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THE LAST OF US – RECENSIONE EPISODIO 8: TUTTA LA RABBIA DI ELLIE

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The Last of Us sta per giungere al termine e in questo ottavo episodio i toni thriller si fanno più intensi, mettendo in scena, l’episodio più cinico e violento visto fino ad ora. Magistralmente diretto creando una giusta tensione, con Ellie assoluta protagonista in un dualismo con un ottimo Villain.

Rispetto all’episodio precedente che ci ha fatto fare un tuffo nel brutto passato di Ellie, in questo episodio ritorniamo nel presente, nella gelida America, con Bella Ramsey che dà prova delle sue doti attoriali ed è l’assoluta protagonista. Un dualismo convincente quello tra Ellie e David, un uomo che mischia la fede con mania di potere e di controllo. Non ci sono infetti ma solo un confronto crudo e tosto con uno dei mostri più temibili del pianeta, l’essere umano.

Ellie prende le redini della situazione, e trova un modo per curare Joel che sta ancora molto male, ci mostra tutta la sua forza e determinazione, ma anche le sue paure e fragilità. Incontra degli altri esseri umani, le cui intenzioni sono per lo più misteriose e in bilico tra sopravvivenza e sete di vendetta. Il confronto e crudo e cinico, chiunque lotta per sopravvivere e nel finale vediamo uno sfogo di rabbia e violenza molto intenso, rappresentativo e indicativo di quanto può essere cruda e tosta questa serie.

Si parla per la prima volta di fede in un dialogo molto rilassato tra Ellie e quello che sarà il suo nemico in questo episodio, David, in cui si parla di Dio e di fede e di quanto questa possa in alcune situazioni salvare le persone, la speranza è sempre una parte fondamentale di the last of us. Una lotta continua tra la rassegnazione e la speranza, con attimi di pura e semplice sopravvivenza, se non vuoi essere ucciso devi uccidere.

La scrittura è sempre precisa, i dialoghi sono densi e significativi, sempre un ottimo lavoro di Druckmann e Mazin. L’unico difetto forse, è che arrivati a questo punto, si hanno degli ottimi episodi, alcuni davvero dei piccoli capolavori, ma una storia orizzontale che non convince del tutto e il cui obiettivo di perde un po’ episodio dopo episodio. Sembra non esserci un inizio e una fine specifica e non ci si rende conto in che parte della storia ci troviamo, con solo l’evoluzione dei personaggi a ricordarcelo. Certi eventi non hanno grosse conseguenze sui personaggi che sembrano scordare tutto troppo in fretta.

A parte questo piccolo difetto, dato un po’ dal tema da cui è tratto, la serie sta viaggiando molto bene, con episodi sempre di altissima qualità e sempre molto significativi, anche la recitazione è sempre di alto livello e man mano che va avanti e si appresta ad arrivare al finale della prima stagione, The last of us sembra proprio essere un piccolo capolavoro.

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DO REVENGE: IL SAPORE DELLA VENDETTA

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Do Revenge è un film del 2022 diretto da Jennifer Kaytin Robinson, una classica teen comedy americana, che si presenta però con qualche elemento differente dal solito. Le protagoniste di questo film sono Camila Mendes e Maya Hawke.

La trama è classica ma ha qualche nuovo e inaspettato spunto interessante, è ambientato in una scuola di elite, questo crea già di per sé un ambiente un po’ diverso dal solito. L’ambiente liceale è molto differente dal solito, sembra più un club esclusivo. Tutti viziati e ricchi, persi nel loro mondo di successo. Non c’è la solita squadra di football o altro e non ci viene praticamente mai mostrata una lezione. Il contesto scuola è molto marginale. Drea e Eleanor si incontrano per caso, e hanno sete di vendetta verso delle loro vecchie storie d’amore, Drea è stata umiliata per una revenge porn del suo ragazzo, e Eleanor è stata umiliata da un’amica anni prima. Le due si coalizzano per vendicarsi come si deve.

