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THE CONJURING – PER ORDINE DEL DIAVOLO: UN TERZO CAPITOLO CHE SCENDE DI TONO

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The Conjuring – per ordine del diavolo è un film del 2021 diretto da Michael Chaves. Il film è il terzo capitolo di una saga che ha rivoluzionato il mondo degli horror. Un terzo capitolo che però fa fatica a trovare una storia interessante.

The Conjuring 3 parte bene con una scena in puro stile horror, ma si perde con facilità nel corso della sua storia e con personaggi e un soggetto di base forse fin troppo fantasioso e che si avvicina troppo agli horror classici. Ci si perde in un mondo di maledizioni e satanismo che sminuisce un po’ la lotta tra i Warren e i demoni vista negli altri precedenti film, tanto che l’oggetto finale maledetto è davvero banale e significativo e da cui difficilmente ci sarà uno spin off come nei precedenti film.

Si sono persi un po’ gli elementi che hanno caratterizzato gli altri film, e questo è un po’ un difetto, una pellicola che lascia impresso ben poco se non qualche scena di paura ben congeniata, ma con una trama che non funziona davvero per nulla e con una confusione sui personaggi davvero costante. Troppe storie intrecciate che finiscono per fare perdere facilmente il filo della trama.

I Warren sono gli assoluti protagonisti, ma manca un po’ il duello tra loro e un demone specifico, e ci si perde in una ricerca di una verità che poi delude facilmente le aspettative. Con un finale con dei colpi di scena che non fanno che complicare la trama e renderla spenta e banale.

A parte i grossi difetti, questa pellicola, se paragonata ai suoi predecessori non funziona, ma se paragonata ad altri film horror, si presenta comunque come un ottimo film con scene davvero ben girate e pensate, una trama contorta ma che offre sempre qualche spunto e un soggetto di partenza che prende sempre in piccola parte dei fatti realmente accaduti. Si dice che verrà prodotta una serie su The Cunjuring e che il quarto capitolo sarà l’ultimo che concluderà una delle milgiori saghe horror di sempre, nonostante qualche calo e qualceh piccolo difetto.

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JOJO RABBIT: UNA COMMEDIA IRREVERENTE SU UN MOMENTO BUIO DELLA STORIA

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Jojo Rabbit è un film del 2019 scritto e diretto da Taika Waititi, liberamente tratto dal romanzo “il cielo in gabbia” di Christine Leunes. Il film è una particolare commedia sul nazismo, un visone parodistica e satirica della Germania verso la fine della seconda guerra mondiale.

Jojo Rabbit si sofferma in modo irriverente su un aspetto poco raccontato del nazismo, ma presente in diversi video storici, cioè i bambini tedeschi formati fin da piccoli a diventare dei soldati e discepoli veneratori del loro eroe Adolf Hitler. Il protagonista Jojo (Roman Griffin Davis) è un bambino tedesco, fanatico del nazismo e soprattutto dello stesso Hitler che lo vede anche come suo amico immaginario, interpretato dallo stesso Waititi. La storia ha molta leggerezza intorno a sé, una ironia che stride un po’ con il contesto in cui si trova, ma che cerca di sdrammatizzare, rendendo il tutto una visione parodistica di un bambino.

Jojo rappresenta un folle fanatismo e un’espressione di una società fanatica e vicina al proprio fallimento, il film fa riflettere in diversi dei suoi aspetti, dal confronto con il bambino nazista e la bambina ebrea, alla delicatezza di un madre che nasconde dei segreti molto grandi, alla follia ideologica di quel periodo storico e alle sue conseguenze. In questo caso questo film si può definire un po’ “ruffiano“, tanto che nel finale sembra cambiare un po’ direzione, perdere un po’ della sua ironia, per dedicarsi a scene dal significato più violento e intenso.

Forse il punto centrale di questo film, e che quello che vediamo, per quanto assurdo e irreverente sia, ha un grande fondo di verità, con molti personaggi che rappresentano l’opposto di ciò che si doveva essere in quei tempi e con la guerra che aveva creato un certo livello di follia in molte persone. Scarlett Johanson interpreta la madre del protagonista, una donna forte, anche divertente e sorridente, ma con un altissimo livello di malinconia e tristezza che si percepisce per tutto il film.

