Only Murders in the Building è una serie americana del 2022 arrivata alla sua seconda stagione, la serie e stata creata anche da Steve Martin che è anche il protagonista con Selena Gomez e Martin Short.
La prima cosa che si nota e che i tre attori sono più amalgamati e convincenti della prima stagione, un paio di personaggi spariscono senza preavviso però la trama funziona ugualmente con solo il personaggio di Selena Gomez che ha un’evoluzione non del tutto canonica e forzata. Questa stagione ha un legame più profondo con lo spettatore che inizia a prendere confidenza con i personaggi.
L’Arconia è teatro di un nuovo omicidio e anche questa volta i tre autori del podcast sono sotto attacco, con minacce e delle tracce fasulle per provare ad incastrarli. La soluzione finale è complicata e si viene spesso ingannati dalla miriade di possibilità, tutti sembrano un possibile assassino. Il finale è risolutivo e sembra dare un respiro diverso per la terza stagione che potrà staccarsi un po’ dal solito edificio. In questa seconda stagione il format non solo viene confermato ma anche rimarcato, con n approfondimento del passato dell’edifico, il suo “scheletro” e il suo possibile futuro.
Le sottotrame sono interessanti e completano alla perfezione la trama principale, con questa stagione che ha davvero puntato molto sul rapporto tra padri e figli ce non sempre e facile e con coppie ormai divise da mille motivi. Quindi c’è sempre una piacevole leggerezza, in cui ogni tanto ci si immerge in momenti più profondi ricalcando un po’ quelle che sono le caratteristiche del personaggio interpretato da Martin Short.
Only Murders In The Building rimane una serie leggera e piacevole, adatta un p’ a tutti e che non prende troppo tempo per essere vista, un prodotto piacevole e comunque sempre abbastanza innovativo del catalogo Disney Plus.
Only Murders in the building è una serie statunitense creata da Steve Martin e John Hoffman e con tre protagonisti molto distinti tra loro, Steve Martin stesso, Selena Gomez e Martin Short.
La trama è particolare e sinceramente innovativa sotto certi punti di vista, la serie si presenta un po’ come un Crime comedy, con tre protagonisti molto ben caratterizzati che vivono nello stesso enorme palazzo nel centro di New York, due ormai ex star del cinema e della tv, uno un attore e latro un regista e autore e una ragazza un po’ più misteriosa, che sta mettendo a posto l’appartamento della zia. I tre grandi appassionati di un podcast true crime, decidono di aprirne uno loro dopo che nell’edificio è capitato un omicidio.
Praticamente si svolge tutto all’interno di un palazzo che è talmente grande da sembrare un piccolo paese con i suoi abitanti e con le sue vicissitudini, un’esperienza diversa dal solito, con un giallo che appare leggero, un po’ all’antica in stile Agatha Christie. Bella anche l’idea del podcast che rende la serie molto originale oltre che a passo con i tempi.
L’alchimia tra gli attori è ottima e la serie è scritta bene, eppure va vista tutta fino in fondo questa prima stagione per essere apprezzata del tutto, l’ambientazione leggera rendono sì la serie più divertente, ma allontana un po’ lo spettatore dal caso rendendo i colpi di scena meno efficaci. Perdendosi un po’ a tratti e non mettendo la giusta suspense, la serie funziona ma non del tutto.
Ha suo favore ha sicuramente l’originalità e la qualità della recitazione, la prima stagione rimane piacevole in tutte le sue puntate, in alcuni momenti anche molto divertenti, la trama è facile da seguire anche se il caso risulta un po’ complesso, tutto viene spiegato molto bene, c’è un finale apertissimo pronto per la seconda stagione.
QUATTRO CHIACCHIERE: In arrivo su Max (HBO MAX e Discovery +) una serie tv reboot di Harry Potter che stando alle prime voci sarà molto fedele ai libri.
Era da tempo che si vociferava questa voce e adesso è arrivata l’ufficialità e soprattutto l’accordo (immagino milionario) con J.K. Rowling, la scrittrice più popolare degli ultimi 20 anni. Harry Potter sarà una serie tv su MAX (il canale streaming di HBO e Discovery +).
