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PROPRIO LUI? (WHY HIM?): RECENSIONE COMMEDIA CON BRIAN CRANSTON

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Proprio Lui? (Why Him?) è una commedia Americana del 2016 diretta da John Hamburg e con protagonista Brian Cranston e James Franco.

Questo film si presenta come la classica commedia americana in cui la figlia presenta il suo ragazzo alla sua famiglia e al difficile rapporto tra il padre (Brian Cranston) e questo nuovo arrivato nella famiglia (James Franco). Fin da subito capiscono che il ragazzo di loro figlia è davvero un tipo molto particolare e non capiscono come sia possibile che la “loro bambina” sia con un uomo del genere. Ovviamente dopo diverse disavventure il rapporto con il suocero migliorerà e si va verso un finale di gioia e serenità.

Nonostante le premesse non erano di altissimo livello mi aspettavo qualcosa di più da questa commedia anche per la presenza di un attore come Brian Cranston, invece è un prodotto davvero troppo lontano dalla realtà che per far ridere esagera e rende tutte le scene poco verosimili e quindi prive di profondità. Un film che non lascia nulla, se non che se uno è ricco e milionario come il ragazzo, può essere e fare ciò che vuole che prima o poi verrà accettato. Il film non crea la giusta sensazione di unione e il personaggio di James Franco è talmente esagerato da far perdere di senso un po’ tutta la trama e i sentimenti presenti in essa.

La recitazione è buona, il film è anche divertente ma sicuramente alcune scelte sui personaggi e sulla trama non funzionano e rendono il tutto un prodotto troppo di fantasia. Un tipo di comicità forse un po’ troppo forzata con un personaggio solo coerente con ciò che lo circonda che è quello interpretato da Keegan-Michael Kay, una specie di maggiordomo e maestro spirituale.

Questa commedia purtroppo non trasmette le giuste sensazioni, non si percepisce l’amore della coppia, l’affetto tra padre e figlia e il giusto valore a ciò che accade con un finale fin troppo banale e annunciato. Funziona nella sua leggerezza e nelle battute ma si ferma lì come se avesse fatto un piccolo compito da sei in pagella.

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LA FIERA DELLE ILLUSIONI – NIGHTMARE ALLEY: RECENSIONE FILM DI GUILLERMO DEL TORO

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La fiera delle illusioni – Nightmare Alley è un film del 2021 diretto da Guillermo del Toro. Una trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di William Lindsay Gresham e da cui è già stato fatto un film 1947. Questa Pellicola di Del Toro a un cast corale con protagonista Bradley Cooper e attori come Cate Blanchet, Williem Dafoe, Toni Colette, Richard Jenkins, Rooney Mara, Ron Perlman e David Strathairn.

Nightmare Alley parla di inganni, ambizione e follia e segue le vicende di un uomo dal passato misterioso che si ritrova a lavorare, nel 1939, in una fiera luna park itinerante, tra trucchi di magia e furbizie come se fosse un mondo a sé, di povertà violenza, ma anche di unione e allegria. Del Toro riesce ad incidere molto questa sensazione claustrofobica di un mondo che ha bisogno di ingannare per sopravvivere o addirittura di trasformare uomini in bestie in nome dello spettacolo. Il protagonista, innamoratosi di una illusionista e venendo a contatto con l’arte del mentalismo capisce che quello è il suo destino. Viene quasi rapito e sottomesso dalla sua avidità e le sue capacità e avarizia saranno la sua condanna.

L’epilogo è abbastanza prevedibile, i messaggi lanciati da Del Toro lungo il film sono molto precisi e indicativi, non per questo però il finale non lascia il segno, anzi ci lascia con una profonda agonia e ansia. Il regista riesce a trasmettere molto questa lunga sensazione di inquietude come in molte delle sue opere, la fotografia buia, con una coreografia spesso piovosa e immersa nel fango, danno da subito la sensazione che il protagonista sia in trappola.

Nella parte centrale, anche se importante ai fini del film, la pellicola rallenta decisamente forse un po’ troppo, con dialoghi complicati, complessi e con una trama che diventa più intricata con personaggi molto ermetici e difficili da capire, anche il passato del protagonista non dà risposte ma aumenta il carico di domande. Nel complesso questo film del regista messicano rispecchia molto il suo stile, sia nella messa in scena che anche nell’aspetto grafico e pubblicitario, una sottile violenza con una cadenza horror nelle immagini, rendono il film di Guillermo del Toro sempre molto interessanti.

