QUATTRO CHIACCHIERE: In autunno su Netflix uscirà l’ultima serie creata da Mike Flanagan che ha da poco firmato con Amazon.
Netflix sembra che abbia perso un altro dei suoi pezzi pregiati, infatti l’autore di The Haunting of Hill House e Bly Manor, Midnight Mass e The Midnight club, Mike Flanagan ha un’ultima serie su Netflix per poi passare ad Amazon.
In autunno, molto probabilmente verso Halloween, Flanagan uscirà con il suo ultimo prodotto per la piattaforma, per poi passare alla “rivale” a creare film e serie. La serie che uscirà in autunno si tratta di The Fall Of The House Of Usher tratta da un libro di Edgar Allan Poe. La sinossi della serie e la seguente: “Un uomo viene invitato in visita dal suo amico d’infanzia Roderick Usher. Usher spiega gradualmente che sua sorella gemella Madeline è stata intrappolata nel caveau di famiglia non proprio morta. Quando riappare nel suo sudario macchiato di sangue, il visitatore si affretta ad andarsene mentre l’intera casa comincia a crollare e sprofonda in un lago“.
Non si hanno molte informazioni se non una trama in parte già delineata dal soggetto da cui è tratta, però sappiamo della presenza di un cast importante con nomi che hanno già collaborato con l’autore. Nel cast della serie figurano Bruce Greenwood (Gerald’s Game), Mark Hamill (Star Wars), Kate Siegel (Haunting of Hill House), Carla Gugino (Gerald’s Game), Mary McDonnell (Battlestar Galactica), Zach Gilford (The Purge: Anarchy), Paola Nuñez (Bad Boys For Life), Annabeth Gish (Midnight Mass), Malcolm Goodwin (Reacher), Rahul Kohli (iZombie), Samantha Sloyan (Midnight Mass), JayR Tinaco (Another Life, Space Force), Willa Fitzgerald (Reacher) e Robert Longstreet (Haunting of Hill House, Midnight Mass).
Mike Flanagan è un autore e un regista horror di grande livello e con Netflix ha trovato sicuramente un buono spazio creativo e la possibilità di farsi conoscere e crescere, era un po’ una garanzia come lo sono stati altri autori che grazie alle loro opere hanno tenuto in piedi il canale con prodotti sempre validi e di alto livello. Questa serie sicuramente ha già degli spunti interessanti e come ha detto lui potrebbe essere il modo ideale per concludere la sua collaborazione con Netflix, certo che più avrà successo e più sarà “triste” per Netflix aver perso un regista e autore di questo livello.
Mike Flanagan raramente sbaglia un prodotto, solitamente crea un forte contrasto negli spettatori che non sanno ancora decidere quale sia la miniserie migliore che ha creato per Netflix, perché ognuna ha dei pregi e dei difetti, ma mantiene sempre una certa profondità e un messaggio per lo spettatore. Non sono serie semplici, hanno sempre una giusta tensione ed e personaggi abbastanza elaborati da comprendere.
The Last Of Us è una serie HBO del 2023 tratta dall’omonimo famoso videogioco della Naughty Dog, la serie è scritta e creata da Craig Mazin e Neil Druckmann. Da subito si può dire che uno dei miglior adattamenti mai realizzati, una serie che non solo ha rispettato le aspettative ma le ha superate e ha mantenuto la bellissima storia del primo videogioco.
The Last Of Us era molto di più di un semplice videogioco, questa serie è riuscita a raccontarlo nel modo giusto, rimanendo fedele, a volte nel dettaglio, a ciò che il gioco ci aveva mostrato anni fa. Una storia di sopravvivenza, violenza e amore che va al di là della solita storia post-apocalittica. Gli infetti e la malattia sono solo il contorno di una storia che approfondisce nel profondo lo spirito umano, l’amore tra un padre e una figlia acquisita, le difficoltà di un mondo cinico, povero e violento. Questa serie HBO è davvero ben fatta, recitata alla perfezione, scritta magistralmente con scene e dialoghi che non sono mai banali, ma sempre con una certa caratteristica e profondità.
The Last Of Us, proprio come nel videogioco riesce a spezzarti in due, ti lascia desolazione e angoscia, non è una storia leggera, ma un’intensa lotta per sopravvivere, con un impercettibile speranza che sfiora i protagonisti. Joel non è buono, il classico salvatore del mondo, ma è un uomo plasmato e inciso dalla vita, dalle vicende che ha dovuto sopportare è la rappresentazione stessa del mondo in cui si trova. Chi sopravvive deve essere cinico, spietato, violento e freddo e anche Ellie nella sua evoluzione, perde quella luce negli occhi da bambina, per lasciare spazio ad una ragazzina che stringe con tutta la sua forza la vita e che coltiva una forte speranza per il mondo.
