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CONTROCORRENTE: L’EPISODIO “FLY” DELLA TERZA STAGIONE E’ UN BELLISSIMO EPISODIO

Un episodio che divide anche i sostenitori più accaniti della serie, un episodio che fa tanto discutere e che certi odiano.

Breaking bad è una delle serie più amate e meglio riuscite di tutti i tempi. Spesso viene menzionata e citata per paragonarla alle serie migliori, diventando ormai un punto di riferimento per tutti gli appassionati di serie tv.

Ma del suo lato migliore vorrei parlare poi in un altro articolo, in questo invece, vorrei sottolineare quanto mi sia piaciuto uno degli episodi più discussi della serie tv, tanto che molti lo definiscono il peggiore.

è stato accusato di molte cose questo episodio, in primis di essere un inutile filler, senza scopo e che non manda avanti per nulla la trama, un episodio inutile fatto solo come tappa buchi.

Io non sono per niente d’accordo con questa opinione anche penso sia un episodio perfettamente riuscito che ha raggiunto il suo scopo e che sia stato anche stato fatto per far discutere le persone.

Impossibile che il gruppo produttivo di questa splendida serie televisiva si sia fatto sopraffare dalla noia e dalla mancanze di idee, buttato a caso un episodio, povero, spoglio e senza significato.

Secondo me è uno degli episodi più complessi e introspettivi della serie, un episodio che va capito e che va osservato con attenzione, io l’ho trovato geniale fin da subito e anche a tratti spiritoso, forse uno dei momenti più esilaranti della serie, in una serie che giustamente, raramente di strappa qualche sorriso.

Penso sia un episodio che ha un certa profondità e il paragone Walter mosca è inevitabile, proprio come in una sceneggiatura, questo episodio funge da “Plot Point” facendoci ricordare cosa sia diventato Walter White, a che punto è arrivato e quanto ormai lui sia completamente immerso in questa situazione.

L’episodio si svolge praticamente tutto nel laboratorio, rendendo quasi una sensazione di claustrofobia, proprio come Walter siamo immersi in questo posto, in questo lavoro e non possiamo più uscire.

La mosca non è altro che la metafora di Walter che è imprigionato nel suo lavoro, nel suo laboratorio, che sguazza nella “merda” senza poterne mai uscire, c’è dentro fino al collo e lui lo sa.

Reagisce in modo esagerato affogato dallo stress, una semplice e piccola mosca gli sembra un ostacolo insormontabile e ci mette a nudo la sua fragilità psicologica di quel momento.

Non ci sono i cattivi, i buoni, la droga, il cancro, nulla solo lui con la sua solitudine e la mosca, un ossessione della perfezione, una cura che tutto sia a posto, una rottura delle routine che Walter non sopporta perchè gli ricorda il suo lato più oscuro e cattivo.

“L’episodio della mosca” così viene chiamato solitamente in Italia, è un episodio ermetico come le poesie di Ungaretti, complesso nella sua semplicità, bisogna andare oltre e farne la prosa per capirne la genialità.

Ovviamente fossero stati di più non avrebbero mai funzionato, ma la sua bellezza è la sua collocazione, praticamente perfetta, al centro del racconto, un piccolo stacco della metafora della vita di Walter White.

Penso sia geniale quanto sia stato fatto, basare un episodio su una delle lotte più antiche tra uomo e mosca, perchè si sa che tutti noi abbiamo avuto un momento di nervosismo, in cui una mosca no ci ha permesso di lavorare.

Breaking bad sa essere geniale anche in questo, con un episodio talmente semplice all’apparenza da risultare inutile, ma che ci fa vedere un altro aspetto del carattere dl protagonista, che ci mostra di nuovo le differenze con Jesse e che ci ricorda quanto fosse comunque impacciato il vecchio Walter White.

Secondo me questo episodio è in grado di essere un foglio bianco in cui ognuno ci può scrivere quello che vuole sopra, ci può vedere ciò che vuole e cercarne il suo significato.

è geniale anche per questo, da la possibilità e il potere allo spettatore di trovarci dentro il significato che vuole, in una serie che in generale non lascia molto spazio all’immaginazione perchè è sempre curata nei minimi dettagli.

