Recensione nel tempo di un caffè

The Midnight Club è una serie Creata da Mike Flanagan e Leah Fong, basata sull’omonimo romanzo di Christopher Pike. Una serie dai toni horror e thriller che affronta in modo diverso dal solito, un tema tanto complicato e pauroso come la morte.
Dei malati terminali che risiedono in una specie di ospizio specializzato in malattie terminali, si ritrovano tutte le sere a mezzanotte nella sala della biblioteca per raccontarsi storie di orrore e esorcizzare la morte. Spero che qualcuno dall’altra parte li possa aiutare e a fargli sapere che la morte non è poi così spaventosa. Sono tutti dei ragazzi la cui vita si sta interrompendo troppo presto. Un mix tra profondità emotiva e scene abbastanza paurose e improvvise in cui il punto focale e il confronto con la morte e gli ultimi istanti di vita.
The Midnight Club mette il mistero e l’horror insieme e lo fa facendo dei riferimenti alla magia nera e a strani rituali che permettono alle persone di guarire magicamente, i protagonisti interagiscono tra le storie che racconto e i fatti ambigui che succedono in quella tenuta.
La serie tratta con molta delicatezza, la morte, la malattia, con molto rispetto e lo fa mostrandoci il lato bello dell’amicizia e dello stare insieme raccontandosi storie sorseggiando del vino. Anche alla fine della vita di può trovare dei momenti in cui non si è soli, in cui ci si sente ancora vivi. Una trama con alti e bassi e con episodi coinvolgenti e altri che non portano praticamente a nulla, la recitazione a volte arranca un po’ ma nel complesso non è male. La paura c’è più nei primi episodi, poi ci si abitua e la situazione diventa più thriller e mistero. Il formato è carino, con le storie riprodotte in ogni episodio, tipo “piccoli brividi”, ma allo stesso tempo ci allontanano un po’ dalla trama principale, creando a volte un po’ di confusione.
Il finale rimane aperto, pronto per una nuova stagione, ma non è clamoroso e molto coinvolgente, c’è un particolare colpo di scena, ma nulla di troppo eclatante e che crei poi così tanta curiosità, è un po’ il difetto della serie, che non riesce del tutto a catturare lo spettatore che si “sveglia” solo quando c’è uno spavento improvviso e a volte forse troppo annunciato o forzato.
Nel complesso una buona serie, ma che rimane nel limbo di Netflix come tante, ottimi i dialoghi e gli argomenti, magistralmente scritti, come sempre, da Flanagan. Una serie un po’ per tutti, piacevole con la giusta dose di leggerezza e paura.