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FAST X: RECENSIONE, VERSO UN LUNGO E GLORIOSO FINALE

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Fast X è un film del 2023 diretto da Louis Letterier e parte finale di una delle saghe cinematografiche più grandi e importanti, Fast and Furious.

Questo film è la prima parte di tre di quella che sarà il grande finale della saga, una saga che nonostante non sia grande cinema ha sempre un livello d’azione elevatissimo e con il tempo ha conquistato un po’ tutti. Non importa se è realistica o meno o se non c’entra nulla con il primo film, l’importante è stupire il pubblico con la magia del cinema e anche in questo caso, il film ci riesce.

Dominic Toretto e la sua famiglia deve confrontarsi con nemici inaspettati del proprio passato, il figlio di Hernana Reyes, Dante vuole vendicare la morte del padre, ucciso durante la rapina a Rio de Janeiro presente nel quinto capitolo e scena intro di questo film. Ovviamente non bisogna pensare al realismo e al senso di alcune scene ma godersi un’azione costante e potente che dura per tutto il film. Si passa da Roma, in cui Dante vuole fare esplodere la città con una bomba rotolante gigante alle strade del Portogallo con Dom che deve salvare suo figlio (Che magicamente ha cambiato etnia da un film all’altro).

A livello visivo e di effetti speciali è davvero un’ottima pellicola e risulta anche tutto molto realistico, finché la fisica lo permette, sa essere divertente e non annoia praticamente mai. Ci sono citazioni e tributi ai film precedenti che rendono un po’ l’idea che siamo sempre più vicini alla conclusione. Jason Momoa nei panni di Dante è forse il Villain più complesso e meglio riuscito della saga, con un atteggiamento folle e distruttivo, un’ottima interpretazione dell’attore che da questo lao stupisce non solo lui ma l’intero cast con un’interpretazione di ottimo livello.

Rispetto agli altri film, forse, stupisce un po’ meno, e le assurdità presenti nel film non riescono più a colpire del tutto lo spettatore se non a farlo sorridere, un pubblico abituato ormai ai supereroi non si stupisce più di nulla e questa pellicola per certe caratteristiche ricorda un po’ gli Avengers.

Un film che punta sullo spettacolo l’azione, ma anche sull’affetto verso i protagonisti, ormai presenti in moltissimi film con un cast davvero ampio e di livello Vin Diesel, Michelle Rodriguez, Tyrese Gibson, Ludacris, Jason Momoa, Nathalie Emmanuel, Jordana Brewster, Sung Kang, John Cena, Jason Statham, Alan Ritchson, Daniela Melchior, Scott Eastwood, Helen Mirren, Charlize Theron, Brie Larson, Rita Moreno e due che non si possono dire per evitare grossi spoiler già molto presenti in rete. Ovviamente un cast così ampio comporta che molti attori hanno piccole parti o che non si hanno più loro tracce senza una dovuta spiegazione.

Fast X nel complesso è un buon film d’azione, ha dei colpi di scena semplici ed efficaci ed è il film della saga con il nemico più convincente e meglio interpretato. Una saga che risulta comunque essere un po’ stanca e che rischia di diventare troppo scontata e ripetitiva. A volte rendere tutti così immortali toglie forse troppa tensione e ci consegna nelle mani un finale assurdo quanto scontato. Ovviamente non bisogna pensare al senso, alla fisica o altre leggi dell’universo, bisogna salire in auto con Dom e godersi lo spettacolo.

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OUTER BANKS 3 – RECENSIONE STAGIONE 3: UNA SERIE ADATTA A NETFLIX

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La stagione 3 di Outer Banks fa proseguire la storia e continua con una nuova caccia al tesoro, conquistando a poco a poco sempre più fan. La serie creata da Josh e Jonas Pate e Shannon Burke non perde la sua identità, ma anzi la rafforza e diventa perfetta per la piattaforma Netflix, che ha sempre bisogno di prodotti del genere.

