QUATTRO CHIACCHIERE: Provo ad immaginare le reazioni e le situazioni possibili nel caso in cui questa edizione di Sanremo fosse una serie tv.

Come fatto in precedenza con diverse serie di tendenza, provo a scrivere le mie reazioni a caldo verso i primi due episodi di questa nuova ed immaginaria serie trasmessa su RAI 1. Una serie di nome Sanremo in cui si svolge più come un musical e che a tratti ricorda un po’ GLEE. Proprio come le migliori serie e film con musica, si ha un migliore successo quando si fanno cover e si ricorda con Gioia il passato, il finale del primo episodio infatti funziona alla grande, ma proviamo ad andare più nel dettaglio.
Le prime due puntate di Sanremo hanno ottenuto più del 60% di share, il che vuol dire che ormai è un prodotto ben “oliato” che funziona e che piace alla maggior parte del pubblico, un appuntamento imperdibile per molti che si subiscono più di quattro ore di programma filate, fino a tarda notte. Immaginarlo come serie televisiva non è poi così facile perché nulla potrebbe avere questo seguito da Fan accaniti a assidui. Mi piace immaginare un po’ in stile trono di spade, trasmesso nei bar per vedere in diretta le reazioni dei telespettatori.
Sanremo parte alla grande, nel cast un premio Oscar di eccellenza Roberto Benigni, un po’ noioso e monotono, il pubblico non ha apprezzato del tutto il suo monologo, che dura forse troppo e centra ben poco con il resto della trama. I protagonisti non recitano benissimo, ma almeno sono ormai ben inseriti nel contesto, anche Amadeus torna protagonista come negli ultimi anni, con lui di nuovi attori, Gianni Morandi e Chiara Ferragni, lei un po’ troppo tesa, anche il suo monologo e forte e incisivo, ma forse un po’ scontato, spacca un po’ il pubblico in due.
Il primo episodio si perde un po’ con le sue comparse, i suoi protagonisti arrancano un po’ e la musica non è delle migliori, è una serie tv che crea sempre grandi aspettative da questo lato, ma quest’anno non sembra soddisfare del tutto. Canzoni troppe urlate, spesso poco melodiche e non del tutto orecchiabili, fanno faticare il primo episodio di questa serie che cambia troppo spesso obiettivo e va spesso fuori rotta. Sanremo però non molla e verso la seconda metà dell’episodio c’è un plot twist clamoroso che cambia le carte in regola, come in qualche stagione precedente in stile Morgan e Bugo, l’improvvisazione diventa l’arma in più di questa serie e sorprende il pubblico, con Blanco in stile Leonardo DiCaprio che si arrabbia e spacca tutto, recitazione da Oscar, ma il pubblico non ha apprezzato molto, sorpreso da questa svolta inaspettata della sceneggiatura. Fotografia ottima, con inquadratura dall’alto per vedere il disastro della furia umana.
Il vecchio funziona sempre, come con i sequel e gli easter Eggs anche Sanremo non si tira indietro dalle citazioni al passato, Appaiono i Pooh e pur senza Massimo Boldi alla batteria (Cit.) e il compianto e amato Stefano d’Orazio esprimono tutta la loro forza e cantano a squarciagola, con un montaggio sonoro da rivedere. Uno dei momenti più energici del primo episodio. Il finale fa un easter eggs pazzesco e proprio come in GLEE le cover funzionano di più e proprio come in Wakanda Forever c’è un bel tributo a un protagonista del settore scomparso anni prima. Morandi prende le redini e in una delle scene scritte meglio inizia a cantare una meravigliosa “Il mio Canto Libero” di Lucio Battisti, momento migliore dell’episodio e ottimo finale.
Anche il secondo episodio sfrutta il passato immenso della serie e va a ripescare gente come Albano e Massimo Ranieri che insieme a Morandi ci ricordano come fosse bello un tempo ascoltare musica, con infinita possibilità creativa senza pericolo di plagio e di offesa, sceneggiature più libere e vere. Oltre la nostalgia il secondo episodio fatica più del primo, ma la recitazione e il montaggio sonoro migliorano, sul finale uno sketch comico inaspettato, un po’ improvviso e fuori dalla trama principale, ma che funziona e tiene alta l’attenzione, per la parte competitiva della serie, con una classifica che fa storcere il naso. Marco Mengoni è primo e lascia spiazzato il pubblico che però approva in mancanza di alternative, piacciono anche Colapesce e DiMartino forti anche dal pezzo della stagione precedente.
Nel complesso una serie che funziona ma solo a tratti e che a volte delude, ma una serie che sa anche stupire con colpi di scena non indifferenti e con ricordi del passato che sanno di nostalgia. Potrebbe migliorare nei prossimi episodi, anche se mi rendo conto che non è facile gestire questo cast corale con tutti queste comparse. Nei primi due episodi e avendo ascoltato tutti i pezzi il mio preferito è Mr. Rain.