Recensione nel tempo di un caffè
La seconda stagione di Silo è finita da poco e sta già facendo molto parlare di se, per un finale criptico ma coinvolgente. Silo è una serie Apple Tv creata da Graham Yost e tratta dai romanzi di Hugh Howey. La seconda stagione ha qualche punto debole in più rispetto alla prima ma non delude le aspettative e il cliffhanger finale è davvero degno di nota.

La seconda stagione si divide su due storie parallele, le nuove rivelazioni e la distanza tra i veri protagonisti fa perdere un po’ il senso di mistero che trainava la prima stagione. Alcune sequenze sembrano forse un po’ ripetitive ma la sceneggiatura è davvero ben scritta e anche i personaggi sono ben caratterizzati.
Ci danno certamente qualche indizio in più, forse anche troppi togliendo davvero moltissimi dubbi e capendo fino in fondo a quale mondo ci troviamo davanti. Un futuro distopico che potrebbe forse ingannare lo spettatore offrendogli quella che sembra la soluzione più semplice. Il finale ci mostra qualcosa in più che accresce le domande e da sicuramente forza alla terza stagione che rischiava di essere un po’ stagnante.
Ci sono delle dinamiche interessanti, Rebecca Ferguson è davvero un punto di forza della serie e il suo personaggio è davvero molto interessante. Gli altri senza di lei perdono un po’ di fascino e di potere all’interno della trama.
Una serie che quindi nel suo complesso mantiene un livello sempre molto alto ma che nella sua seconda stagione non riesce del tutto a mantenere il livello della prima che aveva anche un po’ il favore della novità e della scoperta. Rivelate le proprie carte da giocare, la serie Silo rimane un attimo in difficoltà, per poi riprendere quota nel finale.
Questa seconda stagione è un po’ più profondo, un po’ meno fredda ma questo crea anche delle sotto trame che non convincono del tutto, forse un po’ troppo deboli. Nella evoluzione della trama, in otto episodi, sembra che ne sia passato solo uno, cambiamenti importanti si, ma fin troppo articolati e talvolta veloci. Un mix tra burocrazia visiva, se così si può definire e linea temporale un po’ confusa, non ci si rende conto del tempo che passa.
La seconda stagione viaggia veloce, i personaggi, per necessità narrattive sono sempre più veloci all’interno del Silo e in poche ore, a differenza dei primi episodi, si ritrovano in zone opposte della struttura. Tutto questo fa perdere un po’ di tono e forza alla serie, che promette però qualcosa di davvero interessanti per le successive due stagioni, per concludersi poi con la quarta.


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