Come nelle prime due stagioni rimane la sua leggerezza, la sensazione che i protagonisti non sono mai in pericolo, e rispetto le prime due stagioni, la parte avventura e forse ancora più rimarcata. I ragazzi protagonisti sono inizialmente sperduti su un’isola nel mar dei caraibi, che rinominano “pouguelandia“. John B, Sarah, Kiara, JJ, Pope e la nuova arrivata Cleo, vengono salvati dopo circa un mese e portati a Barbados dove fanno al conoscenza con il Villain di questa stagione, Sigh, un ricco indiano che vuole disperatamente trovare El Dorado e ha bisogno del diario di Denmark.

Nuovi amori e difficoltà non fanno che unire nel finale ancora di più il gruppo che sarà pronto per una nuova caccia al tesoro nella stagione successiva. I personaggi crescono e si evolvono nelle loro caratteristiche e ognuno di loro riesce finalmente ad esprimere tutti i suoi sentimenti. Una serie che fa dell’amicizia un punto centrale e fondamentale e che riesce anche a tenere una parte di avventura e caccia al tesoro comunque interessante. La serie cresce, rimane sempre un po’ banale sotto certi aspetti o ovviamente molto semplice e innocente, molto per ragazzi.

Rispetto alle prime stagioni, ovviamente la storia e meno verosimile, e rende il tutto un po’ troppo fantasioso, l’azzardo di El Dorado è sempre un passo un po’ troppo lungo che spesso ha fatto fallire anche i film. Però è stato ben gestito fino in fondo, con la capacità di rimettere comunque al centro della trama le Outer Banks e il confronto tra Kooks e Pogues. Una serie che mantiene il suo stile e che è e rimane nel perfetto stile Netflix, una serie che fa urlare i teenagers di gioia e li fa emozionare.

Outer Banks è una serie che ce l’ha fatta, piacevole da vedere e che si è creata il suo pubblico, una serie un po’ per tutto con un bello spirito di avventura e amicizia.

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ANT-MAN AND THE WASP – QUANTUMANIA: RECENSIONE, MANCA UN VERO PROTAGONISTA

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Ant-man and the wasp: quantomania è un film del 2023 diretto da Peyton Reed e tratto ovviamente dai fumetti marvel, terzo film con protagonista la “formica” Avengers Scott Lang alias Ant-man interpretata da Paul Rudd.

Questo film serve principalmente per introdurre un nuovo potente nemico nell’universo Marvel, Kang il conquistatore, interpretato da un ottimo Jonathan Majors. La trama del film si svolge praticamente tutta nell’universo quantico, questo rende il film molto fantasioso e particolare, con somiglianze che vanno da star wars e a tratti con guardiani della galassia. Un film con una trama che funziona abbastanza, in cui tutti i protagonisti si ritrovano intrappolati nell’universo quantico e devono trovare il modo per uscire e per impedire a Kang di uscire da quel luogo.

La troppa computer grafica rende quasi il tutto un film di animazione, a volte colpisce per la sua bellezza, ma per la maggior parte del tempo non meraviglia più di tanto e tutto appare fin troppo finto tanto da non sembrare un film Marvel. La trama funziona ma quel che manca ultimamente a questi film è la mancanza totale di un vero e proprio protagonista. Ant-Man non riesce a conquistare il pubblico nonostante la sua simpatia e questo fa perdere un po’ di punti a tutto il film, come spesso accade in questa fase dell’universo Marvel.

Siamo un po’ tutti “sazi” di questo mondo, ma bisogna ammettere che in generale la qualità di questi film è sempre di ottimo livello e si prestano sempre molto bene alla visione nelle sale, il loro punto di forza, di funzionare insieme come una serie e di finire con un cliffhanger ha ancora il suo effetto e questo è sicuramente un punto a favore. Nel complesso risulta essere forse uno dei migliori tre con protagonista Scott Lang, forse per la presenza di un villain più convincente.

Il punto focale rimane Kang, che però convince solo a tratti, dovrebbe essere il “nuovo Thanos” ma non sempre da quell’impressione di essere così forte, passa da creare terrore ad essere lui spaventato e innocuo. Un villain che non fa altro però che creare confusione, con spazio e tempo che ormai non esistono più e con concetti talmente fantascientifici da rendere il tutto forse troppo complicato e meno interessante.

