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AVATAR 2: COSA ASPETTARSI…

QUATTRO CHIACCHIERE: In questi giorni è uscito il sequel di Avatar, uno dei film più famosi dell’era moderna del cinema.

Avatar è forse il film più iconico e famoso degli ultimi 20, e sinceramente fa strano vedere un sequel così tanti anni dopo, 13 anni dal primo capitolo. Famoso per i suoi effetti visivi, un pioniere di tecnologie che sarebbero arrivate nel cinema qualche anno dopo, con una visione 3d di livello altissimo, l’unica per cui vale la pena provare.

Mentre scrivo questo articolo il film è già presente nella sale da qualche giorno, un paio di giorni di recensione abbastanza positive, affascinati più che altro dalla sfarzosa qualità video, unica nel suo genere, capace di far sognare il pubblico solo con le immagini. Avatar 2 è una espressione visiva di quello che ci può donare il cinema al giorno d’oggi, con effetti speciali che possono creare interi mondi realistici.

Rispetto al primo, si noterà sicuramente come la tecnologia visiva abbia fatto dei passi importanti e sono sicuro che anche questo capitolo sarà il pioniere di nuove tecnologie che rivedremo in altri film in futuro. Avatar può peccare anche un po’ nella trama, perché è più una esperienza immersiva, non è solo un film. Parliamoci chiaro, anche il primo film, tolto l’aspetto visivo, non aveva molto, la trama era semplice, perfettamente creata per poi stupire con gli effetti visivi. In questo capitolo James Cameron mette insieme le sue più grandi passioni, il cinema e l’acqua, aumentando sicuramente il livello di spettacolarità.

Avatar rappresenta la difficile percezione della realtà che si ha ormai nel cinema, anche la cosa più assurda sembra che visivamente possa essere plausibile e reale ed è solo la razionalità a staccarci dalla finzione. I famosi alieni blu ritorneranno a difendere il loro pianeta con rivalità con altre etnie locali e con ancora gli esseri umani, bramosi di avere le loro risorse.

Ancor più del primo film, questo capitolo, prenderà a cuore la salute del nostro pianeta, lancerà sicuramente dei messaggi per salvaguardare i nostri oceani, la flora e la fauna nel pianeta terra, come fanno i Na’vi con Pandora. Ci sarà anche un nuovo aspetto, quello famigliare, che poco era stato approfondito nel primo film, mi aspetto una certa lentezza nella prima parte, una parte molto serena, in cui ci vengono mostrate altre meraviglie di Pandora, per poi sfociare in grandi battaglie e azione nel finale. Mi aspetto che ci sarà qualche vittima tra i protagonisti, per ricreare ancor di più l’unione della famiglia e mi aspetto che i figli di Jake e Neytiri siano una sorta di evoluzione nella razza Na’vi, un passo avanti per la protezione del proprio pianeta.

La trama non sarà il punto forte, anzi penso ci saranno delle scelte un po’ assurde e azzardate, forse al limite del trash, sarà tutto concentrato sugli effetti visivi e sulla capacità di stupire il pubblico visivamente, più che con le parole e la storia. Proprio come il primo film, anche questo ci terrà a bocca aperta per la spettacolarità delle immagini, immergendoci letteralmente in Pandora per circa 3 ore di film.

Il mio consiglio è quello di godersi il film in un cinema con delle belle sale e schermi, con la massima qualità possibile, in modo da potersi godere il film come il regista l’ha veramente pensato. Come ad esempio la sala energia del cinema Arcadia di Melzo, è una delle sale migliori al mondo dove poter vedere questo film, un posto dove godersi la massima esperienza visiva e uditiva che Avatar – le vie dell’acqua può offrire.

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TROLL: IL GODZILLA NORVEGESE

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Troll è un film del 2022 diretto e scritto da Roar Uthaug (Tomb Raider). Questo film è di produzione norvegese e ambientato nelle montagne del paese e a Oslo. Un film che prova a dare vita alle leggende popolari di quei luoghi.

Un monster movie particolare più che altro per il paese di origine in cui è prodotto, la trama è semplice e parla di un grosso troll che dopo decenni si risveglia dalla montagna devastando tutto ciò che trova sul suo cammino.

