Recensione nel tempo di un caffè
Adolescenze è una miniserie Netflix del 2025 ideata da Jack Throne e Stephen Graham. Un grande successo in un piccolo formato da quattro episodi, come se fosse un lungo film diviso in quattro capitoli. Una storia che si ispira a fatti successi nella vita reale e che li incorpora in un unica storia. Ogni episodio e un unico e bellissimo piano sequenza.

A volte fare mille prodotti funziona, è il caso di Netflix che almeno una volta all’anno riesce a stupire il pubblico con prodotti davvero molto interessanti. La cosa interessante di questa serie e che la sua pubblicità è stato il suo lavoro. Il modo in cui è stata girata, con un unico e complicato piano sequenza di più di trenta minuti per episodio.
Il dietro alle quinte diventa cosi parte stessa della serie mostrando al mondo la magia del cinema e di quello che ci sta dietro. Adolescenze non si però solo alla costruzione scenica, alla regia, ma ha anche una trama e una struttura davvero di altissimo livello, mostrandoci aspramente e in modo cinico uno spezzato degli adolescenti del giorno d’oggi.
Un bambino di tredici anni che commette un omicidio, la situazione scolastica incontrollabile, l’idea strana del rapporto tra uomo e donna innestata nei bambini dei social e la reazione dei genitori con il peso di sentirsi i primi colpevoli. Quattro episodi a tratti lenti, ma dei picchi di intensità e significato davvero importanti.
Adolescenze ha tutto quello che una miniserie dovrebbe avere. Significato, innovazione, recitazione e un messaggio chiaro, forte ed estremamente doloroso. Si può prendere anche un singolo episodio, guardare solo quello e capirne l’intesità della situazione. Un lato oscuro dei giorni nostri, tremendamente reale quanto spaventoso, narrato in modo perfetto.
Fa solo piacere che un prodotto del genere abbia grande successo. Adolescenze è davvero di alto livello in ogni sua parte, con la giusta dose di noia, quasi ad essere come il panino con i sotto aceti dell’episodio tre, messo li per innervosirci, per farci rendere conto di quanto anche noi siamo ormai impazienti e veicolati dal mondo social.


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