Nonostante la sua “banalità” Ant-Man rimane sempre un passaggio chiave per l’universo Marvel, lo era stato nelle altre fasi e lo è ancora adesso, la tecnologia presente nel film è un punto cruciale nelle diverse trame della MCU.

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WONDER WOMAN 84: UN FILM CHE DI WONDER HA DAVVERO POCO

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Wonder Woman 84 è un film sequel del 2020 diretto da Patty Jenkins. Il film è liberamente tratto dai fumetti DC, della superoina Diana per tutti Wonder Woman, interpretata anche in questo film dalla splendida Gal Gadot.

Il film mette in risalto il colore e la bellezza degli anni 80′ almeno lo fa nella parte iniziale, per poi perdersi in una sensazione di modernità che non va mai via e che ci riporta negli anni 2000. Dal titolo alla locandina, tutto riporta a quegli anni, ma nel film ci si perde in una trama forse fin troppo contorta, dove i desideri la fanno da padrone. Donna in stile cat woman poco compressibile e che sinceramente stona un po’ nella trama e un villain che alla fine è un padre affettuoso, rendono la storia di questo film un po’ debole e non del tutto interessante.

Un altro aspetto inaspettatamente negativo è sicuramente la GCI, davvero dei pessimi effetti visivi molto grezzi e fatti male, che rendono il film pessimo anche nell’aspetto visivo, con solo Gal Gadot che è come il vino ed è sempre più bella. Gli spunti anni 80′ sono interessanti e anche le battute non sono invadenti ma arricchiscono le scene. Buona la recitazione per quanto possibile e i costumi non sono niente male, la colonna sonora di Hans Zimmer è davvero l’unica cosa speciale e di livello di questa pellicola che la salva un po’ nelle scene d’azione.

La scena del volo aereo è davvero brutta, mal fatta e come se non bastasse e anche scritta male e non trasmette nessuna emozione, la coppia Gal Gadot, Chris Pine non funziona come nel primo film e non trasmette mai le giuste emozioni e vibrazioni, figurando più come migliori amici che come una storia d’amore così intensa.

Un film nel complesso frettoloso, forzato che sembra fatto senza troppo impegno e creato solo per fare cassa, in un mondo cinematografico fatto ormai di soli supereroi ci vuole sicuramente qualcosa di più.

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MERCOLEDI’: RECENSIONE DELLA PRIMA STAGIONE

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Mercoledì è una serie distribuita da Netflix, creata da Alfred Gough e Miles Millar ispirata ai personaggi della famiglia Addams. Tra i registi della serie c’è il tocco d’arte del famoso Tim Burton. Questa serie nello specifico si focalizza sulla vita di Mercoledì la bambina tenebrosa della famiglia Addams ed è interpretata da una strepitosa Jenna Ortega.

Mercoledì è una serie che riesce a mettere insieme diversi elementi e che mescola a perfezione l’ironia e macabro, proprio nel perfetto stile Addams, la famiglia più strampalata del cinema ha sempre avuto un grande potenziale e qui viene sfruttato a pieno. La storia ci mostra la vita di Mercoledì che viene spedita in una scuola per reietti, insieme a vampiri, licantropi, sirene e ogni tipo di strano mostro. La scuola è legata al suo passato essendo stata frequentata dai suoi genitori Morticia e Gomez Addams, interpretati da Kathrine Zeta Jones e Luis Guzman. Degli strani casi di omicidio che sembrano coinvolgere la scuola, aiutano paradossalmente Mercoledì a convincersi di rimanere e fare qualche forzata amicizia.

Questo mix di generi funziona decisamente bene ed è tutto fatto in toni abbastanza leggeri e divertenti, il personaggio della giovane Mercoledì è estremamente iconico e anche qui Netflix riesce a metterci un po’ di Teen Drama, ma questa volta lo fa con la giusta dose per dare un tocco in più alla trama. La scena del ballo sta spopolando su internet ed è davvero super azzeccata ed è anche una bellissima citazione della serie sulla famiglia Addams degli anni 60′. I paragoni con il passato non possono mancare, ma questa serie è differente, più moderna, profonda e cerca di dare molto spessore alla protagonista, con la sua eterna apatia e gli occhi sempre aperti che creano inquietudine.

