro che vivere ogni istante al massimo.
QUATTRO CHIACCHIERE: Alla ricerca della felicità, Collateral Beauty, Sette Anime e anche Life in a year come produttore esecutivo, un attore che non ti aspetti in certi ruoli, ma che sa scegliere, storie bellissime guidate dai sentimenti
scena tratta dal film Sette Anime
Nel mondo del cinema funziona spesso così, è l’attore a portare sotto i riflettori un film ed è sempre grazie alla sua popolarità che progetti low budget ma con una splendida sceneggiatura, riescono ad essere prodotti e ad entrare nella storia del cinema. Anni fa è successo questo al nostro Gabriele Muccino, che voleva produrre un film tratto da una storia vera ma non ne aveva i mezzi, non trovava una casa di produzione disposta ad offrigli un buon budget, anche perchè era un regista sconosciuto. Quella sceneggiatura passò di mano a quello che già in quegli anni era amico di Muccino, un attore molto popolare e che già aveva lavorato come produttore esecutivo, un attore riconosciuto, popolare e che sicuramente sapeva attirare attenzione su di se, quell’attore era ovviamente Will Smith che leggendo la sceneggiature voleva a tutti i costi che fosse lo stesso Muccino a dirigere quel film.
“La ricerca della felicità” ebbe un successo clamoroso, grazie a Muccino, Will Smith si cuce a pennello questo film facendo una di quelle che tutt’ora è una delle sue migliori interpretazioni, un film che mette al centro di tutto i sentimenti, la vita e la voglia di felicità. Un ruolo inaspettato per Will Smith che era diventato famoso per film più da azione, dove lui era il classico belloccio, eterno ragazzino che non vuole staccarsi troppo dai suoi esordi come “Principe di bel air”. Will ci stupisce fin da subito in un film che anche grazie al regista, ci commuove, ci tiene attaccati allo schermo e ci fa riflettere un sacco, un film fatto di sentimenti veri, intensi e che prende molto seriamente le situazioni della vita. Una storia che in se nasconde un sacco d’amore, l’amore paterno che si crea tra padre e figlio, la volontà di farcela di arrivare, di fare soldi si, ma per un unico fine, regalare al proprio figlio un futuro migliore. Con questa produzione Smith conquista tutti, non si sa se è un caso o se davvero il principe di “Bel Air” sa trattare temi di un certo peso, intrinsechi di sentimenti che sono protagonisti nella nostra vita.
La collaborazione tra il regista Italiano e Will Smith non finisce li, perchè un paio di anni dopo esce un nuovo film in cui l’attore di Filadelfia e sia protagonista che produttore esecutivo, e anche qui abilmente si colloca perfettamente al suo interno, in un tentativo di prendere una determinata direzione nella sua carriera, sembra quasi che vedremo lui solo in ruoli simili, seri e intensi, Sette Anime è emotivamente un pugno allo stomaco, è una storia che ti fa letteralmente commuovere, che ti segna nel profondo e anche qui è innegabile che Will Smith ha scelto la giusta storia da raccontare e che con i sentimenti ci sa fare, sa come trattarli e con chi potrebbe raccontarli al meglio. Sette Anime è un altro passo avanti, un film dai significati profondi, che ci fa riflettere un sacco, ci sconvolge ma che allo stesso tempo di “consola” un po’ con il finale. La vita, il valore della vita viene messo al centro di tutto, lo percepisci e ne rimani coinvolto, tutta la potenza emotiva della generosità, della gentilezza, dell’altruismo vengono trasmesse tramite questa pellicola.