Nonostante il film sia semplice nella recitazione e nella trama prevedibile, visivamente non pecca in nulla, e anzi ha un livello di animazione molto elevato, tanto che il troll risulta più che convincente e ben fatto, anche se nel complesso viene inquadrato poco nel dettaglio. Dal lato visivo e grafico risulta essere un buon film, un po’ meno nella sia esecuzione che non riesce uscire dagli stereotipi del genere e che a tratti risulta essere davvero troppo banale e nonostante un ottimo doppiaggio, sembra davvero mal recitato.

Per essere un film norvegese stupisce nella sua qualità e nel complesso si fa vedere con facilità senza mai annoiare e con un buon livello di azione, la parte finale ricorda i più celebri monster movie, ma mantenendo le caratteristiche favolistiche del troll, il che l’ho trovato davvero molto affascinante. Allo stesso tempo il film prova a lanciare un messaggio pro natura e rispetto del pianeta, che però si perde quasi subito nei risvolti narrativi della trama.

Un film che dimostra che a livello di effetti visivi stanno diventando tutti molto competitivi, e che è possibile creare realisticamente dei bei personaggi di fantasia anche in queste piccole produzioni.

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IL SIGNORE DEGLI ANELLI – GLI ANELLI DEL POTERE: RECENSIONE TERZO EPISODIO

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Ogni venerdì su Prime Video esce un nuovo episodio della serie del momento, il signore degli anelli – gli anelli del potere. I primi due episodi di esordio hanno completamente spaccato il pubblico in due, tanto che non si capisce quale sia il vero valore della serie guardando le recensioni.

Siamo tutti comunque d’accordo che visivamente è qualcosa di unico e spettacolare, in questo episodio ci viene mostrata Nùmenor città magnifica e raggiante di essere umani speciali che avevano legami profondi con gli elfi. La bellezza visiva è protagonista della scena, la cura dei dettagli, le armature, tutto molto spettacolare. I momenti di azione sono davvero ben fatti con duelli davvero spettacolari. Si inizia a capire meglio i personaggi e a capirne le loro caratteristiche, anche se serve una “bibbia” del signore degli anelli a portata di mano per capire bene la collocazione dei personaggi.

La serie è epica e tremendamente ben fatta, eppure non sembra convincere ancora del tutto, manca un vero nemico, e l’utilizzo di Sauron come solo una presenza maligna non funziona come nei film, c’è bisogno di una svolta, la serie deve iniziare a prendere un ritmo più deciso e incalzante e ciò non è ancora successo. Il mistero “dell’uomo” meteora non è ancora stato risolto e ho il presentimento chi ci vorrà ancora molto per sapere chi è realmente.

Un episodio che vede ancor più protagonista Galadriel, che mostra altri lati di sé, rimanendo sempre molto “nervosa” e ribelle. Facciamo la conoscenza di un personaggio importante come Elendil e il primo impatto è più che positivo. Sauron è arrivo e spero che arriverà presto, sicuramente, per adesso, la parte più interessante e movimentata e quella che riguarda Arondir, un po’ inaspettata in realtà, ma la sua parte di storia è la più bella di questi tre episodi, soprattutto nel terzo.

Una serie che ha sicuramente bisogno di uno spunto in più di una evoluzione più immediata e di impatto, ma che per adesso si sta muovendo nel complesso bene. Lato visivo pazzesco e una curiosità sempre attiva grazie alla vastità e bellezza dell’universo creato da Tolkien. Nulla è banale, tutto è curato e ben fatto, forse un po’ lento e i dialoghi un po’ spenti, ma per il resto davvero un ottimo episodio che potrebbe equilibrare il giudizio del pubblico.

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IL SIGNORE DEGLI ANELLI – GLI ANELLI DEL POTERE: RECENSIONE PRIMI DUE EPISODI

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Il signore degli anelli – gli anelli del potere è una serie di amazon prime video del 2022, che prende spunto dai libri di J.R. Tolkien e che ha come showrunner J.D. Payne e Patrick Mckay. Una delle serie più attese dell’anno che ha fatto il suo esordio il 2 settembre con i suoi primi due episodi.

