Recensione nel tempo di un caffè

The Umbrella Academy è una serie tv ideata da Steve Blackman e distribuita da Netflix. La serie è basata sulla prima miniserie dell’ononimo fumetto scritto e disegnato da Gerarld Way e Gabriel Bà. Questa serie tv ricalca il fumetto non solo nella trama, ma anche nello stile, infatti si intuisce subito il lato fumettistico del soggetto. Sia il mondo in cui si trovano, sia i protagonisti sono alquanto bizzarri ed è tutto parecchio complicato e inverosimile.
Veniamo catapultati al centro della storia, in un momento cruciale per il destino del mondo, non abbiamo alcuna informazione e la trama risulta abbastanza complicata a primo impatto. Nel 1989, 43 donne sparse per il mondo partoriscono così dal nulla, senza essere gravide fino ad un momento prima, sette di questi bambini vengono adottati da un risso e misterioso signore. 6 di questi sette bambini hanno dei superpoteri che il ricco signore, tale Reginald Hargreeves vuole usare per farli diventare dei supereroi e salvare il mondo. Tutta la trama però inizia molti anni dopo, i fratelli hanno intrapreso vite diverse e solo la morte del padre gli fa riunire.
Nel corso della prima stagione la serie fa fatica a trovare un identità, sembra a tratti un guardiani della galassia e ricorda anche molto lo stile di James Gun, le musiche e le canzoni fanno da sfondo a scene tra il folle e il divertente. Il lato troppo fantasy della storia, complica un po’ la comprensione di ciò che sta succedendo e non crea il giusto livello di curiosità, troppo scontato il lieto fine.
I personaggi sono ben scritti, molto particolari, forse troppo, ma che riescono abbastanza a coinvolgerti. Non c’è mai un vero senso di unione, ma questo fa parte dell’intenzione del regista e della storia. Troppe domande a cui non si hanno risposta e poche informazioni sulla realtà in cui si trovano, rendono come il tutto poco credibile e forse non abbastanza coinvolgente. Ambientato nei giorni nostri, la serie presente sia nello stile dei vestiti che nello scenografie una forte impronta anni 60′ e 80′ confondendo così la percezione della realtà.
La serie così si trasforma in qualcosa di leggero, a tratti divertente, che nonostante una trama abbastanza contorta, ci appare scontata e anche se non comprendiamo tutto, la prima stagione scorre bene e senza mai annoiare.
Nel complesso una serie piacevole, ma non con pochi difetti, poteva sicuramente dare di più, troppo confusionaria e senza un vero obiettivo.

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