Questo episodio non è casuale, è solo semplice, e tremendamente introspettivo rispetto al resto della serie, un singolo episodio che è legato con fili sottili all’intera trama e al personaggio di Walter White, un episodio perfetto nel suo genere.

Per molti potrebbe essere una cavolata ciò che ho scritto, consiglio comunque di andare a rivedere l’episodio in questione con un occhio più attento, più aperto analizzandolo appunto come un testo ermetico e introspettivo, è un episodio che merita di essere rivisto e che merita di essere considerato come bello.

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CONTROCORRENTE: LOGAN – THE WOLVERINE E’ IL MIGLIOR FILM MARVEL

Ecco perchè secondo me, questo film deve essere considerato, ad oggi, il miglior film della Marvel.

Già nei miei precedenti articoli si era in parte capito questo mio pensiero, l’ho citato spesso questo film e ho menzionato più volte anche il suo regista, come se non bastasse avevo già anche scritto di Wolverine e del possibile sostituto di Hugh Jackman.

Io per considerare un film migliore degli altri guardo la sua completezza, non deve convincermi solo con grandi effetti visivi o con momenti epici ma deve convincere per la sua trama, per le sue idee e per i momenti di livello alto di recitazione.

Logan di James Mangold è l’opera più complessa e completa della Marvel e su questo non ho dubbio, ci ha fatto vedere due X-Men da un punto di vista differente, in una situazione quasi di normalità dove vengono esposte tutte le loro fragilità.

La trama di Logan è molto più complessa degli altri film Marvel, perchè nasconde dietro di se un sacco di significati molto più profondi, più da adulti.

Un film che non ci vuole stupire con grandi effetti visivi o con la potenza dei supereroi, non c’è niente di esageratamente epico, anzi c’è una violenza inaspettata, cruda e improvvisa, tagliente come la vita stessa e come le lame di wolverine.

La malattia dei due personaggi cardine degli X-Men, con uno Charles Xavier malato, con una malattia celebrale e la demenza senile che lo rendono tremendamente umano e vicino alla nostra realtà.

Hugh Jackman è semplicemente spettacolare, devozione perfetta verso un personaggio che ha interpretato per 17 anni tra un film e un altro, un personaggio che ormai è parte stessa dell’attore, che ne riesce a tirare fuori tutte le sfumature.

Un film che ricalca al meglio le regole più basilari della sceneggiatura, con un viaggio dell’eroe lineare ma con molti ostacoli, con ostacoli che non si erano mai visti nell’universo Marvel.

Logan è un mix perfetto di violenza, ironia sottile e introspezione del protagonista, che per la prima volta sembra davvero che potrebbe morire, la morte vissuta quasi come liberazione, come ultimo atto dell’eroe.

Bellissimo il rapporto quasi familiare, padre e figlio che c’è tra Logan e Xavier, un rapporto che ha sempre avuto alti e bassi ma che ha sempre nascosto un forte legame tra i due, anche qui Patrick Stewart super convincente per l’ultima volta nei panni di Xavier.

Già dal titolo si capisce come questo film ci mostri il lato più umano di Wolverine, con tutta la sua fragilità, la sua stanchezza e il suo dolore, ancora una volta come quando gli escono gli artigli, mette da parte tutti i suoi dolori per aiutare il prossimo.

Un gruppo di ragazzini spaesati usati come cavie per i loro poteri, dei piccoli X-Men, dei piccoli “Wolverine” che devono subire la folle brama di potere degli adulti. Dei bambini che hanno bisogno di una guida, di esperienza, di qualcuno che li aiuti ad essere migliori e non dei semplici esperimenti.

A differenza di molti film Marvel, qui c’è una forte complessità dei sentimenti, con una forte considerazione di essa, ogni morte e violenta e cruda, istantaneamente terribile proprio come nella vita reale.

Questo è ha tutti gli effetti un film completo, un film che va al di la del classico film di supereroi e attinge caratteristiche dai più classici film Western, il primo vero film Marvel non confezionato per piacere, ma creato da Jackman e Mangold per fare qualcosa di nuovo, di più realistico e vero.