La fiera delle illusioni è un film che sa annoiare, storcere un po’ il naso con alcune sequenze che sembrano troppo ricamate e distorte da una fotografia a tratti opacizzata, il personaggio di Cate Blanchet, rapisce e confonde allo stesso tempo e forse spezza un po’ tutto il ritmo del film. Bradley Cooper perfetto nel ruolo con un misto di ambizione e follia davvero interessanti. Un film che riesce allo stesso tempo quasi ad annoiare ma ad essere molto immersivo. Una pellicola che sicuramente sa distinguersi.

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MONSTER – IL CASO DEI FRATELLI MENENDEZ

QUATTRO CHIACCHIERE: MONSTER LA SERIE CHE CI HA RACCONATATO DI JEFFREY DAHMER, CI RACCONTERA’ IL CASO DEI FRATELLI MENENDEZ

Dahmer è forse una delle serie più di successo di Netflix e uno dei prodotti meglio riusciti della piattaforma, cura dei particolari, ottimi dialoghi e un livello di recitazione sempre di alto livello, hanno reso fin da subito la serie una delle più apprezzate. Seguita da molte polemiche per la crudeltà e freddezza di Rayn Murphy di raccontare alcuni eventi, la serie è stata rinnovata per altri stagioni, ovviamente in stile antologico, diventando così la serie Monster, che racconterà la storia di diversi serial killer o almeno così si pensava.

La notizia che Ryan Murphy si allontani così tanto dalla prima stagione non penso sia molto positiva, annullando completamente l’antologia della serie e forse anche il senso di essa, Monster non è nemmeno quindi da considerare una serie antologica, quanto un prodotto a sé stante in ogni su stagione.

Infatti sembrerebbe che nella seconda stagione al centro di tutto ci sarà il caso dei fratelli Menendez, che non hanno nulla a che vedere con il mondo dei serial killer ma che sono invece parte della classica cronaca nera dei delitti in famiglia, rendendo così la serie forse fin troppo simile ad American Crime Story.

La storia dei fratelli Menendez è un classico, purtroppo classico, omicidio in famiglia, dove i figli uccidono i propri genitori per appropriarsi dell’eredità. in una storia in cui dal lato psicologico c’è solo il fatto di come si arrivati a tanto e di come Lyle e Erik, i fratelli Menendez abbiano uccisi i propri genitori con una freddezza inaudita e che presero il processo con un sorriso surreale. Difficilmente però potrà essere paragonata a Dahmer perché è davvero un prodotto a sé stante, diverso sicuramente dal suo predecessore.

Evidentemente le pesanti critiche rivolte a Ryan Murphy hanno avuto il loro effetto e si è spostato su un caso più semplice, gestibile, senza dover mettere troppo in risalto la psicologia di un mostro. Molto probabilmente l’intento principale era quello di portare sullo schermo due mostri e di raccontare una storia molto diversa senza affossarsi in troppe similitudini raccontando ad esempio la storia di Glancy (il pagliaccio).

Questa sarà un po’ un banco di prova per questa serie, e Murphy lo sa bene, in ogni caso lo sarebbe stato, cercare di ripetersi cavalcando lo stile della prima stagione e immergersi in acque diverse ma comunque ben conosciute grazie alle produzioni precedenti. Una scelta che allontana forse un po’ il pubblico, ma che cerca nuovi spunti, nuove psicologie da analizzare e da vedere dal punto di vista del killer e della sua vittima e non del poliziotto

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ASSASSINIO SUL NILO: FILM DI UN CLASSICO GIALLO CHE NON TRAMONTA MAI

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Assassinio sul Nilo è un film del 2022 diretto e interpretato da Kenneth Branagh nei panni di uno dei più famosi investigatori della letteratura, Hercule Poirot. Film ovviamente tratto dal romanzo di Agatha Christie.

Forse questo rimane il giallo più famoso della letteratura, con un detective che dopo Sherlock Holmes è forse il più famoso e il più iconico, Quello interpretato da Branagh è più tosto, forgiato dalla guerra e dai lutti che ha dovuto affrontare nella propria vita. Il segreto di questo film e il cast corale e il soggetto originale che permette di “intrappolare” i vari personaggi all’interno della crociera sul Nilo. Tra gli attori ci sono Tom Bateman, Annette Bening, Russell Brand, Ali Fazal, Dawn French, Gal Gadot, Armie Hammer, Rose Leslie, Emma Mackey, Sophie Okonedo, Jennifer Saunders e Letitia Wright.

il film è ben gestito, il caso è avvincente e ogni personaggio ha delle caratteristiche ben precise e motivi per cui potrebbe essere uno degli assassini, il tema centrale del film è la follia d’amore e la paura di perdere la persona amata, come fosse un gioiello da custodire con cura. Ogni personaggio nelle sue sfumature a questo forte legame con i gesti d’amore e segreti che ne riguardano. Questo tema rimane fedele e forte fino alla fine del film, con la scena finale che racchiude un po’ il tutto.