L’episodio finale è un’esplosione di emozioni forti, un episodio molto crudo con un gesto d’amore che si trasforma in violenza pura e rabbia. Dipendenza l’uno dall’altra e Joel che non vuole più perdere o sacrificare nulla della propria vita. Il suo gesto si trasforma in un grido di disperazione, un atto contro il destino, contro tutto ciò che c’è di brutto in quel mondo. La sua luce è Ellie e non la lascerà mai andare. La capacità di trasmettere emozioni di questa serie è evidente, sembra così realistica che a volte ci si dimentica del mondo di fantasia in cui si trova. C’è stata delicatezza negli attimi di amore, frantumata sempre da un “martello” di dolore che ricorda sempre che c’è ormai davvero poca speranza.
La prima stagione si chiude con un “OK” di Ellie e poi titoli di coda, a spezzare il tutto, a lasciarci con quell’angoscia sapendo quello che è appena successo e nonostante tutto ci sentiamo solidali con Joel, lo capiamo e in fondo ne comprendiamo l’animo. Complimenti a Pedro Pascal e Bella Ramsey che riescono a dare in ogni scena le giuste vibrazioni, dall’affetto, al dolore, alla disperazione, gli occhi persi nei momenti di pura violenza, come un essere vivente che con forza si aggrappa alla vita.
Una trasposizione perfettamente riuscita, un’amplificazione di quello che a livello di soggetto era già un capolavoro, alcune scene sono una perfetta riproduzione, altre sono attimi di puro cinema, con sensazioni umane impareggiabili da un computer. Joel e Ellie in tutta la loro semplicità ci portano lungo questo mondo in cui si vuole sempre qualcosa in cambio, in cui si è gentili e disponibili solo con le vite degli altri, un mondo in cui ognuno pensa alla propria sopravvivenza, manifestando l’egoismo che contraddistingue la razza umana. Non è una semplice trasposizione, ma un adattamento perfetto di un videogioco ad un mondo più complesso come quello televisivo/cinematografico. Non è una serie complessa nella sua evoluzione, ma complessa nelle sue emozioni e soprattutto nelle sue scelte, non ci sono mai scelte facili, ogni direzione che si prende è un sacrificio, la scelta finale di Joel è puro egoismo, per lui ed Ellie è sicuramente la scelta giusto, per il resto del mondo forse no.
I difetti ci sono, nel complesso si può definire una serie scenograficamente povera, nulla di clamoroso a livello visivo, ma sono davvero piccoli difetti quasi impercettibili, la qualità soprattutto in alcune scene e momenti e talmente intensa e alta da rendere la serie The Last Of Us un piccolo capolavoro. Bellissima in ogni suo attimo, nella sua profondità, nel suo messaggio, nella sua scrittura e nei suoi protagonisti.
FANTASCENEGGIATURA: Cosa c’è di più cinematografico di un sogno? Il cinema non è esso stesso la rappresentazione dei sogni? Vi racconto il sogno che ho fatto questa notte.
Lo devo scrivere adesso prima che il ricordo del sogno svanisca, anche se è già un po’ sfuocato, ricordo alcune dinamiche molto nitidamente e mi sembra un’idea bello approfittare di questo sito per raccontare ciò che ho visto nella mia mente questa notte.
Un po’ influenzato da The Last Of Us e un po’ Influenzato dalle recenti notizie di abbattimento UFO negli Stati Uniti ne è saltato fuori un sogno abbastanza interessante e meno confusionario del solito.
Mi trovavo in una località di Montagna, dopo una lunga giornata di Sci, verso sera, mi ritiro in uno dei due bar presenti nella via principale, uno un po’ più a valle, l’altro in alto in cima alla montagna alla fine della strada asfaltata. Il locale ricordava più una tavola calda americana, con poi un ampio locale tipo bar all’italiana. Parlo con il barista, una faccia mai vista, un uomo abbastanza giovane e gentile.
Arrivata la notte, esco sulla strada e noto uno strano squarcio nel cielo, tra le nuvole una forte luce e una apertura quadrata gigantesca, da essa scende un enorme grattacielo volante in caduta libera, non è un’astronave o altro ma un palazzo più o meno a testa in giù che cade fragorosamente a pochi metri dalle case in un enorme spiazzo sotto le montagne. Ci avviciniamo tutti incuriositi, nello squarcio tra le nuvole si vedeva un elicottero militare sorvolare la zona. Dopo qualche secondo inizia il delirio, dal palazzo distrutto e in fiamma escono una miriade di criceti impazziti e assatanati che iniziano a correre e a mordere dei caprioli, che a loro volta impazziscono e mordono gli umani.
Io corro all’impazzata verso il bar, mentre filmo tutto con il telefono, nessuno mi attacca, ma vedo che gli altri vengono brutalmente morsi, mentre corro continuo a ripetere che i Simpson avevano previsto tutto. Mi rifugio nel bar insieme a molte altre persone, dalle vetrate del locale osserviamo le persone che vengono contagiate in pochissimi secondi. Dentro al locale c’è una signora con la tosse a cui suggerisco di mettere la mascherina, anche se sembra si tratti di un fungo e non di un virus.