Siccome io guardo tutto in un film, non posso non citare una bellissima canzone nel finale, che rappresenta un po’ tutto il film “Hurt” di Johnny Cash, proprio come i protagonisti anche Johnny quando scrisse questa canzone era ormai vecchio, era la sua ultima opera, proprio come Logan, aveva finito il suo viaggio dell’eroe.

Poi i dettagli, la fotografia è spettacolare, nessun film Marvel è a quel livello, i dettagli dal tremolio delle mani, la mente stanca dalla malattia, i sorrisi malinconici, Logan è un film davvero unico nel panorama dei cinecomic!

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CONTROCORRENTE: I FILM DELLA MARVEL STANNO PENALIZZANDO LE SCENEGGIATURE

Troppi vincoli e troppi mondi già scritti, come secondo me, la Marvel sta penalizzando le sceneggiature.

Premesso che a me film della Marvel piacciono praticamente tutti, non sono di certo un fan sfegatato ma penso che siano perfetti per il periodo storico che stiamo vivendo e che se non fosse per loro molti cinema sarebbero già morti.

Penso che in generale siano la massima espressione dei nostri sogni da bambino, perchè comunque i super eroi sono sempre presenti nell’infanzia dei bambini ora più che mai, chi è nato come me negli anni novanta sarà stato sicuramente più legato ai dinosauri, però si sa il cinema porta anche passione e la trasmette ai più piccoli.

Io li ho visti tutti i film della Marvel, ricordo ancora i primi X-Men e quanto fossero importanti per me per staccare dalla solita routine e dai soliti film anni 90 e inizio duemila, film leggeri ma chi ti prendevano subito perchè volevi essere uno di loro.

Il primo Iron Man spalanca le porte a quello che sarebbe diventato da li ai giorni nostri il fenomeno cinematografico del secolo, con un sacco di film, sequel e cross-over, il Marvel cinematic universe.

Il franchise vende ancora un sacco, quindi nonostante tutto si va avanti e ne usciranno sempre di più e di tutti i tipi, bella anche la scelta di provare a prendere più generi, a volte miseramente fallita con film pessimi a volte pienamente riuscita.

In generale ho visto un ottima recitazione e degli effetti visivi pazzeschi, impossibile non rimanere catturato dalla qualità della CGI di questi prodotti, tutti ben fatti ma eccoci al punto tutto scritti male o comunque scritti semplici, distanti da quello che è una vera sceneggiatura.

Tutto parte con Iron Man, film senza sceneggiatura, letteralmente senza, avevano solo un soggetto e qualche idea e poi le battute venivano decise sul momento, scrivendoci su qualcosa, annullando tutto il fascino e la ricerca che c’è dietro ad una sceneggiatura.

I film Marvel hanno dei vincoli, sono trasposizione di soggetti già scritti e di storie già scritte, limitando lo sceneggiatore a trascrivere in versione cinema idee che non sono sue e che verranno sicuramente modificate.

Sono condizionati da mille fattori e non possono uscire troppo dai vincoli perchè poi il loro film sarà inserito in un universo che avrà necessità che i personaggi si comportino in un determinato modo.

Si penalizza la creatività dello scrittore, esaltando dialoghi per bambini e frasi ad effetto con scene visivamente spettacoli ma con una parte di scrittura minima e basilare.

Le sceneggiature Marvel sono più dei grossi schemi da seguire, senza una dinamicità e con le crescite dei personaggi sempre vincolati all’universo in cui si trovano, crescita che alla fine di tutto non convince.

Idee originali stiamo praticamente a zero, non c’è niente di innovativo a livello di scrittura se non una comicità e delle battute ben scritte e ideate, a livello di trama generale è davvero difficile elogiare un film Marvel, bellissimo per altro, ma non certo per la sceneggiatura.

I film Marvel sono seguiti da persone che giustamente vanno al cinema per passare una piacevole serata e non certo per analizzare il film, quindi effettivamente con tutto quello che ti offrono a livello visivo non serve una grande sceneggiatura, questo meccanismo però soffoca e penalizza i bravi sceneggiatori che si sacrificano per scrivere questi film.

Già in un altro articolo ho sottolineato questo aspetto, ma qui voglio andare controcorrente e dire che è colpa in parte anche della Marvel se le sceneggiature stanno perdendo di valore nei film.

