Recensione nel tempo di un caffè

Una delle serie più clamorose e popolari di Netflix giunge al termine, lo fa in modo equilibrato senza esagerare con un po’ di stanchezza sulle spalle. Un finale giusto per una serie che non ha mai avuto grandi pretese e che con semplicità ha conquistato milioni di persone in tutto il mondo, un fenomeno mediatico simbolo dei nostri tempi.
Qui di seguito trovate tutti i link inerenti agli articoli che ho dedicato a questa serie.
IL FENOMENO MONDIALE DELLA CASA DI CARTA
RECENSIONE DELLA PRIMA PARTE DELL’ULTIMA STAGIONE
SPIN-OFF SUL FIGLIO DI BERLINO (PRIMA CHE USCISSE LA NOTIZIA)
Ma com’è stato questo finale?
Il finale della casa di carta non perde il suo stile al limite del trash e del cringe che hanno caratterizzato le ultime stagioni, una situazione che stava diventando monotona e ripetitiva e a tratti davvero troppo banale. L’aggiunta massiva di azione ha cercato di rivitalizzare una serie che non riusciva più davvero a prendersi sul serio, spingendo la situazione ai limiti del possibile.
L’ultima parte della ultima stagione riesce ad abbassare un po’ i toni, forse per la troppa stanchezza, gli autori sembrano non volere l’ora di chiudere questa storia e finalmente passare oltre. Un’ultima parte molto debole a livello recitativo con personaggi completamente snaturati, come se sfilassero sul red carpet. Tutto estremamente complicato, come un piano del professore, gli ultimi episodi sono con l’acqua alla gola e con una evidente assenza di idee. Eppure il finale convince, e gli autori nonostante tutto hanno fatto un gran bel lavoro e sono riusciti a districarsi perfettamente e a rendere la storia tutto sommato credibile.
In tutti i suoi difetti, in tutte le sue banalità, questa serie tv entra nella storia, una serie tv che è riuscita a dilungarsi per 5 stagioni, tutte basate su due rapine, una serie Heist davvero impressionante dal punto di vinto della resistenza. Gran lavoro degli autori davvero. Non era facile creare un prodotto simile, eppure nel complesso prettamente a livello narrativo, tralasciando il lato trash, è una trama che convince e il personaggio del professore non si snatura mai ed è lui il vero vincitore di tutta questa serie.
Hanno tutti perso la propria identità, il proprio carattere, si sono snaturati, hanno fatto cose assurde, nessun personaggio era più sé stesso, rendendo la serie a tratti quasi imbarazzante e davvero troppo banale. Ma proprio come nella trama, è sempre il professore a tenere in piedi tutto, lui non cambia mai e sembra di rivedere il primo episodio della serie riguardando pezzi dell’ultimo. La sua genialità, tranquillità, un personaggio davvero ben scritto, la vera perla di questa serie è lui, senza ombra di dubbio.
Non voglio elencare i difetti, purtroppo anche il finale è pieno di essi, quello più evidente è una stanchezza generale, dagli autori, agli autori a tutti i membri dello staff, c’era voglia di chiudere finalmente questa serie. La fretta e la poca voglia si notano subito nel cinema, ancor più nelle serie tv. Questo finale ha comunque il pregio di convincere, questa rapina tutto sommato è credibile. Il sottile gioco tra economia reale e digitale è estremamente convincente e molto bello. Da, forse involontariamente, un significato profondo a tutta la serie, un tentativo già fatto in precedenza ma che trova il suo apice massimo nel finale.
Nel complesso gli autori hanno davvero scritto la rapina del secolo, omettendo le parti sceneggiate ovviamente, d’altra parte la serie in qualche modo deve andare avanti. Però dal lato prettamente narrativo, una serie che mi ha sempre convinto, una bella idea iniziale, portata avanti con cura e in modo davvero sorprendente.
Un finale a cui mi sento di fare i complimenti, come quello di una fiaba con il lieto fine, la felicità, la vittoria, sono i simboli di questo finale. Tutti vincitori e praticamente nessun perdente.
3 risposte su “LA CASA DI CARTA: RECENSIONE E ANALISI DEL FINALE”
E’ stato un grande fumetto ibridato con la telenovela ispanica. Purtroppo la 3 e la 4 serie sono stati dei momenti abbastanza bassi, dove andava avanti solo a suo di schioppetatte, trasformandosi in “Topazio col mitra”. La 5 si ridesta, il finale non è poi così banale e sono d’accordo con te. Fosse stata una serie italiana, il finale sarebbe stato diametralmente opposto: lo stato che vince sempre e solo sui piu’ deboli.. cosa che accade nella realtà. Ha intrattenuto divertendo. Questo il suo pregio e il suo più grande limite. Vedo che sei uno dei pochi che non ha tirato in ballo il realismo. Merito di questa serie: aver portato a galla milioni di ingegneri, fisici, chimici. Tutti a parlare di come da un punto di vista delle leggi della fisica e della chimica certe cose non potevano succedere. Anche questo va sottolineato.
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D’accordo con tutto ciò che hai scritto.
Anche perché il cinema delle volte ha bisogno di essere irrealostico, per regalare sogni e spettacolo
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Standing ovation. Purtroppo oggi tutti vanno avanti a suon di “realismo”. Un’epoca come la nostra non saprebbe generare non solo Dali’ o Picasso, ma neanche Walter Hill, ma orde di autobiografari.
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