FANTASCENEGGIATURA: TRUE DETECTIVE 4, COME MI PIACEREBBE CHE FOSSE.

Provo ad immaginare un soggetto e un cast che mi piacerebbe vedere nella quarta stagione

Questa serie l’ho citata un po’ ovunque nel mio blog perchè per me è grande fonte d’ispirazione e perchè sono un amante del genere, quindi dopo averla recensita e dopo aver difeso la seconda stagione, mi voglio cementare nella sfida di creare una quarta stagione immaginaria.

Premetto che questa serie mi ha già ispirato moltissimo, mi ha già portato a scrivere un libro e altri due soggetti pronti per essere elaborati, quindi non è facile per me distaccarmi da ciò che ho già creato per immaginarmi un’altra storia.

Io ci provo sperando che questo articolo possa catturare non solo la vostra attenzione, ma anche la mia in modo che io possa utilizzare in futuro questa mia idea, almeno che Pizzollatto non legga questa articolo e mi rubi l’idea.

Qualche mese fa l’autore della serie, Nic Pizzollatto appunto, ha dichiarato che vorrebbe fare qualcosa di innovativo e estremamente selvaggio, qualcosa di diverso dalle prime tre stagioni, ma che mantenga sempre lo stile della serie.

Si era anche parlato di un possibile ritorno di Matthew McConaughey nei panni di Rust e collegare in qualche modo le tre stagioni, anche se l’idea mi piace, anch’io come Nic, voglio provare a scrivere qualcosa di diverso in modo da divertirsi un po’ con la scelta del cast.

La location è un punto fondamentale di questa serie, ogni stagione è condizionata dal posto in cui è ambientata, si passa dalle paludi della Lusiana nella prima, alla città californiana nella seconda, per poi tornare nell’America rurale nella terza ambientata sull’altipiano dell’Ozark.

Vorrei rimanere in un ambientazione abbastanza simile alla terza stagione in uno stato di sui si parla pochissimo e famoso solo per un monumento che il più delle volte è deludente per chi l’ha visto, un terra fatta di praterie e montagne frastagliate, quasi taglienti, il South Dakota.

Ho scelto questa zona dell’America perchè è un paese poco considerato, famoso solo per il monte Rushmore e per le Black Hills (presenti in foto), è una terra selvaggia, spirituale in cui sembra anche facile poter nascondere qualcosa ed avere dei segreti.

Un’altra volta si torna in una terra rurale dove l’America che noi conosciamo è molto lontana, dove misteri e omertà fanno da contorno ad un paesaggio selvaggio, pieno di insidie con rocce che sembrano dei coltelli affilati.

Una location in pieno stile True Detective, isolata e sola come l’animo dei suoi protagonisti, selvaggia e antiquata come la mentalità dei suoi abitanti legati ancora a tradizioni antiche e misteriose.

Sarebbe bello è particolare che mantenere lo stile per cui di solito uno dei protagonisti narra la storia mentre del suo passato e delle sue indagini, in tutte e tre le stagioni i protagonisti erano tormentati da un caso che condizionava le proprie vite, tutto basato sul lato introspettivo.

Sarebbe bello se questa volta non fosse il detective a raccontare la storia e a ricordare, ma che fosse una vittima, uno che hai tempi dei fatti accaduti fosse un bambino, che aveva dei forti legami con il detective protagonista.

Fino alla fine non si capirà davvero chi è quel signore che narrerà la storia e in che modo lui fosse coinvolto, lo vedremo parlare con un ghost writer pronto a scrivere la sua storia.

Dovremmo chiederci cosa c’entra con i detective, se è il loro figlio, se si tratta di uno dei bambini coinvolti nel caso o se è solo un impostore che si sta inventando una lunga e misteriosa storia di violenza e omicidi.

Quindi per la prima volta sarà la vittima a raccontare la storia, un uomo solitario di mezz’età con una piccola casa rurale che sembra in cerca di attenzioni e amicizia, un uomo tormentato e solo ma con i modi di fare gentili e garbati.

Visto che facciamo fantasceneggiatura per questo ruolo mi immagino un vecchio attore di successo che è sparito dai radar e non si sa più bene che fine abbia fatto un attore che appena lo vedi ti possa riattivare un sacco di vecchi ricordi.

Un attore che rispecchi un po’ le caratteristiche di uno uomo dal passato difficile, con occhi pieni di malinconia, reso trasandato dagli eventi, abbandonato a se stesso e solo, un uomo che cerca riscatto e cerca di riprendere in mano la sua vita.

reggetevi forte…Brendan Fraser! L’attore della trilogia de “La mummia”.