Vediamo delle eccezioni quando gli sceneggiatori possono uscire un po’ dai vincoli, staccarsi da questi universi tutti mischiati tra di loro, la sceneggiatura torna a splendere quando il film può essere scritto senza pensare troppo alle conseguenze, con più libertà i due esempi di cui vorrei parlare sono “Logan” e “Capitan America Winter Soldier” e perchè no anche il primo “Guardiani della Galassia”. Questi tre film sono un po’ meno vincolati e hanno lascito un po’ più di libertà allo sceneggiatore e i risultati si sono visti essendo considerati tra i migliori film dell’universo Marvel.

Mi piacerebbe vedere dei film liberi, sceneggiati con più fantasia possibile che esprimano al massimo la bellezza di scrivere una storia, con le dovute ricerche e tecniche con la cura di Ingmar Bergman, non sto scherzando.

La Marvel ha la capacità di portare la persone al cinema, deve sfruttare questa capacità per ridare più valore alla scrittura con storie e trame convincenti e non sempre semplici e veloci, portate solo all’azione.

Riportare alla luce il punto di partenza dei film, che partono da parole battute sulle tastiere dei computer, da uomini che scrivono e si basano sui propri studi, da attimi di creatività, da idee e dalla creazione di mondi.

Il cinema ha bisogno di ottimi scritturi più che mai, perchè negli altri ruoli siamo al massimo della qualità secondo il mio modesto parere, stiamo perdendo però qualità nelle parole, nei dialoghi e nella scrittura.

Ci sono tanti motivi, anche sociali, ma in questo mio articolo voglio accusare la Marvel perchè facendo così penalizza davvero un intero reparto di lavoro, la sceneggiatura.

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CONTROCORRENTE: TRUE DETECTIVE 2 E’ UN OTTIMA STAGIONE ED E’ ECCESSIVAMENTE CRITICATA.

Parto subito dal punto cruciale di questa mia opinione, il punto fondamentale per spiegarne tutto il resto. Il problema di questa seconda stagione e il continuo paragone con la prima e con il livello della prima stagione.

True detective è concepita come una serie antologica quindi si propone di cambiare interpreti e personaggi ogni stagione, in questo senso è difficile fare paragoni cosi assidui tra le diverse stagioni, forse è anche ingiusto.

Certamente la prima stagione aveva raggiunto un livello altissimo, per molti è considerato il miglior prodotto televisivo di sempre, perchè dalla scrittura, alla regia, alla recitazione era tutto perfetto.

Ci siamo immersi nel mondo della seconda stagione con una aspettativa altissima, e non solo, le nostre menti erano abituate allo stile e alla fotografia della prima ed eravamo convintissimi di ritrovarlo nella seconda, da qui i primi paragoni ingiusti.

Se prendiamo la seconda stagione di True Detective come prodotto televisivo è un prodotto televisivo di altissimo livello, l’unico suo difetto è che viene massacrata dai fan della prima stagione accusandola di difetti che non ha.

Parto dai difetti, che non sono tanto oggettivi quanto più soggettivi, la trama è molto lenta e può annoiare facilmente, non ci sono colpi di scena clamorosi e siamo convinti che come la prima la storia si concluderà con la scoperta dell’assassino di Ben Caspere, come un classico giallo.

Nic Pizzolato ha voluto fare qualcosa di più ambizioso, forse anche più di nicchia, riducendo il pubblico invece di ampliarlo, questa scelta ha spiazzato molti e non è stata capita dalla maggior parte del pubblico.

Come suggerisce anche il titolo della serie, Nic, ha messo al centro della trama i personaggi, le loro storie e le loro vite condizionate dai traumi, li ha collocati in un mondo corrotto e violento e ci ha fatto capire che la vita non è quasi mai, “e vissero tutti felici e contenti”.

I personaggi sono scritti davvero in modo completo e con precisione, forse tra quelli meglio caratterizzati negli ultimi anni, tutt’ora, secondo me, in queste serie ci sono tre delle migliori interpretazioni dei tre attori principali Colin Farrell, Rachel McAdams e Taylor Kitsch.

La scelta di far passare il caso in secondo piano può non piacere, anche a me non è affatto piaciuta, ma questo non può farmi giudicare questa stagione, come una brutta serie, perchè il livello è sempre altissimo.