In tv trasmettono immagini dei contagiati, tra cui Nicola Savino, con la faccia gonfia e gli occhi arrosati, anche lui contagiato, non sono degli Zombie, ma semplicemente persone fuori di testa. All’improvviso una specie di Gollum riesce ad entrare dalla finestra e cerca di mordermi, anche la mamma del barista si è contagiata, ma non è una persona, ma un bambolotto alto un metro e di colore grigio che cerca di morderlo, lui piangendo la lancia fuori dal locale. Io riesco a liberarmi di sto coso, che cambia forma ogni instante, alla fine riesco a ucciderlo lanciandolo violentemente contro un termosifone, mentre gli altri sono tranquilli seduti al tavolo. Alla fine era Dobby di Harry Potter boh.
Con il barista decidiamo di controllare le provviste, in intanto prendo in bocca una cicca, io controllo di non essere stato morso e sembra che per adesso io sia salvo, fuori dal bar un’orda di persona contaminate che cammina verso la montagna. Dentro al bar il virus o quello che è prende un po’ tutti ma il barista dice che sono io quello infetto e mi cacciano fuori. Spaventato in mezzo a uomini che sono un misto tra zombie e persone normali non so cosa fare, ma sembra che la cicca che ho in bocca gli confonda e mi posso mischiare con loro senza essere morso, anzi addirittura gli attira e alcuni cercano di baciarmi. Arrivati in cima alla montagna mi ritrovo in uno strano rituale, sono tutti in cerchio, intorno a una statua dove c’è un leader che parla, mentre intorno non c’è più neve, ma erba verde e piante fiorite, con persone di tutte le etnie che sono sdraiate nel prato a dialogare. Una si avvicina a me attratta dall’aroma della Gomma da masticare e mi ritrovo a fare sesso con lei non so per quale motivo. Il leader vedendoci si offende e ci ferma, io scappo e il lui capisce che non sono infetto, mi getto da un muro e mi tuffo nel mare, come se fossimo vicino ad un mare o fiume, tutti gli infetti mi seguono, io rimango sotto acqua e li vedo nuotare sopra di me, sono tantissimi. Dall’altra parte di quello che adesso è un fiume c’è una città, molto antica nelle sue forme, riesco ad arrivarci e mi rifugio su un tetto, mentre gli infetti contaminano tutta la città. Dei soldati mi vedono e vogliono uccidermi pensando che io sia un infetto, riesco a convincerli, non ricordo in che modo e uno di loro mi dà un vecchio fucile, dal tetto vedo che il leader degli infetti e su un treno sull’altra sponda e sta per fuggire, non so perché, gli sparo lo colpisco e finisce il sogno.
Ho fatto una breve sintesi del mio sogno, l’ho lasciata caotica, inverosimile e confusionaria, proprio come era nel sogno, un’esperienza che è sempre bello raccontare per mostrare le cose assurde che ci mostra la nostra mente nel sonno.
QUATTRO CHIACCHIERE: La recensione breve non basta, House of the dragon merita qualche parola in più e qualche piccolo approfondimento
House of the Dragon è una di quelle serie che merita qualche parola in più, molti personaggi e storie che non si possono comprimere in una piccola recensione senza spoiler (QUI). Una serie HBO che mostra il potenziale di questo mondo fantasy e lo amplifica, pronta a riconquistare il cuore dei più delusi.
Il finale della serie originale Game Of Thrones è una ferita aperta ancora per molti fan, infatti questa serie e passata in secondo piano, un po’ anche schiacciata dalla campagna pubblicitaria de “Gli anelli del potere” e un po’ dal fatto che essendo su Sky, non tutti possono vederla. Come già detto nella recensione, questa serie funziona e ha riportato in alto questo splendido universo fantasy creato da Geroge R.R. Martin.
House of the Dragon ci mostra il passato della famiglia Targaryen, più precisamente quasi 190 anni prima della nascita della nostra amata Daenerys, in questa serie ci viene mostrato l’inizio della fine della casata più importante di Westeros, una famiglia che ha regnato per anni e anni su quelle terre, grazie al potere dei Draghi, assoluti dominatori del mondo Fantasy di Game Of Thrones. Il fascino del drago come creatura di fantasia ha sempre funzionato, in questa serie sono un punto importante, e ci mostra in particolare il potere dei Targaryen sulle altri importanti casate del continente. Le famiglie mantengono le caratteristiche già viste nella serie principale, alcune vengono solo nominate altre ci vengono mostrate.
La serie ci mostra due linee temporali ben distinte. Nella prima parte di inizia a raccontare la linea temporale con Viserys (Paddy Considine) primo del suo nome figlio di Baelon ed erede al trono di suo nonno Jaehaerys I, che diventa Re. Viserys si fa notare fin da subito per il suo buon carattere, molto pacifico e cordiale, un uomo che evita la guerra e lo scontro Un re anomalo per il trono di spade.
Fin dalle prime scene e situazioni notiamo una caratteristica dei Targaryen con il re Viserys sposato con sua sorella Alyssa, da cui ha avuto una figlia, Rhaenyra (Milly Alcock nella versione giovane della principessa). In questo modo mantengono il sangue puro e il loro legame con i Draghi e Valyria. Il contrapposto del re è suo fratello Deamon (Matt Smith), un ragazzo molto aggressivo e ribelle che mette sempre in difficoltà il consiglio del re e il suo nome, per i suoi atti di violenza di potere, un ragazzo forte e che ama la battaglia e che non esita a buttarsi nella mischia se serve. Lui come gli altri Targaryen è possessore di un drago.