Eppure non riusciamo ancora a staccarci dal classico Will Smith, perchè comunque ne abbiamo bisogno, è un attore semplice ma che difficilmente fa film davvero da buttare via, a parte un paio, e quindi i sentimenti ci sono ma sono sempre ben nascosti, un po’ più difficili da captare e da percepire, va su film più di azione, più semplice dal lato emotivo, ma sicuramente più complessi da quello visivo, ci piace questa sua versione, ma poco a poco, ci rendiamo conto che in fondo abbiamo bisogno anche della sua capacità di trattare i sentimenti, le storie di spessore, così dopo qualche anno, arriva al cinema “Collateral Beauty” un altro viaggio meraviglioso nella vita, nella sua importanza e nei sentimenti, anche qui difficile non commuoversi. La sua capacità di selezionare il giusto prodotto ormai è evidente, Will sbaglia scelte in altri tipi di film, ma se ci sono di mezzo discorsi seri e sentimenti non sbaglia mai e anzi prende sempre progetti tra le mani che a mio parere sono davvero delle piccole perle. In Collateral beauty non è produttore esecutivo, ma è comunque l’attore protagonista, anche questo un film che mette al centro di tutto il valore della vita, la sua importanza, il bello di vivere i sentimenti appieno, con tutto se stesso, un elemento importante che poco a poco si sta perdendo. Sono film che vanno studiati e capiti che andrebbero fatti vedere nelle scuole per poi parlarci su per ore, perchè c’è una fuga dai sentimenti nei giovani che mi fa davvero preoccupare. Un allontanamento a tutto ciò che è davvero vita per affidarsi solo alla felicità materiale, perchè in fondo i soldi non ti tradiscono mai, le persone si. I film di Will Smith ci tengono con i piedi per terra, ci fanno vedere il dolore della vita ce lo sbattono in faccia anche con violenza, ma allo stesso tempo in tutti, si capisce il valore dell’amore, che va al di la della semplice vita personale, i sentimenti quasi viaggiano tra le dimensioni e rimangono vivi anche dopo la morte, rimangono sul nostro pianeta, più forti e robusti di qualsiasi cosa si possa comprare con i soldi.
Il valore della vita, il bello di amare, la capacità di soffrire, sono tutti elementi presenti in questi film che si riconferma nella sua ultima produzione fatta a pennello, come piace a lui, per il proprio figlio, con “life in a year” riconferma per l’ennesima volta la sua capacità di scegliere le storie giuste, anche qui sentimenti al centro di tutto, il valore della vita, dei momenti e degli attimi da vivere al cento per cento, buttarsi completamente nell’amore pur sapendo che prima o poi ci farà male. Siamo terrorizzati da ciò che potrebbe farci l’amore, ormai lo vediamo come solo dolore, amiamo si una persona, ma già pensiamo a quando finirà, non possiamo fare altro che pensare al peggio, alla fine e ne siamo terrorizzati, non ci sentiamo più pronti, così “vendiamo” il nostro copro vuoto al miglior offerente, pensiamo che i soldi ci salveranno, e fuggiamo, siamo sempre in fuga. Se qualcuno ci ama incondizionatamente andiamo nel panico più totale. Ci sentiamo in colpa se non ne corrisposto, non ci sentiamo mai all’altezza e fuggiamo da un possibile dolore, dalla verità, proprio come Will Smith in Collateral beauty, dove tra l’altro c’è una canzone meravigliosa dei One Republic, proprio in questo film il protagonista fugge dal dolore, crea una bolla per non ricordare ciò che è successo, una persona spenta, confusa che non sa più che fare della propria vita, ma che capisce che per guarire serve amore, tanto amore, serve una persona che capisca davvero il suo dolore. Anche lui fugge via, meglio il lavoro, meglio spegnersi in pianti nascosti affossando la testa nel cuscino, o bevendo a più non posso perchè la vita è bella così. Ma i sentimenti sono più forti e se li sai raccontare sono ancora più belli, i film si trasformano in piccole lezioni di vita che possono essere raccontate anche fuori dalla sala. Ma questo lo sapete già, è una delle cose meravigliose del cinema, e il suo potere, insegnarci qualcosa da condividere. Ecco appunto, la condivisione è un altro elemento fondamentale dei suoi film, la vedi ne “la ricerca della felicità” in “sette anime” e anche in “Life in a year”, condividere i momenti d’amore, viverli con tutti noi stessi è importante, fondamentale e non vanno mai rinnegati, non pentiamoci mai di momenti in cui c’era tutto il nostro amore anche se le cose dovessero andare poi male, quei momenti sono rimasti impressi nel tempo, nel nostro cuore, non si possono rinnegare, non si può sempre fuggire.
Will Smith sceglie bene, ci regala queste piccole perle e spero continuerà a farlo, sono sicuro che anche il film che sta per uscire, quello delle storia delle sorelle Williams, sono sicuro che ci regalerà dei momenti stupendi, con sentimenti veri e importanti. Già dal trailer lo si capisce e si intuisce l’importanza di alcune parole. Un altro viaggio nei sentimenti ben congeniato, ideale e utile, si perchè delle volte è molto utile avere dei film così, come è utile avere certe canzoni che magari ci fanno commuovere, che ci fanno capire il valore della vita, il valore di vivere sempre e comunque i sentimenti a mille, di amare davvero senza pensare sempre e solo alle conseguenze, non deve più esistere il concetto che delle volte si ama troppo, l’amore è vita. Come nei suoi film bisogna amare anche nel dolore. Bisogna trarre forza e ispirazione da ciò che ci mostra nei suoi film, in questo tipo di film, lui è sempre perfetto, alza il livello della sua recitazione e sembra che anche suo figlio abbia queste caratteristiche, forse è un dono di famiglia.
