Recensione nel tempo di un caffè

The Umbrella Academy arriva alla sua terza stagione, pronto per poi esibirsi anche in una quarta stagione già annunciata da Netflix. Si conferma una serie strampalata, con supereroi inadatti, disastrosi e che cobinano più guai che risolavere problemi.
Anche in questa stagione un apocalisse in arrivo e un confronto con una linea temporale ormai completamente cambiata, con la Sparroe Academy sotto la guida del padre e mente di tutto Sir Reginald Hargreeves. Anche in questa stagione c’è un concetto di famiglia molto ampio, dove ognuno ha le proprie idee e priorità.
Nel complesso si presenta in modo più leggero, un po’ perchè ci siamo abituati a situazioni estreme con l’apocalisse dietro l’angolo e un po’ perchè i toni sono sempre mantenuti sulla commedia, anche le diverse morti della serie, pesano poco, perchè non sono empatiche. Ormai il concetto di vita o morte e superfluo come quello del tempo.
La serie mantiene le proprie cartteristiche, c’è molta ironia e mantiene sempre un buon ritmo, non necessità di grandi scenografia e si presenta più semplice delle stagioni precendenti, con un trama che si sposta solo dall’hotel oblivion alla sede della Sparrow Academy. I personaggi si evolvono mantendo però sempre le loro caratteristiche principali. Ho trovato il cambiamento di Vanya in Victor, troppo immediato, sottolineato anche fin troppo dal doppiaggio. Capisco le ragioni di Elliot Page, ma al fine della trama non ha portato davvero a nulla. Sicuramente è qualcosa di nuovo.
Buoni gli effetti visivi, forse migliorati rispetto le stagioni precedenti, anche la recitazione e di buon livello, e la trama nasconde qualche interessante colpo di scena. Una serie che mantiene le aspettative, leggera e bella da vedere.