Questo film rispetta i classici gialli e anche i cliché e le regole della sceneggiatura, questo lo rende un po’ prevedibile nella sua soluzione finale, ma non per questo perde di curiosità e bellezza. Un film abbastanza semplice nella sua recitazione e location, ma che riesce comunque a svilupparsi in modo soddisfacente, quasi da opera teatrale in alcune sue dinamiche recitative e scenografiche.

Per il genere e il tipo di film, non ha grossi difetti, forse un uso un po’ grezzo della CGI ma è comunque una cosa che non condiziona più di tanto, la forza sono i personaggi e il caso è un giallo che non tramonterà mai. Il film è piacevole funziona e addirittura le due ore della sua durata sono coinvolgenti e non annoiano, spinti dalla curiosità di sapere la verità.

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ZACK SNYDER’S JUSTICE LEAGUE: TUTTA LA CONFUSIONE DC STUDIOS.

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La Snyder Cut, così conosciuta, è un rifacimento del film del 2017 Justice League, film che ha avuto una produzione travagliata con l’avvicendamento tra Zack Snyder e Joss Whedon e con n risultato finale, diverso d quello programmato.

In questa versione si vede la piena visione del regista e delle sue idee, ma anche l’estrema confusione nell’universo dei DC Studios, con produzioni spesso travagliate e risultati finali differenti. Questo film pur essendo parte estesa dell’originale, è un film molto diverso, molto più lungo e visivamente caratteristico di Snyder anche nella fotografia. un tentativo di mostrare il potenziale dell’idea originale che secondo me funziona solo in parte. Veramente tanto lungo, fin troppo con un’introduzione dei personaggi quasi noiosa e fin troppo dettagliata. Il Batman interpretato da Ben Affleck non convince, non rivedo in lui nulla di Bruce Wayne, mentre anche se il resto dei personaggi funziona il nemico, nonostante il restyling stiloso, non rende ancora abbastanza e risulta quasi ridicolo e forzato, troppo sconosciuto per la maggior parte del pubblico.

Questo film si presenta più completo dell’originale, ma a parte questo non riesce comunque a dare la giusta spinta in più. In realtà è sempre stato un film troppo sottovalutato, io per molti aspetti ritengo questi prodotti DC più interessanti di quelli Marvel, troppo spesso infantili, però allo stesso tempo i Villain non convincono mai e anche la trama fa fatica ad essere davvero coinvolgente. Sicuramente Snyder migliora il prodotto originale e ci mostra che se si affida tutta ad unica visione, le cose vengono realizzate in modo migliore. Una grande confusione DC che si ripercuote un po’ sul pubblico ma che anche grazie alle nuove tecnologie ha offerto al pubblico la possibilità di vedere due versioni dello stesso film, rivalutandolo e migliorandolo.

Migliore la trama in generale, ovviamente più completa, migliori alcune scene di azioni e migliore anche la particolare fotografia, nel complesso per il suo genere è un buon film, con il solo difetto di non avere in mente un obiettivo preciso e che si perde nell’idea di voler creare un universo cinematografico partendo dal film Justice League.

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AMBULANCE: UN PEZZO DI MICHAEL BAY

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Ambulance è un film del 2022 diretto da Michael Bay. Questo film è un remake di un omonimo film danese del 2005 e vede come protagonisti Jake Gyllenhaal, Yahya Abdul-Mateen II e Eliza Gonzales.

Un film in perfetto stile Michael Bay, che si può definire come un suo pezzo o una parte di lui, ci sono tutte le inquadrature che lo hanno reso iconico, quel distinto elogio alla bandiera americana e personaggi “pompati” da situazioni al limite e un’azione incessante contornata da qualche esplosione ad effetto.