I nuovi elementi rendono il film più curioso del solito, con un ottimo plot twist verso il finale, i personaggi sono ben scritti anche se totalmente distaccati dalla realtà. La situazione è verosimile, ma l’ambientazione così di elite appare davvero un po’ troppo fantasiosa. Però questi elementi la fanno funzionare, la rendono diversa dal solito, più curiosa da seguire. I rapporti umani sono ben gestiti e c’è un forte “Girl Power” forte fin troppo incisivo ai fini della trama.

Ovviamente rimane tutto molto leggero, ma con il tempo si sta formando un nuovo cliché da teen comedy, che Netflix esegue sempre alla perfezione. Ha trovato la sua comfort zone con prodotti fatti da “finti” teenager per il pubblico più giovane. Un film nel complesso piacevole, che ha comunque una trama più interessante di quello che sembra anche grazie al suo plot twist.

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TERMINAL LIST: UNA SERIE D’AZIONE, DOVE LA VENDETTA E LA GIUSTIZIA PERSONALE, SONO TUTTO

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Terminal list è una serie del 2022 distribuita da Amazon Prime video, tratta dall’omonima opera di Jack Carr. Ha come protagonista Chris Pratt nei panni di un Navy Seal tradito che ha sete di vendetta.

La trama di Terminal list non convince del tutto, è in perfetto stile Tom Clancy, con sparatorie, soldati e spionaggio internazionale, ma in questo caso tutto risulta un po’ troppo debole e non del tutto convinvcente. Un soldato americano è l’unico superstite di una missione in Siria, da subito lui capisce che si è trattato di una trappola e tornato a casa gli viene uccisa la sua famiglia e lui si salva per un pelo dai suoi assassini. Da li parte una ricerca ossessionata contro i mandanti degli omicidi, che sembrano essere sempre più potenti, sparsi un po’ ovunque nelle gerarchie di potere.

Il colpo di scena finale non aiuta la trama, che anzi la rende prevedibile e davvero troppo forzata, con il clichè di lasciare il protagonista solo contro tutti, una macchina da guerra implacabile, il miglior soldato del mondo che nessuno può fermare. Classico di questo genere, ma che se si vuole dare un po’ un senso di realismo, si perde un po’ tutto il senso della serie, che diventa banale e forzata.

Dal lato visivo, davvero molto ben fatta, bella la regia (Antonie Fuqua) e la forografia, scene d’azione gestite alla perfezione e il livello di recitazione è molto buono, anche Chris Pratt mi è piaicuto molto, perfettamente a suo agio nel suo ruolo. Non ho apprezzato i flashback e le visioni costanti del protgonista, tutta confusione di cui non si a bisgono e che a volte quasi fa innervosire, perchè interrompe la scena e la rende davvero confusa.

Nel complesso una buonissima serie d’azione e spionaggio, perfetta nel suo genere, bella da vedere senza troppe pretese, un po’ prevedibile e con colpi di scena un po’ annunciati e deboli, ma vale la pena di essere guardata.

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THE BATMAN: RECENSIONE DEL FILM DELLA “VENDETTA”

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The Batman è un film del 2022 diretto da Matt Reeves e co-scritto da Petre Craig. Il protagonista assoluto del film è ovviamente Batman interpretato da Robert Pattison, un film che ci mostra tanto il giustiziere della notte e poco la versione mondana di Bruce Wayne.

Il film conquista fin da subito con una narrazione del protagonista che ci spiega le sue ragioni, il suo credo e ciò che fa durante la notte, un Batman spinto nella sua volontà dalla vendetta, incutere paura e la sua arma più potente per affrontare il nemico.

The Batman, grazie ad una sceneggiatura ben scritta ci porta in una Gotham molto oscuro, piovosa, trafficata, sporca con un contrasto iconico tra moderno e antico con tratti di strutture gotiche che ricordano molto i Batman di Tim Burton. Questo film prende spunto un po’ da tutti i Batman precedenti, ha il realismo di quelli di Nolan e lo stile un po’ poliziesco della serie tv degli anni 60′. Nel complesso è come vedere un bellissimo film noire con Batman che aiuta Gordon nelle indagini contro un serial killer, L’enigmista (Paul Dano).