Tutti gli elementi chiave della famiglia Addams sono ben utilizzati e amplificati al meglio, sfruttati per rendere questa serie davvero bella e ben fatta che sta conquistando un po’ tutti, addirittura una Mano riesce a trasmettere qualcosa, io l’ho trovata una cosa davvero meravigliosa. La mano di Tim Burton si vede ma è meno incisiva del solito, ma da un giusto tocco che rimane un po’ per tutta la serie, ci sono delle piccole chicche di fotografia, davvero interessanti, la stanza divisa in due tra oscurità e colori è molto emblematica. Bellissime le canzoni all’interno della serie, unico difetto forse rimane quello di un finale un po’ troppo frettoloso e ripetitivo e qualche colpo di scena un po’ troppo forzato per i miei gusti, non è giusto sviare troppo lo spettatore con cose che non hanno poi senso di essere state mostrate.

Jenna Ortega è la vera protagonista del momento, la sua Mercoledì è perfetta, trasmette le giuste sensazioni e sa essere al tempo stesso tenebrosa e attrattiva. Come una calamita che ti attrae e rispinge a seconda di com’è girata. La verità che tutti pendono dalle labbra di Mercoledì, sia i personaggi della serie che il pubblico.

Consigliatissima!

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THE CONJURING UNIVERSE: UNA CONCEZIONE DELL’HORROR DEL TUTTO NUOVA

QUATTRO CHIACCHIERE: Forse il primo e vero universo horror, con spin-off e prequel, con i Warren come spunto narrativo.

The Conjuring Universe ha rivoluzionato un po’ il mondo dell’horror e lasciato una traccia importante nel genere, rendendolo più accessibile a tutti e creando una grossa curiosità nelle sue storie, grazie alla storia vera dei Warren.

Tutto è partito con il primo film del 2013, un film dalla storia classica di esorcismo, ma che attirò molto la curiosità del pubblico essendo tratto in parte da una storia vera, qui si viene a conoscenza di Ed Warren e sua moglie Lorraine due famosi demonologi che hanno passato la loro vita alla ricerca di forza oscure e di possessioni. Nella loro casa è presente una stanza piena di oggetti posseduti che hanno trovato durante le loro esperienze paranormali. La forza di questo franchise è stata quella di puntare su di loro e non sulle storie che raccontano. Il primo film racconta dei Perron una famiglia che ha subito eventi inspiegabili appena si sono trasferiti in una casa del Rhode Island.

L’evocazione è il classico esorcismo, ma con una cura dei dettagli e della regia davvero degna di nota, con un James Wan che conquista tutti con il suo stile, l’Horror fa un passo in più e finalmente dopo anni dal film più iconico di sempre nel suo genere “L’esorcista”, un film horror non viene più considerato film di seconda categoria. The Conjuring non è solo paura, tensione e grossi balzi sul divano, ma anche un film con una trama che mette grande curiosità e che ti innesta la necessità di sapere altro sui Warren.

Tutto si evolve velocemente, viene prodotto uno spin-off sulla bambola posseduta vista nel primo film, Annabelle, che però non riscuote delle recensioni positive, ma il franchise non si ferma e mette in produzione altri progetti. Il vero film di questo universo è sicuramente The Conjuring 2 – Il caso Enfield, una storia che molti già conoscevano e che non vedevano l’ora di vedere sul grande schermo in un film. Questo è un film che viaggia da solo anche senza la presenza dell’horror, un thriller a tutti gli effetti, con una grossa traccia di vero paranormale solo nel finale. Come nella storia vera rimane il dubbio tra realtà e finzione, sembra quasi sia la bambina a fare tutto. Nonostante sia un film Horror il dubbio si insinua nel pubblico anche se è consapevole di ciò che lo aspetta. Anche qui i Warren sono i grandi protagonisti, portano amore e mistero nella trama. C’è un bellissimo mix di canzoni, si passa dai The Clash con un bellissimo spaccato della Londra anni 70′ ad un momento di pace e amore con la canzone di Elvis Presley cantata dai protagonisti.

Veniamo a conoscenza del demone Valak, una suora demoniaca di cui ci viene mostrata la storia nel “The Nun“.