Ho voluto parlare di questo lato di Will Smith che rimane un po’ nascosto o che comunque non si da peso, ma questo serve per far capire le mille vie che ha il cinema, le sue possibilità sono davvero infinite, con combinazione, di parole, musica e fotografie stupende. Il cinema è un arma potente in qualsiasi modo la si voglia usare, perchè in fondo è la trasposizione visiva dei nostri sentimenti, che sia amore, paura, adrenalina o dolore. Bisogna sempre essere pronti a captare ogni sfumatura di ciò che si vede, e non vale solo per i film, ma anche per le persone, impegnatevi a notare i dettagli perchè sono un infinità di mondi meravigliosi. Il cinema ci fa capire l’importanza degli attimi della loro intensità, proprio come nei film di Will in 120 minuti o poco più, facciamo un viaggio tra mille emozioni, possiamo quasi ridere e piangere alla stesso tempo, e se si può fare con un film, pensate con la propria vita. Proprio come il titolo del suo film, andate alla ricerca delle felicità!!!
How i met your father, questo è il titolo e avrà Hilary Duff come protagonista.
Non sappiamo ancora molto su questa serie sequel, se non che l’attrice protagonista sarà Hilary Duff, mossa astuta da parte della produzione che attirato subito l’attenzione, un po’ perchè la Duff è già famosa per i suoi film per teenagers quando lei era ancora una ragazzina, poi la carriera da cantante e poi perchè è da un sacco di tempo che era un po’ sparita dai riflettori.
HULU sarà la piattaforma streaming che distribuirà la serie, e non essendo la situation comedy un format molto utilizzato nelle piattaforma streaming, penso che si possa trattare di una serie comedy, molto più classica con una forte impronta moderna nello stile, tipo New Girl, già prodotto dalla Fox. Altro aspetto da non sottovalutare è che principalmente questa è una mossa pubblicitaria, perchè la concorrenza è spietata e la Disney vuole attirare l’attenzione anche sulla piattaforma streaming legata a Fox.
Le premesse non sono molto buone, perchè sembra veramente un prodotto pubblicitario più che una serie, serviva attirare l’attenzione e l’hanno fatto splendidamente, tanto da scatenare già teorie sul web, come ad esempio quella che vede SPOILER, il personaggio di Hilary Duff, come possibile figlia di Barney Stinson. Si potrebbe essere carino, ma non penso che gli autori vogliano andare così in la nel tempo, la comedy ha bisogno del presente e dei riferimenti temporali, pensate a quante battute mancate senza citazioni sul presente e sui luoghi comuni di quel periodo storico.
Non so quanti legami possa avere con la precedente serie, forse saranno citati luoghi e persone, ma niente di più, magari i vecchi protagonisti appariranno come vecchie comparse e Hilary farà un giro al Mclaren’s pub ma niente di più. Questa serie ha bisogno di un “respiro” nuovo, si è dichiarata come sequel solo per attirare l’attenzione e per scopiazzare in tranquillità il format originale.
Allo stesso tempo questo sequel potrebbe avere un sacco di elementi positivi, perchè HIMYM non era solo una commedia, faceva pure piangere e riflettere, non è un semplice racconto ma è la storia della vita, dell’amicizia e dell’amore. Vedere tutto questo dal punto di vista femminile non è solo curioso ma necessario. Questa serie ha infinite possibilità, spazio creativo e la possibilità di citazioni famose della prima serie, da cui trarre ispirazione e usarle a proprio vantaggio.
Allo stesso tempo è facile incappare nel confronto diretto con i fan che saranno attenti e critici su ogni dettaglio, e forse sarà proprio il loro giudizio a trascinare o affondare la serie in questione, bisognerà vedere come Hilary Duff riuscirà ad entrare nel proprio personaggio e se il cast sarà perfetto e coeso come nella prima serie. Senza contare che la comicità è la cosa più soggettiva in assoluto, ognuno ride e si diverte per cose totalmente diverse.