Se mi metto a paragonare questa stagione con molte altre serie di questo genere, ritengo che sia tranquillamente tra le prime dieci, e quindi di un ottimo livello.

Ha un ottima colonna sonora, con un conseguente montaggio sonoro davvero eccellente, la fotografia è molto ben curata e mi è piaciuto il contrasto con le prima, niente da dire ai costumi, e la regia, se pur non hai livelli di Fukunaga, è ottima.

La recitazione, come ho detto prima, mi è piaciuta davvero moltissimo, Pizzolato ha scritto i personaggi in modo superbo, caratterizzati al massimo, con un sacco di introspezione, nulla da ridere da questo lato.

La trama principale rimane un po’ debole anche se a livello di scrittura l’ho trovata comunque di un ottimo livello con delle belle idee, e un finale abbastanza inaspettato con anche questa volta i personaggi e le loro vite al centro di tutto.

Purtroppo è finita nel cassetto, dimenticata un po’ da tutti, senza la voglia di darle una seconda chance, magari con un occhi più attento e con cinque anni alle spalle per valutarla senza essere condizionati dalla prima.

Prendetelo come prodotto singolo, come se fosse una miniserie, senza essere troppo condizionati, vedrete che vi stupirà, perchè questa stagione non ha nulla da invidiare ad un sacco di serie tv in generale e soprattutto a quelle di questo genere.

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CONTROCORRENTE: HANS ZIMMER E’ IL MIGLIOR COMPOSITORE DI COLONNE SONORE DI SEMPRE!

HANS ZIMMER IN UNO STUDIO DI PRODUZIONE

Hans Zimmer è riconosciuti da tutti come uno dei migliori compositori cinematografici del panorama mondiale, forse non è tanto controcorrente questa mia opinione e forse in molti la penseranno come me.

Il punto sta tutto nella definizione di migliore, perchè si, io lo colloco proprio al primo posto di tutti i tempi, e penso che per certi versi sia difficile avvicinarsi al suo valore e a ciò che ha dato al cinema.

Accusato da molti di essere monotono e mainstream, penso che invece sia proprio il suo punto di forza, l’essere riconoscibile e apprezzato da tutti, con colonne sonore che ha volte compiacciono il pubblico, senza troppi algoritmi musicali e innovazioni.

Voglio fare come i bambini, parto a fare un elenco, perchè è così che ci rendiamo conto del suo impatto e della sua bravura, gioco scorretto e da subito attacco con i suoi successi come si fa con i cantanti.

  • Rain Man – L’uomo della Pioggia
  • Il Re LeoneIl Gladiatore
  • Il Principe d’Egitto
  • La sottile linea Rossa
  • Il Gladiatore
  • Pearl Harbor
  • L’ultimo Samurai
  • King Arthur
  • Batman
  • Il Codice da Vinci
  • Pirati dei Caraibi
  • Sherlock Holmes
  • Inception
  • L’uomo d’Acciaio
  • Rush
  • Interstellar
  • Blade Runner 2049
  • Wonder Woman
  • 007 No Time to Die
  • Dune
  • Top Gun

Ne ho citati solo alcuni ovviamente quelli più iconici e rappresentativi, ho citato anche gli ultimi due che devono ancora uscire nelle sale, perchè ritengo sia importante far capire quanto sia ritenuto bravo e fondamentale nel mondo del cinema.

Ha lavorato con tutti i più grandi registi dell’era moderna e alcuni film sono ricordati più per la sua colonna sonora che per il film stesso.

Questo elenco di film ti fa capire la sua duttilità, la capacità di spaziare da un genere all’altro, di entrarti nella testa e nel cuore con molta facilità, di farti vibrare l’anima con l’emozione del suono.

Non voglio fare paragoni, lo so che state pensando a John Williams, confronto ormai usurato tanto quello tra Messi e Ronaldo o Maradona e Pellè, ci sarebbe anche il nostro Ennio, bravissimo, un genio ma secondo me per certi versi non ai livelli di Zimmer.

Mi soffermo sull’opera più importante, su quella più completa e significativa, quella che gli è valso l’Oscar, sto parlando ovviamente de “Il Re Leone”, film d’animazione Disney più famoso.