Le pagine web, i blog e anche YouTube si stanno riempendo rapidamente della recensione di questa serie tanto attesa, una serie che coinvolge un gruppo di fan molto legati ai libri originali e hai primi film di Peter Jackson. Gli eventi della serie si svolgono migliaia di anni prima della storia più famosa del signore degli anelli. Nei primi episodi ci viene fatto un riassunto velocissimo del prima era, forse fin troppo veloce e poco approfondito, un po’ una delusione rispetto alle aspettative. Veniamo immersi nel mondo forse troppo velocemente e la prima parte, oltre ad un aspetto visivo molto particolare, non offre nulla di troppo emozionante e coinvolgente. Ci viene solo mostrata la voglia di vendetta di Galadriel, ma a primo impatto ci sembra un personaggio davvero troppo distante da quello visto nel film. Anche per chi non ha letto i libri ci sembra un personaggio staccato da quel mondo, forse troppo moderno nei modi e negli atteggiamenti, troppo diverso dagli altri elfi, eleganti e sinuosi sia nelle parole che nei movimenti.

Nei due primi episodi ci spostiamo lungo la terra di mezzo, da un lato all’altro e ci vengono introdotti diversi personaggi, nonostante tutto si mantiene un buon ordine e la trama è facile da seguire e in questo modo non risulta noiosa. I personaggi non sono del tutto caratterizzati e alcuni sono un po’ difficili da comprendere, ci sono tante comparse e questo può creare un po’ di confusione. Elrond invece sembra un personaggio più centrato, diplomatico e più simile a quello visto nei film.

Il lato più potente è evidente dei primi episodi, è sicuramente l’aspetto visivo sempre molto maestoso e molto bello, con una qualità di fotografia e scenografia elevatissime, quasi da farti dimenticare che è una serie su un canale streaming. La qualità è elevatissima e ci sono scene che mostrano l’elevato budget sia per la CGI che per le scene reali, con costumi e dettagli davvero ben studiati. Qualche spezzone di battaglia, qualche piccolo scontro, tutto davvero ben fatto anche a livello di regia, firmata tra l’altro da J.A. Bayona che in certe scene riesce a metterci un po’ il suo classico tocco horror.

Nel complesso dei primi due episodi ci si aspettava di più, bella visivamente, ma una trama un po’ troppo debole e non del tutto coinvolgente, il mondo e talmente ampio che è difficile trovare un personaggio cardine che piace un po’ a tutti. Alcune scene se pur molto belle sono solo scenografiche ma non portano molto ai fini della trama. Ci sono aspetti di debolezza anche nei dialoghi a volti troppo poetici e a volte davvero troppo banali. La minaccia è troppo lontana e poco concreta almeno per i primi episodi e l’assenza di un vero nemico e di un vero obiettivo rende il tutto un po’ poco inciso e coinvolgente. Si è vero sono due episodi introduttivi ma mi aspettavo qualcosa di più, una minaccia più evidente o almeno meglio raccontata. Penso che questi primi due episodi spaccheranno in due il giudizio, fan delusi sicuramente, quelli ci saranno sempre e poi un giudizio diviso tra aspetto visivo e trama. Una serie complessa, ampia e sicuramente di impatto ma che per questi due episodi, lascia lo spettatore un po’ perplesso, non sicuramente entusiasmato come vorrebbe e con la speranza di vedere qualcosa in più negli episodi successivi.

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THE GRAY MAN: TANTA AZIONE MA POCA SUSPENSE

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The Gray Man è un film del 2022 diretto dai fratelli Russo (The Avengers) e tratto dall’omonimo libro di Mark Greaney. Il film è una grande produzione da parte di Netflix che ogni tanto si cementa in questi Blockbuster con attori e registi di alto livello e con Budget davvero molto importanti.

Un film su cui la piattaforma streaming punta molto per dimostrare al mondo quanto può offrire anche in termine di qualità, un prodotto super pubblicizzato un po’ ovunque, con il faccione degli attori sparso per le città di tutto il mondo. Con la proclamazione dei fratelli Russo alla regia.

Il film è pieno di cliché del genere, con una super spia che lavora per la CIA tramite un’agenzia privata, un uomo infermabile che uccide tutti con estrema facilità e che non si ferma davanti a nulla. La trama in sé non è nulla di speciale, non porta a nulla e c’è davvero poca suspense. Sembra tutto un grosso set per creare azione e spettacolo, senza troppe parole o trame complicate. Si sposta in giro per il mondo con inseguimenti e sparatorie davvero notevoli.

