Recensione nel tempo di un caffè

Jungle Cruise è un film del 2021 diretto da Jaume Collet-Serra e basato sull’omonima attrazione dei parchi a tema Disney. Come accaduto per pirati dei caraibi, il voler fare un film partendo da una propria attrazione e per prima cosa una mossa pubblicitaria, che non sempre funziona.
Dopo una miriade di film e prodotti, Marvel e Star Wars, la Disney decide di riproporre un tentativo che hai tempi aveva avuto un successo incredibile, partire a scrivere un film da una propria attrazione dei diversi parchi a tema sparsi per il mondo. In questo caso si tratta di Jungle Cruise, un “crociera” avventura nell’insidiose acqua di del Rio delle Amazzoni alla ricerca di una specie di albero della vita i cui petali sono magici e possono spezzare le maledizioni o guarire qualsiasi malattia.
Si può dire che nel complesso l’esperimento sia fallito e ci si ritrova davanti ad una pellicola che a parte la fantasia, non ha nulla da offrire, con personaggi che non riescono a coinvolgere del tutto e con colpi di scena che invece di farti sognare ti portano in situazioni troppo surreali che fanno perdere l’interesse verso la trama. Una caccia al tesoro un po’ diversa e particolare, molto avventurosa e che dà al film un ottimo ritmo incalzante fino agli ultimi istanti. i due protagonisti, interpretati da Dwayne The Rock Johnson e Emily Blunt sono divertenti, ma forse troppo superficiali e irrealistici.
Come molti altri film Disney, questa pellicola è estremamente leggera, fin troppo leggera, tanto che ci si ritrova a vedere un film che è praticamente solo rivolto ad un pubblico di bambini se non per qualche battuta un po’ più da adulti. I dialoghi, le situazioni sono sempre ammorbidite da una sensazione di leggerezza mai vicina al pericolo. Beli alcuni tentativi di riprodurre questa attrazione, soprattutto nella parte inziale, ma per il resto, pur essendoci molta azione, non viene sfruttata a dovere.
Un buco nell’acqua da parte di Disney che si ritrova con un prodotto di bassa qualità, che non lascia il segno e che non funziona nemmeno al meglio come strumento pubblicitario. Si poteva fare sicuramente di meglio, ma le difficoltà di scrittura erano molte, quando il soggetto è una attrazione di un parco a tema, ma ancora di più difficile quando si vuole accontentare tutti, non offendere nessuno e dover per forza rendere un film più leggero e spensierato possibile.