Jojo Rabbit riesce in qualche modo a porsi come una novità di una storia già raccontata in mille versioni ed è forte uno dei film più satirici e ironici mai fatti su questo argomento, non avendo quasi mai la percezione di trovarsi in una vera guerra e con l’innocenza dei pensieri di un bambino a farne da padrone. Come se la sua mente stesse sdrammatizzando tutto ciò che lo circonda, come se si proteggesse da tutto grazie alla sua leggerezza.

Questo film riesce in qualche modo ad essere un altro esempio del potere del cinema, del suo potenziale e della possibilità di trattare diversi argomenti e storie in modi diversi e sempre originali, mettere ironia e far riflettere con essa ad esempio. Un film che funziona nel suo stile, un po’ confusionario, ruffiano, ma che offre sicuramente un ennesimo spunto interessante su un momento davvero buio della storia.

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YOU 4: RECENSIONE QUARTA STAGIONE

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You arriva dunque alla fine della sua quarta stagione, un finale che potrebbe chiudere definitivamente la serie o lasciare aperte infinite possibilità per la quinta stagione. La quarta stagione è stata divisa in due parti da cinque episodi ed effettivamente anche a livello di storia e dinamiche, questa stagione ha due fasi.

Un plot Twist nel bel mezzo della trama ci riporta su strade già percorse e insidiose che rischiano di rendere la serie un po’ troppo ripetitiva, la follia del suo protagonista si fa sempre più intensa, caotica e ciò rende un po’ gli ultimi episodi una strana agonia già vista e forse veramente troppo inverosimili. Il colpo di scena è sensazionale, ma allo stesso tempo un po’ troppo forzato, che prende in giro gli spettatori, bella l’idea di aver diviso in due la stagione, in modo da alzare il livello di suspense di una situazione sempre più tesa.

Il personaggio principale Joe Goldberg, interpretato da Penn Badgley che fa da regista anche all’ultimo episodio, è sempre di più un personaggio contorto, completamente distaccato dalla realtà come il mondo che lo circonda, le troppe morti e cadaveri infiniti nel corso delle diverse stagioni, allontanano lo spettatore dalla realtà, redendo l’opera veramente surreale. Il gioco è bello quando dura poco e YOU sta trascinando la cosa forse troppo per le lunghe. La prima parte aveva dei grandissimi pregi, la seconda, nonostante un colpo di scena davvero d’effetto, si va ad arenare in scelte davvero assurde, tanto da far diventare Joe fin troppo fortunato e sempre circondato da persone più folli di lui.

Nel complesso però, forse è una delle migliori stagioni dopo la prima, perché sia a livello di ambientazione che di personaggi ha un certo spessore, la storia che racconta e interessante anche se assurda, ma le sfumature cambiano e ci ritroviamo ad osservare la follia omicida di quello che ormai è un serial killer. Perde un po’ lo stile da stalker, l’ossessione e si trasforma più in una pura follia, spaccando in due il mondo del protagonista, tra una lezione di letteratura e una gola tagliata.

Una serie che con questo stile, sinceramente può andare avanti quanto vuole, ma che forse troverebbe una sua pace in una quinta stagione come stagione finale, con la doppia vita di Joe Goldberg che prosegue e con i suoi vizi che non si possono sopprimere e con un finale che anche se sarà scontato, sarà quello giusto.

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DA ME O DA TE: UNA COMMEDIA ROMANTICA LEGGERMENTE DIVERSA DAL SOLITO

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Da me o da te è un film del 2023 diretto da Aline Brosh Mckenna che è al suo esordio alla regia ed è distribuito da Netflix. Questa commedia romantica ha come protagonisti Aston Kutcher e Reese Witherspoon.

Da me o da te è una commedia romantica che come tale ha molti cliché e similitudini con altre opere di questo genere, è leggermente differente per alcuni aspetti tra cui la dinamica principale tra i due protagonisti. Due adulti che si conoscono ormai da vent’anni e che dopo un rapporto, avuto da ragazzi, rimangono in buonissimi rapporti, super migliori amici, ma in città differenti e con vite opposte.

Lo schermo viene da subito e in modo emblematico diviso in due con i due protagonisti Debbie e Peter che parlano in videochiamata, lui Ricco in un appartamento di lusso a New York, lei più umile e con un figlio a carico, tra i due si nota subito una certa chimica e una forte amicizia. Quando Debbie dovrà andare a New York per un corso importante, Peter si offre di prendersi cura di suo figlio a Los Angeles per una settimana, e in quel momento che entrambi capiscono che forse tra di loro non c’è solo una bellissima amicizia.