Questi personaggi principali, nei primi cinque episodi ci mostrano un po’ la situazione di quegli anni, con Viserys ammalato e con il “difetto” di non avere eredi maschi. Questo sarà un punto cruciale della trama e sarà quello che poi farà vacillare il potere sul trono di spade, con più contendenti a Bramarlo. Un semplice trono, che attira sempre l’ambizione di potere delle persone. Con questa serie si ritorna un po’ alle morti un po’ improvvise e inaspettate che ti fanno salire la giusta tensione in ogni momento. I personaggi principali, ai fini della trama, non vengono toccati più di tanto, ma non si sa mai quanto possano rimanere in vita. Bello l’espediente, del re malato, che sembra dover morire da un momento all’altro ma che rimane in vita praticamente tutta la stagione. Nella seconda parte, nei restanti 5 episodi si ha un salto temporale importante con Rhaenyra ormai adulta (Emma d’Arcy) e suo padre sempre più malato, con due nuovi figli maschi avuti dalla sua nuova moglie Alicent Hightower.
Qui iniziano i veri giochi di potere ben iniziati già nelle prime cinque puntate, Rhaenyra viene accusata di avere figli illegittimi, chiaramente non figli di suo marito, mentre gli Hightower grazie alla posizione di Otto, padre di Alicent come primo cavaliere che vogliono prendere sempre più potere, supportati da parte del popolo che non vuole avere una regina ma un re.
In pochi episodi sale la tensione, i figli aumentano, gli eredi pure, ci viene mostrato il lato buono di Rhaenyra, forse la più onesta di tutti, ma anche il suo lato ambizioso e la voglia di diventare la prima Regina Targaryen a salire sul trono. Si sposa con suo figlio Daemon da cui avrà due figli, di sangue puro Targaryen, i suoi primi due figli avranno dei ruoli di potere e il suo primogenito Jacerys sarà l’erede al trono. Questo era il suo programma, ma si ritrova regina di roccia ma nulla di più con il suo fratellastro Aegon II che viene nominato re alle sue spalle, scatenando la guerra che viene chiamata Danza dei draghi. La storia è abbastanza contorta davvero piena di nomi simili tra di loro, ma la serie riesce a mostarci bene questa situazione e a rendere bene l’idea di quello che sta succedendo. Il merito della serie è quello di tenere tutto molto ordinato e non creare troppa confusione, il salto temporale è un po’ spiazzante ma necessario per portare avanti la storia e arrivare al momento dello scontro tra i verdi e i neri, le due fazioni che sostengono regnanti differenti.
Il finale di stagione racchiude un po’ tutto lo stile di Game Of Thrones, con Lucerys, secondo genito di Rhaenyra, che vola dai Baratheon per chiarire la loro posizione riguardo alla guerra che sta per scoppiare e chi riconoscono come Re legittimo, arrivato a destinazione, trova suo zio e rivale di vecchie litigate Aemond Targaryen figlio di Viserys e Alicent e fratello dell’attuale re sul trono di spade. Aemond si appena promesso sposo alla figlia di Baratheon. Lucerys fugge nella tempesta con il suo drago, ma Aemond, da poco padrone di Vaghar, il drago più grande in vita, non riesce a fermarsi e per sbaglio uccide e divora Lucerys, creando così una situazione di sicura guerra tra le due famiglie. Una scena emblematica, perché quella morte sarà l’inizio di molte altre e della distruzione di parte della discendenza Targaryen.
Questo meccanismo funziona alla perfezione per la serie che ci dà indizi su chi vincerà la guerra e da chi discende Daenerys, collegandosi poi alla serie originale, con nomi a noi più famigliari, pur essendo 160 anni indietro, qualche piccolo collegamento c’è.
La morte di Lucerys, anche se molto diversa nella sua esecuzione, ricorda molto la morte di Ned Stark nella prima stagione di Game Of Thrones, una morte che porterà ad un sacco di conseguenze nelle successive stagioni. Riporta al centro il trono, con una battaglia tra draghi mai vista prima, in questa prima stagione c’è solo un accenno ma già si intuisce cosa ci aspetterà nella seconda stagione.
L’inizio della fine di una famiglia che comincia a farsi la lotta con sé stessa, con due incoronazioni, due pretendenti al trono di spade e con fratelli e sorelle pronti a darsi battaglia con i propri draghi, la famiglia Targaryen perderà a poco a poco il suo potere fino ad arrivare al re folle. Questa serie è giusta e equilibrata e ci mostra un’altra interessante storia di questo mondo, con personaggi molto importanti e ben scritti, come lo stesso Re Viserys, suo fratello Daemon e sua figlia Rhaenyra, si passa da un momento pacifico e tranquillo, a una lotta interna che non farà che danneggiare il regno. La prima stagione è un percorso che ci porta all’inizio della battaglia. Una prima stagione perfetta, che introduce un po’ alla violenza e alle morti classiche di questa serie, con lo “slogan” dei Targaryen che diventa ancora più reale, fuoco e fiamme.
