Recensione nel tempo di un caffè
The Imtation Game è un film del 2014 diretto da Molten Tyldhum, è tratto da una storia vera che riguarda la seconda guerra mondiale. Un gruppo di scienziati inglesi, cerca di decriptare il codice nazista della macchina enigma. Questa pellicola è l’adattamento cinematorafico della biografia Alan Turing di Andrew Hodgnes. Candidato a otto premi osca, il fim ha vinto la statuetta per la miglior sceneggiatura non orginale.

Il film è ambientato in un periodo storico molto delicato, la seconda guerra mondiale. Alan Turing era una mente brillante, ma dal carattere molto chiuso e asociale, nel film è interpretato alla perfezione da Benedict Cuberbantch, che esprime al meglio questo lieve equilibrio tra genio e follia.
La storia si concentra molto sul periodo cruciale della vita del matematico, quando insieme ad un team di esperti hanno creato una sorta di precursore del computer che potesse decripatare ogni giorno il codice di comunicazione tedesco, creato dalla macchina enigma. Una vera è propria rivoluzione, tanto che Turing è considerato da molti il vero padre dell’informatica moderna.
Il film viaggia un po’ su due tracce, l’aspetto scientifico, più cripitico proprio come il codice da sbrigliare, e una parte parallela sulla vita privta di Alan Turing, complessa e solitaria in un periodo storico in cui l’essere omossessuale era vista come una malattia ed era perseguibile per legge.
Questa pellicola riesce nel duro compito di trattare con delicatezza tutti gli argomenti, anche nei momenti dove le parole diventano pesanti e fanno molto riflettere, si sente l’agonia, il peso della responsbilità e ogni scatto di orologio e una vittima in più nella guerra. Un film che va alla ricerca della perfezione, sia per come è scritto, sia nella sua esecuzione, precisa, dettagliata e comunque ben scorrevole.
La storia di fondo e interessante e il protagonista è curioso, un po’ come tutti i geni del tempo. Nell’anno del film Oppenehimer, questa è una pellicola che ci mostra un altro aspetto della seconda guerra mondiale, un altra scoperta che ha poi rivoluzionato il mondo, dando ancora più effetto al film di Nolan e rendendo la guerra ancora più cruda e severa.
Non c’è mai un vero momento di felicità, questa è un po’ la caratteritica principale del film, mostrarci un Turing infelice, ala ricerca della conoscienza e che non riesce ad avere nulla altro dalla vita se non un calcolatore, un genio assoluto che non ha mai compreso a fondo l’animo umano e che si ritrovato perseguitato per i suoi sentimenti e per il suo amore.
Un film intenso che fa meravigliare della genialità dell’essere umano, in contrappossizione alla sua stupidità di erigersi ad essere Dio, con leggi e reazioni stupide, tanto quanto quelle dei loro accerrimi nemici e creatori della macchina enigma. Una storia un po’ che gioca su questo, sulla supponenza umana, da quella Turing che si sente un Dio con un computer tra le mani, a quella dei politici del tempo che giudicavano i sentimenti delle persone come malattia, mettendosi il diritto di essere anch’essi degli Dei. Al nemico Adolf Hitler che si “fregato” incosapevomente da solo con la sua mania di grandezza di essere sempre elogiato e menzionato con un “Heil Hitler”.


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