Il sistema funziona, si parte con un film che si avvicina alle storie dei Warren, per poi farne un prequel per spiegare l’origine di quel male e di quell’oggetto indemoniato. Un sistema che permette di creare un universo cinematico horror senza precedenti. I due veri film di livello sono i primi due The Conjuring, forti di essere tratti da storie vere, di cui è possibile leggere le storie online. Anche gli altri seguono lo stile ben preciso, ma si perdono facilmente in cliché classici del genere con lo sforzo di dover far paura a tutti i costi.

Uno stile ben preciso, segnato nel profondo da James Wan e dagli sceneggiatori dei primi due film. La capacità di portare il cinema nell’horror e non viceversa, con piani sequenza davvero molto interessanti e con la fotografia che supera l’obiettivo unico e solo di spaventare lo spettatore. Con questa saga, l’utente non si ferma al film, ma può fare ricerche, confrontare il cinema con le storie vere e alimentare la sua paura verso il paranormale. La storia dei Warren ha il suo fascino e ha un fascino estremamente cinematografico. Sono storie che valgono la pena di essere narrate, che spesso hanno un lieto fine e che si prestano molto ad una sceneggiatura, ovviamente con molte aggiunte di fantasia.

L’obiettivo, come nell’esorcista, non è solo quello di creare paura con la scena in se, ma con tutto il contesto, insistendo con il fatto che siano degli eventi realmente accaduti, le foto reali nel finale non sono altro che una preparazione al film successivo e ci predispongono ad avere più ansia e paura prima ancora di vedere un film della saga. The Conjuring Universe si basa su tutto ciò che ha prodotto, guardi The Nun con la curiosità di sapere chi è il demone Valak e con l’illusione che ciò che stai guardando potrebbe essere successo veramente. Nessuno potrà mai battere il fascino intrinseco che ha un film tratto da una storia vera e non potendolo fare per tutti i film, il franchise sfrutta i Warren proprio per trasmettere questa sensazione e fascino.

The Conjuring poi, porta nel mondo dell’horror la figura cinematografica e narrativa del Villain, non si combatte più con spiriti ed entità astratte, ma con qualcosa di più concreto che ha una forma e delle caratteristiche precise. Si sono visti già in altri film del genere, ma in questi c’è un’evoluzione, una cura dei dettagli e degli spin-off creati per rafforzare le caratteristiche. Annabelle ha un aspetto fin da subito terrificante, inquietante e al tempo stesso che crea curiosità, tanto da avere tre spin-off comunque di alto livello. The Nun ci mostra Valak, anch’essa da subito iconica, questa suora demoniaca che ci mette soggezione fin dal primo istante in cui la vediamo e da subito sentiamo il bisogno di saperne di più sulle sue origini.

The Conjuring Universe ha una grande capacità di creare curiosità ed è stato perfettamente ideato per questo, prima della paura viene la sete di sapere di conoscere e di informarsi e poi quando siamo già belle pronti e condizionati arriva lo spavento alimentato da ciò che sappiamo, da ciò che ancora non sappiamo e dall’esperienze dei film precedenti. Come tutti gli universi narrativi funziona man mano che si vedono i film nell’ordine in cui sono usciti.

L’obiettivo finale non è solo quello di darti il film in se da vedere ma di darti qualcosa di più, una storia vera, la curiosità sui Warren e sul mondo di cui trattano, un Villain e una regia e fotografia sempre di ottimo livello in modo da essere appagato anche a livello visivo, portando il mondo dell’horror ad un livello superiore.

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GODZILLA VS. KONG: LOTTA TRA TITANI

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Godzilla vs. Kong è un film del 2021 diretto da Adam Wingard. Questo film fa parte dell’universo cinematografico chiamato Mosterverse, quarto capitolo dei mega mostri e trentaseiesimo film su Godzilla. Questo nello specifico è il sequel di Godzilla: King of the monsters e Kong: Skull Island.