La Warner Bros. vuole mantenere attivi i suoi prodotti di punta, Harry Potter non ha mai smesso di esistere, ma dopo appena solo qualche anno dalla fine della saga cinematografica, si è presa la decisione di fare una serie tv reboot che a quanto si dice sarà molto fedele ai libri. Un progetto a dir poco ambizioso, curioso e sicuramente una mossa pubblicitaria di altissimo livello. A livello prettamente artistico non c’era mossa migliore per la Warner Bros. con un prodotto che verrà sicuramente rilanciato e che darà una visione differente su una storia ormai conosciuta. Fare qualcosa di nuovo sarebbe stato meno curioso e di impatto, una notizia del genere invece fa balzare sulla sedia sia i fan sia quelli distanti da questo mondo narrativo ma che ne riconoscono l’assoluto valore commerciale.
Harry Potter è un fenomeno mondiale con pochi precedenti, paragonabile forse solo a Star Wars per certi versi, un fenomeno che però è costruito molto non solo sui libri e sulla sua trama, ma anche molto sugli attori che hanno fatto parte dei film nel corso degli anni, molti di questi tra l’altro purtroppo defunti. I film erano un agglomerato di talento e se c’è una cosa su cui non si può discutere sui film di Harry Potter e la quantità di talento recitativo presente nelle pellicole.
La Rowling si dice entusiasta del progetto, soprattutto anche per il fatto che la serie si dice che sarà una riproduzione fedele dei suoi libri, allo stesso tempo però mi immagino che sarà difficile togliersi dalla testa i film con i suoi protagonisti e la serie sarà continuamente paragonata non solo ai libri ma ai film stessi.
Solitamente nella storia del cinema questo è un gioco al massacro, il primo cast è sempre il migliore, è quello che si prende il posto nella testa e nel cuore e difficilmente verrà soppiantato, anche se magari la trama sarà migliore. D’altro canto però questa mossa azzardata crea anche una grandissima attenzione sulla serie con una forte attenzione sul cast, formato per le prime stagioni anche da bambini e rendendo la cosa ancor più curiosa e possibile “fucina” di futuri talenti.
Ci saranno i fan con le orecchie drizzate pronti a captare qualsiasi novità e indizio proveniente dalla serie e pronti a criticarla alla prima incongruenza con i libri. Un’altra cosa da non sottovalutare e che a differenza dei libri che si doveva praticamente confrontare solo con un pubblico allineato con l’età di Harry Potter stesso praticamente, in questo caso la serie dovrà confrontarsi con gli ormai cresciuti fan dei libri e della saga ormai trentenni e alcuni quasi quarantenni che a fine serie avranno magari famiglia e la guarderanno con i propri figli avendo a disposizioni due prodotti a confronto. In più dovranno confrontarsi con le nuove generazioni che in dieci anni cresceranno con la serie e con il suo protagonista, avendo però un paragone senza la necessità di aver letto anche i libri.
The Bear è una serie FX del 2022 creata da Christopher Storer e resa disponibile su Hulu e in Italia su Disney +. Una serie semplice ma che molti versi è forse la miglior serie del 2022.
La trama segue le vicende di Carmen “Carny” Berzatto (Jeremy Allen White), uno chef di alta cucina è dal grande talento, che passa dal lavorare in un ristorante super stellato, alla paninoteca Italiana di famiglia, lasciatogli in eredità dal fratello suicida. Una serie drama, breve fatta da otto episodi, semplice, ma molto profondo e intensa, che parla di cibo, di lavoro, della vita stressante del lavoro in cucina e anche delle amicizie e dei dissapori che possono nascere in situazioni simili.
La serie oltre a stupire per un livello di recitazione sempre eccellente, stupisce per un utilizzo sensazionale della semplicità, praticamente si svolge tutta nella cucina, il ristorante non viene praticamente mai mostrato, eppure nessun momento è mai banale. Una serie curata, ben scritta e girata che trasmette davvero un sacco di sensazioni ed emozioni, in cui la tensione lavorativa e palpabile, ma anche la passione e il talento dei protagonisti della storia.
The Bear fa poche cose ma le fa in modo eccellente e ben centrato, sfruttando un po’ lo stile e il blasone di programmi televisivi ormai decennali come cucine da incubo o Master chef, si respira realtà e le emozioni sono vere e forti, tanto da percepire a volte una sensazione di claustrofobia dentro quella piccola, folle e affollata cucina. Riesce a farti venire fame, a stupirti anche a livello culinario, la cura nei dettagli è fenomenale e si vede quanto tutto il cast fosse pienamente coinvolto in questa storia.