Brendan Fraser interpreterà appunto un uomo che racconta una storia di quando lui era bambino, parte del principio, quando lui aveva circa 10 anni e vide poco a poco sparire tutti i suoi amici e compagni di scuola.

Hill city una piccolissima città a ridosso delle Black Hills in cui stando all’ormai uomo Will (Brendan Fraser) fu luogo di misteriose sparizioni e omicidi di bambini a circa metà degli anni ottanta.

Di questa storia nessuno sa nulla, ma un giovane Ghost writer vuole saperne di più e decide di scrivere un libro su questa storia, intervistando appunto Will.

Fin da subito non si riesce a capire se ciò che dice Will sia la verità dei fatti o una semplice storia di fantasia, perchè lui sostiene di essere stato l’ultimo dei bambini rapiti e di aver collaborato con due detective ma di cui non si trovano informazioni e tracce, è come se questo caso non fosse mai esistito.

La storia inizia a prendere forma quando il Ghost writer trova negli archivi del comune le nascite degli anni 60′ e nota che in effetti di tutti quei bambini non c’è più traccia da metà degli anni 70′ come se fossero spariti nel nulla.

C’è molta omertà e tutti sembrano che vogliono nascondere qualcosa, il paese è cambiato negli anni, è diventato più turistico, metà per gli escursionisti e la popolazione degli anni 70′ si è sparsa per tutta l’America come se fosse fuggita da qualcosa.

Will è uno degli unici che è rimasto a vivere li e che sostiene questa strana e misteriosa storia.

La storia parla di quasi dieci bambini scomparsi, praticamente una classe intera della scuola del paese, tutti della stessa età e tutti maschi, a svolgere le indagini sul caso secondo Will c’erano due detective dello stato un uomo e una donna, descritti minuziosamente dal narratore come tutti i dettagli della storia.

Per il detective che sarà il vero protagonista della serie, ho deciso di scegliere un attore molto conosciuto, ma i cui ruoli non sono molto facili da ricordare, più attivo alla fine degli anni novanta e inizio duemila, attore secondo me davvero di talento, Guy Pearce .

Guy Pearce penso che abbia un potenziale perfetto per interpretare il protagonista di questa serie, con il suo sguardo misterioso, a tratti anche un po’ tenebroso, sembra sempre perfettamente calato nei personaggi che interpreta.

Qui interpreterà un detective dello stato del South Dakota, chiamato dalla polizia locale per le continue sparizioni, si chiamerà Corlton Brady, un detective molto introspettivo, concentrato sempre sul caso e poco socievole con chi non conosce, molto professionale ma dai modi di fare rudi e a volte violenti.

Un uomo solitario, senza famiglia e senza figli, che non ha fatto altro che lavorare nella sua vita, un po’ per la CIA durante la guerra fredda e un po’ per il governo, si ritrova in South Dakota convinto di trovare la pace interiore che tanto cerca da molto tempo.

Purtroppo la sua volontà e dedizione al lavoro non lo fa mai dormire e si porta con se i problemi dovuti a questo disturbo, non riesce mai a staccare veramente dal lavoro, non ha sfoghi, fuma e beve senza mai perdere la lucidità.

Nonostante erano dieci anni che era lontano dai casi più importanti, appena sente la notizia delle sparizioni si butta subito a capofitto sul caso senza pensarci due volte prende in mano subito la situazione e il caso inizia a fare progressi grazie alla sua guida.

In questo caso sarà affiancato da una giovane detective alle prime armi, mandata anch’essa dallo stato, ma che non conosce affatto il detective Brady, lei è la prima volta che segue un caso del genere e si è addirittura ritrovata nel pieno di esso, perchè stava curando sua nonna malata che abitava proprio nel paesino delle sparizioni.

Mi piacerebbe davvero un sacco che questo ruolo fosse di Jennifer Lawrence

Jennifer Lawrence secondo me sarebbe davvero perfetta per questo ruolo, attrice bellissima e di talento, penso che abbia bisogno di una serie del genere per conquistare anche il mondo delle serie tv dopo quello del cinema.

Penso che possa essere in grado, come Matthew McConaughey di fare un interpretazione che rimanga veramente nella storia delle serie tv, che ti faccia volere vedere un oscar assegnato anche se non è possibile.