Questo film non ha grosse pretese e si presenta infatti come un fan service e uno scontro tra titani e mostri famosi del cinema come King Kong e Godzilla, essenzialmente il film gira intorno a questa dinamica. Il resto e il contorno non sono un granché, tutto è giustamente è finalizzato allo scontro e ci ritroviamo in una trama per certi versi assurda e per altri un po’ stupida. Kong è intrappolato in una gigantesca gabbia a ecosistema per impedire a Godzilla di trovarlo per imporre la sua supremazia. Strani esprimenti infastidiscono Godzilla che sente vacillare la sua supremazia sul pianeta, per questo un gruppo potentissimo dalle infinite risorse finanziarie vuole andare nella terra cava e trovare la fonte di energia di questi esseri giganti.

Un po’ viaggio al centro della terra, un po’ pacific rim, tutto la parte di film, in cui sono inquadrati attori reali e non i due mostri, è estremamente fatta male, banale e stupida, ci sono personaggi che non hanno assolutamente senso, come la figlia del Villain o lui stesso che non fa altro che bere whisky e dire cose assurde, anche se ovviamente spinto anche da beni superiori come la difesa del mondo dai mostri.

Graficamente nulla da dire, mai visti un King Kong e un Godzilla così grandi e cosi belli, e a parte una trama davvero stupida, il film funziona e scorre anche bene, gli scontri sono spettacolari e il finale a Honk Kong è distruttivo quanto spettacolare. Non ci sono grosse pretese, si vede ed è una pellicola che va presa così, per quello che è.

Forse un po’ di cura nella storia e nei personaggi avrebbe reso il film migliore, ma funziona anche così, con un pizzico di ironia e la consapevolezza che la cosa importante era prendersi a botte e ogni cosa intorno a loro come arma di battaglia, sicuramente il film su Kong e Godzilla più assurdo di sempre.

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SAMARITAN: UN CLASSICO FUMETTO FATTO A FILM

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Samaritan è un film del 2022 diretto Julius Avery, tratto dall’omonimo fumetto e con protagonista Sylvester Stallone. Genere azione con cliché e caratteristiche tipiche delle pellicole tratte dai fumetti.

La trama ci porta in una città immaginaria, molto simile a quelle reali, Granite City, dove il bene e il male continuano a combattere, non viene approfondita più di tanto la situazione sociale, ma ci fanno intuire che c’è un forte squilibrio e che le periferie sono piene di criminali e povertà. Molti anni prima la città trovava il suo equilibrio per due gemelli con dei superpoteri, uno era un supereroe, l’altro il suo alter ego, Samaritan e Nemesi (Sylvester Stallone), entrambi dichiarati morti dopo uno scontro, un bambino di nome Sam non perde la speranza che dopo più di 20 anni, Samaritan sia ancora vivo e pensa che potrebbe essere proprio il suo vicino.

Samaritan è un film che riesce a trasportarci un po’ nel mondo dei fumetti, per la città immaginaria, e per la caratteristica del supereroe classica di un uomo solitario che aiuta le povere persone e risolve le ingiustizie. Ha molti cliché ma che vengono utilizzati nel modo corretto rendendo il film piacevole e bello. Bello il rapporto tra un bambino sognatore e un uomo ormai anziano stanco della vita, un rapporto che si rafforza giorno dopo giorno. Il Villain non mi ha convinto del tutto, solito boss criminale che inizia con degli obiettivi e delle motivazioni precise ma che poi si perde in un “sono cattivo e basta”.

Un film molto semplice rispetto ad altri film con supereroi, ma allo stesso tempo non si impone nulla di più, rimane nelle periferie non coinvolgendo mai elementi di potere della città, la storia rimane quasi tutto il tempo nel suo piccolo coinvolgendo pochi personaggi che si ritrovano più o meno tutti nella stessa situazione sociale. Stallone è perfetto nel ruolo della “vecchia gloria” stanca e ormai sempre arrabbiato con il mondo.

Nel complesso un ottimo film, ovviamente non bisogna aspettarsi niente di speciale, ma rispetta i propri canoni, non esagera praticamente mai, la trama è si banale ma coinvolgente e le scene di azione sono ben studiate e belle. Un film senza grandissime pretese, ma che ti fa passare un’ora e mezza spensierata.

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MORBIUS: UN ENNESIMO FLOP TARGATO SONY

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Morbius è un film del 2022 diretto da Daniel Espinoza. Un film dell’universo Marvel ma gestito da Sony come alcuni dei film Spider-man. Un intrigato intreccio di diritti che spesso ci confonde e che divide i due mondi, con prodotti come Venom e appunto Morbius evidentemente differenti dai classici film Disney Marvel.