Questa serie è un po’ la dimostrazione che con poco si può fare davvero tanto, con una buon’idea e un buon lavoro, anche una semplice serie che parla di ristorazione e cucina, può essere variegata, profonda e davvero piena di splendide sfumature. Sicuramente è la sorpresa del 2022 e per molti versi penso davvero possa essere uno dei prodotti di più alta qualità che ho visto ultimamente. Se ne parla ancora troppo poco, non è nel giro mainstream, eppure è davvero un prodotto che merita davvero un sacco. C’è purezza verità, e la crudeltà della vita ci viene sbattuta in faccia senza troppi complimenti. The Bear è passione travolgente, che parte dal suo creatore e arriva fino agli attori e poi allo spettatore che si trova davanti ad un prodotto di davvero altissima qualità.
La stagione 3 di Outer Banks fa proseguire la storia e continua con una nuova caccia al tesoro, conquistando a poco a poco sempre più fan. La serie creata da Josh e Jonas Pate e Shannon Burke non perde la sua identità, ma anzi la rafforza e diventa perfetta per la piattaforma Netflix, che ha sempre bisogno di prodotti del genere.
Come nelle prime due stagioni rimane la sua leggerezza, la sensazione che i protagonisti non sono mai in pericolo, e rispetto le prime due stagioni, la parte avventura e forse ancora più rimarcata. I ragazzi protagonisti sono inizialmente sperduti su un’isola nel mar dei caraibi, che rinominano “pouguelandia“. John B, Sarah, Kiara, JJ, Pope e la nuova arrivata Cleo, vengono salvati dopo circa un mese e portati a Barbados dove fanno al conoscenza con il Villain di questa stagione, Sigh, un ricco indiano che vuole disperatamente trovare El Dorado e ha bisogno del diario di Denmark.
Nuovi amori e difficoltà non fanno che unire nel finale ancora di più il gruppo che sarà pronto per una nuova caccia al tesoro nella stagione successiva. I personaggi crescono e si evolvono nelle loro caratteristiche e ognuno di loro riesce finalmente ad esprimere tutti i suoi sentimenti. Una serie che fa dell’amicizia un punto centrale e fondamentale e che riesce anche a tenere una parte di avventura e caccia al tesoro comunque interessante. La serie cresce, rimane sempre un po’ banale sotto certi aspetti o ovviamente molto semplice e innocente, molto per ragazzi.
Rispetto alle prime stagioni, ovviamente la storia e meno verosimile, e rende il tutto un po’ troppo fantasioso, l’azzardo di El Dorado è sempre un passo un po’ troppo lungo che spesso ha fatto fallire anche i film. Però è stato ben gestito fino in fondo, con la capacità di rimettere comunque al centro della trama le Outer Banks e il confronto tra Kooks e Pogues. Una serie che mantiene il suo stile e che è e rimane nel perfetto stile Netflix, una serie che fa urlare i teenagers di gioia e li fa emozionare.
Outer Banks è una serie che ce l’ha fatta, piacevole da vedere e che si è creata il suo pubblico, una serie un po’ per tutto con un bello spirito di avventura e amicizia.
The Last of Us nel suo settimo episodio fa un tuffo nel passato, mostrandoci alcuni aspetti della vita di Ellie e nello specifico il momento in cui è stata morsa. Fino a quel momento non sapevamo quasi nulla del suo passato e quali dure prove la vita le avesse posto davanti, con questo episodio il suo personaggio viene caratterizzato ancora meglio facendoci capire diversi aspetti della sua vita.
Per molti versi un episodio che ricorda un po’ il terzo, per la sua delicatezza e profondità, un rapporto che va al di là dell’amicizia e che ci mostra un attimo di normalità in un mondo ormai irriconoscibile. Un centro commerciale abbandonato in cui Ellie e Riley passano una delle serate più belle della loro vita, tra giostre e giochi con un luogo tutto per loro, possono essere finalmente delle bambine normali e non delle reclute della FEDRA. Un mondo spaccato in tre tra infetti, ribelli e FEDRA con due ragazzine che provano qualcosa di più che una semplice amicizia.