Questa colonna sonora è letteralmente un opera d’arte, una rappresentazione dell’Africa portata al cinema attraverso le note, un opera a cui secondo me deve ancora essere riconosciuto il giusto valore.

Qui si va oltre alla musica, ai suoni, questa composizione sembra toccarti con mano, sembra quasi che la musica diventi qualcosa di tangibile e concreto, è sicuramente la colonna sonora che scuote di più il mio animo.

Ricordo ancora quando al suo concerto a Milano, se avete l’occasione nel 2012 andate assolutamente a sentirlo in concerto, avevo i brividi quasi tutto il tempo e su una parte specifica del Re Leone o sentito il mio corpo sfaldarsi colpito dalla bellezza di quella melodia.

Hans Zimmer riesce ad essere forte, cruento, a scuoterti lo stomaco a prenderti a pugni in faccia con le sue composizioni, riesce a dare forma e colore al suono, anche ad occhi chiusi riesci ad immaginarti il film con le suo colonne sonore.

Ti da emozioni e ti trasporta in altri mondi come nessun altro riesce a fare, ti senti un Pirata, in “Pirati dei Caraibi” vorresti cavalcare le onde con quella gloria che ti trasmette la canzone.

La parte “Marry Me” è spettacolare, romantica, forte, ti prende come un fiume in piena e ti scaraventa sulla poltroncina con il cuore che ti batte a mille come quelli dei protagonisti Will e Elizabeth che si baciano e si sposano.

Soffermatevi sui particolari delle suo composizioni, sulle emozioni quasi da lacrime del finale del Gladiatore o di Pearl Harbor.

Sentite l’adrenalina della velocità, del pericolo, delle corse sfrenate con la colonna sonora di Rush, l’energia frenetica, la goliardia di Shelock Holmes.

Hans Zimmer imprime, incide e crea opere che riescono a rappresentare perfettamente l’essenza del film, trasmetto la sceneggiatura allo spettatore più di chiunque altro.

La sua capacità di trasformare in musica le parole di una sceneggiatura e impressionante, riesce sempre a stupire e a darti un idea precisa dei sentimenti presenti in quella scena.

Sicuramente moltissimi compositori cinematografici hanno questa capacità, sicuramente ognuno di loro ha fatto delle opere magnifiche e composizioni memorabili, bellissime e tecnicamente perfette.

Ma non tante come Hans Zimmer, non così duttili, e rappresentative, non così varie e uniche, differenti tra loro e che rappresentano perfettamente il film.

Voglio una bella sfida, vorrei sapere se questa può essere davvero un opinione controcorrente, perchè è difficile controbattere davanti a tanta bellezza artistica e talento.

Difficile, difficilissimo, non innamorarci di colonne sonore di questo valore!

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CONTROCORRENTE: Hayden Christensen è stato un buon Anakin Skywalker



Hayden Christensen
nei panni di Anakin Skywalker (Star Wars III la vendetta dei Sith)

Per esprimere questa mia opinione devo partire per forza da una visione generale del progetto e dei due film, le loro necessità e le loro premesse.

Hayden Christensen appare nei ultimi due film della seconda trilogia, aspramente criticata dalla critica per molteplici motivi tra cui ovviamente l’interpretazione di Anakin Skywalker.

Anakin era sicuramente il personaggio più atteso dell’intera saga, dopo aver visto uno dei Villain meglio riusciti della storia cioè Darth Vader, eravamo tutti curiosi di capire e vedere cosa lo avesse portato ad essere così.

George Lucas ha sempre scelto attori alle prime armi, per lo più giovani e con poca esperienza alle spalle.

A parte Harrison Ford, gli attori della prima triologia difficilmente hanno trovato fortuna e spazio in altri film, marchiati a vita dai loro personaggi in Star Wars.

Con la nuova trilogia targata sempre Lucas film, si mantengono queste intenzioni collocando per lo più attori alle prime armi ma un po’ più conosciuti per attirare il pubblico, come Ewan Mcgregor (nei panni di Obi Wan) già famoso per Trainspotting di Danny Boyle, oppure già famoso per molti film tra cui Schindler’s list e poi la giovane Natalie Portman già vista in Leon di Luc Besson.