Il protagonista è interpretato da Ryan Gosling, con il suo stile pacato e sempre sicuro di sé, si adatta molto al personaggio, forse anche un po’ troppo tranquillo e criptico, difficile da caratterizzare. A fine film ci rendiamo conto di non conoscere ben nulla i personaggi e le loro caratteristiche perché effettivamente non sono scritti benissimo. Anche il personaggio di Ana de Armas anch’esso una spia, non è ben definito, un po’ perso e senza una vera identità. Il Villain di turno invece è scritto abbastanza bene, è interpretato da Chris Evans che è davvero bravo a fare lo spaccone sicuro di sé.

Un film che ci offre davvero tanta azione ed effetti speciali notevoli, un po’ meno quelli in CGI. Un buon ritmo ci tiene incollati allo schermo nonostante la debolezza della trama, il film funziona è bello e dinamico, anche se sembra che manchi qualcosa. Un film forse un po’ sprecato sullo schermo di casa e adatto al cinema. Perché predisposto alla bellezza visiva più che a quella narrativa. I colpi di scena ci sono ma sono molto spenti e non colpiscono lo spettatore, l’azione e i duelli sono il vero succo di The gray man.

The Gray Man ha creato davvero grosse aspettative che non sono state del tutto appagate, sembra sempre che avrebbe potuto dare di più, però non si può dire che sia un brutto film, anzi si vede che è di ottimo livello e ha sicuramente una bellezza visiva da considerare. Tutta via, ti lascia un forte contrasto, tra la sensazione di aver visto qualcosa di davvero bello e la sensazione di non aver visto nulla di interessante. Come tutti i film prodotti da Netflix, tranne qualche rara eccezione, sembra quasi che gli manca un determinato spunto, sembra tutto ovattato e controllato. Sembrano sempre dei film a cui manca qualcosa per essere davvero belli.

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I SOCIAL CONDIZIONANO NETFLIX E LE ALTRE PIATTAFORME STREAMING?

QUATTRO CHIACCHIERE: Quanto conta al giorno d’oggi che una serie tv sia citata spesso attraverso i social? Si può definire oggettivamente bella se è tanto seguita su di essi?

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Netflix, come tante altre ormai, è una piattaforma streaming per la visione online di contenuti, che vanno dai film, alle serie tv e documentari. Famosa in tutto il mondo, Netflix produce ormai un sacco di materiale originale e fa di tutto per distribuire il materiale migliore in giro per il mondo. Ultimamente questa piattaforma ha fatto della pubblicità il suo punto di forza, sponsorizzando i propri contenuti originali al momento giusto e aumentando a dismisura il marketing dove necessario. Una volta Netflix si basava sui feedback diretti, appena più di due anni fa, gli utenti commentavano a raffica direttamente sotto i film e le serie tv esprimendo la propria opinione su ciò che stavano guardando. Per chi era un nuovo cliente era il metodo migliore per scoprire se ne valesse la pena guardare un prodotto o meno, quindi non si basava sui propri gusti e su la propria opinione ma su quella di altri.

C’erano delle stelline in cui si potevano valutare le serie tv, da uno a cinque, come se fosse un ristorante su Tripadvisor, inutile dire quanto questo attirava il pubblico su determinati prodotti che a quei tempi non erano molti, il catalogo era meno della metà di quello che è adesso.

Mentre Netflix conquistava tutti, Amazon partiva con più calma, con un metodo differente, perchè aveva obiettivi differenti, così puntava di più su una pubblicità visiva che incontravi per caso mentre prendevi un pullman in città o sulla metro. Grossi cartelloni pubblicitari per farti sapere che con prime avresti avuto anche delle serie Tv. Quindi attori un po’ più conosciuti e un tentativo di diventare uno studios di tutto rispetto a Hollywood. Non gli importava il feedback sulle proprie serie nello specifico, ma quanto più il giudizio generale del servizio prime di Amazon.

Tutto questo mondo, questi giudizi, tutta l’impressione emotiva del pubblico verso una serie tv appena vista, si sposta sui social network che diventano un motore di marketing eccezionale per le piattaforme streaming e non solo. Canali a tema, discussioni, stories, i social si riempiono come un onda in piena che per qualche settimana parla solo e unicamente di una serie tv. Condizionando così le scelte future di Netflix ad esempio. Che decide di chiudere o ampliare le serie tv in base a questi algoritmi che si basano di più sugli Hashtag che sulle reali visualizzazioni o sul reale valore di un prodotto.