Morbius è stato sommerso dalle critiche dal primo giorno della sua uscita e in effetti, il film appena uscito su Netflix e schizzato primo in classifica per qualche giorno, ma vedendolo non è facile estrapolarne qualcosa di buono. Questo film effettivamente è il massimo esempio di un prodotto fatto tanto per fare, per fatturare un pochino. Spento, banale e senza senso, con solo qualche piccolo pregio nella recitazione di Jared Leto e nella colonna sonora che mi ha ricordato Hans Zimmer nei Batman di Nolan.

Morbius ha una trama banale e un po’ stupida, con lo scienziato malato da anni che vuole fare di tutto per salvare il suo migliore amico che ha la stessa malattia, tutto prevedibile e scontato. Una malattia del sangue che va curata con i pipistrelli, mix di razze, contaminazione e i due amici fraterni diventano una specie di vampiro. Ovviamente il Villain Michael Morbius non è il cattivo, perché come sempre, fanno i film sui nemici dei supereroi ma che sono a loro volta buoni e salvano tutti quelli che possono.

Questo film non convince, sembra davvero fatto senza voglia e spegne subito l’interesse dello spettatore. Manca una trama convincente e delle scene meno da videogioco e più dense e fatte con un po’ di cura, un abuso continuo di una pessima CGI rendono il film ancora più banale.

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IL SIGNORE DEGLI ANELLI – GLI ANELLI DEL POTERE: RECENSIONE QUARTO EPISODIO

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Gli anelli del potere, la serie del momento, arriva al suo quarto episodio e quindi a metà del suo percorso narrativo della prima stagione. Il primo impatto è che ormai è palese che questa serie punta a completarsi nell’arco di più stagioni e che questa molto probabilmente sarà solo un’introduzione e potrebbe non succedere nulla di troppo eclatante e clamoroso. La speranza è che almeno una battaglia a stagione ci sia, visto il budget a disposizione.

Sinceramente a parte un lato visivo sempre molto spettacolare, non ho visto nulla di clamoroso in questo episodio, anzi le location si sono ristrette e semplificate, normalizzando il tutto, molti dialoghi, e molta lentezza. Più mistero del solito e le risposte che sono arrivate non sono del tutto soddisfacenti. I personaggi fanno fatica a trovare una vera e propria identità e alcuni, più ce li mostrano e meno ci convincono. Diverse trame che finalmente ci stanno dando una direzione e ci stanno facendo capire dove vuole andare la trama, per arrivarci però stanno facendo il giro del mondo con dialoghi che purtroppo a volte, non portano nulla. Un episodio al risparmio, con scene di lotta quasi tagliate e prevedibili.

Si potrebbe dire che è l’episodio delle alleanze, non ci svolte clamorose, però c’è unione tra i popoli contro un unico nemico, un nemico che a poco a poco si sta prendendo le terre del sud, rimanendo nell’ombra. Finalmente svelato il vero Villain della stagione, Oren il leader degli orchi, che vuole cambiare il mondo per renderlo un posto migliore. Un classico dei villain moderni che sono spinti sempre da grandi ideali di libertà e pace, ma che per farlo devono annientare tutti.

Galadriel continua la sua battaglia con sé stessa, arrogante e noiosa totalmente a sé in questo mondo, troppo moderna e distaccata dalla trama e dalle situazioni. Elrond continua la sua avventura diplomatica, con secondi fini non del tutto ancora chiari. Alcuni personaggi hanno avuto eventi e narrazioni non molto importanti ai fini della trama, e la principessa di Miriel sta prendendo importanza e consistenza. Per il resto un episodio abbastanza piatto, qualche indizio e appunto una direzione a livello narrativo, ma nulla di più.

Una serie che ha decisamente bisogno di una svolta con più carattere, più azione e più emozioni, siamo solo a metà, c’è tempo e sembra che tutto porterà ad una possibile grossa battaglia negli episodi finali di questa stagione. Le battaglie sono un classico del signore degli anelli, che questa serie non si può permettere di non fare.