Un Batman violento, arrabbiato, a tratti spaventoso, con un Bruce Wayne solitario, schivo e triste, distrutto dalla sua vita da giustiziere e lontana totalmente dalla vita mondana, un Bruce in versione Kurt Cobain, che ci viene mostrato pochissimo e una trama che si svolge praticamente e unicamente di notte e sotto la pioggia. Una nuova versione di Batman più semplice è grezza, con una super armatura anti proiettile, e con una maschera in cuoio cucita a mano.

Ogni personaggio è perfettamente azzeccato, scritto con precisione e caratterizzato con uno stile ben preciso, Zoe Kravitz è una perfetta Catwoman, anch’essa semplice, senza particolari poteri, Il pinguino interpretato da un irriconoscibile e bravissimo Colin Farrel è un sottoposto di Falcone (John Turturro), senza particolari poteri, solo tremendamente brutto. Nessuno ha poteri particolari, ma solo una spiccata follia e una propensione alla criminalità. La follia dell’enigmista è spettacolare, un villain davvero di grandissimo livello. E la lealtà e senso di giustizia del commissario Gordon (Jeffrey Wright)

Un’ennesima visione di Batman perfettamente congeniata in ogni sua parte, una fotografia da maestro di Greig Fraiser che gioca benissimo con i colori intorno al nero abbinando per tutto il film il rosso della vendetta con il nero dell’oscurità. Anche la colonna sonora di Michael Giacchino ci porta in un noire violento, pauroso e a tratti quasi epico.

Un prodotto che nel suo complesso mi ha davvero convinto, un bel film, con qualche difetto come la durata eccessiva, o l’interpretazione di Robert Pattison che non mi ha convinto del tutto, scritto benissimo come personaggio, ma secondo me non è stata un’interpretazione eccellente, forse quella un po’ più sotto tono rispetto alle altre. Anche Andy Serkins nei panni di Alfred non mi ha convinto del tutto. Un film ricco di dettagli, di dialoghi importanti e che è riuscito ancora a riutilizzare questo personaggio ormai epico e farne ancora qualcosa di nuovo e interessante.

Assolutamente un film che consiglio di vedere e che si incastona perfettamente nella nuova filosofia della DC film indipendenti tra di loro affidati a grandi registi, infatti ottimo lavoro di Matt Reeves. Spero che il seguito di questo film abbia l’effetto di quello di Nolan con il cavaliere oscuro in cui il secondo era meglio del primo.

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LA FURIA DI UN UOMO – WRATH OF A MAN: UN NUOVO FILM TARGATO GUY RITCHIE

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La furia di un uomo – Wrath of a Man è un film del 2021 scritto e diretto da Guy Ritchie. Questo film è un remake del 2014, un film francese dal titolo La Convoyeur. Questa pellicola è la quarta collaborazione tra il regista e Jason Statham.

La trama si presenta subito bene e riesce a creare curiosità, si parte subito con molta azione per poi abbassare un po’ o toni fino al gran finale. Patrick “H” Hill inizia a lavorare per una ditta che trasporta denaro con i furgoni blindati. “H” è un personaggio freddo, apatico e molto misterioso e ben presto si capisce che nasconde qualcosa è che conosce perfettamente le armi e come usarle.

Questo film esula un po’ dal classico film stile Guy Ritchie, meno ritmo, meno rock n’ roll, più tensione e mistero, non è facile definire i personaggi come al solito, anzi rimangono misteriosi e caratterizzati in modo più basilari del solito. Il personaggio di Jason Statham, è una persona che è difficile da definire, e che forse non convince del tutto anche alla fine del film. C’è anche Scott Eastwood, ma anche il suo personaggio ho fatto fatica ad inquadrarlo, caratterizzato un po’ troppo in modo banale, senza la giusta profondità per giustificare ciò che fa.

La sceneggiatura è ben scritta, a poco a poco ci viene rivelato tutto, fino al gran finale fatto di sparatoria e violenza, molto ben fatto e con davvero delle belle sequenze. Un classico film dove la vendetta è il motore di tutto, ma in cui è facile perdersi nelle motivazioni classiche del protagonista, spinto dalla rabbia verso un’unica persona e disposto a tutto per trovarla.

A tratti questa pellicola sembra uno spin-off di qualcosa di più articolato, questo è un merito perché vuol dire che il mondo in cui è collocata la storia crea comunque curiosità. L’altra parte della vita di “H” crea molto curiosità, ma ci viene mostrato poco, forse il giusto. Anche il personaggio interpretato da Andy Garcia rimane nell’ombra ma crea fascino e mistero.