Quindi perchè non scrivere una serie tv per far parlare di se, perchè non studiare la reazione della massa, dei social e capire prima cosa vogliono vedere per poi servirla su di un piatto d’argento? Netflix lavora sempre in modo spettacolare a livello grafico, ti attira solo con qualche immagina dove vuole lei. Delle volte scegliamo la serie tv in base alla scritta, oppure ai costumi e ai colori che vediamo a primo impatto. Ci sono serie tv che ci colpiscono subito e di cui sentiamo il bisogno di parlare, se si scaturisce questo sentimento, la produzione ha fatto centro. Al giorno d’oggi non c’è risultato migliore per una serie tv, che colpire il pubblico, farlo diventare subito appassionato e farlo diventare sponsor gratuito. L’utente vede la “casa di carta” e in modo appassionato e spudorato ne parla ovunque, su Facebook, su Instagram su Tik Tok. Delle volte bastano due episodi e si è già conquistati, non dalla regia, dalla recitazione e essenzialmente nemmeno dalla storia, quanto più dai costumi e dall’idea autoriale in se.

Le persone si vogliono integrare in tutti i modi possibili, attirare l’attenzione e per questo, se percepiscono che una serie tv sta diventando popolare e attira l’attenzione, la ostentano sui social. Il passaggio finale è appunto la stories in cui si fa sapere ai nostri follower che stiamo guardando quella serie. A quel punto li, se vedete tante stories così, vuol dire che quel prodotto è già Mainstream è ha già raggiunto l’obiettivo per cui era stato creato.

L’esempio più potente di questo fenomeno sociale è sicuramente “la casa di carta” che appassiona le persone e di cui se ne parla davvero moltissimo su ogni piattaforma, è la serie tv più ostentata di sempre e viene utilizzata più questa serie tv per “cuccare” che Tinder. Ultimamente però c’è un altro fenomeno, un’altra serie tv che ha conquistato tutti i social nel giro di una settimana, come un onda sta travolgendo tutto, la vedi ovunque e tutti ne parlano bene. Sto parlando di “SQUID GAME”.

Squid Game arriva e si impone su tutti, i social parlano solo di lei, sono tutti conquistati da questa serie tv, e in una settimana è già diventata uno strumento di aggregazione sociale, un qualcosa che va ostentato per far vedere al mondo quando siamo “fighi” che la stiamo guardando. La voglia inconscia di dire a tutti che ci piace, di mostrala e di coinvolgere più persone possibile, diventando così uno strumento di pubblicità gratuita eccezionale e Netflix sorride.

Non ho ancora visto questa serie Coreana, ma vi dico che è geniale, quello che vedo nelle foto, la grafica i costumi, la log line, è tutto estremamente geniale e creato alla perfezione. Squid Game è la Apple delle serie tv, arriva sul mercato ed esteticamente non ce n’è per nessuno. Ti attira subito per quelle tutine colorate, per la grafica della scritta, sembra subito qualcosa di nuovo di particolare e diverso. Questa serie tv è una lezione di marketing che andrebbe insegnata alle università, perchè è davvero una calamita. A quanto pare poi, non lo è solo ad impatto, ma a detta di tutti è bellissima.

Squid Game non è solo una bella serie tv, ma è davvero una creazione fatta per far parlare di se, una cosa che di commerciale sembra non avere nulla, ma che in realtà è stata cerata proprio per piacere al pubblico social, per far parlare di se e per avere un successo mainstream. Questa serie tv è fatta per piacere, ma non è sempre un difetto, anzi il risultato è davvero eccezionale e ha già conquistato tutte le stories di instagram, è la serie del momento.

Questo è l’esempio di come ormai i social siano padroni del destino di Netflix e della altre piattaforme streaming, sono una pubblicità gratuita che condiziona le scelte delle aziende, e in questo caso dei film e delle serie tv. Sono le reazioni su instagram, facebook o tik tok a determinare il valore di una serie tv, non importa il vero livello artistico, ma conta solo e giustamente se vende o meno. Non importa se “la casa di carta” per gli esperti è un disastro o se Squid Game è creato apposta per essere mainstream, quello che importa è la massa, il gusto comune, quello che in fin dei conti fa girare il mondo.