Ormai la mossa è stata fatta e l’attenzione è stata attirata, adesso le aspettative sono cresciute e non sempre sono facili da soddisfare, Aptaler e Berger saranno gli showrunner della serie che promette di avere almeno 10 episodi nella prima stagione. Una serie che già da molto tempo è in cantiere ma che non è mai stata avviata del tutto, quindi un serie che comunque ha una idea precisa di come debba essere sviluppata, il che è molto positivo. Anche la scelta precisa e dichiarata dell’attrice, oltre ad essere pubblicità, potrebbe essere un indizio che i creatori hanno le idee chiare su come sviluppare il personaggio principale, con determinate caratteristiche fisiche.
La speranza è che tutto possa raggiungere un giusto equilibrio, il giusto tributo, le idee ben chiare e il cast perfetto, tutto deve essere preciso ed equilibrato per rendere una serie di alto livello, senza contare che le piattaforme streaming offrono sempre una grande libertà nelle proprie produzione, libertà che è necessaria per questa serie, sia nei linguaggi che nelle situazioni.
Io sono un grandissimo fan della serie, e penso che HIMYM sia un pezzo di vita che tutti dovremmo guardare, un scorcio grottesco dell’amore e dei sentimenti con un gigantesco fondo di verità, un racconto semplice, divertente ma che ti fa vibrare il cuore dalle forti emozioni. Spero vivamente che questo sequel potrà mantenere la forza emotiva dell’originale e che possa raccontare ancora una meravigliosa storia di vita, amore e amicizia.
Cerco di esporre il motivo per cui penso che Adam Sandler sia sottovalutato, non solo come attore
Adam Sandler è sempre visto come un attore stupido di bassa categoria che si magari fa film godibili e divertenti ma nulla di più, un attore famoso, che ha “Sfornato” davvero un sacco di commedie e parodie, personaggi e interpretazioni grottesche, con quel atteggiamento da eterno ragazzino.
I suoi film sono inconfondibili, un po’ perchè appare in quasi tutte le scene nei film che interpreta e un po’ perchè ormai sono delle sue creazioni, li produce, gli scrive e li recita, marchiandoli con il suo stile indelebile, la sparo molto grossa, ma Leonardo Pieraccioni e il nostro Adam Sandler. Eppure Adam Sandler è molto di più e alcuni dei suoi film e delle sue interpretazioni andrebbero viste che più cura.
Siamo spesso offuscati dal pregiudizio, dal fatto che per noi, le sue opere, sono solo spazzatura o cose talmente stupide che non vanno nemmeno considerate, e non parlo della sua recitazione anch’essa spesso criticate fin troppo, parlo della profondità di alcune sue commedie, una morale e un significato spesso nascosto ma davvero significativo.
Sarebbe troppo facile partire dalle prove di recitazioni eccellenti come quella in Diamanti Grezzi (Uncut gems), perchè Adam non si impegna spesso, li piace più far ridere e cercare di mettere fuori un film all’anno, delle volte davvero stupido e frettoloso. Per questi svariati film viene considerato un pessimo attore, anche se a mio modo di vedere, riesce sempre a dare qualcosa a crearsi un personaggio e ad essere credibile.
Spesso si rifugia nell’interpretazione di se stesso, nelle commedie quelle più basilari e fatte a parodia, in altre è un personaggio un po’ più complesso e studiato con qualche sfumatura in più, anche se non perde mai il suo stile, si cuce l storia intorno a se, come spesso fanno gli attori di questo tipo, come ad esempio Ben Stiller.
Le commedie di Adam Sandler, non tutte ovviamente, hanno un certa profondità, un senso del romanticismo molto reale a contatto con la nostra vita quotidiana, a tratti sanno anche essere emotivamente forti, mi viene in mente ad esempio “50 volte il primo bacio”, con la sua trama così assurda quanto profonda nel suo significato, un amore che val al di la di tutto, di un incidente e di una donna che giorno dopo giorno deve ricominciare ad amare da capo.
in “Cambia la vita con un click” c’è una profondità assoluta per quando riguarda l’importanza dei piccoli momenti della nostra vita, i momenti pieni di amore, unici e irrepetibili da vivere a pieno e non con il cervello spento e perso. Questo è uno dei film dove oltre a ridere non puoi fare altro che commuoverti, perchè ci sono sentimenti forti e argomenti che toccano molto la nostra quotidianità.
