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Recensioni nel tempo di un caffè

KATLA: UNA SERIE ISLANDESE, TRA VULCANI E FANTASCIENZA

Recensione nel tempo di un caffè

Katla è una serie tv islandese, creata e diretta da Baltasar Kormakur, regista già abbastanza famoso per il panorama internazionale che “torna a casa”, grazie a Netflix e crea una serie di fantascienza creata in Islanda e ambientata interamente sull’isola, nello specifico nella zona di Vik, piccolissimo paesino a sud, un paese molto caratteristico per la sua posizione, affacciato sull’oceano, con alle spalle un ghiacciaio e un vulcano nelle vicinanze, il Katla, da cui prende il nome la serie.

Questa serie mi ha ricordato molto la nostra “Curon”, corpi di persone scomparse o di persone morte che tornano in vita grazie all’eruzione del vulcano, un paesino dai mille misteri, circondato dalla cenere, che non solo copre tutto il paesaggio ma anche il dolore del passato che tutte le persone di Vik sembrano avere. Una serie di misteri, il vulcano in piena eruzione che rende la vita difficile, e un rapporto molto fine tra vita e morte, sono gli elementi che caratterizzano queste serie tv.

La trama principale mi ha convinto, è aperta per un seguito e tenendo conto dei mezzi a disposizione riesce comunque a creare curiosità, si vuole sapere il finale e questo penso sia sempre positivo. Lo sviluppo della trama stessa invece è un po’ difettoso, lento, davvero troppo lento, disordinato e che non convince mai del tutto. I personaggi sono pochi e alcuni davvero troppo staccati da ciò che gli accade intorno. Bella l’idea del vulcano, della cenere, per ridurre tutti i costi, ma un cast così piccolo e una scenografia ridotta, rendono la storia un po’ troppo inverosimile e noiosa. La zona di Vik è davvero meravigliosa, da togliere il fiato come un po’ tutta l’Islanda, un paradiso per la fotografia, che in questa serie non mi ha mai stupito, anzi la scenografia è ridotta e a volte penalizza troppo il potenziale di quella location. Alcune inquadrature aeree sono davvero belle, ma nulla di più, non mi è piaciuta la fotografia che poteva dare molto di più in una serie del genere.

La regia l’ho trovata giusta, molto ordinata, a tratti davvero ottima, è tutto nitido, chiaro e non si hanno problemi a capire cosa stia succedendo, invece la recitazione è un po’ debole, alcuni attori sono forzati e non sembrano naturali, alcune reazioni vengono sminuite, anche se la situazione dovrebbe essere emotivamente devastante, mi è piaciuta invece quella che è essenzialmente la protagonista, sia come scrittura che come interpretazione, Grima è interpretata da Guðrún Ýr Eyfjörð Jóhannesdóttir cantante e attrice islandese di cui sentiremo parlare, ma di cui non sapremo mai pronunciare il nome.

Purtroppo alcune dinamiche e situazioni sono un po’ banali, di basso livello, ma è comprensibile, visto il budget della serie, anche se il difetto più grande rimane la sua lentezza, davvero troppo lenta, a tratti stancante e noiosa, pause e silenzi che non portano a nulla nemmeno a livello visivo, con dialoghi molto pacati, forse troppo che non aggiungono nulla ne alla trama e ne hai personaggi che a tratti risultano davvero troppo stupidi e disorientati senza alcun senso.

La serie si può apprezzare per l’idea originale e per il suo sviluppo in generale, bella anche per la location che anche se è stata sfruttata poco, rimane unica e suggestiva e soprattutto difficile da vedere in serie di questo livello. Se amate l’Islanda o avete intenzione di andarci, è la serie che fa per voi, oppure se vi piacciono i misteri, potrebbe piacervi. Penso comunque che nel complesso non sia per niente una pessima serie, ha dei grossi difetti, ma sono passibili e giustificabili, non ci resta che aspettare se faranno un seguito.

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