Una commedia semplice ed efficace, un po’ diversa dal solito, bella nella sua leggerezza, ma un po’ banale e scontata nel suo finale, non c’è molta profondità ma non è necessaria, tutto funziona senza troppe complicazioni, come i pochi personaggi presenti nella pellicola e ben scritti. Un po’ di paradossi e un po’ troppa vita in discesa rendono il film un po’ distaccato dalla realtà, ma al tempo stesso piacevole e in cui è più facile sognare. Il concetto amore e amicizia è vissuto con serenità e anche se si conosce già il finale dal primo istante è comunque piacevole assistere all’evoluzione della storia.

Il tempo passa veloce guardando questo film, non è nulla di eccezionale e oltre a qualche sorriso non fa molto ridere, però ha la capacità di coinvolgere, con una buona recitazione e con una sceneggiatura che nonostante il genere e ben scritta, anche la regia ha qualcosa di interessante forse con una necessità di rompere la quarta parete non solo con le scritte ma anche con le battute.

Nel complesso un’ottima commedia romantica adatta un po’ a tutti, forse il suo difetto che è un po’ troppo leggera e tutto troppo in “discesa” per i protagonisti.

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AMERICAN PSYCHO: TRA FOLLIA E GENIALITA’

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American Psycho è uno dei quei film iconici, conosciuti più per i meme e le immagini presenti su internet che per la sua vera forma e trama, un film spesso citato, e nominato, ma che sfortunatamente, fino a ieri sera, non avevo mai visto.

Scorrendo nel catalogo Netflix mi ritrovo davanti a questo film del 2000, diretto da Mary Harron e tratto dall’omonimo romanzo di Bret Easton Ellis. Con un incredibile come sempre, Christian Bale.

Un film molto enigmatico, a tratti folle e complicato, dai mille significati che ogni spettatore può provare ad estrapolare, American Psycho è un viaggio nella follia mentale di un uomo, vittima di sé stesso e del mondo in cui vive. Patrick Bateman appare come un uomo perfetto, ricco, intelligente e bello che si prende cura di sé stesso e che non sbaglia una mossa, un uomo perfetto, ma collocato in un mondo tutto uguale, in cui le persone si vedono tutti i giorni ma sbagliano il nome e in cui un bigliettino da visita può fare la differenza. La descrizione di una follia omicida, perpetrata da Bateman per quasi tutto il film, con Christian Bale che grazie alla sua interpretazione riesce a trasmettere tutta questa strampalata storia.

American Psycho è una estremizzazione del mondo americano dei Broker, un piccolo precursore di “The Wolf of Wall street“, ma con molta molta più follia e meno realtà. Un viaggio nella follia di un uomo che non sa più nemmeno cosa sia reale e che confonde anche lo spettatore che rimane un po’ spiazzato dal finale e che si fa mille domande. Ci ritroviamo a chiederci se tutto quello che abbiamo visto sia vero o frutta della sua fantasia, spezzando in due l’opinione su questo film.

La follia ha sempre il suo fascino, il film è scritto davvero bene e anche la regia è di buon livello, i mille dubbi e domande lasciate dal finale, non fanno che dare ancora più valore a questo film. Un film che potrebbe diventare tra poco una serie tv. Chi non l’ha visto come me fino a ieri, deve assolutamente vederlo, e capire da che parte stare.

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WONDER WOMAN 84: UN FILM CHE DI WONDER HA DAVVERO POCO

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Wonder Woman 84 è un film sequel del 2020 diretto da Patty Jenkins. Il film è liberamente tratto dai fumetti DC, della superoina Diana per tutti Wonder Woman, interpretata anche in questo film dalla splendida Gal Gadot.

Il film mette in risalto il colore e la bellezza degli anni 80′ almeno lo fa nella parte iniziale, per poi perdersi in una sensazione di modernità che non va mai via e che ci riporta negli anni 2000. Dal titolo alla locandina, tutto riporta a quegli anni, ma nel film ci si perde in una trama forse fin troppo contorta, dove i desideri la fanno da padrone. Donna in stile cat woman poco compressibile e che sinceramente stona un po’ nella trama e un villain che alla fine è un padre affettuoso, rendono la storia di questo film un po’ debole e non del tutto interessante.