Si rivela così la decisione giusta presa da HBO di fare lo spin off su questa storia, che ha una trama interessante e nello stile che il pubblico vuole, con il trono bramato da molti, con guerre e inganni. Una serie che si può anche chiudere in 3 semplici stagioni, ma che dimostra la potenzialità di alcuni spin off, con la paura che possa finire male come la serie originale. Ci sono in progetto altri spin off e si spera che il livello sia questo. Una serie che mi ha riconquistato, non esageratamente bella, ma davvero un’ottima prima stagione.
La cosa che funziona di più nella serie, è la politica, i giochi di potere, sono elementi fondamentali per questo genere, in cui la parte Fantasy e rimarcata dai draghi, ma che nel contesto di per sé sembra solo storia medievale. Game Of Thrones si riconferma dunque, l’universo narrativo ideale per fare serie che possano conquistare il pubblico e avvicinarlo al mondo fantasy. L’assenza di magia, elfi o altro, ci fa sembrare tutto un po’ più realistico e storico, quasi più vicino alla realtà. Il concetto di bene e male non esiste, perché è molto sottile e impercettibile, difficile scegliere una fazione, difficile capire davvero chi fa la scelta giusta. Il popolo passa in secondo piano, proprio come i re ci dimentichiamo quasi che esiste, e ci concentriamo solo sulle famiglie reali, sul loro potere o su chi salirà su quel trono. I draghi rappresentano il fascino del potere, la forza di una famiglia che proprio come detto nella serie, sembrano quasi dei, sicuramente diversi dagli altri esseri umani.
I giochi, gli inganni e gli incesti della famiglia Targaryen, ma anche il loro aspetto un po’ celestiale, ci ricordano un po’ le vicende della mitologia Greca, con questi Dei che fanno giochi di potere e che ogni tanto scendono sulla terra (tra il popolo di approdo del re) per sfogare le loro perversioni sessuali. La fortezza rossa di approda del re, diventa un po’ il monte olimpo con all’interno i loro Dei, che giocano e vogliono sempre più potere. Al popolo non cambia nulla, succedono mille cose a palazzo, ma loro nel concreto vengono solo obbligati ad assistere all’incoronazione di Aegon II, inconsapevoli della guerra civile che incombe.
Proprio come nella politica reale ci si dimentica del proprio popolo e si pensa solo al potere e al poter salire sulla quell Trono (poltrona). House of the Dragon funziona perché prende spunto da molte cose e ci ricorda tante situazioni già viste nella vita reale. Con un’iconica figura di potere e di fantasia come il Drago.
The Pale Blue Eye – I delitti di west point è un film del 2022 scritto e diretto da Scott Cooper, distribuito da Netflix, questo film è una piccola perla che ricalca lo stile dei classici gialli dei primi del 900′. Liberamente tratto dall’omino romanzo di Louis Bayard.
La trama si sviluppa nel periodo storico della prima metà dell’ottocento, dove lo stato americano era agli albori e i casi di omicidio venivano spesso trattati con molta superficialità. Il protagonista è un detective famoso nella sua zona, Augustus Landor interpretato da Christian Bale. Deve indagare su un misterioso caso di suicidio, in cui poi la vittima è stata violata e a cui hanno asportato il cuore. Questo strano caso accade in una accademia militare che non può permettersi che succedano delle cose del genere ai propri cadetti. Faremo anche la conoscenza di un giovane famoso scrittore Edgar Allan Poe (Harry Melling), membro dell’accademia e aiutante improvvisato del detective.
Questo film mantiene dei bellissimi toni classici del genere e l’indagine è molto intrigante, la fantasia e il realismo dato grazie alla presenza di un personaggio storico, danno un tocco in più e rendono la trama davvero molto realistica. Non si capiscono bene i tempi e gli spazi, le distanze tra l’accademia e l’abitazione del detective ad esempio e ci ritroviamo man mano in una situazione inaspettata. Nonostante la lunga durata del film, appena più di due ore, sembra che l’evoluzione in sé sia quasi fin troppo veloce perché è difficile capire quanto tempo trascorre nella storia.
I personaggi sono ben caratterizzati e un a fotografia fredda rendono bene l’idea della location innevata e fredda come il destino delle vittime. C’è un forte e bellissimo contrasto tra la crescita e l’inizio della vita di Poe e invece la fine e il lento declino della vita del detective. A tratti un po’ Sherlock Holmes e un po’ Poirot, questo film ha la capacità di riportarti indietro nel tempo e nonostante le poche comparse e le poche location funziona alla perfezione.
Una piccola perla per gli amanti del genere, con un plot twist finale davvero bene congeniato di alto livello, davvero difficile da prevedere, come sempre in questo genere, il caso sembra che non sia mai risolto del tutto, fino all’ultimo secondo del film. Nel complesso davvero un ottimo film, che nasconde bene i suoi difetti e riesce ad esaltare i suoi pregi, merita di essere visto e apprezzato, anche se forse e per fortuna, un po’ in contrasto con i ritmi e i tempi moderni.
The Nun è un film del 2018 diretto da Corin Hardy ed è il quinto capitolo della saga di The Conjuring e nello specifico Spin-Off del secondo capitolo con protagonisti i Warren, questo film approfondisce il demone Valak che ha le ormai famose sembianze di una suora demoniaca.
