Recensione nel tempo di un caffè
Collateral Beauty è un film del 2016 diretto da David Frankel. Un film che parla della difficile elaborazione del lutto, di tre elementi cardine che sosetngono la vita e di come l’uomo troppo spesso si spegne e perde la voglia di vivere senza pensare davvero alla risoluzione di alcuni problemi che lo tengono bloccato nel proprio passato. Collateral Beauty posa le sue fondamenta su tre elementi, amore, tempo e morte.

Questo film è passato un po’ sotto traccia negli anni, Will Smith arrivava da dramma simili come ad esempio Sette anime che avevano lasciato un forte segno nel cuore degli spettatori. Da Collateral Beauty ci si aspettava qualcosa di più incisivo e chiaro invece ci si ritrova davanti ad un prodotto complicato, che va studiato più a fondo per essere compreso a fondo. I suoi difetti ne limitano il potenziale e tutto rimane incastrato in una trama che purtroppo non riesce a trasmettere le giuste vibrazioni allo spettatore.
Il livello di recitazione doveva essere di altissimo livello, ma a parte un ottimo Will Smith, il regista non sfrutta a pieno attori del calibro di Edward Norton, Helen Mirren e Kate Winslet. Il concetto di per se si perde, non lo si capisce a fondo e si rimane con troppe domande aperte. Un film che forse ha bisogno di fin troppa empatia per essere compreso davvero. Cos’è la bellezza collaterale? il problema di questo film è proprio questo, finita la visione non si ha una risposta precisa a questo domanda, come non si capisce il vero ruolo di morte, tempo e amore.
Quindi è giusto sottovalutare questo film? Collateral Beauty è brutto da dire ma non è per tutti, il concetto di bellezza collaterale è tremendamente difficile da comprende e in un mondo egoista e cinico c’è poco spazio per concetti del genere. Un lutto sembra che cancella tutto, la fine sembra cancellare tutto il bello, ma è proprio la grandezza di una perdita che da valore a ciòche abbiamo perso.
Nel finale Collateral Beauty rimette a posto tutte le caselle e ci lascia con un senso di sollievo dopo che lo stesso protagonista ha accettato il lutto e può ripartire con la sua vita, con un “nuovo” amore, con coscienza del tempo e con rispetto della morte. Ci si incarta facilmente in questi intricati sentimenti, ma questo film ha una profondità nascosta da non sottovalutare.
Forse con la sua canzone Ryan Tedder è riuscito al meglio a sintetizzare il concetto del film.
“Dicono che l’amore è dolore, bene cara, facciamoci del male stasera
se questo amore è dolore, allora dolcezza amiamoci stasera“
Collateral Beauty può essere definito così confusione, incertezza e dubbio, come questa recensione ha voluto essere. Guardare questo film significa provare a studiare gli elementi più nel profondo e farne un analisi personale. Può essere banale e può essere un fonte di saggezza sulla bellezza della vita, a voi la scelta.


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