è un attrice molto duttile che riesce ad entrare perfettamente nei propri personaggi, portata un po’ via ultimamente da grandi ruoli si è ritrovata in film un po’ semplici e con trame banali il cui personaggio era esaltato più per la sua bellezza che per il suo talento.

Purtroppo Hollywood sta facendo un’altra vittima nascondendo quasi il talento di un attrice che ha vinto un oscar da giovanissima, mi piacerebbe vedere un Jennifer vecchio stile, un personaggio scritto bene che metta al centro il suo talento.

La detective che interpreterà di chiamerà Keira Clayton, giovane detective alle prime armi, con una bambina, mamma single con una bambina che già grande, quasi adolescente.

Keira ha sempre vissuto in città con la sua famiglia adottiva, ha un passato difficile travagliato, con i genitori adottivi molto rigidi e religiosi, lei per ribellione fugge di casa a 16 anni quando rimase incinta e venne subito abbandonata dal padre della bambina.

Con forza e determinazione riusci a continuare gli studi e infine a diventare detective dello stato, grazie alla sua determinazione al suo impegno e talento non ci mise molto a fare carriera nella polizia.

Inizio a legarsi molto alla sua nonna biologica che viveva da sempre nella parte più rurale dello stato in un piccolo paesino delle Black Hills, purtroppo non essendo più autonoma, Keira decise di trasferirsi li per qualche mese e si ritrovò nel pieno dei casi delle sparizioni ed essendo già sul posto, la polizia di stato gli affida il caso come assistente del detective Brady.

Tra i due nasce subito un buon rapporto, hanno un carattere simili, lei vede in lui il padre che in pratica non ha mai avuto e lui vede in lei una figlia che non ha mai avuto, questa dinamica crea una buona collaborazione.

Keira è più coinvolta emotivamente nel caso perchè sa cosa vuol dire avere un figlio e cosa vorrebbe dire se sparisse nel nulla all’improvviso, poi sta curando sua nonna che è molto legata a questa terra e sembra spaventata da ciò che sta succedendo.

Invece Brady è più freddo e distaccato sia dal territorio che dai sentimenti delle vittime, però la sua dedizione al lavoro lo porta comunque ad essere di supporto emotivo quasi quanto lo è Keira.

Nonostante la giovane età e il passato difficile, il detective Keira Clayton si fa spazio subito nel caso con ottime intuizioni e con una capacità quasi ipnotica negli interrogatori.

Ci sarà sempre un po’ di pregiudizio nei suoi confronti perchè essendo in una zona rurale ed essendo negli anni sessanta c’è ancora molto pregiudizio verso una donna che fa questo mestiere e che ha fatto carriera così in fretta.

Le indagini si fanno ancora più intense e serie quando sembrerebbe che nelle sparizioni siano coinvolte più persone all’interno del paese, come se tutti sanno qualcosa ma non vogliono parlare.

Anche alcuni dei genitori delle vittime sembrano non essere poi così disperati per la scomparsa del proprio figlio, hanno tutti qualcosa di strano in quel paese.

Per la maggior parte minatori o imprenditori dell’oro, le persone qui sono di passaggio, altri invece sono ancora legati alle tradizioni Sioux che abitavano quelle zone da millenni.

Sembra che ci sia una setta legata a rituali pagani, mischiati con credenze antiche degli indiani, c’è molta tensione nel paese e una forte rivalità tra chi vive qui da secoli e chi invece e solo qui per prendersi l’oro.

Nonostante siano già gli anni 70 sembra quasi che qui il tempo si sia fermato alla fine dell’ottocento, con accese rivalità, con finti cowboy e con oscure tradizioni e sette che venerano chissà quale Dio.

Ovviamente la presenza dei due detective non viene vista di buon occhio e non è affatto facile muoversi nelle indagini in situazioni del genere, sopratutto per Keira che deve pensare anche a proteggere sua nonna e sua figlia.

Durante le indagini i due detective parlano spesso con un bambino, un piccolo chiacchierone amico della figlia della detective, lui parla molto e dice tutto ciò che vede e sente ai due detective.

Il bambino ovviamente è Will, ma sembra l’opposto di quello che è da adulto, qui sembra estremamente solare e felice, e il suo sogno è fare il poliziotto da grande, anche la sua famiglia sembra non essere come le altre, sembra un raggio di luce nelle tenebre.

Andando avanti con le indagini Keira scopre che anche sua nonna sa molto di più di quello che dice e sembrerebbe sia coinvolta molto di più di quello che dice, infatti nella cantina della casa trova oggetti particolari collegati ai riti satanici o roba simile.