Il villain principale (Valak), se così si vuole chiamare cosi, funziona alla grande a livello visivo, fa una certa paura nei suoi primi attimi, ma man mano che ci si abitua ad esso, la paura svanisce e a parte qualche spavento, il film non regale la giusta tensione che ci si può aspettare.
La trama principale è ben scritta da James Wan che è anche produttore esecutivo del film, ma a differenza di altri film, il paranormale sfiora la fantascienza e il fantasy, soprattutto nel finale in modo troppo esagerato. Un misterioso suicidio in un convento in Romania fa partire un’indagine dal vaticano, che a poco a poco mostrerà cosa davvero si nasconde il quel posto così oscuro. Il film è ambientato nel dopo guerra e ci mostra le origini di Valak e di come andrà poi a contatto con i Warren, allo stesso tempo ci spiega in parte, il perché abbia queste sembianze da suora.
Sicuramente la storia è intrigante e l’ambientazione convento di suore di clausura, e questo contrasto ravvicinato tra religione male puro fa un certo effetto, non convince del tutto la natura del demone, la sua uscita e i suoi poteri, troppo invadenti e surreali. Non c’è una vera e propria paura e dopo un po’ che si guarda il film ci si abitua un po’ a tutto senza essere sorpresi di nulla. L’inizio sicuramente è più bello e interessante del finale che si perde un po’ in effetti horror esagerati che non c’entrano molto con il mondo di The Conjuring.
Manca la regia di James Wan, perché la trama offre degli spunti validi, i personaggi principali creano curiosità e sono comunque interessanti, manca un po’ quello spunto in più di realismo e qualche scena iconica che potrebbe migliorare il film. Nel complesso rimane comunque un horror di ottimo livello che ben si colloca in questo universo cinematografico.
1899 è una serie Netflix, ideata dai creatori della serie tedesca di successo “Dark“, Baran Bo Odar e Jantje Friese. Una serie Thriller misteriosa, che ricalca un po’ lo stile di Dark ma che punta ancora di più sul mistero e sul creare una forte curiosità nel pubblico.
1899 è una serie tedesca che al suo interno ha attori di diverse nazionalità europee, attori già presenti in altre serie Netflix di successo come la serie spagnola Elite o la serie Danese The Rain. Un’ottima idea quella di formare un cast così che da un tocco di realismo alla trama e attira sicuramente di più l’attenzione dei fan delle serie Netflix che si divertono a riconoscere gli attori.
Questa serie ha come obiettivo quello di creare dei grossi misteri, situazioni intricate che ci fanno porre mille domande a cui non avremo del tutto risposta. Gioca molto con questa struttura e lo fa davvero molto bene, costringendo lo spettatore a fare già mille teorie dopo il primo episodio. La trama è a tratti lenta, ma funziona, raggiunge il suo obiettivo, ma allo stesso tempo non soddisfa del tutto la curiosità dello spettatore che a mio modo di vedere viene un po’ preso in giro per creare ancor più domande e dubbi.
Una serie indubbiamente complicata, ma che vede nel suo finale di stagione una risposta forse ovvia, che spiega in parte tutto, ma che non soddisfa del tutto, anzi provoca forse un po’ un senso di soddisfazione. La scrittura dei personaggi è una delle cose migliori di questa prima stagione, caratterizzati molto bene, con molte particolarità e con un passato contorto e oscuro che tutti vogliono nascondere. Tutti hanno un segreto e tutti nascondono qualcosa. La storia si svolge principalmente su un transatlantico nel 1899, che lungo la sua rotta incontra una nave fantasma sparita quattro mesi prima e che porterà con sé misteri e eventi paranormali.
Ogni episodio l’intreccio si complica, per poi essere districato negli ultimi due con soluzioni forse un po’ troppo banali e che complicano tutto ciò che abbiamo visto in precedenza, prendendo un po’ troppo in giro lo spettatore che si ritrova con praticamente nulla in mano. Il finale di stagione è potente, un cliffhanger che apre mille porte e che ribalta completamente la situazione, rendendo però a quel punto, la prima stagione un po’ inutile.
La fotografia è ottima anche se a volte risulta forse un po’ troppo scura e che sfrutta l’oscurità in modo troppo marcato, trasmettendo però un giusto senso di trappola e claustrofobia. Anche la regia è buona, come tutta la prima stagione, anche se nel complesso risulta un prodotto un po’ forzato e a tratti ci ricorda sempre qualcosa che abbiamo già visto, non al livello di Dark, ma nemmeno una brutta serie, si può dire che Baran Bo Odar abbia fatto nuovamente un bel lavoro.
Gli anelli del potere, la serie del momento, arriva al suo quarto episodio e quindi a metà del suo percorso narrativo della prima stagione. Il primo impatto è che ormai è palese che questa serie punta a completarsi nell’arco di più stagioni e che questa molto probabilmente sarà solo un’introduzione e potrebbe non succedere nulla di troppo eclatante e clamoroso. La speranza è che almeno una battaglia a stagione ci sia, visto il budget a disposizione.