L’episodio rimane molto fedele al videogioco, alcuni paragoni sono identici e la trasposizione è più che perfetta. Alcuni passi mancanti del videogioco vengono amplificati e completati rendendo la serie sempre di ottimo livello. C’è molta intensità nelle parole e nei sentimenti, con la consapevolezza che le cose non possono andare bene e che quella felicità sarà momentanea. C’è un po’ tutto The last of Us qui, con i sentimenti e i rapporti umani che sono al centro della trama che viene solo ogni tanto “infettata” dal mondo in cui è collocata. Gli infetti sono il contorno, la sveglia che riporta i sopravvissuti alla dura realtà.
La serie usa questi episodi in modo preciso ed essendo sempre ben scritti, definisce con cura i personaggi e gli completa, il passato di una persona dice molto di lei, è adesso conosciamo ancora un po’ meglio la protagonista Ellie. Un passato che fa male, che la rende forte, ma allo stesso tempo sola e con la paura tremenda di poter perdere Joel. Un viaggio nel passato doloroso di Ellie per mostrarci la sua forza e determinazione nel presente, nonostante abbia una responsabilità molto importante sulle spalle.
The Last fo Us non è una storia banale di zombie e umani che combattono per sopravvivere, ma è profondità, amicizia e amore, uno studio accurato dei rapporti umani, dell’uomo e delle suo caratteristiche nei momenti difficili e una storia che va sempre oltre a ciò che ci mostra e che fa sempre riflettere, un episodio sette che riconferma tutto questo e che si aggiunge ad una serie che sembra non sbagliare un colpo.
The Last Of Us con il suo sesto episodio, ci mostra un nuovo aspetto della vita dopo la pandemia. Un villaggio totalmente autonomo e popolato in cui sembra che il tempo si sia fermato a prima che il fungo infettasse tutto il mondo. I posti isolati sembrano riuscire a sopravvivere con piccole città che vanno avanti con la propria vita. E qui che Joel incontra suo fratello e si confronta con il proprio passato, rendendosi sempre più conto di quanto sia importante per lui Ellie.
Questo è forse l’episodio con la fotografia più entusiasmante, molto naturale, con paesaggi innevati e desolati da togliere il fiato, un episodio chiave per alcuni aspetti ma che stride quasi un po’ per la sua tranquillità, che poi sfocia in un cliffhanger nel finale. La regia rende molto, forse la migliore di tutti gli episodi, c’è una cura dei dettagli sempre maggiore e l’occhio di può perdere in diverse parti dello schermo. Una serie che rimane costante di alto livello e che riesce a regalare anche una certa profondità. Qui la storia di fa meno videoludica e più cinematografica, con un rapporto Joel e Ellie che si stratifica in diverse dinamiche sempre più affettuose.
Si può vedere quanto ormai Joel non abbia altro che Ellie e che la felicità altrui non fa che ferirlo e ricordargli ciò che ha perso, stessa cosa per Ellie che si ritrova a sentirsi persa e sola senza il suo “vecchio custode”. Un episodio che analizza altri aspetti della vita e non solo il confronto con gli infetti. Si accenna al futuro, al ruolo di Ellie come cura e alla possibilità di un mondo nuovo, a livello di speranza, fino a qualche istante prima della fine, è forse l’episodio più positivo, più lontano dalla solita negatività e malinconia che contraddistingue una serie del genere.
The last of us è una serie che rimane sui propri binari, che continua a rimanere fedele al videogioco da cui è tratta e che in ogni episodio si nota una bella scrittura e una bella storia che va avanti. Una piccola perla HBO, forse l’esecuzione e trasposizione migliore di un videogioco. Una serie che rimette in ordine le priorità e la cura del dettaglio e che forse potrebbe essere anche dopo questo sesto episodio, da esempio a future serie di questo genere.
The Last of Us è arrivato al suo quarto episodio, ritorna una forte impronta videoludica e il rapporto tra i due protagonisti Ellie e Joel cresce sempre di più.
La trama inizia a fare in modo che lo spettatore si affezioni ai due personaggi principali, il loro rapporto cresce e sembra di vedere una famiglia, un padre con sua figlia in un mondo davvero terribile. Ellie è più sveglia di quello che sembra e Joel inizia a rendersi conto di cosa ha dovuto passare quella bambina. Per la prima volta vediamo uno scontro con i banditi, organizzati e con un loro leader, simbolo che il nemico non sono solo gli infatti ma gli umani stessi.
