MONSTER: LA STORIA DI ED GEIN E bLACK bIRD – RECENSIONE

RECENSIONI COMBINATE: Ed gein e Larry Hall, due serie diverse per raccontare i mostri nella vita reale.

Due serie su due dei serial killer più famosi della storia americana, Ed Gein protagonista della terza stagione di Monster la serie antologica creata da Ryan Murphy. Larry Hall strampalato killer di giovani ragazze che vuole portare con se il segreto delle sue vittime nella sua tomba. Due mondi diversi, due aspetti della follia umana.

Monster usa Ed Gein come strumento del lato oscuro dell’animo umano. Ryan Murphy accusa quasi lo spettatore di essere più pazzo e morboso dei serial killer stessi. La cronaca nera non perde mai il suo fascino e Ed Gein ha dato vita ad un sacco di storie dell’immaginario collettivo.

Quasi giustificato nella sua follia, l’interpretazione di Charlie Hunnam ma non basta a mettere ordine in una serie confusionaria che forse ci vuole mostrare troppo per poi non mostrarci nulla creando un senso di disorientamento che non aiuta la storia a districarsi come dovrebbe. Salti nel futuro con le conseguenze della storia del macellaio di Plainfield che ha conquistato anche il mondo del cinema, un tributo a questo mondo, ma anche un accusa velata alla pazzia umana verso il macabro.

Si perde di vista così la storia di questo uomo che ci appare semplicemente pazzo, come se fosse di un altro mondo, un alieno in mezzo a tanti esseri umani pieni di difetti come sua madre. I veri problemi di questo uomo non servono a strutturare il mostro ma quasi a giustificarlo, i veri mostri siamo noi che guardiamo la brutalità della sua mente malata.

La terza stagione perde profondità, perde il suo focus e quindi perde di forza e bellezza. Una piccola delusione, ma allo stesso tempo un pezzo pregiato da storia vera e storia del cinema, tra umanità, follia. Una visione soggettiva del mondo, dove non si capisce ciò che è vero e ciò che è falso. Tanta fantasia mescolata alla realtà, facendo perdere poco a poco la forza dell’orrore dei primi episodi. Ci si abitua e questo fa paura, ma la storia di questo mostro rimane superficiale e fin troppo confusa.

Ryan Murphy scrive bene, ed è anche un ottimo stimolatore di grandi prestazioni recitative, infatti in tutte le sue opere, la recitazione è sempre di altissimo livello. Eppure vuole sempre rinnovarsi e allontanarsi dalle cose positive della prima e della seconda stagione, perdendo forse anche la vera forza della sua antologia, mostrandoci dei mostri. Troppo cauto, troppo gentile, la realtà, purtroppo è più infernale di quello che ci è stato mostrato.

Black Bird è una serie Apple del 2022 con protagonista Taron Egerton anch’essa tratta da una storia vera, dove un carcerato viene incaricato di fare amicizia con il presunto serial killer Larry Hall e fargli confessare la posizione dei corpi di tutte le sue vittime. Anche qui interpretazioni di altissimo livello, non a caso Paul Walter Hauser vinse pure il golden globe per il ruolo del serial killer.

Black Bird è più incisiva, profonda, non giustifica ma accusa la follia di Larry Hall. Utilizza il protagonista come se fossimo noi ad entrare in confidenza con il killer mostrandoci poco a poco tutta la sua visione distorta del mondo. Ci mostra cinicamente che i mostri esistono che purtroppo sono spesso al nostro fianco.

La serie Apple rispetto a quella Netflix vince, nei toni, nel ritmo e nell’efficacia della sua trama, ben dritta sua suoi binari, con in finale forte e ad effetto. Non si perde troppo tra passato e futuro ma ci mostra due animi completamente diversi anche se entrambi in carcere. Una serie che nel suo complesso si fa apprezzare di più, meno blasonata e pubblicizzata ma più reale, che si attiene di più ai fatti e che non ha paura di accusare il mostro e che non si allontana troppo da esso.

Quella di Larry Hall è una storia meno complicata, più attuale e moderna anche per gli anni in cui si è svolta. Un serial killer più classico tra i più prolifici d’America. Black Bird ci mette ansia, angoscia e paura senza mostrare l’orrore, proprio come fece benissimo Mindhunter, di cui Ryan Murphy ne fa uno specie di elogio, sottolineando però il suo livello rispetto a quello di David Fincher che ha creato tutt’ora una delle serie migliori del genere.

Black Bird si avvicina, mentre Monster: La storia di Ed Gein è lontana, quasi spaesata e forse troppo ambiziosa e contorta per il pubblico dello streaming. Ryan Murphy sa mostrare l’orrore, ma in quel modo, ci priva dell’immaginazione. Non sfrutta l’arma più forte del mondo horror, l’attesa allo spavento, il racconto. Far rendere conto allo spettatore di quanto cupa e perversa possa essere la mente umana.

Risposte

  1. Avatar Neogrigio

    È vero, in molti punti la serie è confusionaria, con continui salti temporali e immersioni nel campo cinematografico che seppur io ritenga doverosi e interessanti, a volte si prolungano bel oltre il dovuto. Ed è anche vero che alla fine la sua figura viene rivalutata, ponendolo in un piano ben superiore a quello spettante ad un nostro del genere. Ok, era pazzo e non un mostro cattivo, e si, il suo comportamento nella maturità è stato ben diverso. Ma resta quello che è, uno dei più incredibili criminali della storia.
    La figura della mamma poi è tipica delle storie di gente come lui, quell’ambiente familiare lì è quasi un”incubatrice per futuri criminali…diversi libri di Stephen King cominciano così, basti pensare a Carrie.

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    1. Avatar Andrea Dean Mattiazzo

      Anche Ed Kemper aveva un rapporto simile con la madre, infatti nel libro Mindhunter viene trattato questo tema del rapporto materno per diversi serial killer

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