La trama è abbastanza semplice e si concentra per lo più su tre personaggi, un ex Soldato che si affida ad un suo vecchio amico per risolvere i suoi problemi economici e salvare la moglie da una grave malattia. La rapina non va bene e parte un lungo inseguimento con i due rapinatori su un’ambulanza con all’interno un poliziotto in fin di vita e un’infermiera di primo soccorso molto determinata e coraggiosa. I due rapinatori, unici sopravvissuti del gruppo della rapina, non vogliono che il poliziotto muoia, soprattutto l’ex soldato che fa di tutto per salvarlo. La differenza di carattere e ambizioni dei due vecchi amici e “fratelli” porterà per le lunghe l’inseguimento per la città di Los Angeles con conseguenza letali.

Un ritmo davvero frenetico, inquadrature iconiche e tipiche del regista, rendono il film molto interessante e la trama si presta molto a questo genere di film. Spettacolare in alcune sue scene, non mancano esplosioni, tensioni e atti eroici, non c’è un vero e proprio cattivo, ma più una sorta di follia e disperazione. Quando non si ha più nulla da perdere, l’unica cosa che si può perdere e il controllo su noi stessi. La recitazione è buon a volte un po’ grossolana e sorretta principalmente dal talento di Jake Gyllenhaal. Il film non è mai noioso e trova sempre nuovi spunti e azione per alzare il livello di tensione. Coinvolgente e ben girato, rispecchia il talento di Bay che viene forse sempre troppo criticato, ma che qui dimostra il suo talento nel gestire l’azione.

Per molti versi in alcune sue dinamiche ricorda un po’ un film anni novanta, ma con la qualità visiva del presente, l’enfatizzazione americana è sempre presente forse a volte fin troppo, ma nel finale il film è anche un bellissimo elogio a medici e infermieri che ogni giorno ci salvano la vita nelle situazioni più estremo, una piccola denuncia al sistema sanitario americano che abbandona anche i suoi soldati e le loro famiglie.

Si può dire tanto di Michael Bay, ma ha sicuramente la capacità di tenerti attacato allo schermo, che sia per eloggiarlo e per criticarlo i suoi film in fondo sono sempre piacevoli, veloci e dinamici, una visione grottesca del cinema e del mondo americano che funziona sempre.

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YOU 4: RECENSIONE QUARTA STAGIONE

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You arriva dunque alla fine della sua quarta stagione, un finale che potrebbe chiudere definitivamente la serie o lasciare aperte infinite possibilità per la quinta stagione. La quarta stagione è stata divisa in due parti da cinque episodi ed effettivamente anche a livello di storia e dinamiche, questa stagione ha due fasi.

Un plot Twist nel bel mezzo della trama ci riporta su strade già percorse e insidiose che rischiano di rendere la serie un po’ troppo ripetitiva, la follia del suo protagonista si fa sempre più intensa, caotica e ciò rende un po’ gli ultimi episodi una strana agonia già vista e forse veramente troppo inverosimili. Il colpo di scena è sensazionale, ma allo stesso tempo un po’ troppo forzato, che prende in giro gli spettatori, bella l’idea di aver diviso in due la stagione, in modo da alzare il livello di suspense di una situazione sempre più tesa.

Il personaggio principale Joe Goldberg, interpretato da Penn Badgley che fa da regista anche all’ultimo episodio, è sempre di più un personaggio contorto, completamente distaccato dalla realtà come il mondo che lo circonda, le troppe morti e cadaveri infiniti nel corso delle diverse stagioni, allontanano lo spettatore dalla realtà, redendo l’opera veramente surreale. Il gioco è bello quando dura poco e YOU sta trascinando la cosa forse troppo per le lunghe. La prima parte aveva dei grandissimi pregi, la seconda, nonostante un colpo di scena davvero d’effetto, si va ad arenare in scelte davvero assurde, tanto da far diventare Joe fin troppo fortunato e sempre circondato da persone più folli di lui.

Nel complesso però, forse è una delle migliori stagioni dopo la prima, perché sia a livello di ambientazione che di personaggi ha un certo spessore, la storia che racconta e interessante anche se assurda, ma le sfumature cambiano e ci ritroviamo ad osservare la follia omicida di quello che ormai è un serial killer. Perde un po’ lo stile da stalker, l’ossessione e si trasforma più in una pura follia, spaccando in due il mondo del protagonista, tra una lezione di letteratura e una gola tagliata.

Una serie che con questo stile, sinceramente può andare avanti quanto vuole, ma che forse troverebbe una sua pace in una quinta stagione come stagione finale, con la doppia vita di Joe Goldberg che prosegue e con i suoi vizi che non si possono sopprimere e con un finale che anche se sarà scontato, sarà quello giusto.