Un episodio che serve anche un po’ a scavare nel passato dei personaggi grazie a dei dialoghi davvero ben scritti e mai banali. Una bella trama che prosegue in modo lineare e chiaro e che ci permette a poco a poco di capire di più questo mondo, sconosciuto agli occhi dei non videogiocatori.
La somiglianza con il videogioco torna nitida, c’è anche qualche battuta praticamente uguale e alcune scene sembrano davvero uscite dal videogioco anche per le azioni che compiono e iniziano a diventare l’uno dipendente dall’altro, per la prima volta vediamo Joel sinceramente sorridere e divertirsi alle battute di Ellie trovate in un libro.
In questa breve recensione viene ripetuto diverse volte il nome di Ellie e Joel, proprio per far capire che sono parte della centralità della trama, in questo episodio sono loro gli assoluti protagonisti, il loro rapporto e le loro emozioni. Grazie ad un’ottima scrittura questa serie rimane di altissimo livello e qualità, ottima in ogni sua dinamica.
Il secondo episodio della serie The Last of Us, dopo il grande successo del primo, mantiene lo stesso livello e ci si accorge ancor di più quanto questa serie sia molto fedele al videogioco. Non mi è mai capitato di vedere un live action così simile al videogioco da cui è tratto, alcune scene davvero identiche e il percorso fatto fin qui dai personaggi e le loro battute sono simili a quelle presenti nel videogioco.
La domanda che ci si pone a questo punto è perché non aver fatto un casting per prendere attori il più possibile simili a quelli presenti nel videogioco? Non lo sapremo mai con certezza, forse servivano prima di tutto attori di alto livello. Ogni scena del secondo episodio ricorda moltissimo un videogioco, ma non solo The Last Of Us nello specifico, ma tutti i videogiochi in terza persona, sia nelle inquadrature che nei movimenti. L’attesa che uno dei personaggi faccia il giro per aprire una semplice porta è molto emblematica e caratteristica del mondo videoludico.
Secondo episodio sempre molto bello, la storia di Neil Druckman che qui e anche regista, era cosi perfetta che non ha bisogno di tante modifiche, ti prende subito, ti incuriosisce e funziona. Anche chi non ha mai visto il videogioco si ritrova subito preso da questa situazione post apocalittica, ed è pronto a scoprire gli orrori di questo nuovo mondo. Questa copia carbone finisce per soddisfare tutti, i fan del gioco, e i neofiti di questa storia.
Per il mio gusto personale, delle volte, soprattutto in questo secondo episodio, il lato videogioco e davvero fin troppo esagerato e amplificato, perdendo un po’ il fascino cinematografico e il realismo di tutto ciò che stiamo vedendo. Certe scene si perdono in percorsi che visivamente non mi fanno impazzire, forse un po’ troppo finti e scelte, come quelle della porta, che non hanno molto senso, troppo veramente da giochi di ruolo. A livello di regia questo episodio non mi ha conquistato, mi aspettavo qualche piano sequenza sorprendente ma nulla, emozionante però lo scontro con gli infetti e il modo in cui sono fatti è davvero sensazionale. Lo spunto horror è davvero interessante ed effettivamente non c’è nulla di simile a livello di serie Tv, nonostante ci siano già molti prodotti di questo tipo, The Last of Us riesce ad essere unico.
Questo secondo episodio da una direzione precisa, e ha un bel colpo di scena, un plot twist inaspettato, che indirizza la storia in una determinata direzione. Un episodio molto da videogioco, che potrebbe rendere questa serie precursore di molti altri prodotti di questo genere, girati così, perfettamente fedeli al videogioco da cui sono tratti.
QUATTRO CHIACCHIERE: I vincitori del Golden Globe 2023, poche sorprese e alcune splendide conferme.
Come tutti gli anni, nei primi mesi dell’anno arrivano i premi del mondo del cinema, quelli più commerciali, americani e blasonati e sinceramente anche quelli più seguiti. Incuriositi dalla critica diamo una piccola occhiata ai vincitori per capire se un prodotto, serie o film che sia, vale la pena di essere visto.