Sinceramente a parte un lato visivo sempre molto spettacolare, non ho visto nulla di clamoroso in questo episodio, anzi le location si sono ristrette e semplificate, normalizzando il tutto, molti dialoghi, e molta lentezza. Più mistero del solito e le risposte che sono arrivate non sono del tutto soddisfacenti. I personaggi fanno fatica a trovare una vera e propria identità e alcuni, più ce li mostrano e meno ci convincono. Diverse trame che finalmente ci stanno dando una direzione e ci stanno facendo capire dove vuole andare la trama, per arrivarci però stanno facendo il giro del mondo con dialoghi che purtroppo a volte, non portano nulla. Un episodio al risparmio, con scene di lotta quasi tagliate e prevedibili.
Si potrebbe dire che è l’episodio delle alleanze, non ci svolte clamorose, però c’è unione tra i popoli contro un unico nemico, un nemico che a poco a poco si sta prendendo le terre del sud, rimanendo nell’ombra. Finalmente svelato il vero Villain della stagione, Oren il leader degli orchi, che vuole cambiare il mondo per renderlo un posto migliore. Un classico dei villain moderni che sono spinti sempre da grandi ideali di libertà e pace, ma che per farlo devono annientare tutti.
Galadriel continua la sua battaglia con sé stessa, arrogante e noiosa totalmente a sé in questo mondo, troppo moderna e distaccata dalla trama e dalle situazioni. Elrond continua la sua avventura diplomatica, con secondi fini non del tutto ancora chiari. Alcuni personaggi hanno avuto eventi e narrazioni non molto importanti ai fini della trama, e la principessa di Miriel sta prendendo importanza e consistenza. Per il resto un episodio abbastanza piatto, qualche indizio e appunto una direzione a livello narrativo, ma nulla di più.
Una serie che ha decisamente bisogno di una svolta con più carattere, più azione e più emozioni, siamo solo a metà, c’è tempo e sembra che tutto porterà ad una possibile grossa battaglia negli episodi finali di questa stagione. Le battaglie sono un classico del signore degli anelli, che questa serie non si può permettere di non fare.
Il signore degli anelli – gli anelli del potere è una serie di amazon prime video del 2022, che prende spunto dai libri di J.R. Tolkien e che ha come showrunner J.D. Payne e Patrick Mckay. Una delle serie più attese dell’anno che ha fatto il suo esordio il 2 settembre con i suoi primi due episodi.
Le pagine web, i blog e anche YouTube si stanno riempendo rapidamente della recensione di questa serie tanto attesa, una serie che coinvolge un gruppo di fan molto legati ai libri originali e hai primi film di Peter Jackson. Gli eventi della serie si svolgono migliaia di anni prima della storia più famosa del signore degli anelli. Nei primi episodi ci viene fatto un riassunto velocissimo del prima era, forse fin troppo veloce e poco approfondito, un po’ una delusione rispetto alle aspettative. Veniamo immersi nel mondo forse troppo velocemente e la prima parte, oltre ad un aspetto visivo molto particolare, non offre nulla di troppo emozionante e coinvolgente. Ci viene solo mostrata la voglia di vendetta di Galadriel, ma a primo impatto ci sembra un personaggio davvero troppo distante da quello visto nel film. Anche per chi non ha letto i libri ci sembra un personaggio staccato da quel mondo, forse troppo moderno nei modi e negli atteggiamenti, troppo diverso dagli altri elfi, eleganti e sinuosi sia nelle parole che nei movimenti.
Nei due primi episodi ci spostiamo lungo la terra di mezzo, da un lato all’altro e ci vengono introdotti diversi personaggi, nonostante tutto si mantiene un buon ordine e la trama è facile da seguire e in questo modo non risulta noiosa. I personaggi non sono del tutto caratterizzati e alcuni sono un po’ difficili da comprendere, ci sono tante comparse e questo può creare un po’ di confusione. Elrond invece sembra un personaggio più centrato, diplomatico e più simile a quello visto nei film.
Il lato più potente è evidente dei primi episodi, è sicuramente l’aspetto visivo sempre molto maestoso e molto bello, con una qualità di fotografia e scenografia elevatissime, quasi da farti dimenticare che è una serie su un canale streaming. La qualità è elevatissima e ci sono scene che mostrano l’elevato budget sia per la CGI che per le scene reali, con costumi e dettagli davvero ben studiati. Qualche spezzone di battaglia, qualche piccolo scontro, tutto davvero ben fatto anche a livello di regia, firmata tra l’altro da J.A. Bayona che in certe scene riesce a metterci un po’ il suo classico tocco horror.