Quello che mi piace dei suoi film e il modo in cui riesce ad ammorbidire qualsiasi argomento, in Zohan per quanto il film sia essenzialmente una parodia, demenziale, (bellissimo film), Adam Sandler riesce a trattare il conflitto in Palestina in modo superficiale ma allo stesso tempo molto efficacie, senza appesantire, ma facendo riflettere chi lo guarda.
in “Un altra sporca ultima meta”, c’è sport, è un film sportivo di ottimo livello per molti aspetti, fa ridere e anche in questo caso riflettere, sul senso di riscossa, sulla sottile linea tra bene e male, e non lo nasconde, lo mostra chiaramente, ti fa quasi tifare per quello che per tutti è il male, cioè i carcerati, lo fa grazie a una partita di football. Sono commedie complete quelle di Adam Sandler, molto spesso davvero di ottimo livello.
“Un Weekend da Bamboccioni” ha una struttura semplice, però fa ridere, ci emoziona e ci fa anche un po’ invidiare quella situazione, perchè a tutti piacerebbe passare un po’ di tempo con i propri amici di infanzia. Simile a molte altre sue commedie, il suo stile inconfondibile ma che piace, perchè ci è famigliare, ci fa ridere, ma anche qui riflettere sull’importanza dell’amicizia e dello stare insieme. L’importanza di dare priorità alle cose semplici della vita e di non perdersi sempre in lavoro e complicazioni, elementi che espone spesso nei suoi film.
Adam Sandler è l’eterno ragazzino, quello che ci riporta indietro nel tempo, ci ricorda il lato bello della vita, ci fa sorridere, ci fa commuovere e perchè no, delle volte anche arrabbiare perchè ci aspettavamo qualcosa di più. Adam è un attore che ha dimostrato anche il suo talento e che è riuscito ad interpretare anche personaggi diversi tra di loro, un attore e un produttore che ci tiene compagnia ogni anno con qualche nuovo film, con il suo stile e la sua comicità.
Troppo spesso sottovalutato o non considerato, perchè si guarda sempre troppo spesso la superficie o ci si concentra sui progetti in cui ha toppato clamorosamente, eppure se si scava più a fondo non si rimane mai delusi, e i suoi film sono sempre un piacere da vedere e soprattutto guardare.
La bellezza di saper raccontare la vita in modo ironico, a volte grottesco senza dimenticarsi mai dell’importanza di sentimenti, come l’amore, sempre al centro delle sue commedie e dei suoi film, unione, perchè tutti insieme ci si diverte di più, quindi grande Adam, continua così.
Notizie dal mondo è un film del 2020 diretto e scritto da Paul Greengrass, un film western da i toni molto delicati, con protagonista Tom Hanks è una giovane attrice di nome Helena Zengel.
La trama è abbastanza semplice, un vecchio capitano dell’esercito americano, Capitano Jefferson Kidd (Tom Hanks), prosegue la sua vita passando di paese in paese del Texas per leggere le notizie dei giornali, una specie di telegiornale del vecchio West. Durante i suoi viaggi incontra una bambina tedesca, ma che parla la lingua degli indiani del luogo, sola e senza famiglia, decide quindi di riportarla a casa.
Il film ti colpisce subito per la fotografia, per il gioco di luci e per i paesaggi mozzafiato che danno subito giustizia ala location del film, alcuni dettagli nei riflessi di luce sono davvero belli, e certe inquadrature a campo largo fatte dall’alto sono quasi da documentario, una bellissima fotografia che penso possa ambire a vincere il premio Oscar.
Il film mantiene sempre dei toni delicati, con questo rapporto quasi paterno tra il protagonista e la bambina orfana trovata per strada, i due parlano lingue differenti, ma sono i loro occhi a parlare, i gesti le espressioni, tra i due si crea un legame familiare difficile da dissolvere.
Ci sono i problemi sociali, la criminalità e una zona dell’America che ai tempi cercava disperatamente di avere una propria identità, tra razzismo e lotta continua con gli indiani ormai confinati nelle riserve.
Il capitano Jefferson essendo un narratore, un uomo che porta notizie è perfettamente consapevole della situazione del mondo, o meglio del suo mondo, di ciò che lo circonda, della povertà delle persone, della voglia di ribellarsi e della violenza che costituisce un elemento cardine del Texas di quegli anni.