Quest’anno ai Golden Globe, non ci sono stata particolari rivelazioni, i premi erano già da prima annunciati, bello vedere che passano gli anni, ma Spielberg non smette mai di vincere premi. La serie Amazon “Gli Anelli del potere” non risulta nemmeno tra i candidati ai premi, questa è vera testimonianza del suo fallimento.
Ma andiamo a vedere chi sono stati i vincitori dei Golden Globe 2023
PREMI CINEMATOGRAFICI
Miglior film, drammatico
VINCITORE:The Fabelmans
Avatar: La via dell’acqua
Elvis
Tár
Top Gun: Maverick
Migliore attrice, film drammatico
VINCITORE: Cate Blanchett,Tár
Olivia Colman, L’impero della luce
Viola Davis, Il re delle donne
Ana de Armas, Blonde
Michelle Williams, The Fabelmans
Miglior attore, film drammatico
VINCITORE: Austin Butler,Elvis
Brendan Fraser, The Whale
Hugh Jackman, The Son
Bill Nighy, Living
Jeremy Pope, L’ispezione
Miglior film, musical o commedia
VINCITORE:Gli spiriti dell’isola
Babylon
Everything Everywhere all At Once
Glass Onion: Knives Out
Triangle of Sadness
Miglior attore, musical o commedia
VINCITORE: Colin Farrell,Gli spiriti dell’isola
Diego Calva, Babylon
Daniel Craig, Glass Onion: Knives Out
Adam Driver, White Noise
Ralph Fiennes, The menu
Migliore attrice, musical o commedia
VINCITORE: Michelle Yeoh,Everything Everywhere all At Once
Lesley Manville, La signora Harris va a Parigi
Margot Robbie, Babylon
Anya Taylor-Joy, The menu
Emma Thompson, Buona fortuna a te, Leo Grande
Miglior attore non protagonista
VINCITORE: Ke Huy Quan,Everything Everywhere all At Once
Brendan Gleeson, Gli spiriti dell’isola
Barry Keoghan, Gli spiriti dell’isola
Brad Pitt, Babylon
Eddie Redmayne, L’infermiere buono
Miglior attrice non protagonista
VINCITORE: Angela Bassett,Black Panther: Wakanda per sempre
Kerry Condon, Gli spiriti dell’isola
Jamie Lee Curtis, Everything Everywhere all At Once
Dolly de Leon, Il triangolo della tristezza
Carey Mulligan, She Said
Miglior regista
VINCITORE: Steven Spielberg,The Fabelmans
James Cameron, Avatar: La via dell’acqua
Daniel Kwan e Daniel Scheinert, Everything Everywhere all At Once
Baz Luhrmann, Elvis
Martin McDonagh, Gli spiriti dell’isola
Migliore sceneggiatura
VINCITORE: Martin McDonagh,Gli spiriti dell’isola
Todd Field, Tár
Tony Kushner e Steven Spielberg, The Fabelmans
Daniel Kwan e Daniel Scheinert, Everything Everywhere All at Once
Sarah Polley, Women Talking
Miglior colonna sonora originale
VINCITORE: Justin Hurwitz,Babylon
Alexandre Desplat, Pinocchio di Guillermo del Toro
Hildur Guðnadóttir, Women Talking
John Williams, The Fabelmans
Carter Burwell, Le banshee di Inisherin
Migliore canzone originale
VINCITORE: “Naatu Naatu”.RRR
“Carolina”, La ragazza della palude
“Ciao Papa”, Pinocchio di Guillermo del Toro
“Tieni la mia mano”, Top Gun: Maverick
“Sollevami”, Black Panther: Wakanda per sempre
Miglior film d’animazione
VINCITORE: Pinocchio di Guillermo del Toro
Marcel the Shell with Shoes On
Il Gatto con gli stivali: L’ultimo desiderio
Diventa rosso
Inu-oh
Miglior film in lingua non inglese
VINCITORE:Argentina, 1985(Argentina)
RRR (India)
Niente di nuovo sul fronte occidentale (Germania)
Vicino (Belgio)
Decision To Leave (Corea del Sud)
PREMI TELEVISIVI
Miglior serie drammatica
VINCITORE:House of Dragon
Better Call Saul
The Crown
Ozark
Severance
Miglior mini serie o film per la TV
VINCITORE:The White Lotus
Black Bird
Dahmer-monster: La storia di Jeffrey Dahmer
Pam e Tommy
L’abbandono
Miglior serie musicale o commedia
VINCITORE:Abbott Elementary
The Bear
Hacks