Anche se manca il classico ritmo incalzante e un po’ più di ironia tipica dei film di Guy Ritchie, il film è davvero ottimo sotto molti punti di vista, molto piacevole e ben fatto, lo consiglio un po’ a tutti, amanti del genere e non, potrebbe essere un film perfetto per chi piacciono i film in cui la vendetta è il finale perfetto.

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THEY HARDER THEY FALL: RECENSIONE DEL BLACK WESTERN DI NETFLIX

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They harder they fall è un film del 2021 distribuito da Netflix è diretto da Jeymes Samuel e scritto insieme a Boaz Yakin. Il film riprende personaggi realmente esistiti nel periodo del vecchio west e ne costruisce una storia di fantasia intorno a loro. Una classica storia Western, con banditi, vendette e sparatorie.

La particolarità di questo film è che è un western all black, tutti gli attori principali sono afro-americani e anche i personaggi secondari e le comparse sono per la maggior parte di colore, bellissima la fotografia e la scenografia quando due dei personaggi principali si ritrovano in un paese solo di bianchi mostrandoci la dura realtà di quei tempi.

Jeymes Samuel cerca di seguire i cliché dei classici film western, ma lo fa con una rivisitazione personale, più moderna e che sovrappone la realtà attuale dei ghetti con quella dell’epoca in cui è ambientato il film. I personaggi sono realmente esistiti ma anch’essi modificati e collocati nella storia. Rufus Buck (Idris Elba), Cherokee Bill (LaKeith Stanfield) e Nat Love (Jonathan Majors) sono tutti banditi esistiti veramente. Nel film Nat Love è alla ricerca di una vendetta personale contro Rufus Buck che qualche anno prima gli ha ucciso la famiglia.

Purtroppo il film fa fatica a catturare l’attenzione, molto confusionario, la storia è un po’ debole e non colpisce del tutto. Buone le scenografie e la recitazione, ottima la scrittura dei personaggi, caratterizzati davvero molto bene. Un po’ troppo lento e sicuramente troppo lungo, ci sono un sacco di scene che non portano a nulla e rallentano solo lo scorrere degli eventi. Giusta dose di violenza, con una bella fotografia del vecchio west, nel complesso un buon film western moderno.

Sembra a tratti che il regista voglia imitare Spike Lee, ma con scarsi risultati, il film infatti non convince del tutto e alla fine della visione si rimane un po’ confusi, non si capisce davvero se è bello oppure no, troppo piatto e banale.

Un forte contrasto tra bello e brutto, con alcune scelte di regia e montaggio sonoro un po’ discutibili e alcune troppo azzardate, tanto da fare sembrare a tratti questo film un esperimento, un allenamento per affinare alcune tecniche.

Lo consiglierei agli appassionati del genere, in modo che possano fare il confronto con altri film, bella comunque la scelta di fare un western all black, di cambiare un po’ gli eventi della storia e bello ridare vita a personaggi realmente esistiti facendoli scontrare tra di loro.

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SWEET GIRL: IL LEGAME PADRE E FIGLIA A VOLTE E’ DAVVERO FORTE

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Sweet girl è un film del 2021 diretto da Brian Mendoza e distribuito da Netflix, con protagonisti Jason Momoa e Isabela Merced. I due sono padre e figlia in un film che parla di vendetta e amore per la famiglia, dove è sottolineata l’importanza del rapporto tra padre e figlia. La trama è completa non ha grossi vuoti e si capisce dall’inizio alla fine ciò che succede, i dialoghi hanno degli alti bassi e a volte pur cercando di colpire l’attenzione non ci riescono e risultano un po’ banali. L’inizio è molto inteso, la situazione è molto drammatica, con la mamma e moglie dei protagonisti che muore di cancro. Inizia così una ricerca disperata della verità, perchè sembra che il farmaco salvavita sia stato bloccato dalle lobby farmaceutiche e dalla politica. Raymond Cooper (Jason Momoa) non si ferma davanti a nulla e addirittura uccide pur di vendicare la moglie morta e far venire a galla la verità. L’ottimo plot twist verso il finale rende tutto più bella, e da decisamente un tocco in più a tutta la storia.