Prima che possa reagire però sua nonna muore avvelenata, forse perchè voleva parlare e rivelare tutto. spaventata da questo evento Keira vuole andarsene con sua figlia, ma Brady insiste per far mettere sua figlia sotto copertura in città e lei di rimanere a finire il caso.

Più vanno avanti le indagini e più la situazione si fa inquietante, i due detective ricevono delle minacce e le polizia locale non sembra voler collaborare, anzi anche qualche poliziotto sembra coinvolto.

Sparisce anche il piccolo Will e questa volta con tutta la sua famiglia, i detective hanno un elenco di più di venti sospetti, e sono stati trovati due corpi mutilati di due dei bambini rapiti.

Scoprono che c’è veramente una setta che rapisce i bambini e fa sacrifici umani, oscurata e annebbiata dalla droga, tutto partì come uno stupido gioco fino a diventare violenza e orrore.

I due detective organizzano una retata e riescono ad arrestare ed uccidere un po’ di persone, in tutto quasi venti persone saranno coinvolte nel caso, ma dei bambini nessuna traccia.

Troppo vaste e selvagge le Black Hills per trovare i corpi dei bambini, solo 5 sui 13 furono trovati, e appena fu chiuso il caso il distretto di polizia scomparì in un incendio perdendo tutte le prove sul caso.

Il detective Brady fu trovato morto impiccato nella stanza d’albergo e della detective Keira si persero le traccie, il male evidentemente aveva vinto.

Era la prima volta che questa storia veniva raccontata completamente, finalmente c’era qualcuno che credeva a Will dopo molto tempo, isolato e solo creduto pazzo da tutti i nuovi abitanti del paese.

Un paese molto cambiato, più turistico e con i Sioux che diventano anch’essi attrazione turistica, molte miniere sono chiuse altre lavorano ma con sitemi moderni.

Tutta america passa in quelle zone per vedere il monte Rushmore simbolo dell’inizio della nazione, tutto è più luminoso e più bello, non c’è nessuna traccia di quella brutta pagina di queste terre, nessuna traccia se non nella testa di Will.

Facendo alcune ricerche il Ghost Writer trova quella che potrebbe essere l’anello mancante di questa storia, quella giovane detective di cui si persero le traccie, non si chiama più Keira Clayton ma Alicia Taylor e vive in Canada a Toronto, con due figlie e molti nipoti, con un marito e ormai è in pensione.

Il Ghost writer la va a trovare e li racconta la storia di Will per trovare dei riscontri, lei è meravigliata che sia ancora vivo perchè per tutti i 13 bambini scomparsi erano tutti morti, racconta anche che tutta la storia è vero e che lei sconvolta dalla morte del collega, che secondo lei è stato ucciso, era fuggita in Canada con sua figlia lasciando il lavoro.

Spiega come fosse stata abbandonata in un luogo dove nonostante la risoluzione del caso continuava a ricevere minacce di morte, un luogo dove ancora il diavolo non se n’era ancora andato, ma che fortunatamente non ebbe più casi di sparizione.

Vista la situazione Keira lasciò il caso, praticamente ormai risolto e lo passo ad altri detective che lo chiusero definitivamente qualche giorno d’oggi, sparendo per sempre da qualsiasi registro storico, come se non fosse mai accaduto.

La ormai anziana detective sottolinea come solo il tempo può cambiare certi luoghi, solo il tempo può far sparire alcune mentalità e tradizioni pericolose.

Alla fine di tutto, Keira torna a trovare l’ormai adulto Will, chiedendogli in tutti i modi scusa e se può perdonarla, gli offre di venire con lei in Canada, ma lui vuole restare li, perchè dice che quella e casa sua.

La serie finisce con un grosso abbraccio tra i due e con il Ghost writer che chiude il proprio libro degli appunti, un grosso block-note proprio come quello di Rust Cole nella prima stagione.

è perchè no, sarebbe ancora più bello e assurdo se il Ghost Writer non venisse mai inquadrato, magari solo le mani, verrà solo nominato e non sentiremo nemmeno la sua voce, tanto è fantasceneggiatura no?

Solo alla fine partendo da quel grosso e identificativo Block-note, alzando l’inquadratura vedremo che si tratta proprio di Rust Cole, che in realtà non è un Ghost writer, ma è ancora un detective e voleva risolvere del tutto questo caso finito nell’ombra.

Fine.

Una replica a “FANTASCENEGGIATURA: TRUE DETECTIVE 4, COME MI PIACEREBBE CHE FOSSE.”

Lascia un commento