Only Murders in the Building
Mercoledì
Miglior attore in una serie drammatica
VINCITORE: Kevin Costner,Yellowstone
Jeff Bridges, The Old Man
Diego Luna, Andor
Bob Odenkirk, Better Call Saul
Adam Scott, Severance
Miglior attrice in una serie drammatica
VINCITORE: Zendaya,Euphoria
Emma D’Arcy, House of Dragon
Laura Linney, Ozark
Imelda Staunton, The Crown
Hilary Swank, Alaska Daily
Miglior attore in una serie comica o musicale
VINCITORE: Jeremy Allen White,L’orso
Donald Glover, Atlanta
Bill Hader, Barry
Steve Martin, Only Murders in the Building
Martin Short, Only Murders in the Building
Migliore attrice in una serie comica o musicale
VINCITORE: Quinta Brunson, Abbott Elementary
Selena Gomez, Only Murders in the Building
Jean Smart, Hacks
Jenna Ortega, Mercoledì
Kaley Cuoco, L’assistente di volo
Miglior attore in una serie limitata o antologica o in un film per la televisione
VINCITORE: Evan Peters,Dahmer-Monster: La storia di Jeffrey Dahmer
Taron Egerton, Black Bird
Colin Firth, The Staircase
Andrew Garfield, Sotto la bandiera del cielo
Sebastian Stan, Pam & Tommy
Migliore attrice in una serie limitata o antologica o in un film per la televisione
VINCITORE: Amanda Seyfried, L’abbandono
Jessica Chastain, George & Tammy
Julia Garner, Inventing Anna
Lily James, Pam & Tommy
Julia Roberts, Gaslit
Miglior attore non protagonista in un musical-commedia o film drammatico
VINCITORE: Tyler James Williams,Abbott Elementary
John Lithgow, The Old Man
Jonathan Pryce, The Crown
John Turturro, Severance
Henry Winkler, Barry
Migliore attrice non protagonista in un musical-commedia o film drammatico
VINCITORE: Julia Garner,Ozark
Elizabeth Debicki, The Crown
Hannah Einbinder, Hacks
Janelle James, Abbott Elementary
Sheryl Lee Ralph, Abbott Elementary
Miglior attore non protagonista in una serie limitata o antologica o in un film per la televisione
VINCITORE: Paul Walter Hauser,Uccello nero
F. Murray Abraham, The White Lotus
Domhnall Gleeson, The patient
Richard Jenkins, Dahmer: La storia di Jeffrey Dahmer
Seth Rogen, Pam & Tommy
Migliore attrice non protagonista in una serie limitata o antologica o in un film per la televisione
VINCITORE: Jennifer Coolidge,The White Lotus
Claire Danes, Fleishman è nei guai
Daisy Edgar-Jones, Sotto il segno del cielo
Niecy Nash-Betts, Dahmer-Monster: La storia di Jeffrey Dahmer
Aubrey Plaza, The White Lotus
Questi Golden Globe risultano a tratti un po’ vuoti rispetto agli Oscar, mille premi che si perdono in mille categorie, però allo stesso tempo danno un po’ la sensazione della direzione che prenderanno poi gli Oscar.
Spielberg trionfa con il suo The Fabelmans, praticamente lui c’è sempre e anche quest’anno con il suo film ha fatto centro, con una regia impeccabile. Incuriosisce molto, non avendolo visto, L’Isola degli spiriti con un Colin Farrell sempre più in forma e vicino ad un possibile Oscar, come già sottolineato in altri articoli.
Jenna Ortega a malincuore non ha vinto nulla, il fenomeno mondiale del suo ballo, non ha conquistato del tutto la critica, peccato, si rifarà con la seconda stagione. Mentre nelle serie è un piccolo trionfo di The White Lotus.
Il trono di spade con il suo spin-off, House Of Dragon si porta a casa un premio e certifica il suo valore nel mondo fantasy, mentre Netflix si consola con Even Peters che si prende un meritato premio per la sua interpretazione nella serie Dahmer.
Tutto abbastanza nella norma aspettando di essere sorpresi dagli oscar, dove con i premi tecnici, Avatar troverà sicuramente più spazio.