Un altro aspetto inaspettatamente negativo è sicuramente la GCI, davvero dei pessimi effetti visivi molto grezzi e fatti male, che rendono il film pessimo anche nell’aspetto visivo, con solo Gal Gadot che è come il vino ed è sempre più bella. Gli spunti anni 80′ sono interessanti e anche le battute non sono invadenti ma arricchiscono le scene. Buona la recitazione per quanto possibile e i costumi non sono niente male, la colonna sonora di Hans Zimmer è davvero l’unica cosa speciale e di livello di questa pellicola che la salva un po’ nelle scene d’azione.

La scena del volo aereo è davvero brutta, mal fatta e come se non bastasse e anche scritta male e non trasmette nessuna emozione, la coppia Gal Gadot, Chris Pine non funziona come nel primo film e non trasmette mai le giuste emozioni e vibrazioni, figurando più come migliori amici che come una storia d’amore così intensa.

Un film nel complesso frettoloso, forzato che sembra fatto senza troppo impegno e creato solo per fare cassa, in un mondo cinematografico fatto ormai di soli supereroi ci vuole sicuramente qualcosa di più.

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THE WATCHER: L’OSSESSIONE DELLE MISTERO SENZA RISPOSTA

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The Watcher è una miniserie distribuita da Netflix nel 2022, I punti chiavi sono che la serie è ispirata a fatti realmente accaduti e che è scritta da Ryan Murphy e Ian Brennan che hanno cavalcato l’onda del successo della miniserie Dahmer per fa sì che anche questa serie avesse seguito.

Sembra proprio una mossa studiata a pennello, due serie scritte dagli stessi autori, entrambe tratte da una storia vera, una che ricalca quasi perfettamente la verità dei fatti, e The Watcher che invece ne prende solo spunto per creare qualcosa di davvero interessante. Questa serie non si può definire un horror, ma un thriller, con l’obiettivo di far immedesimare lo spettatore nelle sensazioni dei protagonisti.

Dei bravissimi Bobby Cannavale e Naomi Watts, interpretano moglie marito nel pieno di una svolta di vita, comprano la casa dei loro sogni, davvero bellissima nel New Jersey, fuori dalla caotica città. Westfield è una cittadina molto tranquilla, “la più sicura dello stato”, ma non appena iniziano a viverci succedono dei fatti davvero strani e talvolta inquietanti. Ricevono delle strane lettere minatorie, scritte da uno che si fa chiamare l’osservatore. I sospetti ricadono sui diversi vicini dell’abitazione, che sembrano davvero tutti molto strani e legati in qualche modo a quella casa, che è a tutti gli effetti un’ossessione per molti.

La serie gioca benissimo sul sospetto, sulle domande senza risposta e sull’inganno, lo spettatore si ritrova coinvolto in una storia molto particolare, dove tutti sembrano mentire e dove tutti potrebbero essere gli impostori. C’è ossessione e disperazione, l’ansia e il sospetto sono parte integrante di ogni scena ben scritta e ben girata. A tratti la trama rallenta un po’ troppo caricandoci un po’ di scene noiose che ci portano in direzioni che non ci piacciono, sempre più lontani dalla soluzione dei misteri.

Man mano che la serie va avanti, l’ossessione, la voglia di risposte e sempre tanta, tutto viene perfettamente apparecchiato per farci ritrovare tutti come la situazione della storia realmente accaduta, come nella serie e come quello spettatore che si ritrova a provare le stesse sensazioni dei protagonisti.

Nel complesso un’ottima serie, direi ben studiata e elaborata, sicuramente non banale forse un po’ in contrasto con i gusti moderni e che potrebbe deludere molti per i suoi ritmi e il suo finale. Lo spettatore potrebbe anche un po’ sentirsi preso in giro e in effetti questa serie si basa davvero poco su fatti reali, per poi viaggiare in modo molto azzeccato con la fantasia. Ottimo che Netflix abbia trovato due autori come Murphy e Brennan, altra miniserie di altissimo livello.

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LA RAGAZZA PIU’ FORTUNATA DEL MONDO: UN FILM MOLTO INTENSO

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La ragazza più fortunata del mondo è un film del 2022 diretto da Mike Barker e scritto da Jessica Knol che è anche l’autrice del libro da cui è tratto il film. Non avendo mai letto il libro o appreso informazioni a riguardo, leggendo la trama del film ci appare un po’ come un thriller, ma in realtà è un drama di denuncia molto profondo e intenso.

Mila Kunis interpreta una donna tenace e bella che ha fatto carriera e sta per diventare una giornalista di successo e sposarsi con un uomo bello, ricco e altolocato. La sua serenità verrà messa a dura prova quando un programma true crime, vuole la sua testimonianza per gli eventi del suo passato.