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BULLET TRAIN: COMMEDIA D’AZIONE TRA FOLLIA E DIVERTIMENTO

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Bullet Train è un film del 2022 diretto da David Leitch, una commedia d’azione liberamente tratta dal libro “I sette Killer dello Shinkansen” di Kotaro Isaka.

Questo film ha qualche particolarità e un cast corale che vale la pena di sottolineare, il protagonista è Brad Pitt che interpreta come gli altri un sicario di altissimo livello abile nei lavori sporchi, con lui ci sono attori come Aaron Taylor-Johnson, Joey King, Brian Tyree Henry, Hiroyuki Sanada, Michael Shannon, Bad Bunny, Zazie Beetz e comparse come Sandra Bullock, Ryan Reynolds, Channing Tatum e Logan Lerman. La particolarità di questo film è che praticamente tutta la trama si svolge sui vagoni di un treno in Giappone, dove per strane coincidenze e “destino” diversi Killer sicari, si ritrovano sullo stesso treno per motivi di lavoro.

L’ironia è presente in ogni scena e la violenza stessa diventa comicità, la trama appare complessa ma man mano si capisce tutto e il plot twist finale è davvero beffardo e ben scritto. L’azione è tutta ben girata chiara e i combattimenti sono sempre determinati da scene divertenti e talvolta folli e paradossali. Non ci sono personaggi normali, hanno tutti una propria follia e caratteristica particolare oltre a dei soprannomi alquanto assurdi.

Bullet Train riesce a mixare tutti gli elementi principali di una commedia d’azione, è irriverente, assurdo, ma anche ben girato e talvolta spettacolare in alcuni duelli, tutto è amplificato e assurdo, il personaggio di Brad Pitt è perfetto e meriterebbe un sequel. Un bel film con un po’ di violenza ammorbidita da una ambientazione sempre leggera e spensierata.

Un film preciso, con una trama che convince per quanto assurda e bello nella sua follia, un film che è un po’ per tutti perché ha il giusto livello di ironia e il giusto spirito e anche la recitazione è di buon livello, un bel film che merita di essere visto.

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TUTTI I SOLDI DEL MONDO: STORIA VERA TRA DENARO E AVIDITA’

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Tutti i soldi del mondo è un film del 2017 diretto da Ridley Scott, il film è tratto da un famoso saggio di John Pearson e tratta la storia vera del rapimento avvenuto negli anni 70′ di uno dei nipoti dell’uomo più ricco del mondo a quell’epoca, il magnate del petrolio e collezionista d’arte Jean Paul Getty.

Il film è famoso per la controversia che riguarda Kevin Spacey che è stato tagliato dalle scene in cui interpretava J.Paul Getty e sostituito un mese prima dell’uscita del film dall’attore Christopher Plummer. Una situazione che attirato molto l’attenzione su questo film tratto da una storia vera e incentrato sull’avidità del suo protagonista.

Il rapimento è solo spunto per mostrarci una dinamica assai particolare e una situazione famigliare molto contrastante, tra soldi, potere e avidità. Jean Paul Getty ci viene mostrato come un uomo solo, tremendamente avido e sempre più ricco e attaccato ai soldi, il resto della famiglia invece sembra essere un po’ distaccato da questo mondo d’affari e appena viene coinvolto si perde in alcol e droghe. Un film che ci mostra quanto il potere e i soldi possono condizionare le persone che sono disposte a perdere un nipote pur di non perdere un solo dollaro.

Il contrasto con la madre del rapito e suo suocero è forte e determinante, lei disposta a tutto, distaccata dai soldi e del loro potere, lui che fa di tutto per difendere i propri affari e impedire ovviamente che altri suoi nipoti vengano rapiti per la sua troppa “generosità”. Il film è molto sceneggiato e semplicemente tratto dalla storia vera, forte nei suoi dialoghi, ma si perde un po’ in alcune sue parti, un po’ troppo deboli e lente.

Il film si adatta bene alla storia vera, la modifica, aggiunge dei personaggi che danno una spinta in più e rappresenta in modo scenografico l’avidità di questo uomo super ricco degli anni 70′. Ridley Scott gestisce bene il tutto, con un film piacevole e ben fatto, che non esalta del tutto, ma che rimane nei suoi binari e che racconta una particolare storia vera. Un vero peccato non aver potuto vedere Kevin Spacey nel ruolo di Getty.