Si percepiscono i sogni e le speranze, l’innocenza della bambina e la disperazione degli adulti che faticano a trovare un posto in quel mondo, sentimenti contrastanti costituiscono questo film, che mette al centro il legame tra un vecchio capitano stanco che legge notizie dei giornali e una bambina tedesca, ma con un forte legame con gli indiani.
Bellissimo il dialogo tra i due in cui si parla di concezione della vita, dove la bambina la vede come un grosso cerchio, quasi un abbraccio con la terra, mentre il vecchio capitano le dice che gli Americani vedono tutto come una linea retta, quasi a sottolineare la chiusura mentale delle persone.
Il film dura quasi due ore, ma non è per nulla noioso, è molto più profondo di quello che sembra e anche i silenzi prendono forma, molto bravi gli attori a trasmettere sensazioni anche senza aprire bocca, molto brava Helena Zengel in un ruolo abbastanza complicato, ma allo stesso tempo nelle corde di una bambina.
Tom Hanks si muove bene all’interno del film, è delicato e paterno, riesce ad essere equilibrato e a trasmettere le giuste sensazioni, nel complesso mi è piaciuta molto anche la regia e la sceneggiatura nonostante la trama abbastanza piatta ha degli spunti bellissimi nei dialoghi e nella scelta delle parole.
Nonostante sia candidata agli Oscar la colonna sonora non è riuscita a convincermi del tutto, vista la fotografia e la scenografia mi aspettavo qualcosa di più, qualcosa di più emotivo e coinvolgente, peccato.
Film che consiglio di vedere e in cui consiglio di soffermarsi ogni tanto su alcune parole e dialoghi al suo interno, ne vale la pena.
Recensioni Combinate: Tre film che seguono la vita amorosa e adolescenziale di Lara Jean.
Il mondo del cinema è bello perchè è pieno di infinite sfumature, ci sono infiniti modi di vederlo e di considerarlo e ancor di più di giudicarlo.
Il mondo del cinema è una trasposizione di visioni e sentimenti, sbattuti bene e male sullo schermo e pronti per essere visti da chiunque voglia vederli. Mondi, storie e personaggi di ogni tipo e tempo, con generi differenti che vanno dall’horror più spietato al commedia romantica leggera.
Per questa recensione dovrò parlarvi di un genere che tocca una delle sfumature più semplici e delicate del cinema, quella sfumatura difficile da giudicare, perchè è un genere puro, quasi difficile da criticare a fondo.
To the all boys, sono tre film, uno il sequel dell’altro, di genere “sentimentale per ragazzi”, si perchè esiste anche questo al cinema, prodotti pensati per piccole nicchie e per un pubblico specifico, eppure anche questi film potrebbero essere qualcosa di più.
TUTTE LE VOLTE CHE HO SCRITTO TI AMO
P.S. TI AMO ANCORA
TUA PER SEMPRE
Sono i titoli dei tre film di questa trilogia adolescenziale romantica che segue le vicende della vita di una giovane ragazza americana, Lara Jean, timida e bella, dalle caratteristiche delicate e forse eccessivamente pure e buone.
Il primo film è sicuramente quello con le caratteristiche migliori, ha una trama che convince e incuriosisce, è una commedia romantica si, ma l’idea di base è ottima e il film è assolutamente godibile.
Anche se prevedibile, la trama ha comunque una sua dinamica interessante, con Lara Jean al centro di tutto, con i suoi problemi d’amore e le classiche stupide figure che si fanno al liceo.
è tutto molto leggero, quasi ovattato in una sfera di perfezione, dove i reali problemi della vita vengono solo sfiorati ma sempre con delicatezza, è un elogio alla bellezza quasi fantasiosa della vita, fatta al 90% di farfalle nello stomaco.
Bellissimo il rapporto che si crea tra i due protagonisti nel corso dei tre film, Lara Jean e Peter la coppia perfetta, lui sembra davvero uscito da un laboratorio, forse eccessivamente perfetto e senza difetti, con il macchinone, la bellezza, il carattere gentile e premuroso, forse davvero eccessivo.
Interpretati rispettivamente da Lana Condor e Noah Centineo che sono stati bravi in questo ruolo, attori perfetti per interpretare dei teenagers, ma faccio ancora fatica a collocarli fuori da questo genere.
I due sequel perdono un po’ di caratteristiche del primo, perdono il pregio della novità diventata un fumetto romantico dell’adolescenza senza però colpire troppo i sentimenti, sempre tutto troppo sospeso in una bellissima nuvola di amore, davvero troppo perfetto e quasi irreale.
