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Recensione nel tempo di un caffè

Eden è un film del 2024 diretto da Ron Howard e tratto da una storia vera che riguarda dei coloni europei che lasciarono le loro vite e lavori per andare a vivere in un isola sperduta del pacifico, Floreana che fa parte delle Galapagos.

1929 il mondo sta cambiando nuovamente, tra violenza e odia, il tedesco Friedrich Ritter (Jude Law) fugge con sua moglie dalla Germania per andare in un isola deserta, lontano dal mondo. Passa a le giornate a scrivere di filosofia, su come dovrebbe essere rifondata la società. La sua fama inizia a farsi sentire in altre parti del mondo, ma quando arrivano dei nuovi coloni sull’isola, le cose iniziano ad andare diversamente.

Una storia che è cinica nella sua essenza, un titolo che tradisce, quanto ai tempi si veniva traditi dalle storie che provenivano da quell’isola descritta come un luogo meraviglioso. Ron Howard imposta fin da subito il film, come un drama, si intuisce fin da subito che c’è poco di cui essere felici. Un cast ricco di grandi attori (Sydney Sweeney, Ana De Armas, Vanessa Kirby e Daniel Bhrul) prova a trainare una trama che rimane un po’ debole.

La storia c’è, la curiosità nello spettatore cresce, ma tutto tende poi a fermarsi a qualcosa di abbastanza banale, poco sceneggiato. Manca un po’ lo spunto da film, quel senso di incredulità. Ci arrivano sensazioni già viste, emozioni già provate, ma nulla di davvero incisivo. Un film che rimane così molto piatto. Il finale dovrebbe stravolgere, ma ci lascia più che altro perplessi. C’è poca energia in questo film e lo si percepisce anche negli attori che sembrano poco convinti rispetto a quello che stanno facendo.

Il fascino della storia vera regge il film, ma nulla di più. Una piccola delusione, un paradiso per il regista che gioca con gli elementi che più gli piacciono, ma orfano di idee più fantasiose e dei suoi attori cardine. Nel complesso è un film di buon livello, ma risulta davvero troppo piatto, verosimile e spento nella sua storia senza spunti interessanti.