Molto bella e intensa l’escalation degli eventi, nel corso del film ci vengono dati solo pochi indizi su cosa sia successo nel passato della protagonista, che ci viene mostrato in piccole scene, con i suoi ricordi di quegli anni al liceo. Si intuisce che è successo qualcosa di grave e che un ex compagno la accusa di essere la colpevole di ciò che è accaduto. Un film che riesce a mantenere dei toni abbastanza leggeri e che strizza un po’ ai thriller più classici, ma che più va avanti si trasforma in un intenso drama di denuncia sociale, con al centro una forte resilienza femminile.

Gli argomenti portati sullo schermo sono molto seri e tosti, si parla di stupro di gruppo, di bullismo, e di una sparatoria nel liceo. Ci viene mostrato anche l’intensità e la gravità di alcuni momenti, cosa che troppo spesso in molte serie e film viene evitata. Questo film nel finale va dritto al punto, nonostante la situazione è facile empatizzare con la protagonista, con il suo dolore e soprattutto con la sua forza, la voglia di riscatto e il senso di liberazione finale.

Una vita estremamente difficile segnata dagli eventi, le paure e le insicurezze che si portano dietro e si trascinano dietro pesantemente fino ad eventi importanti come al proprio matrimonio. La maschera che indossiamo diventa parte di noi stessi, perdiamo gli obiettivi e non ricordiamo più chi siamo realmente, con il dolore ben nascosto e soppresso più del dovuto.

Un film molto intenso nei suoi argomenti, che fa riflette e su cui è giusto soffermarsi a valutare ciò che succede, come è perché, c’è dentro tanta sofferenza, ma anche una rinascita, un riscatto finale, con una scena davvero intensa, reale e densa di significato. C’è tempo di tenere il dolore con sé e tempo di condividerlo, per aiutarsi a vicenda, per dare coraggio alle persone che non ne hanno e per salvare altre persone che potrebbero essere in pericolo.

Un bel film, ben scritto, che i giusti toni e tempi, inaspettatamente bello.

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ZONA D’OMBRA: I PERICOLI DELLO SPORT

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Zona d’ombra è un film del 2015 scritto e diretto da Peter Landesman, con protagonista Will Smith. Il film è tratto da una storia vera ed esamina la vicenza che ha coinvolto la NFL a metà anni duemila.

La trama segue le vicende del dottor Bennet Omalu, un medico forense che nel 2002 mentre esaminava il cadavere di un ex giocatore di football, notò che c’erano dei grandissimi danni celebrali che avevano portato quell’uomo alla follia e al suicidio. Dopo diverse ricerche scopre che questi danni erano stati causati dalla sua carriera da giocatore di football porfessionistico, dopo questa scoperta il dottor Bennet si ritrova contro tutto il sistema NFL che voleva nascondere questa scomoda verità.

Il film è ben scritto, ha dei toni pacati e rispetta molto i fatti realmente accaduti, un po’ lento in alcune sue parti, riesce ad essere comunque sempre molto interessante anche con argomenti più tecinici. L’impatto emotivo più grosso che trasmette il film, è l’indifferenza di un lega davanti ad una cosa così evidente e a mio modo di vedere anche abbastanza scontata.

Il film segue nello specifico la vita di questo medico forense che fa di tutto per far uscire la verità, sacrificando tempo e denaro e anche parte della sua vita. Un film che lascia il football da parte lo si vede solo in qualche spezzone, ma che si concentra più sull’omerta e sulla medicina. Il contrasto tra soldi e dovere professionale è forte e intenso ed è il sentimento cardine del film.

A differenza di altri film di genere, non si spinge oltre, non denuncia troppo il sistema ma espone i fatti dal punto di vista del protagonista, che nonostante un prova scientifica chiara ed eclatante si ritrova ad essere massacrato e denigrato da qualsiasi membro della NFL e non solo.

Un film che ci mostra e pericoli dello sport, le sue possibili conseguenze quando fatto a livello professionistico non è mai un bene per il corpo umano. Una conseguenza silenziosa, una follia che nasceva dentro alla testa di alcuni giocatori, costretti al suicidio per trovare pace. Un film molto serio e pacato che fa luce e ci mostra qualcosa di molto interessante sul football e su quanto sia importante la salute e la ricerca in ogni settore e per qualsiasi uomo. Ci mostra che delle volte bisogna mettere da parte i soldi ed essere più umani, dando la possibilità a qualcuno di salvarsi.