Recensione nel tempo di un caffè
Squidgame è una serie coreana, forse uno dei prodotti più popolari e di successo del catalogo di Netflix. Arrivata alla sua seconda stagione è riuscita a mantenere il livello alto e a rispettare le aspettative. Un compito difficile per Hwang Dong-hyuk, creatore di questa serie. Ideata inizialmente come miniserie, riesce a creare una storia, sempre molto interessante, con addirittura un importante Cliffhanger finale.

Come spesso capita in storie di questo genere, la seconda stagione ci ripropone il gioco della prima in una salsa leggermente diversa. Come accade con Hunger Games, il protagonista si ritrova nel gioco che tanto odia e che vuole distruggere. Qualche espediente interessante, rende la trama però piacevole e che offre degli spunti davvero interessanti. Il capo dei giochi, si unisce ad essi e diventa pure “amico” del protagonista. Un piano contorno e all’apparenza senza senso ma che ci fa intuire qualcosa sulla possibile spiegazione del mondo della serie.
Squidgame mantiene la capacità di catturare il pubblico come nella prima stagione. Sembra un prodotto creato dall’algoritmo stesso con un sacco di elementi che non possono non attirare gli spettatori. In questi anni si è parlato molto di questa serie e la seconda stagione era molto attesa. La versione americana sarà guidata da David Fincher e questo non fa altro che confermare il fenomeno mondiale di Squidgame.
La seconda stagione si regge in piedi alla grande, è piacevole, interessante e credibile. La trama non degenera quasi mai, se non un pochino nel finale e ci presenta dei nuovi personaggi che sono anche lo specchio della società moderna sud coreana e non solo. La seconda stagione forse, fa riflettere ancor di più della prima. Proprio come il protagonista, anche lo spettatore viene messo a dura prova e a poco a poco si ritrova quasi più dalla parte dei cattivi che dei buoni che sembrano sempre senza speranza, avidi e cinici.
In squidgame 2 il concetto di buono e cattivo diventa molto sottile e ogni dialogo ha un suo peso specifico. La trama è ben scritta, intrigante al punto giusto e ci lascia con la bocca asciutta con la necessità immediata di una terza stagione. Rimane un prodotto per conquistare il pubblico, che però aumenta anche il suo livello di regia e recitazione generale. Mantiene la grande maestria Coreana mescolandola un po’ con il fan service alla Hoollywwod. Squidgame mantiene un equilibrio quasi perfetto. Giusta ironia, giusta profondità e anche un giusto livello di violenza. Indubbiamente rimane una serie da vedere, ottimo livello e tutt’ora una novità per la maggior parte dei clienti Netflix.


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