L’obiettivo è sicuramente quello, farci sognare, staccare un po’ dalla realtà, permettere ad un giovane liceale di vedere il film e di sognare una vita simile, fatta di sentimenti veri, di amore semplice e vero.
Per nulla volgare, aggressivo o violento, sono tre film che fanno dei sentimenti puri e romantici il loro punto centrale, con un rapporto tra la famiglia della protagonista, molto bello, anch’esso essenza del romanticismo più puro e semplice.
Nel complesso non posso dire molto di questi film, perchè non penso abbiano dei grossi difetti, ricalcano il libro da cui sono tratti e lo fanno in ottimo modo, con tre film che comunque potrebbero piacere a chiunque, soprattutto il primo.
Questa è un po’ la parte romantica di Netflix, quell’angolo fatto apposta per i teenagers che sono stufi di vedere sempre in teen drama dove gli adolescenti affrontano problemi più grandi di loro, ogni tanto bisogna staccare la spina e vedere qualcosa di leggero e puro.
Anche questi film sono sfumature dell’incredibile mondo del cinema, film essenzialmente semplici, ma necessari, per rendere un mondo già ampio ancora più per tutti.
La Ballata di Buster Scruggs è un film a episodi del 2018, scritto e diretto dai fratelli Coen.
Devo ammettere che raramente ho visto un film ad episodi, quindi per me era un po’ una cosa nuova, un esperienza un po’ difficile da valutare ma che va comunque analizzato come un unico film.
In queste storie ci sono tute le caratteristiche dei fratelli Coen, con la loro splendida regia, lo stile con una sottile ironia che sfocia in immediati e improvvisi atti di violenza, la sorpresa e la crudeltà del vecchio west sono il centro focale del film.
In questo film c’è tutta la magia dei western moderni con una fotografia davvero spettacolare, in alcuni momenti ipnotica sfruttando al meglio la bellezza del paesaggio.
Il ritmo forse è un po’ troppo lento, anche se idoneo al genere, alcune storie ti conquistano, altre giustamente ti lasciano un po’ l’amaro in bocca come se mancasse qualcosa, alcune sono più immediate e facili da capire, altre sono più misteriose e contorte.
Bello come ogni episodio, della durata di circa 15/20 minuti l’uno, vada a toccare diversi sentimenti e significati, ogni episodio ha il suo scopo narrativo e si passa da lunghe parole e monologhi a scene di pace e lavoro.
La trama gioca spesso sulla bellezza del colpo di scena, sulle trame che creano una sorta di tensione e di agonia e speranza verso un lieto fine che spesso non arriva, il west era un posto difficile che non lasciva spazio alla felicità.
Nel complesso però, a parte qualche cosa davvero carina, non mi a colpito del tutto, anzi mi sono spesso distratto e a volte se l’episodio trattato non convinceva finivo per annoiarmi e volerne la fine al più presto.
Film super adatto per chi ama lo stile inconfondibile e sempre di ottimo livello dei fratelli Coen.
“La regina degli scacchi” consacra uno degli autori/sceneggiatori che più ho apprezzato negli ultimi anni.
Scott Frank, questo nome l’ho scritto più volte nei miei articoli, inevitabile non citarlo, perchè è davvero lo sceneggiatore del momento con la miniserie “La regine degli scacchi” finalmente si parla di lui e del suo talento.
Il suo merito è di aver rimesso al centro di tutto la sceneggiatura, una sceneggiatura perfetta, classica con le regole classiche, un “viaggio dell’eroe” in tutte le sue parti, con la cura per i dettagli che rende le sue opere piacevoli a tutti.
La bellezza delle sua opere è come riesce a trasporre momenti di vita reale in modo semplice, pulito e con precisione e cura.
Logan come già esposto, secondo me è il miglior film Marvel, grazie anche ad una sceneggiatura perfetta, in vecchio stile, con dei dialoghi sempre utili e che portano a qualcosa, i personaggi caratterizzati nei dettagli rendono le sue storie inclusive.
Tutti i personaggi sono ben delineati e sostengono la trama con le loro azioni, difficile che ci sia un passaggio a vuoto nelle sue storie, difficile che una sequenza non sia calcolata e che sia stata scritta a casa.
Trasmette completezza, sembra che tutto sia al suo posto e ti fa appassionare ai protagonisti con molta facilità e sinceramente e davvero bello vedere scritture del genere al giorno d’oggi dove la sceneggiatura sta perdendo potere.