Un film che non ha grandi pretese, ma che nel complesso è fatto davvero bene, a fine film sei soddisfatto di ciò che hai visto e a memoria non ci sono grandi errori, la regia è buona anche se un po’ confusionaria nelle scene di azione. Gli attori non mi hanno convinto subito, ma poco a poco si può dire che entrambe le interpretazioni sono di buon livello. Nulla di spettacolare a livello visivo, ma il film riesce a stupire in modo abbastanza inaspettato con qualche piccolo colpo di scena, in generale però una trama che non convince del tutto per le proprie dinamiche che appaiono un po’ forzate e troppo distaccate dalla realtà.

Il rapporto padre e figlia è forte e si vede, il film si “appoggia” su questo argomento, mettendo un linea di confine quasi sottile, con una frase emblematica “Genitore e figlio, dove finisce uno e inizia l’altro?”. Con questa frase c’è un po’ tutta l’essenza del film, il fatto che arriva un punto della vita dove forse è il figlio a doversi prendere cura dei propri genitori, quando sei allo stesso tempo genitore e figlio, quando la famiglia è al centro di tutto. I ricordi si mischiano e inizi a chiederti se quelli saranno i tuoi ricordi o quello di tua figlia/o. Sono linee sottili che diamo per scontato eppure non sempre è così, delle volte i nostri figli sono delle copie di noi stessi, stesso carattere e atteggiamento, delle volte li sentiamo tremendamente lontani. Sweet girl cerca in qualche modo, in mezzo a moltissimo azione, di mostrare che a volte il rapporto tra padre e figlia è talmente forse da andare oltre a qualsiasi cosa, talmente uniti da sembrare la stessa persona.

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SENZA RIMORSO: UN ALTRO FILM NEL SEGNO DI TOM CLANCY

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Il nome di Tom Glancy è una garanzia nel mondo dello sparatutto, scrittore di romanzi di genere spionaggio e guerra, definito come Techno Thriller per la presenza di armi futuristiche e intrighi politici. Famoso soprattutto per la collaborazione nello sviluppo di videogiochi con la Ubisoft, come Rambow six, Ghost Recon e Splinter Cell. In pratica se c’è il suo nome c’è azione assicurata, e un ampio spazio dato alle armi e alla guerra tattica e di spionaggio.

Senza rimorso è un film uscito nel 2021 sulla piattaforma streaming Amazon video, tratto dal romanzo di Tom Glancy, Senza rimorso del 1993. Il film è diretto dal regista italiano Stefano Sollima, orgoglio italiano famoso per aver diretto Gomorra- la serie e romanzo criminale – la serie e già presente in una produzione americana in Soldado.

In questo film c’è tutto il suo stile, la giusta gestione delle scene d’azione e un ottima qualità nelle scene più concitate e confuse, un regista sempre molto apprezzabile e con uno stile che si adatta a pennello a questo genere di film, la sua impronta c’è è rende il film davvero apprezzabile a livello di azione e “battaglie”.

La sceneggiatura non mi ha particolarmente colpito, molto semplice e senza troppa struttura sui personaggi, molto più incentrata sul movimento che sul dialogo, i personaggi parlano anche molto ma non si definiscono mai del tutto ed è difficile capirne i particolari e le loro sfumature, anche la recitazione di Michael B. Jordan non mi ha convinto del tutto, anche se perfetto in ruoli di questo genere. La trama si perde un po’ nelle solite cose, un militare cerca vendetta dopo che qualcuno gli ha ucciso la moglie incinta, e farà di tutto per soddisfare la sua sete di vendetta, lui ovviamente, fortissimo e preparato non ci sarà nulla che potrà fermarlo. Anche il Villain non mi ha convinto, troppo “debole” e con degli ideali un po’ difficili da comprendere, messo li per il colpo di scena finale, ma non riesce nel suo intendo, troppo prevedibile e poco credibile.