Nel complesso dei primi due episodi ci si aspettava di più, bella visivamente, ma una trama un po’ troppo debole e non del tutto coinvolgente, il mondo e talmente ampio che è difficile trovare un personaggio cardine che piace un po’ a tutti. Alcune scene se pur molto belle sono solo scenografiche ma non portano molto ai fini della trama. Ci sono aspetti di debolezza anche nei dialoghi a volti troppo poetici e a volte davvero troppo banali. La minaccia è troppo lontana e poco concreta almeno per i primi episodi e l’assenza di un vero nemico e di un vero obiettivo rende il tutto un po’ poco inciso e coinvolgente. Si è vero sono due episodi introduttivi ma mi aspettavo qualcosa di più, una minaccia più evidente o almeno meglio raccontata. Penso che questi primi due episodi spaccheranno in due il giudizio, fan delusi sicuramente, quelli ci saranno sempre e poi un giudizio diviso tra aspetto visivo e trama. Una serie complessa, ampia e sicuramente di impatto ma che per questi due episodi, lascia lo spettatore un po’ perplesso, non sicuramente entusiasmato come vorrebbe e con la speranza di vedere qualcosa in più negli episodi successivi.
QUATTRO CHIACCHIERE: Un delle serie più attese degli ultimi anni e pronta a fare il suo esordio, inutile dire che le aspettative sono altissime, ma cosa c’è davvero da aspettarci?
Il signore degli anelli è forse uno di quei film che va al di là del tempo e del cinema, talmente immersivo e ben fatto che non sembra neanche paragonabile al mondo del cinema. Una storia, un mondo che conquista un po’ tutti, un fantasy che ha dato via a molte storie che vale la pena di essere raccontate.
Qualche anno fa arrivò l’annuncio clamoroso di Amazon Prime, pronta a produrre la serie più complicata, ambiziosa e costosa di sempre, una serie ambientata nell’universo narrativo del signore degli anelli. Da subito tutta l’attenzione si spostò sul canale streaming di Amazon con un’attesa sempre più crescente. Poche notizie fino al 2022 quando finalmente arrivano i primi Trailer e le prime impressioni. In arrivo a settembre in primi due episodi, un piccolo assaggio di un dei progetti più ambiziosi di sempre, mosso da un colosso economico che non ha limiti.
Jeff Bezos, il boss di Amazon, si è detto molto fiero delle scelte che sono stato fatto e degli uomini a cui è stato affidato il progetto, non poteva dire il contrario ad una premiere, speriamo sia davvero così. I due showrunner sono quasi sconosciuti, da nome rosso su Wikipedia per intenderci, e sono J.D. Payne e Patrick McKay. Anche per motivi di diritti d’autore, Tolkien non viene scomodato troppo e le sue opere vengono solo utilizzate per uno spunto che racconta le vicende dell’universo narrativo, migliaia di anni prima della storia che ormai tutti conosciamo ovvero “Lo Hobbit”. In pratica è il periodo della forgiatura degli anelli e dell’ascesa di Sauron, visto nel prologo dei film di Peter Jackson.
Il cast è davvero molto ampio con nomi più e meno conosciuti, mesi di riprese in Nuova Zelanda e un budget per la prima stagione che sfiora il mezzo miliardo di euro, davvero qualcosa di ambizioso che non ha fatto altro che attirare l’attenzione su questo prodotto. Il faro dei fan è già ben puntato pronti ad essere delusi e a criticare la serie. Ovvio che una serie del genere porterà con sé una vagonata di giudizi negativi e quelli positivi saranno ben dosati e mai esagerati.
C’è un giusto mix di aspettative altissime e bassissime, con persona ormai delusi da anni di reboot e sequel usciti davvero male, e consapevoli che questo universo narrativo è molto complicato e facile da rovinare con un minimo errore. Sono anni pieni di vincoli, non è facile per gli sceneggiatori muoversi e districarsi in mezzo a questo complicato labirinto di regole e vincoli. Sicuramente in qualche modo si allontanerà molto dai primi film, sarà inevitabile e doloroso. Da un altro lato, c’è la speranza che il grande budget ci faccia vedere battaglie epiche e scenografie degne di nota.
A livello di storia è davvero difficile capire cosa aspettarsi, anche perché in questi casi è facile puntare sulla quantità e qualità delle immagini che sulla qualità e integrità della storia, penso che molto probabilmente la cosa più deludente sarà proprio la sceneggiatura e storia della serie. La cosa che invece piacerà di più saranno sicuramente gli effetti visivi e speciali che vedremo praticamente in ogni episodio.
I primi trailer ci hanno fatto capire la qualità visiva della serie, ma anche la probabile confusione, con molti personaggi e storie da narrare, con personaggi che escono un po’ dalla propria natura originale per stare al passo con le regole attuali. Punteranno molto sulle battaglie, già nei primi due episodi me ne aspetto una, sarò quello il vero punto di forza della serie e già dal secondo trailer di intuisce qualcosa. Un altro punto è la maestosità di certi ambienti, visivamente molto accattivanti.
Questa serie merita di essere vista su grande schermo, sarebbe bello che qualche cinema proporrebbe una visione tutti insieme in una sala, trovandosi magari ogni fine settimana, per gustarsi la serie con il giusto impianto audio e video. Bello sarà anche vedere la terra di mezzo prima dell’inizio in un momento di pace apparente. Non mancheranno alcune citazioni e alcuni personaggi (Elfi) visti nei famosi film degli anni 2000.
Ormai l’attesa è finita e la serie è pronta ad uscire, non ci resta che metterci seduti comodi sul divano e goderci un probabile spettacolo.