Nei casting George Lucas continuò con questa filosofia, cercava un ragazzo biondo, occhi azzurri e di bell’aspetto, un ragazzo che potesse sembrare un ribelle, che potesse creare anche un po’ di antipatia con la sua supponenza.

Leonardo Di Caprio rifiutò il ruolo perchè aveva paura di rovinare la sua fama nata con Titanic, mentre Paul Walker e Ryan Phillips erano stati molto vicini al ruolo, entrambi già conosciuti per qualche film.

C’era un identikit preciso, forse il più preciso all’interno di tutto il casting, avevano un idea di cosa volessero dal personaggio di Anakin Skywalker.

Scelsero uno “sconosciuto Canadese” così lo definì Paul Walker in un intervista.

Fatte tutte le premesse sui personaggi volevo fare un accenno alla sceneggiatura.

Secondo me entrambe le sceneggiature dei film sono scritte davvero male, e soprattutto è scritta male la parte di Anakin, dialoghi poveri e scene inutili che rendono difficile rendere al massimo il personaggio.

All’interno della trama Anakin, sembra quasi marginale e veramente scritto troppo stile telenovela, dove il cambiamento e i sentimenti del personaggio vengono messi da parte per lasciar spazio all’amore adolescenziale.

Scritto sicuramente meglio il personaggio di Obi Wan che ha battute molto più serie complete e che ha un ruolo forse più centrale del protagonista.

Rileggendo alcuni passaggi, non trovo un punto nella sceneggiatura dove viene valorizzato il personaggio, magari un monologo o un’azione in cui l’attore poteva davvero caratterizzare il personaggio di Anakin.

Quindi le premesse erano anche buone, ma chiunque avrebbe interpretato Anakin si sarebbe trovato in una situazione piuttosto scomoda, essendo giovane alle prime armi, con una brutta sceneggiatura da seguire e con un attesa spoporzionata dei fan della saga.

Detto questo io dal personaggio di Anakin mi aspettavo un ragazzino viziato, antipatico e scontroso.

Un ragazzino che ti sta antipatico a prima vista e che sai che alla prima difficoltà accetterebbe “la caramella dallo sconosciuto”.

Una persona facile da condizionare e che vuole fare colpo sugli altri, vuole avere senza fare sforzo, vuole essere il più bello e il più forte senza fare nulla.

Hayden Christensen questa parte da “bimbo minchia” ,passatemi il termine, la fa benissimo, riesce a creare perfettamente quella sensazione, riesce a caratterizzare perfettamente quel tipo di personaggio e per ciò che era il contorno e la sceneggiatura, non so se avrebbe potuto fare di meglio.

Rende perfettamente l’idea di quel tipo di ragazzo, quello che ti sta antipatico per i suoi atteggiamenti da ragazzino viziato, quello con la faccia da stronzo, quello che mi sarei aspettato da Anakin Skywalker.

Anakin Skywalker è un bambino che è stato strappato alla madre per diventare ed essere il prescelto, colui che porterà equilibrio nella forza.

Non poteva essere un personaggio esser altro che un ragazzino maleducato e con la voglia di conquistare tutti, mi è piaciuta la sua follia da piccolo “gangsta” quando uccide tutti gli altri Jedi, mi è piaciuto quando crede a tutto ciò che gli dice il vecchio Palpatine come i giovani viziati credono a un politico emergente.

Penso che alla fine l’interpretazione può essere considerata di buon livello, sicuramente non eccezionale, ma nemmeno un disastro com’è stato detto e scritto.

L’attore segue un copione e un regista, forse le accuse andrebbero poste altrove, forse prendere un esordiente e collocarlo in un ruolo così arduo non è stata la scelta migliore, nel complesso, a mio parere il giovane Hayden se l’è cavata alla grande!

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CONTROCORRENTE

Esprimo una mia opinione controversa, personale, che va contro le maggioranze.

Una opinione fuori le righe che riguarda sempre il mondo del cinema e delle serie TV.

Argomento e spiego le ragioni della mia opinione, e cerco di convincere chi legge che la mia opinione ha un fondo di verità.

Liberamente tratto da un bellissimo format della Slim Dogs e delle loro live su Twitch.