Senza rimorso è un bel film di spionaggio e guerra ma niente di più, la trama non riesce mai davvero a coinvolgerti del tutto e risulta un po’ troppo grezza e banale sul finale, molto belle le scene di azione tutte molto ben curate e realistiche a tratti, Purtroppo il protagonista risulta un po’ innaturale e freddo per tutta la lunghezza del film, non riuscendo a trasmettere le giuste emozioni. Un film che fa dell’azione il suo punto centrale e che a livello visivo è sicuramente di ottimo livello, per gli appassionati del genere è davvero un ottimo film perchè a tutte le caratteristiche fondamentali, con una grande dose di adrenalina da videogioco sparatutto.

Nel complesso il film si contorna di pubblicità che attira l’attenzione su di se, ma non mi ha stupito più di tanto, non posso definirlo brutto ma nemmeno posso dire che mi è piaciuto moltissimo, è una via di mezzo piacevole da vedere e senza troppe aspettative. Lo consiglio soprattutto agli appassionati del genere e a chi vuole vedere un po’ di azione davvero ben diretta da Sollima.

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OKTOBERFEST BEER AND BLOOD: UNA NUOVA SERIE TEDESCA DI CUI PARLARE.

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Oktoberfest beer and blood è una miniserie tedesca che è apparsa da poco nel catalogo Netflix, si basa su fatti realmente accaduti e ci porta nel 1900 quando la lotta tra i birrai per accaparrarsi il posto migliore alla fiera della birra più importate del mondo era assai più rude e violenta di quello che pensiamo.

Gli affari sono affari, si potrebbe sottolineare così la trama di questa miniserie, in cui a prevalere e il capitalismo e l’ambizione che già a inizio 900′ c’era intorno ad un prodotto comune come la birra.

Ambientata ovviamente in una Monaco di Baviera nel 1900, quando arrivarono per la prima volta birrai da tutta Germania che volevano prendersi uno spazio, uno stand in questa famosa fiera, che noi tutti oggi conosciamo.

In generale questa miniserie mi ha convinto, penso che l’idea di partenza sia ottima e crea fin da subito la giusta curiosità, perde un po’ di forza man mano che la trama va avanti e purtroppo anche la curiosità iniziale va scemando.

Ha dei grossi pregi ma anche dei grossi difetti che si scambiano in continuazione durante la serie, forse anche la sceneggiatura a tratti e un po’ troppo povera e banale e alcuni personaggi non riescono proprio a “sbocciare”.

Uno su tutti il protagonista, Curt Prank, grande imprenditore della birra arrivato da Norimberga che vuole conquistare l’okotoberfest con un gigantesco tendone da 6000 posti a sedere.

Il suo personaggio non mi convince mai, non mi ha mai dato la giusta carica emotiva, il giusto impatto, è cinico, ambizioso e vendicativo, ma non mi riesce a trasmettere queste cose, penso che manchi qualcosa a livello recitativo e di regia, perchè di base non è scritto male.

Mi spiace perchè poteva essere davvero il punto forte della serie, però in generale la recitazione e la regia non mi hanno convinto molto, mi sembra troppo che il regista voglia sperimentare o stupire con idee nuove, senza scegliere però un suo stile preciso, questo crea un po’ di confusione.

La fotografia a tratti e stupenda, davvero ottima e in altri casi troppo scialba e mal curata, non mi sono piaciute alcune scelte stilistiche come il riflesso nella cinepresa, non so, è più un parere soggettivo.

Nel complesso comunque penso sia una buona miniserie, a qualche piccolo colpo di scena, e l’ambientazione di questa Germania di inizio 900′ mi è piaciuta, anche i costumi e alcuni personaggi li ho trovati davvero aprezzabili.

Mi spiace che la birra, pur essendo la protagonista, viene messa un po’ in disparte, anche se sempre presente visivamente, mi sarebbe piaciuto che aggiungessero qualche tecnicismo sulla lavorazione del prodotto.

Penso che avrebbe dato qualcosa in più alla serie, senza annoiare troppo ma rendendola più realistica e interessante, invece si perde troppo in passeggi narrativi abbastanza inutili che non portano a nulla.

Mi è piaciuta l’idea un po’ meno lo sviluppo, sono comunque convinto che sia una miniserie di ottima qualità, perfetto da vedere in questo periodo di ottobre, penso sia una serie che merita di essere vista.