Scott Frank sa raccontare storie, lo fa in un modo che piace a tutti e conquista davvero tutti con la cura dei particolari.
Le sue ultime opere sono davvero di livello assoluto a partire dai suoi ultimi due film “la preda perfetta” e “Logan” oppure le sue miniserie per Netflix “Godless” e “LA regina degli scacchi”, anche alla regia ha dimostrato il suo valore.
Bello vedere come il successo della sua ultima miniserie stia spostando l’attenzione anche sulle sue precedenti scritture, tutte di ottimo livello, come “Godless” che è poco conosciuta ma che a livello di scrittura e fotografia è una miniserie davvero bellissima, molto sottovalutata.
La trasposizione dei sentimenti è il suo piatto forte, riesce a scavare in situazioni e in argomenti meno affrontati, come l’apatia, e la paura di noi stessi, lo fa con delicatezza e precisione quasi chirurgica, esponendo questi sentimenti anche al pubblico che ne ha meno contatto.
Guardate “Io & Marley” trasposizione del libro praticamente perfetta, ne aggiunge qualcosa, toglie ovviamente qualche passaggio, lo rende cinematografico, visivo, i sentimenti li vedi riesci a vederli nei passaggi della trama, tutte le basi di un ottima sceneggiatura.
è bello vedere la sceneggiatura al centro di tutto, come punto di partenza inevitabile, ben scritta lineare con dialoghi forti da colpire lo spettatore o con scene semplici come un ballo.
Ovviamente Scott Frank da il meglio di se con le sceneggiature non originali, quando ha un soggetto già ben scritto, magari un libro o un fumetto, lui riesce a donargli una dimensione visiva praticamente perfetta, le sue trasposizioni migliorano il prodotto base e gli danno un tocco in più.
Spero che tra qualche anno nelle scuole di cinema si parlerà di lui, perchè lui è l’esempio di come si scrivono i film e le miniserie, ha una tecnica perfetta, segue i dogmi della sceneggiatura e li sfrutta in modo davvero impeccabile.
Mi piace sempre immaginare progetti futuri, e visto le sue caratteristiche nel narrare le storie non mi dispiacerebbe vederlo collaborare con un regista del nostro paese. Mi piacerebbe davvero un sacco vedere un film o una miniserie scritta da Scott Frank e diretta da Luca Guadagnino, penso che viaggiano sulla stessa linea di sensibilità stilistica.
Magari una storia che mette al centro la timidezza, l’apatia usata come scudo di difesa per tenere lontano le sofferenza o semplicemente per paura di esprimere i propri sentimenti. Sono sicuro che uscirebbe qualcosa di davvero molto bello.
Non posso non fare i complimenti a persone come Scott Frank, che davvero riesco a rendere il mondo del cinema qualcosa di meraviglioso, partendo sostanzialmente da una penna e un foglio bianco.
Volevo parlarvi di questi film, in particolare di questi due, perchè penso siano parte integrante e fondamentale del mondo Netflix e del suo catalogo.
Ce n’è alcuni davvero ben riusciti tenendo conto delle aspettative e delle volontà dei produttori che puntano a fare delle commedie romantiche che possano più o meno interessare ad un pubblico il più vasto possibile, ma che catturi i soliti teenagers che guardano Netflix.
Kissin booth, sia il primo che il secondo film, questo compito lo svolge alla perfezione, diventando una possibile “fucina di talenti” che potrebbero tornare utili a Netflix in futuro.
Entrambi sono film leggeri, quindi è inutile sottolineare che non c’è nulla di particolare di particolarmente complicato a livello di regia o scenografia, è tutto molto semplice e basilare, però è un buon punto di partenza per tutti.
La sceneggiatura mi è piaciuta in entrambi i film, perchè la trovo molto equilibrata, divertente e ordinata, rende i film piacevoli e i dialoghi ben scritti e perfettamente collocati nelle situazioni.
I personaggi sono semplici ma con ruoli e caratteristiche precise, non ci sono colpi di scena, o situazioni romantiche estreme, il film è molto verosimile e rispetta le regole della realtà senza mai strafare o andando oltre con esagerazioni inutili.
Se vi piacciono le commedie romantiche leggere e divertenti, questi film fanno sicuramente al caso vostro, con attori alle prime armi ma che ben interpretano i propri personaggi, e ti fanno venire un po’ di invidia, visto i posti in cui vivono.