Recensione nel tempo di caffè

Master è un film del 2022 diretto da Miriama Diallo al suo debutto alla regia. Un Horror molto interessante che cerca di essere molto di più che un semplice film di genere, ma che “gioca” un po’ con il potere dei film di rendere concreto ciò che è astratto.
Master è sì un film horror ma è anche una grande metafora sul razzismo, ambientato in una scuola, o meglio in un dormitorio di un college, che non tollera le persone di colore. Una stanza maledetta che porta al suicidio le persone che ci abitano.
Il difetto del film e che punta troppo sul colpo di scena e non ci mostra mai veri e propri episodi di razzismo, confondendo forse un po’ troppo lo spettatore, un film molto profondo e potente, ma che si perde in una trama che risulta un complicata e a tratti forse troppo forzata.
Alcuni personaggi e scene sono difficili da comprendere e non hanno alcun risvolto incisivo sulla trama, alcune scelte sono forse troppo incomprensibili ed è facile perdersi soprattutto nel finale. Il razzismo è il protagonista, ma non lo si percepisce mai realmente perché sono le scene horror a prevalere. Nel complesso sicuramente una cosa voluta ma che indebolisce forse un po’ troppo il messaggio che si vuole dare, lasciando lo spettatore pieno di domande invece che solidale con questa piaga societaria.
Diallo se la cava molto bene, il film è scritto abbastanza base e sicuramente l’idea principale è davvero ottima, trasformare una cosa astratta come un sentimento di odio, in qualcosa di più concreto grazie ai classici elementi horror (mostro sotto il letto). Un film che a tratti mi ha ricordato le opere di Jordan Peele, come ad esempio “Scappa Get Out”. C’è un certo stile che può essere riutilizzato per altri ambiti. Diallo mi ha convinto, il film nel suo complesso non del tutto.
Un film consiglio per gli amanti del genere, ma soprattutto per gli amanti delle metafore e del potere del cinema di lanciare messaggi importanti in modo creativo e unico.