Recensione nel tempo di un caffè
Blink Twice è un film del 2024 che vede alla regia nel suo debutto Zoe Kravitz figlia del noto cantante Lenny Kravitz. Dopo anni davanti la cinepresa la giovane attrice si mette dietro la telecamera e scrive anche a due mani la sceneggiatura di questo thriller psiclogico che vede come protagonista Channing Tatum.

Alla fine del film non tutte le risposte sono chiare e lo spettatore rimane un po’ sorpreso e scosso da ciò che ha visto. La regia è ottima, a tratti artistica e la trama seppur contorta risulta chiara, lineare e sempre molto attiva. Le domande sono tante nel corso della storia e le risposte sono meno scontate di quello che possa sembrare. Nel complesso ci si trova davanti ad un concetto simile a quello vista in “Don’t worry darling” della collega Olivia Wilde.
Un thriller psicologico ben calcolato, che trasmette il giusto effetto e le giuste emozioni. Zoe Kravitz dimostra un ottimo talento sia nella scrittura, mai banale che nella sua regia, ricercata, artistica e che ha valorizzato anche gli attori. La linea tra la bellezza e la banalità è molto sottile e Blink Twice riesce a non cadere nelle solite trappole con un finale che comunque da qualcosa di nuovo e forse inaspettato.
Buona la prima per la giovane Kravitz quindi che porta sul grande schermo un film che convince in molte sue parti e i cui difetti non sono compromettenti o troppo evidenti. Sorprende anzi la sua visione, alcune inquadrature e una trama che risulta a suo modo anche originale, in un mondo di cui si è parlato tanto.
Misoginia, patriarcato e tutta una serie di argomenti difficili da trattare che vengono sfruttati al meglio per costruirci su una serie di misteri e situazioni davvero interessanti. Una giovane cameriera viene invitata su un’isola privata di un miliardario che si sta purificando dalle accuse di abusi verso le donne. Un’isola spensierata e felice che nasconde qualcosa di oscuro e imprevedibile.


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